ATTO QUARTO
SCENA PRIMA
Littori, Bruto, Soldati.
BRUTO |
Prodi Romani, assai per oggi abbiamo
combattuto per Roma. Ognun fra i suoi,
quanto riman della inoltrata notte,
può ricovrarsi placido. Se ardire
avrá il nemico di rivolger fronte
ver Roma ancor, ci adunerem di nuovo
a respingerlo
noi. |
SCENA SECONDA
Collatino, Littori, Bruto, Soldati.
COLLATINO |
Ben giungi, o
Bruto.
Giá, del tuo non tornare ansio, veniva
io fuor di
Roma ad incontrarti. |
BRUTO |
Io tardi
riedo, ma pieno di speranza e gioja.
I miei forti a gran pena entro alle mura
potea ritrarre; in aspra zuffa ardenti
stringeansi addosso ad un regal
drappello,
che, al primo aspetto, di valor fea
mostra.
Su le regie orme eran d'Ardéa venuti,
né il re sapean respinto: al fuggir
forse
altra strada ei teneva. A noi fra mani
cadean costoro; e sbaragliati e rotti
eran giá tutti, uccisi in copia, e in
fuga
cacciati gli altri, anzi che il sol
cadesse.
Dal piú incalzarli poscia i miei
rattenni,
per le giá
sorte tenebre, a gran stento. |
COLLATINO |
Nella mia uscita avventurato anch'io
non poco fui. Per altra porta al piano,
il sai, scendeva io primo: a torme a
torme,
pressoché tutto lo sbandato nostro
prode esercito, in sorte a me fu dato
d'incontrare; deserte avean l'insegne
in Ardéa del tiranno. Oh! quai di pura
gioja sublime alte feroci grida
mandano al ciel, nell'incontrarsi, i
forti
cittadini e soldati!... Entro sue mura,
da me scortati, or gli ha raccolti Roma;
e veglian
tutti in sua difesa a gara. |
BRUTO |
Scacciato, al certo, come al figlio imposi,
fu il traditor Mamilio. Andiam noi dunque
tutti a breve riposo; assai ben, parmi,
noi cel mercammo. Al sol novello, il foro
ci rivedrá; che d'alte cose a lungo
trattar col
popol dessi. |
COLLATINO |
- Oh Bruto!...
Alquanto
sospendi ancora. - Or, fa in disparte
trarsi,
ma in armi stare i tuoi soldati: io
deggio
a solo a sol
qui favellarti. |
BRUTO |
E quale?... |
COLLATINO |
L'util di Roma
il vuol; ten prego... |
BRUTO |
In armi
all'ingresso del foro, in doppia schiera,
voi, soldati, aspettatemi. - Líttori,
scostatevi
d'alquanto. |
COLLATINO |
- Ah Bruto!...
Il sonno,
ancorché breve, infra i tuoi Lari, in
questa
orribil
notte, il cercheresti indarno. |
BRUTO |
Che mai mi annunzj?... Oh cielo! onde
turbato,
inquieto,
sollecito,... tremante?... |
COLLATINO |
Tremante, sí, per Bruto io sto; per Roma;
per tutti noi. - Tu questa mane, o Bruto,
alla recente profonda mia piaga,
pietoso tu, porgevi almen ristoro
di speranza e vendetta: ed io (me lasso!)
debbo in premio a te fare, oh ciel!...
ben altra
piaga nel core or farti debbo io stesso.
Deh! perché vissi io tanto?... Ahi
sventurato
misero padre! or dei da un infelice
orbo marito udirti narrar cosa,
che punta mortalissima nel petto
saratti!... Eppur; né a te tacerla io
deggio;...
né
indugiartela posso. |
BRUTO |
Oimè!... mi
fanno
rabbrividire i detti tuoi... Ma pure
peggior del danno è l'aspettarlo. Narra.
Finora io sempre in servitú vissuto,
per le piú care cose mie son uso
a tremar sempre. Ogni sventura mia,
purché Roma sia libera del tutto,
udir poss'io:
favella. |
COLLATINO |
In te (pur
troppo!)
in te sta il far libera Roma appieno;
ma a tal costo, che quasi... Oh
giorno!... Io prima,
a duro prezzo occasione io diedi
all'alta impresa; a trarla a fine, oh
cielo!...
forza è che Bruto a Roma tutta appresti
un inaudito, crudo, orrido esemplo
di spietata fortezza. - Infra i tuoi
Lari,
(il crederesti?) in securtá non stai.
Fera, possente, numerosa, bolle
una congiura
in Roma. |
BRUTO |
Io giá 'l
sospetto
n'ebbi, in udir del rio Mamilio i caldi
raggiri; e quindi ordine espresso a
fretta,
pria di nona, a Tiberio ebbi spedito,
di farlo
uscir tosto di Roma. |
COLLATINO |
Il sole
giungea giá quasi d'occidente al balzo,
quand'io qui ancor con i tuoi figli
entrambi
ritrovava Mamilio. - Il dirtel duolmi;
ma vero è
pur; male obbedito fosti. |
BRUTO |
Oh! qual desti
in me sdegno a terror misto?... |
COLLATINO |
Misero Bruto!... Or che sará, quand'io
ti esporrò la congiura?... e quando il
nome
dei congiurati udrai?... Primi, fra molti
de' piú stretti congiunti e amici tuoi,
anima son del tradimento, e parte,
primi i
Vitellj stessi... |
BRUTO |
Oimè! i germani
della
consorte mia?... |
COLLATINO |
Chi sa, se
anch'essa
da lor sedotta or contra te non sia?
E,... gli
stessi... tuoi figli?... |
BRUTO |
Oh ciel! Che
ascolto?
Mi agghiacci il sangue entro ogni vena...
I figli
miei,
traditori?... Ah! no, nol credo... |
COLLATINO |
Oh Bruto!...
Cosí non fosse! - Ed io neppure il volli
creder da prima: agli occhi miei fu
poscia
forza (oimè!) ch'io 'l credessi. - È
questo un foglio
fatal per
noi: leggilo. |
BRUTO |
... Il cor mi
trema.
Che miro io qui? di propria man vergati
nomi su nomi: e son gli Aquilj i primi,
indi i Vitellj tutti; e i Marzi; ed
altri;
ed altri; e in fin... Tito! Tiberio!...
Ah! basta...
Non piú;... troppo vid'io. - Misero
Bruto!...
Padre ormai piú non sei... - Ma, ancor
di Roma
consol non men che cittadin, tu sei. -
Littori, olá, Tito e Tiberio tosto
guidinsi
avanti al mio cospetto. |
COLLATINO |
Ah! meglio,
meglio era, o Bruto, che morir me solo
lasciassi
tu... |
BRUTO |
Ma come in man
ti cadde
questo
terribil foglio? |
COLLATINO |
Io stesso il
vidi,
bench'ei ratto il celasse, in mano io 'l
vidi
del traditor Mamilio: il feci io quindi
torre a lui nell'espellerlo di Roma.
A fida guardia in tua magion commessi
ebbi intanto i tuoi figli; a ogni altra
cosa
ebbi a un tratto provvisto: a vuoto, io
spero,
tutti cadranno i tradimenti. In tempo
n'ebbi io l'avviso; e fu pietade al certo
di Giove, somma, che scoperto volle
un sí orribile arcano a me non padre.
Io, palpitando, e piangendo, a te il
narro:
ma forza è pur, che te lo sveli io pria,
che in tua
magion tu il piede... |
BRUTO |
Altra magione
piú non rimane all'infelice Bruto,
fuorché il foro, e la tomba. - È dover
mio,
dar vita a
Roma, anzi che a Bruto morte. |
COLLATINO |
Mi squarci il core. Il tuo dolor mi toglie
quasi il senso del mio... Ma, chi sa?...
forse,
scolpar si ponno i figli tuoi... Gli
udrai...
Io, fuorché a te, né pur parola ho
fatto
finor della congiura: ogni piú saldo
mezzo adoprai, per impedir soltanto
ch'uom non si muova in questa notte:
all'alba
convocato ho
nel foro il popol tutto... |
BRUTO |
E il popol tutto, alla sorgente aurora,
il vero appien, qual ch'esser possa, e il
solo
vero saprá,
per bocca mia. |
COLLATINO |
Giá i passi
dei
giovinetti miseri... |
BRUTO |
I miei figli!...
Tali stamane io li credea; nemici
or mi son
fatti, e traditori a Roma?... |
SCENA TERZA
Tito, Tiberio fra Littori, Bruto, Collatino.
BRUTO |
In disparte ognun traggasi: voi soli
inoltratevi. |
TITO |
Ah padre!... |
BRUTO |
Il consol io
di Roma sono. - Io chieggo a voi, se
siete
cittadini di
Roma. |
TIBERIO |
Il siamo; e figli
ancor di
Bruto... |
TITO |
E il proverem, se
udirci
il consol
degna. |
COLLATINO |
Ai loro detti,
agli atti,
sento il cor
lacerarmi. |
BRUTO |
- Un foglio è
questo,
che ai proscritti Tarquinj riportava
il reo Mamilio. Oltre molti altri, i
vostri
nomi vi stan, di vostro proprio pugno.
Voi, traditori della patria dunque
siete, non piú di Bruto figli omai;
figli voi de'
tiranni infami siete. |
TITO |
Vero è (pur troppo!) ivi sott'altri molti
illustri nomi, il mio v'aggiunsi io
primo;
e, strascinato dal mio esempio poscia,
firmò il fratello. Ei non è reo: la
pena,
sia qual si vuol, soltanto a me si debbe.
Mi
sconsigliava ei sempre... |
TIBERIO |
Eppur, non
seppi
io mai proporti altro consiglio: e d'uopo
salvar pur n'era il giá tradito padre,
ad ogni costo. Al falso il ver commisto
avea sí ben Mamilio, che noi presi
dall'arti sue, da tutti abbandonato
credendo il padre, a lui tradir noi
stessi
sforzati, noi, dal troppo amarlo fummo.
Ah! se delitto è il nostro, al par siam
degni
noi d'ogni grave pena: ma la sola
che noi temiamo, e che insoffribil fora,
(l'odio paterno) il ciel ne attesto, e
giuro,
che niun di
noi la merta. |
BRUTO |
Oh rabbia! e in
seggio
riporre il re, voi, con quest'altri
infami,
pur
prometteste? |
TITO |
Io, col firmar,
sperava
render
Tarquinjo a te piú mite... |
BRUTO |
A Bruto?
Mite a Bruto Tarquinjo? - E s'anco il
fosse;
perfido tu, tradir la patria mai
dovevi tu per me? Voi forse, or dianzi,
voi non giuraste morir meco entrambi,
pria ch'a
niun re mai piú sopporci noi? |
TITO |
Nol niego io,
no... |
BRUTO |
Spergiuri sete or
dunque,
e traditori... In questo foglio a un
tempo
firmato avete
il morir vostro;... e il mio!... |
TIBERIO |
Tu piangi, o padre?... Ah! se del padre il
pianto,
sovra il ciglio del giudice severo,
attesta almen, che noi del tutto indegni
di tua pietá non siam, per Roma lieti
morremo noi. |
TITO |
Ma, benché reo,
non era
né vil, né
iniquo Tito... |
BRUTO |
Oh figli! oh
figli!...
- Che dico io figli? il disonor mio primo
voi siete, e il solo. Una sprezzabil
vita,
voi, voi serbarla al padre vostro, a
costo
della sua gloria e libertá? ridurmi
a doppiamente viver con voi servo,
allor che stava in vostra man di andarne
liberi meco a generosa morte?
E, a trarre a fin sí sozza impresa,
farvi
della patria nascente traditori?
Sordi all'onor, spergiuri ai Numi? - E
s'anco
foss'io pur stato oggi da Roma intera
tradito; e s'anco, a esempio vostro, io
sceso
fossi a implorar clemenza dal tiranno;
ahi stolti voi! piú ancor che iniqui,
stolti!
creder poteste mai, che in cor d'espulso
vile tiranno, altro allignar potesse,
che fera sete di vendetta e sangue?
A morte certa, e lunga, e obbrobríosa,
voi, per
salvarlo, or serbavate il padre. |
TITO |
Timor, nol niego, in legger tanti e tanti
possenti nomi entro quel foglio, il petto
invaso mi ebbe, ed impossibil femmi
l'alta impresa parere. Io giá, non
lieve,
e per sé dubbia, e perigliosa (il sai)
la credea; benché in cor brama ne
avessi.
Quindi, in veder cangiarsi affatto poscia
in sí brev'ora il tutto, e al re
tornarne
cittadini, ed i piú illustri, in folla;
tremai per Roma, ove gran sangue, e
invano,
scorrer dovrebbe, e il tuo primiero.
Aggiunti
nomi nostri a quei tanti altri, in cuore
nasceami speme, che per noi sottratto
dalla regia vendetta cosí fora
il padre almeno: e in larghi detti,
astuto
Mamilio a noi
ciò promettea. |
BRUTO |
Che festi?
Che festi? oh cielo! - Ah! cittadin di
Roma
non eri tu in quel punto; poiché Roma
per me tradivi... Né figliuol di Bruto
eri tu allor poiché il suo onor vendevi
al prezzo
infame dei comuni ceppi. |
TIBERIO |
Il tuo giusto furor, deh! padre, in lui
non volger solo; al par lo merto anch'io.
Per te, il confesso, anch'io tremai; piú
amato
da noi fu il padre, che la patria nostra:
sí, padre,
il nostro unico error fu questo. |
COLLATINO |
Ahi giovinetti miseri!... Oh infelice
padre!... |
BRUTO |
Ah! pur troppo
voi di Bruto foste,
piú che di Roma, figli! In rio servaggio
voi nati, ad ingannarvi io pur costretto
dai duri nostri tempi, a forti ed alti
liberi sensi io non potea nudrirvi,
qual debbe un padre cittadino... O figli,
del vostro errar cagion non altra io
cerco.
Me, me ne incolpo, ed il servir mio
prisco,
e il mio tacere; e, ancorché finto, il
mio
stesso tremar, che a tremare insegnovvi.
Ah! non è muta entro al mio cor
pietade;...
ma, in suon piú fero, mi grida tremenda
giustizia; e a dritto or la pretende
Roma. -
Figli miei, figli amati, io son piú
assai
infelice di voi... Deh! poiché a vostra
scelta era pure o il tradir Roma, o a
morte
sottrarre il padre; oh ciel! perché
scordarvi,
che a sottrar Bruto dall'infamia (sola,
vera sua morte) a lui bastava un ferro?
Ed ei lo aveva; ed il sapean suoi figli:
tremar potean
mai quindi essi pel padre? |
COLLATINO |
Deh! per ora il dolore e l'ira alquanto
acqueta, o Bruto: ancor, chi sa?...
salvarli
forse.... |
TITO |
Ah! salvarmi or
si vorrebbe indarno:
non io piú omai viver potrei; perduta
ho dell'amato genitor la stima,
e l'amor, forse... Ah! non fia mai, ch'io
viva.
Ma il tristo esemplo mio bensí discolpi
l'innocente
minor fratello; ei salvo... |
TIBERIO |
Orrido è molto il nostro fallo, o padre;
ma pari egli è; giusto non sei, se pari
non ne dai pena. Il tutelar celeste
Genio di Roma espressamente or forse
volea, che base a libertá perenne
fosse il
severo esempio nostro. |
BRUTO |
Oh figli!...
Deh! per or basti... Il vostro egregio e
vero
pentimento sublime, a brani a brani
lo cuor mi squarcia.. Ancor, pur troppo!
io sono,
piú che console, padre... Entro ogni
vena
scorrer mi sento orrido un gelo... Ah!
tutto,
tutto il mio sangue per la patria sparso
sará fra poco... A far rinascer Roma,
l'ultimo sangue or necessario, è il mio:
pur ch'io liberi Roma, a voi, né un solo
giorno, o miei figli, io sopravviver
giuro. -
Ch'io per l'ultima volta al sen vi
stringa,
amati figli;... ancora il posso... Il
pianto...
dir piú omai... non mi lascia...
Addio,... miei figli. -
Consol di Roma, ecco a te rendo io 'l
foglio.
Sacro dovere al dí novel t'impone
di appresentarlo a Roma tutta. I rei
stanno affidati alla tua guardia intanto.
Teco nel foro al sorger dell'aurora
anch'io verronne. - Or, sostener piú a
lungo,
no, piú non
posso cosí fera vista. |
SCENA QUARTA
Collatino, Tito, Tiberio, Littori.
COLLATINO |
Necessitá
fatal. |
TITO |
Misero padre!... |
TIBERIO |
Purché salva
sia Roma! |
COLLATINO |
Ognun me segua. |
|