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Biblioteca Telematica

CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA

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La rigenerazione

ITALO SVEVO

Commedia in 3 atti

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SCENA SECONDA

GIOVANNI e DETTI

 

GIOVANNI.      Dormii come un angelo, un angelo con un po' di male alla testa.

EMMA.               Il male di testa… tu saprai a che cosa lo dovesti. Bevesti troppo. Quando io arrivai tu dormivi e la bottiglia era quasi vuota.

GIOVANNI.      lo bere? Bevetti un bicchierino e nient'altro. Due bicchierini… tre… mi pare.

EMMA.               Molto, troppo.

GUIDO.              Davvero, zio, lei non fa bene di bere. Mi permette di toccarle il polso? (Trae dalla tasca l'orologio e prende il polso di Giovanni.) Un polso ottimo. Un po' troppo vivo.

GIOVANNI       (lietissimo). Un po' troppo vivo, eh? Era da molto tempo che non era tanto vivo.

GUIDO.              Non è bene di sfruttare in tale modo la propria forza.

GIOVANNI.      Tu dici che non bisogna sfruttare la propria forza? Ma allora sarebbe inutile di averla! Che cosa posso fare della mia forza se non debbo sfruttarla?

GUIDO.              Goderne.

GIOVANNI.      Goderne? (Fa dei piccoli movimenti che accennano a ginnastica.) Cosí?

GUIDO.              Circa.

EMMA.               Padre mio, io avrei da parlarti.

GIOVANNI.      Eccomi, di' pure, cara.

EMMA.               Io mi trovavo benissimo con te e la mamma, ma ora vorrei ritornare a stare sola col mio Umbertino. Ho già trovato il quartiere. Vi farò trasportare i miei mobili che avevamo depositato e di qui a otto giorni spero di poter andar a stare sola.

GIOVANNI       (balbettando). Tu vuoi… tu vuoi lasciarci… me e la mamma? E perché?

EMMA.               Vorrei mi sia permesso di non dirlo.

GIOVANNI.      Eh, già! Tu sei sposata, tu sei vedova, e sei padrona del tuo destino. Certo, non hai bisogno di dare delle spiegazioni. Vuoi andare a stare sola. Ecco tutto. È il tuo diritto. Si capisce come io abbia fatto bene di non voler piú rimanere tanto vecchio. Tutti abbandonano i vecchi.

EMMA.               Padre mio! Io non volevo parlare, ma tu mi vi costringi. È proprio perché non sei piú vecchio ch'io debbo abbandonarti.

GIOVANNI.      E perché, perché? Non sono migliore di prima, piú vivo piú abile, piú accorto. Voi che mi seccaste tanto con quella sciocca avventura dell'automobile, non potreste ora essere soddisfatti che mi si può affidare benissimo la tutela del fanciullo?

EMMA                (singhiozzando). Io credo che il mio fanciullo abbia bisogno dell'esempio di un vecchio e non di un giovine.

GIOVANNI.      Non capisco! Che cosa può sapere il bambino di quello ch'io sono? Non mi ricrescono né i capelli né i denti.

EMMA.               Oh, i bambini scoprono tutto, sentono tutto.

GIOVANNI       (dubbioso). Eh, via. Tu credi che Umbertino sappia qualche cosa?

EMMA.               I fanciulli non sanno. Sentono! Imitano. Se resto qui chi verrà a contatto col bambino? Tu e Rita. Vedi bene che non è possibile.

GIOVANNI       (stupito). Io e Rita! Io e Rita? Ma quando il bambino poté vedere insieme me e Rita?

EMMA.               Come mi trovai io, avrebbe potuto trovarti anche lui.

GIOVANNI.      Impossibile! C'era là fuori il signor… Biggioni che stava attento.

EMMA.               Questa volta. Ma intanto se io resto in questa casa esigerei che il signor Biggioni non ci metta piú piede.

GIOVANNI.      Anche a me è antipatico e non me ne importa affatto. Lo sopportavo per fare un piacere a te. Ieri lo misi fuori solo perché non lo volevo qui dentro e lui s'ostinava a rimanere qui. Io di Pauletta non ho mica bisogno sempre. Come fanno gli altri giovini? Hanno bisogno di dare scandalo?

EMMA                (sbigottita). Pauletta?

GIOVANNI       (confuso). Pauletta? (Poi.) Sí, Pauletta, Rita… Non so bene.

EMMA                (guardandolo spaventata). E che cosa dirà la mamma?

GIOVANNI       (stupito). La mamma? Anna? Ah, sí. Devo pregarti di non dire nulla. Naturalmente nessun giovine dice nulla alla moglie.

EMMA.               Padre mio, io resto con te, io devo restarti accanto per proteggere te, per proteggere la mamma.

GIOVANNI.      Brava la mia figliuola. Restami accanto ed io proteggerò sempre te e il tuo figliuolo se tu starai attenta che la mamma non sappia nulla. Io ho capito bene quello che tu dici. Tu hai paura della mia immoralità. Ma non è mica grande, sai. Io amo la moralità, io l'ho sempre amata. Ma ora, con quella operazione addosso, io non posso essere morale per tutte le lunghe ventiquattro ore della giornata.

EMMA.               Ma perché la facesti?

GIOVANNI.      Posso però essere morale per la maggior parte di esse… purtroppo. Perciò è facile. Una cosa un po' piú difficile è un'altra. Io vorrei che oramai a Pauletta… cioè a Rita sia fatta tutt'altra posizione in casa nostra. Essa si lagnò molto con me del lavoro che ha in casa. Non potresti adibirla alla sorveglianza del bambino? Il bambino è già grande. Sa sorvegliare se stesso e guardarsi dalle automobili. Perciò non ci sarebbe molto da fare intorno a lui. Ti sarei tanto grato se tu potessi farmi questo piacere.

EMMA.               Come vuoi ch'io faccia una cosa simile? Mamma si accorgerebbe…

GIOVANNI.      Ma Anna non guarda e non vede. Se tu sapessi come Anna è lontana da tutte codeste cose. Dio mio! Da quanti anni non ci pensa. M'aveva promesso amore e la nostra vita fu d'amore solo per un brevissimo periodo. Essa vuole solo restare quieta, serena, attendere alle sue bestie. Mi vuole bene, questo sí! Ma come a un padre, a un figlio, a un fratello. Io anche le voglio bene cosí. Questa notte feci un sogno strano. Qualcuno, nel sogno, mi proponeva di uccidere Anna. Puoi immaginare come soffersi e come protestai. Come se qualcuno m'avesse proposto di uccidere mia madre, mia sorella, mia figlia. (Un po' incantato.) Se sapessi come anche nel sogno io protestai e come soffersi perché m'era stata fatta una proposta simile. Non era che un sogno, ma dice qualche cosa. Tu m'intendi nevvero?

EMMA                (con tristezza). È tanto facile, padre mio.

GIOVANNI.      Noi due si può certamente andare d'accordo. Perché dividerci? Io voglio bene a te e sopratutto al bambino. Può essere che per il momento m'occupi meno di lui. Ma se continuo a vivere, ridiverrò vecchio una buona volta e avrò bisogno di lui. Noi due, io e te, abbiamo tante cose in comune. Anche l'antipatia per quel signor… Biggioni. Non è il marito che faccia per te. Disgraziato! È un bambino. Si può fare di lui quello che si vuole. Se sapessi! Io scommetto che se gli do l'ordine di scopare la mia stanza egli lo fa. Di mala grazia, sai, ma lo fa. Urlando minacciosamente, ma lo fa.

EMMA.               Poverino!

GIOVANNI.      Proprio poverino e un po'… come dirò?… abietto. Non è un uomo quello lí. Insomma siamo d'accordo figliuola mia. Tu resti con me. Hai bisogno di un appoggio perché sei ancora tanto giovine.

EMMA                (decisa). Sí, resto con te. Ho bisogno di un appoggio e ti ringrazio di accordarmelo. (Lo bacia in fronte.)

 

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Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com
Ultimo Aggiornamento:17/07/2005 20.27

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