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ATTO TERZO
Coro di Donne Cristiane, Aliso e Eufemio Aliso Scusatemi, vi prego, 1070 Se forse io mi son preso ardir soverchio Entrando a ragionar di quelli affari Ov'io non sono a parte. Ma l'onore Vostro e la reverenza Che vi si debbe, e 'l bene e la salute 1075 Della vostra figliuola, e l'amor grande Verso Filandro m'ha costretto a dirvi Tutto quel ch'io v'ho detto. Argilla in somma È cagion d'ogni male. Argilla è quella Che tien ferma Corinta 1080 In questa ostinazion d'esser cristiana, Qual io v'ho raccontata, E a non voler Filandro per isposo L'esorta e sforza se cristiano anch'egli Non si fa seco insieme. 1085 II Coro O lingua fella! Eufemio Quest'officio cortese Mi ti renderà sempre Grandemente obbligato; Ma, come io ti dicea, 1090 Nessun si pensi che sì fatte ciance Dal pensier di Corinta Non si sian per partir subito a volo Che Filandro gentil le si appresenta: Ch'è sì bello e cortese, 1095 Ch'è sì facondo e sì dolce favella E dolce persuade e tanto l'ama. I Coro Qui sol si può temer, ma in Dio confido. Aliso Piaccia agli dei ch'alla speranza vostra Si congiunga l'effetto. 1100 I Coro Anzi renda Dio vero Con la speranza pur l'effetto vano. Eufemio Ma sì come sgridata L'ho molte volte di pensier sì duro Et al mio sì ritroso, non sapendo 1105 Di sua mente sacrilega il concetto Ch'udito ora ho da te, così per questo Sì fieramente fia da me ripresa Ch'ella non ardirà levar la fronte Contro al mio desiderio; e s'ammonita 1110 Da me, pur poscia fia Di quel ch'io ti dicea che stamattina Di Filandro e di lei (Sì come d'altri molti, E giovani e donzelle) ha risoluto 1115 Decreto inrefra<ga>bil del consiglio, Non avrà più contraddizion alcuna. E quell'Argilla sua Non ti pensar, s'io più la veggo seco, Ch'ella vada gran tempo 1120 Senza portarne la dovuta pena. Aliso, io ti ringrazio. Aliso Et io mi scuso, Se troppo lungo vi ho tenuto a tedio. II Coro Tedio all'anima tua fia la tua colpa, 1125 Che 'l Ciel non scuserà senza l'ammenda. Aliso Vedrò verso qual parte ei volga il passo, Perché, s'uopo ne fia, nol cerchi invano. Eufemio Ma intanto io che farò? Gli iddei propizi Ringraziati e pregati, ora è ragione 1130 Che Filandro io medesimo ritrovi, Ché, poiché voluntà del gran consiglio Sono le nozze nostre, Non ci ha timor che, perch'io proprio impegni Me stesso con Filandro, il negoziato 1135 Possa stornarsi in mia vergogna o danno. Trovato lui, cercherò poi di Celio, Ch'uscito fuori anzi l'uscir del sole Questa mattina a questi affari inteso, So che cerca di me; così m'ha detto, 1140 Domandandone al tempio, un de' suoi servi.
Coro di Donne Cristiane e Aliso Aliso Io veggo qua colei, s'io ben la scorgo, Che doveva Filandro Persuadere a farsi anch'ei cristiano. Di lei non ho voluto 1145 Dir nulla ad Eufemio, Come fatto ho d'Argilla, per l'amore E per la reverenza Che le porta Filandro, com'a donna Di casa sua domestica et amica. 1150
Coro di Donne Cristiane, Aliso e Ortensia Ortensia Fra speranza e timor dubbia e confusa, Non so quel ch'io mi speri di Filandro. Con le parole il vinsi, Ma nol fermai sì che da me fuggendo Non si togliesse a' lacci, 1155 Ne' quali a.mman a.mman l'aveva stretto. Ei partì sì veloce Ch'io non valsi a seguirlo: Debbo dunque di nuovo Cercar di lui e, s'egli avvien ch'io 'l trovi, 1160 Non son dalla vittoria Di questa impresa mia forse lontana. III Coro Fuggiti, Ortensia, fuggi! Torna addietro, Per lo tuo meglio, torna! Ortensia Quell'è forse l'amico di Filandro, 1165 Nemico sì, come più volte ho inteso, Delle donne cristiane? III Coro Sì, fuggi, torna addietro! Aliso (La vo' far arrossire, Vo' rinfacciarle l'ardimento suo). 1170 III Coro Vattene pure, Ortensia! Ortensia Io vo' aspettarlo, Non ho di che temere. Aliso Ortensia, Dio ti salvi. Ortensia E te contenti. 1175 Aliso Ditemi, ch'è del nostro Filandro, quanto tempo È che voi nol vedeste, A qual termine son le nozze sue? Ortensia Io 'l vidi non è molto, 1180 Ma delle nozze sue non so ch'alcuno Possa aver più contezza Di te, che se' tenuto di Filandro Tenerissimo amico, l'alma stessa. Aliso M'è pure stato detto 1185 Che 'n queste nozze sue Voi gli avete anche voi Porto qualche consiglio. Ortensia Io l'intendo costui: pascere il voglio Di quell'esca ch'ei brama. 1190 Eh, tu sai bene, Aliso, Che le povere donne Han d'uopo a ciascun'ora Del consiglio d'altrui. E in che modo vuoi tu ch'una par mia 1195 Possa porger consiglio A un giovin sì accorto Com'è Filandro e ch'ha tanti parenti E tanti amici (uno de' quali, Aliso, Se' tu, tanto prudente e così saggio) 1200 Che 'l posson consigliare Perfettamente in ogni suo negozio? Aliso Tant'è, si crede pure... Ortensia E che si crede? Dillo. Aliso Si crede... Ortensia Che? Aliso ...che voi l'abbiate 1205 Consigliato a tal cosa che gli possa Agevolar la via perché Corinta Più volentieri il prenda per marito. Ortensia (Io vo' dissimular d'averlo inteso E mettermi a vantaggio). Io non son tale 1210 O che sappia o che voglia Adoprar alcun'arte, Com'è costume delle male donne, Per far che donna od uomo Si muova a amar, con erbe o con incanti, 1215 Forzatamente altrui. III Coro Costei mi muove a riso, Con arte così bella Del suo scaltro pensier la tela ordisce. Aliso Ortensia, non vogliate 1220 Così sinistramente Le mie parole intender, ché non bramo Se non d'onorarvi. Ma, deh, dite: Non avete voi forse Consigliato Filandro al mutar fede 1225 Per rendersi benevola Corinta, Sì ch'ella non recusi Prenderlo per isposo? Ortensia (Ben conosciuto avea ch'a questo passo Giugner tu mi volevi). Io non te 'l niego, 1230 Chiunque così tosto la novella Te ne sia corso a dar. La fé cristiana Vuol che prima la morte S'elegga che si taccia o che s'asconda La luce del suo ver, massima<men>nte 1235 Se 'l palesato ver gloria è d'Iddio. Però liberamente io ti confesso D'averlo consigliato E 'l riconsiglierei ciascuna volta Che del consiglio mio sperassi frutto. 1240 Aliso E vi par cosa onesta Non pur voi ribellar, ma far ogn'opra Che dalla nostra fede Si ribellino gli altri? Or se ciò si scoprisse, 1245 Se la vostra empietà fusse palese, Quale avreste a schivar supplizio atroce, Misera, quale scampo? Ortensia Non è impietà lasciare i falsi dei Per adorare il vero e far che gli altri 1250 Lo stesso adorin per salute loro. Aliso Non intendo con voi, Ortensia, contrastar, ma di consiglio Sovvenirvi, ammonendo Che da sì fatta impresa 1255 Ritiriate la man per vostro scampo E per quel di Filandro, A cui son tanto amico. E vi spaventi Il timor della pena che sì dura S'esercita ognor più sopra i cristiani. 1260 Ortensia Timore alcun di pena Spaventar non può mai chi in Dio confida, Né Dio peccando offende. Aliso Pensate meglio al vostro ben, pensate! Siete prudente omai, se sète vecchia. 1265 Ortensia E però ch'io son vecchia Imparato ho dal tempo A conoscer il bene; e se vorrai Conoscerlo anche tu, sarò bastante A mostrartelo in breve. 1270 Aliso Non voglio, Ortensia, ancora Per così fatto ben precipitarmi, Sì come al precipizio Correte voi, seguendo Un così fatto ben, smarrita e cieca. 1275 (Intanto io ho raccolto da costei Ch'ella ha, com'io credea, di sacrilegio Tentato anche Filandro; il vo' trovare E quell'opra iterar per sua salute Che consigliero esercitai dianzi). 1280
Coro di Donne Cristiane e Ortensia I Coro Ortensia, tu ti sei molto scoperta. Ortensia La fé si dèe portare in su la lingua Com'ella s'ha nel cuore, Né per alcun timore Asconderla giammai. Figliuole mie, 1285 Per me finito omai Di questa vita si può dire il die: Io posso perder poco Ma guadagnar assai, Quando l'arido fascio di quest'ossa 1290 Recida il ferro o incenerisca il foco E ricopra di terra angusta fossa.
Coro di Donne Cristiane solo I Coro Donne, che farem noi per dare aiuto Ad opra così pia? II Coro A Dio soccorso 1295 Domanderén perché Filandro ceda Al consiglio d'Ortensia E Corinta ognor più forte e costante Per la via del Signor mova le piante. Però partiam di qui per girne dove, 1300 Non vedute, Iddio sol ci vegga et oda, In qualch'ascosa catecumba oscura, Ov'ei più raggi di sue grazie piove.
Celio Sacerdote e Filandro Celio Tu hai inteso, Filandro? Il Ciel ti piove sopra la rugiada, 1305 Le stelle per te corron fortunate, Ogni cosa t'arride e prepara Grazia e favore: il Preside, il Senato, Nobili e plebe ognun ti vuol felice; E però ti consiglio 1310 A trovar Eufemio Tu stesso, che trovato Non ho io sino a ora (e più nol cerco Sollecitato dal comun negozio), E queste nozze vostre fermerete, 1315 Già fermate dal pubblico, Senza altri mezzi e di concordia insieme Verrete tutti inverso sera al tempio. Filandro Ma come mi sarebbe Più facile e più onesto questo ingresso 1320 Per la causa mia con Eufemio, Se voi, che come padre Onoro e sacerdote reverisco, Mi deste mano all'opra. Celio Volentieri. Il tuo costume, la tua nobiltade 1325 Concedami del tempo che mi fugge Questo breve intervallo. Filandro Anzi brevissimo, Perch'io veggio Eufemio.
Eufemio, Celio Sacerdote e Filandro Eufemio Udito che Filandro 1330 Venuto è in qua per altra via con Celio, Forse fia ch'io 'l ritrovi e seco insieme Celio medesmo, mentre l'uno e l'altro Convien pur ch'io ritrovi. Celio Io vo' incontrarlo 1335 Questi duo passi. Eufemio, Eufemio, l'allegrezza con la fretta Della conclusion di queste nozze Esser ti dovria sprone al lento piede. Eufemio Cercato di Filandro e di te insieme, 1340 Alzo le mani al Ciel ch'io te rincontro Che so che cerchi me; ma per Filandro Speso ho 'l desire e speso ho i passi indarno. Celio Filandro è qui vicino: Vedil, ch'a te si dona 1345 Per figliuolo e per servo, E supplice ti chiede e da te brama Che Corinta tua figlia a lui sia sposa, Datagli dal Senato; e del Senato Parte se' tu medesmo. 1350 Con quanto ardore ei l'ama Tu 'l sai, tutta sallo, tutta, la cittade. E fia di lei marito non indegno S'amor, valore e fede E grazia e nobiltade 1355 Di premio e guiderdon fanno altrui degno. Filandro Vero è di Celio nel mio nome il prego, Ond'è che reverente a te m'inchino, Nella cui voluntà, nella cui mano Sta la felicità del mio destino. 1360 Celio Non può 'l buon Eufemio, Non può, pien di letizia, sciôr parola E di gioia si sface; Ma so ben ch'ei gradisce e si compiace, Ch'ei vuole e ch'ei desia 1365 Che Corinta tua sia. Eufemio Pur alfin mi si scioglie rannodata La lingua e d'allegrezza oppresso il cuore Ormai mi si disserra. In virtù de' tuoi preghi e del tuo amore 1370 Corinta hai meritata; E se chi ama col desio fa guerra A quel ch'egli ama, dirò che l'hai vinta: Tua sia, tua sia Corinta. Tua sia Corinta, ché, quantunque udito 1375 Abbia di lei superstizione stolta Da poter ritardar le voglie sue Che tu le sia marito, Non ho però timore Ch'ogni difficultà non venga sciolta, 1380 Massimamente s'alla mia paterna Autorità s'aggiugne Quella di Celio pia sacerdotale Con la prudente disciplina sua, Cui cede ognuno e contrastar non vale. 1385 E quell'Argilla sua, di cui m'ha detto Il consiglio esegrabile il tuo amico Aliso, avrà gettate in van le reti Sopra il semplice cuore. Filandro In lui confido 1390 E 'n voi, saggio Eufemio, ogni mia pace Contro un timor che dianzi il cor mi scosse, Parlando meco donna, amica cara Di casa nostra e tale anche d'Argilla, E per vari argomenti mi confuse. 1395 Celio Quell'Argilla punir fia cura mia E qualunque altra il suo fallir secondi, Ché sacerdote sono: a me s'aspetta Di punire i sacrilegi. Ma intanto, Ormai condotta a fine 1400 Opra così bramata, Tu lodarai gli iddei, Lietissimo Filandro, Che t'hanno dato in sorte (Il che sì raro avviene) 1405 Quel che bramasti e che desiasti bene: La più gentil donzella, La più onesta, accorta, saggia e bella Che Catania ammirasse è già gran tempo. Lodi gli iddei tua figlia, Eufemio amico, 1410 E tu seco gli loda Che l'han servata a sposalizio tale. E di tal sposalizio Nascan di nuova prole i più bei germi Che fiorisser giammai per queste rive. 1415 E quelle Grazie dive Che nutrîr già Filandro pargoletto, De' pargoletti suoi sian le nutrici; Filandro, a cui giammai par né simíle Fanciul non vidi, sì rosato e fresco, 1420 Che lo conobbi pur sin da fanciullo. Eufemio Ma tu 'l fai vergognar. Tu conoscesti Filandro sì per tempo? Celio Egl<i> era appena Nel settim'anno, il più bel figlioletto, 1425 Dico, che fusse mai, vezzoso, allegro, Vivo, e la chioma avea sì crespa e bionda Che contesta parea d'anella d'oro. Io 'l vedeva venir quasi ogni giorno Con Olimpia sua madre 1430 Al tempio d'Imeneo: Olimpia, ch'era Una delle più savie e più modeste Matrone di Catania. Eufemio Ell'era tale invero. Celio E sovra ogn'altra 1435 Religiosa e pia, sì che gli altari Nostri, le mense sacre Di libazioni e vittime abbondanti Sua merced'eran sempre, E cortese e discreta a' sacerdoti, 1440 Soccorea lor quotidianamente. Delle simili a lei Donne non ci son più. Ma bene spero Che Corinta tua figlia, nell'esempio De' genitori suoi, de' suo parenti, 1445 Rinnovi nella casa di Filandro L'antico vanto del divino ossequio. Eufemio Così piaccia agli iddei. Celio E però vo' pregarvi, Eufemio e Filandro, 1450 Che, però che Corinta sia seguace Dell'orme sante e pie de' suoi consorti, Voi vogliate adoprar ch'al tempio nostro Abbia in costume di venir, sì come Solea già far la madre di Filandro, 1455 Così frequentemente. Eufemio A questo non voglio io, Se parte alcuna in ciò mi s'appartiene, Obbligarmiti, Celio. Ogn'altra cosa Che sia mia stia 'n tua voglia. Di Corinta 1460 A Filandro il governo io lascio intero. Egli a suo senno la disponga e regga, Ché non convien a padre O madre o altri prossimi parenti, Poi che concesso han con la nuova sposa 1465 L'arbitrio anche di lei nel suo marito, Presumere alcun freno Regger di quella o delle cose sue, Come fanno sovente Alcuni troppo providi e curiosi, 1470 Con tal disturbo delle case altrui Che lor procaccia nimicizia e noia. Oltre ch'a me non piace Nel frequentar più l'un che altro tempio O nell'altre opre di religione 1475 Forzar la voglia altrui, quasi per modo Di favorire o le persone o 'l luogo. Però sia la mia figlia Religiosa; onesta gli iddei sempre Tema come conviensi; e libertade 1480 Prendasi in questo pur, com'ella vuole E vuole il suo marito, et io m'acqueto. Filandro Io nell'esempio suo Formare intendo tutti i miei consigli. Celio Voi parlate prudenti, 1485 La soverchia affezion m'ha fatto ardito. Perdonami, Eufemio e tu Filandro. Eufemio Io parlo com'uom libero e soggiungo Con questa occasione, Mentre la vecchia età scusar mi puote 1490 Di presunzion, ch'i sacerdoti spesso Fanno sciôr l'altrui lingue alla calunnia Contro di lor, come che buoni e giusti, Sol perché troppo vaghi Son d'onoranza e poco rattenuti 1495 Dall'amicizie. E non per questo intendo, Spassionato, accusar quei di Bacco Più che quei di Minerva o quei di Giove O d'Apollo o di Venere o Saturno. Celio Orsù, Eufemio, orsù, Filandro sposo, 1500 Vi lascerò per dar simil compenso Agli altri sposalizi, che son molti, Quale io l'ho dato a' vostri. E quando l'ora Mi paia avvicinarsi, il mio pensiero Sarà farvi avvisati dover voi 1505 Venir al tempio con Corinta vostra. Però siate in appresto Con tutto quel che fa mestier per pompa E per necessità del sacrificio: Mirre, incensi e liquor, vittime e vasi 1510 Ricchi e degni di voi, Che restin poi devoti arredi al tempio, Di sì begli imenei nobil memoria, E in questo dì voi v'acquistiate gloria Di pietà non vulgar, mentre partendo 1515 Vi saluto felici e quell'augurio Che più lieto vi può scender sul crine Vi prego dalle stelle. Eufemio Non difforme A te felicità dispensi il Cielo.
Eufemio e Filandro Eufemio Filandro, del contento e della gioia, 1520 Ond'io, come l'hai tu, l'anima ho piena Per nozze sì bramate, Ci giovi ragionar con maggior agio. Or convien ch'io ti lasci E che tu lasci me, perch'amendue 1525 N'andiam preparatori Di quel che fa mestieri in tale affare. Poi ci ritroverem per porvi il fine Che più degno si deve. Filandro Io vo. Eufemio Va' pure. 1530 (Gentil garzon, bel giovane, prudente Donzel ch'egli è: felice te, Corinta!) Filandro (Benigno vecchio, saggio senatore, Discreto padre: io più che padre amarlo Voglio e servirlo sempre). 1535
Filandro solo Filandro Giorno per me felice, Giorno per me sereno! Ora felice, Che tutti i miei pensier resi ha contenti! Non sia più chi paventi Di qual si sia più dura e forte impresa 1540 Non poter pur al fine andarne lieto Dopo lunga contesa, Se tal del mio desir l'effetto io mieto.
Filandro e Flavio Flavio Filandro, io ti rincontro molto lieto: Ho io d'alcun tuo ben da rallegrarmi? 1545 Filandro Tu non potevi in punto, Flavio, mio consobrino, Più propizio incontrarmi Et al bisogno mio più opportuno. Le nozze mie si son concluse al fine, 1550 Ned opra di rivali o d'altra avversa Difficultà potuto ha disturbarle, Poi che decreto del comun consiglio L'ha comandate. Flavio Regio pensiero! 1555 Oh quante belle imprese E quanti desideri onesti e giusti Avriano 'l fin felice, Se la discreta man di chi governa V'entrasse operatrice! 1560 Filandro E gli sponsali Si faran fra poche ore. Flavio Io mi rallegro Quanto creder tu puoi, ché, tuo congiunto, Sono e, quel che più vale, intimo amico. 1565 Filandro Flavio, assai ti ringrazio e volentieri Con gli altri miei consorti Ti bramerei stasera a questo offizio; Ma la tua provvidenza E la tua cortesia 1570 M'avea già nel pensier messo desio Dell'opra tua. Flavio E 'n che poss'io servirti? Filandro Quella domestichezza che tra noi Sì scambievol s'esercita ofiziosa 1575 Cagion mi porge ch'a far quel ti preghi Ch'imposto a manco confidente amico Si stimerebbe offesa. Flavio Eh, pon da parte Meco le scuse e di' liberamente. 1580 Filandro Tu cavalcando prenderai 'l cammino, Flavio, senza tardar, verso la porta Della città ch'ad oriente guarda; E se, com'hai costume, Il passo affretterai, non sarà ancora 1585 Nascoso 'l sol che giunto alla mia villa Tu sarai certamente. Quivi tutti chiamando, Pastori e agricultori, A ciascuno imporrai per le mie nozze 1590 Dover contribuir di quei proventi E di quelle delizie, onde più abondi, Ciascun per sé, la possessione e 'l gregge Commessa loro; ordinando al castaldo Che per diversa caccia 1595 E di fiere e d'uccelli egli abbia pronta In fra tre giorni una copiosa preda. E fatta a te venir da' nostri campi Schiera gentil di forosette e ninfe, Fa' lor saper ch'al dì del mio convito 1600 Di pomi e fiori e fresche erbe odorose Preparin per la sposa Una leggiadra e graziosa offerta, Mentre, sedendo a mensa i convitati, Ognun festeggia e 'l festeggiar s'accresca 1605 Nel comparir di sì piacevol mostra; E levate le tavole, le stesse Ninfe non fiano in fra le nobil danze Intraposte talora a trar carole Se non giocoso e dilettoso scherzo. 1610 Flavio Commendo il tuo pensiero e d'eseguirlo Son più che pronto. Filandro E intanto, S'altro sovvien a te che di giocondo O di magnificenza arrecar possa La villa mia, tu ne disponi in gioia 1615 E splendidezza delle nozze mie. Flavio Io vo senza badar. Filandro Sentimi ancora: E ritornato poi Domattina per tempo, Arbitro tu sarai d'ogn'altro affare 1620 Che questa festa mia possa far lieta, E balli e canti e giochi Da te fiano ordinati e tu, ministro, Di tutte quelle cose Che fan mestier per metter in assetto 1625 La casa mia farai squisita scelta: Arredi, fregi, apparati e pitture, Gli ornamenti di cui per grande intaglio E per ricchezza d'or, com'oggi è uso, Non abbian da invidiar le pompe regie; 1630 Ch'io voglio a così cara, A tanto amata e desiata sposa, Il dì ch'a far di sé lieto il mio albergo Debbe venire, il più nobil convito E la più bella e la più allegra festa 1635 Preparar ch'è gran tempo Ch'una simil Catania non ne vide. Flavio Lodo la moderanza, Ché non tutto convien quel che si puote (Né anche a chi 'l puote ed è più grande) 1640 Fare spendendo. L'adornar la casa Nel tempo delle nozze è cosa onesta E dovuta per certo e dopo molte Giuste cagion di farlo, una ne sforza: Che le donne parenti della sposa 1645 E l'altre che venisser curiose A visitarla, penerebber poco A dirle che tu fussi Uno sposo all'antica, Un misero, un dappoco, un uom mendico; 1650 Alla sua nobiltade, alla tua propria Doversi splendidezza, Stimolandola a farti far forzato Quel che spontaneamente non facesti, Sì ch'ella a.ppoco a.ppoco 1655 Prendesse poi di te dominio intero; Come si veggion fare Le donne d'oggi dì, mentre i mariti Chiuggono gli occhi e si lasciano a loro Come ciechi guidare e come ciechi 1660 Spesso con esso lor vanno in rovina. Filandro Flavio, tu mi fai rider. Flavio Ridi pure: Egli è me' rider or che pianger poi. Dico che 'l farsi onor tempo di nozze Cosa è lodevol; schivare il soverchio 1665 È necessaria. Filandro Tu di' saggiamente. Ma non si tardi più, perché la notte Non ti sovraggiugnesse Innanzi che lassù tu fussi giunto. E scusami, ti prego, 1670 Che sì ti son molesto. Flavio Io ti ringrazio Di questa confidenza e non dimoro.
Coro di Donne Cristiane I Coro Non so qual, non so come e non so donde Spirito mi dicesse, orando fissa, 1675 Immobil della mente e dello sguardo All'imagine affissa Di Cristo Redentor: - Spera pur, donna, E sperin teco pur le tue compagne, Ch'a' preghi, alle lusinghe, alle minacce 1680 Dello sposo e del padre Sarà sempre Corinta una colonna Di bronzo e di diamante. - E però sino al fine io vo' sperare Che queste nozze sue 1685 Si sian per annullare, O che Filandro amante Seco si renda servo di Giesue. II Coro Ma chi è quel ch'a noi vien sì veloce? III Coro Egli è un giovanetto, iniziato 1690 Nel tempio d'Imeneo, che serve a Celio.
Coro di Donne Cristiane e Iniziato nel Tempio d'Imeneo Iniziato Forse che 'n queste nozze, S'io ne mostro allegrezza ad Eufemio, Anch'io goder potrei: di qualche dono Forse il buon vecchio mi sarà cortese. 1695 Questa è la casa d'Eufemio, padre Di Corinta, la sposa, Donne, o quell'altra là? Dite di grazia. I Coro Nessuna gliela insegni. Iniziato Io domandava, donne, 1700 Qual di queste qui 'ntorno era la casa D'Eufemio senatore, di quel vecchio Padre di quella bella giovanetta, Che certo non può esser che non sia Conosciuta da voi, detta Corinta, 1705 Di quella che ne porta sì gran vanto D'onestà, di modestia e di prudenza. Qual è ella, il sapete? I Coro Io nol so. III Coro Né manco io. II Coro Et io quinci l'albergo ho sì lontano 1710 Ch'alcuna conoscenza Non ho di queste case, Né di chi dentro v'abiti; e mi pare Talora aver udito Nominar quest'Eufemio e credo certo 1715 Ch'assai lontan di qui, vicino al foro Egli stia di Lisandro. Iniziato No, tu l'erri. Io so ch'una di queste è la sua casa: Anzi ell'è quella, ora la riconosco Benissimo, e la porta io veggo aperta. 1720 Rimanete con Dio, donne cortesi. II Coro Io 'l volevo inviare in altra parte Per divertirlo e per por tempo in mezzo E ritardar qualche conclusione, Che nella cura di costui riposta 1725 Forse, certo non fia se non spiacente.
Coro di Donne Cristiane, Iniziato e Eufemio Eufemio Io la feci tacere. Parve ch'ella si desse al fin per vinta Dalle valide e forti mie ragioni Congiunte alle minacce; 1730 Ma quell'Argilla sua, se l'altre donne Non eran preste al suo refugio, forse Portata avria per le mie man la pena Di ch'ell'è degna. Io credo al mio ritorno Non la trovare in casa; e credo ancora 1735 Ch'ella non sia mai più di tanto ardire Ch'ella s'appressi all'orme di Corinta. I Coro Ecco ch'ei lo rincontra, Sceso appunto la porta. Iniziato Signore, io vengo a voi: Celio mi manda 1740 Perch'io v'affretti a venir tosto al tempio Con la vostra figliuola e con Filandro. Eufemio E perché, se fu dianzi stabilito Che noi fussimo al tempio in ver la sera? Iniziato Perché, sparsa la voce 1745 Di questa cirimonia sì solenne Di tante par di nozze, popol molto Concorrervi si vede, E prima che la calca più s'ingrossi Ei crede che sia ben spedir quest'opra 1750 Ad ischivar tumulto, Et altri miei compagni Divisamente ha qua e là mandati A chiamar gli altri che per l'altre nozze V'eran già destinati. 1755 Eufemio Prudente avvedimento: Onde tornando a lui dir li potrai Che, tosto che raccolti Io abbia i miei più prossimi parenti, Verrò subitamente. E questa fretta 1760 Mi sarà sprone a doverli ir cercando Più sollecitamente. Iniziato Ma fra tanto Piácevi che per voi cerchi Filandro, Perch'ei ne venga a voi? Eufemio Deh, sì, figliuolo. 1765 Iniziato Volete voi ch'io parta Senza ch'io possa a Celio mostrar segno D'avervi fatta l'ambasciata sua? Eufemio Che vuoi tu dir, che segno? Iniziato Or non volete voi che 'n queste nozze 1770 Dell'allegrezza vostra Sia partecipe anch'io? Eufemio Ben sai, t'intendo. (Oh come sono arditi Costoro in domandar!) La fretta mia 1775 Non mi permette ch'io ritorni in casa; Ma tu sei per vedermi Innanzi sera al tempio; E verrò preparato, acciò tu goda Col sodalizio tuo de' miei contenti. 1780 Iniziato Et io di caldi preghi Per la felicità di queste nozze L'orecchie ferirò del nostro dio. Eufemio Questa tua grata offerta io non recuso: Non mancar d'adempirlo, figliuol mio. 1785 Iniziato II E non volete voi ch'anch'io con lui Della cortesia vostra Possa far qualche mostra, E proferir di voi gran lodi altrui?
Coro di Donne Cristiane II Coro Signor, che su dal bel seggio di stelle 1790 Vedi de' peregrin di questa vita Le vie diverse e quale Ne scorge al bene o ne conduce al male, Deh, non resti smarrita, In sì dubbioso varco, 1795 Corinta tua fuor del sentier verace. La luminosa face Del tuo Divino Spirto a lei precorra, Tua man la regga e tua pietà soccorra.
Coro di Donne Cristiane e Coro di Sacerdoti d'Imeneo I Coro di Sacerdoti Come voluto ha 'l caso, 1800 Venuti a rincontrarci Qua nel medesmo luogo Donde noi ci partimmo apportatori, Ciascun per sé, di nuzial novelle, Vi posso dir che la novella mia 1805 Che portava le nozze d'Agatone Con Teronilla è stata impresa vana, Perch'Agatone, inteso Del Senato il decreto, Agaton, che promessa aver la fede 1810 Si trova appunto ieri Per nodo marital d'altra donzella (Bench'ei prendesse questa volentieri), Suo fato maledì, ma giurò prima Voler morir che stringersi giammai 1815 Con altra che con quella. II Coro di Sacerdoti Una simil fortuna Corsa ha l'opera mia, perché Clorinda Cartaginese, il cuore, Che fatta prigioniera 1820 Non la seguì ma prigionier d'amore In Affrica restò, di là non toglie, Né consente severa Di sicilian marito farsi moglie. III Coro di Sacerd. Non controversi e non ritrosi i cuori 1825 Di due nobili isposi Cui messaggier n'andai trovati ho io, Ma ben tra' lor parenti Un intestino sdegno, un ardor rio, Che presumer d'estinguerlo e placarlo 1830 È un volere il freno imporre a' venti. IIII Coro di Sacerd. Ben voglio io dir che 'l Cielo E 'l suo alto senato oggi contrasti A tutto quel che dal Senato nostro Quaggiù s'è stabilito. 1835 Io vo per ritrovar Cleante sposo (Tale è 'l nome di lui cui messaggiero Mi stabilì lo scritto) e nol ritrovo, Et odo dire o ch'ei presa ha la fuga O che nascoso ei s'è, ché spaventato 1840 Dalla superbia ch'egli ha intesa in Delia, Destinatali sposa, Nel soverchio dispendio e ne le pompe Teme il flagel della rovina propria. Onde, inconcluso di mia opra il fine, 1845 Torno inofizioso. V Coro di Sacerdoti Io, confermando La tua sentenza, anch'io Attribuisco al Cielo La nullità di quel che fe' il Senato, 1850 Mentre, pur messaggiero D'ambasciata simíl, vana ho trovata L'obbedienza in Cherisia, eletta Per moglie di Lucrezio, che, giurata Celatamente fede alla Dea Vesta, 1855 Vergine viver vuol, sacrata a lei, Aborrendo le nozze, Odiando gli imenei. I Coro di Sacerdoti Dunque credasi pur ch'ogn'altra legge Stampar si può, da chi n'ha in man l'arbitrio, 1860 Stabile e salda sì, donde sottrarsi Altri non possa mai; ma non presuma Civil decreto in annodar i cuori Per vincolo di nozze, non tentato Prima il voler che dèe restarne avvinto: 1865 Mal s'innestan le viti con gli allori; Volontario Imeneo, ma non forzato, Cede al suo nodo et ilare è dipinto.
Coro di Donne Cristiane I Coro Sempre sperai, et a ben mille segni Fatta ne sono esperta, 1870 Ch'a ciascun'ora la bontà d'Iddio A' desir nostri in lui fedeli arrida; Ma oggi vie più certa Lo sperarlo mi giova, Se de' decreti pubblici vegg'io, 1875 Idolatri e infedel, falsa ogni prova.
Coro di Donne Cristiane e Egidia Coro Vedete come frettolosa torna Egidia nostra. Egidia, Più di te fortunate Fummo noi dianzi in ritrovar Argilla; 1880 E pietose di lei la consigliammo Contro all'opra maligna Di quell'Aliso ch'i ragionamenti D'Argilla e di Corinta avea sentiti. Egidia Pur l'ho trovata anch'io; ma l'ho trovata... 1885 Coro Perché sospesa si rattien la lingua? Che novelle ci porti? Egidia Trovai Argilla e seco anche Corinta. Coro E dove: in casa o fuori? Che 'n casa sua sappiam ch'ella rimase, 1890 Pregata da Corinta. Or che novelle Ci porti, dico? Egidia Buone, Buone rispetto al fin; ma non già buone Riguardando al periglio ove Corinta Può con Argilla incorrere e pensando 1895 Di quanto affanno altrui e proprio loro Esser potrebbe lor soverchio ardire. Coro E qual ardir è questo? Egidia Fuggite elle si sono. Io l'ho vedute Et ho parlato lor senza aver forza 1900 Né per preghi o ragioni Di rattenerle e far tornarle indietro. I Coro Come fuggite e dove? Egidia Ascolterete. Io, cercando d'Argilla, 1905 Mi rigirava intorno La casa d'Eufemio Da quella parte ove 'l giardin risponde, Su la via più solinga ivi attendendo S'ella per avventura vi giugnesse 1910 Per andar da Corinta, Quando io vidi in un tratto La porta del giardino Aprire e riserrar subitamente, Uscendone due donne, 1915 Che l'una io ben conobbi esser Argilla; L'altra ch'era Corinta Discerner non potei così improvviso Per l'abito diverso Di ch'ella s'era tutta travestita, 1920 Ch'era da peregrina e forestiera. II Coro Udite qual principio! Egidia Ma poi che verso Argilla Mi feci avanti e vidi esser Corinta La sua compagna e simular sembianti, 1925 Forte maravigliando, Dissi: - Dove n'andate, Voi, così sole e che vestire è questo? - Corinta al mio parlar cenno mi fece Ch'io dovessi tacere. Argilla intanto 1930 Presami per un lembo della veste, Mi condusser colà verso la porta Della città ch'ad Etna ne incammina E mi narrar per via Com'avendo Eufemio 1935 Detto a Corinta che poche ore appresso Dovesse esser in punto Per girne seco al tempio d'Imeneo, Dove Filandro anch'egli Sarebbe, per giurarsi in fra di loro 1940 Lo sposalizio che concluso s'era, Ella con molte scuse repugnando Avea primieramente Negatoli il consenso; indi pregata, Lusingata, forzata, minacciata, 1945 Fingendo d'acquetarsi persuasa, Allor che Eufemio il padre, Da lei partito, s'era in altra parte Del palazzo ritratto alle sue stanze, Con la sua Argilla eletta avea la fuga, 1950 Non volendo Filandro Ned alcun altro per marito mai Che cristiano non fusse. I Coro Santo pensiero e generoso ardire! Ma dove, così sole, 1955 Senza riguardo alcuno in qual periglio Il loro onor, la lor riputazione Entrava incauto, avean rivolto il piede? Egidia Domandatele anch'io Di ciò, contrariando, e molte volte 1960 Riprese et avvertite, ebbi in risposta Ch'ad un vicin sobborgo, ov'ha Corinta Una sua vecchia zia, Di quel luogo signora, et è cristiana Celatamente anch'ella, 1965 Intendevan d'andar per dimorarvi Tanto o che 'l padre Eufemio si compiaccia Ch'ella senza sposarsi Viva sempre pulzella o che, se sposo Ei le destina, battezzato ei sia. 1970 Io contestando sempre al loro ardire Et esponendo i mali Che sovrastavan lor, ferme e costanti Ognor le trovai più, dicendo sempre Corinta che 'l Signore, in cui s'affida, 1975 Tolta l'avria d'ogni infortunio avverso E che chi lui servire era disposto Non temer mali e non curar perigli Doveva, e padre e madre abbandonare E consorte lasciare, 1980 E che per lo miglior questo eleggeva. II Coro O prudente fanciulla, O spirito celeste, O angelo divino in terra sceso! Egidia Io non potea per tenerezza il pianto 1985 Tener a freno, vedendo In una giovinetta Per la fé di Giesù tanto coraggio; Né contraddire affatto al fin sapea A sì pio e magnanimo consiglio, 1990 Quand'ella m'ebbe imposto Ch'a veruna persona io non dovessi Dir questa fuga sua, ché perseguita E, raggiunta da' suoi, non fusse a forza, Prima che giunta al destinato loco, 1995 Al padre ricondotta; e con Argilla Rapida a me si tolse. Io 'l dico a voi Cui dirlo mi conviene; a ciascun altro Fia quanto ho visto et ho sentito ignoto.
Coro Io non saprei più fida e più sicura 2000 Scorta invocar di te, subblime Stella, Ch'allumi e terra e Ciel, Vergine pura, Che la santa donzella Nel voluntario esiglio Possa trar di periglio, 2005 Mentre fuggendo alla salute corre E i ribelli d'Iddio seguire aborre. Tu de' chiari, divini raggi tuoi Spiega la luce e splendi ai passi suoi. Se tu le mostri del cammin la via, 2010 Se innanzi all'orme sue tu gli apri il calle, Che quel del Cielo apristi a noi, Maria, Non di selvosa valle, Non d'orrido deserto Per cammino aspro ed erto 2015 Col piede stanco ha da temer l'affanno, Né d'oltraggiosa man rapina o danno. Tu de' chiari, divini raggi tuoi Spiega la luce e splendi ai passi suoi. Per questa atra del mondo infausta selva, 2020 Ov'erran ciechi sì gli egri mortali, Preda infelice or d'una or d'altra belva, Di miserie e di mali, Solo ne sei tu scampo. Tu col celeste lampo 2025 Gli orror ne sgombri, onde si mira 'l cielo, E discacci de' cuor le nebbie e 'l gielo. Tu de' chiari, divini raggi tuoi Spiega la luce e splendi ai passi suoi. Perduto fra gli scogli e le tempeste 2030 Per te s'affida il pavido nocchiero; Smarrito il peregrin per le foreste Per te trova 'l sentiero; Tu degli sconsolati, Tu degli sconsigliati 2035 Conforto e pace, consiglio et aita; E tu degli egri sei salute e vita. Tu de' chiari, divini raggi tuoi Spiega la luce e splendi ai passi suoi.
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Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com Ultimo Aggiornamento: 17/07/05 21.20.41 |
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