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CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA

Rappresentazione

Michelangelo Buonarroti il Giovane

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[SCENA QUINTA] [SCENA SESTA] [SCENA SETTIMA] [SCENA OTTAVA]

[SCENA NONA] [SCENA DECIMA] [SCENA UNDICESIMA]

[SCENA DODICESIMA][SCENA TREDICESIMA] [SCENA QUATTORDICESIMA]

[SCENA QUINDICESIMA] [SCENA SEDICESIMA] [SCENA DICIASSETTESIMA]

[FINE ATTO TERZO]

ATTO TERZO

 

Scena Prima

Coro di Donne Cristiane, Aliso e Eufemio

Aliso Scusatemi, vi prego, 1070

Se forse io mi son preso ardir soverchio

Entrando a ragionar di quelli affari

Ov'io non sono a parte. Ma l'onore

Vostro e la reverenza

Che vi si debbe, e 'l bene e la salute 1075

Della vostra figliuola, e l'amor grande

Verso Filandro m'ha costretto a dirvi

Tutto quel ch'io v'ho detto. Argilla in somma

È cagion d'ogni male. Argilla è quella

Che tien ferma Corinta 1080

In questa ostinazion d'esser cristiana,

Qual io v'ho raccontata,

E a non voler Filandro per isposo

L'esorta e sforza se cristiano anch'egli

Non si fa seco insieme. 1085

II Coro O lingua fella!

Eufemio Quest'officio cortese

Mi ti renderà sempre

Grandemente obbligato;

Ma, come io ti dicea, 1090

Nessun si pensi che sì fatte ciance

Dal pensier di Corinta

Non si sian per partir subito a volo

Che Filandro gentil le si appresenta:

Ch'è sì bello e cortese, 1095

Ch'è sì facondo e sì dolce favella

E dolce persuade e tanto l'ama.

I Coro Qui sol si può temer, ma in Dio confido.

Aliso Piaccia agli dei ch'alla speranza vostra

Si congiunga l'effetto. 1100

I Coro Anzi renda Dio vero

Con la speranza pur l'effetto vano.

Eufemio Ma sì come sgridata

L'ho molte volte di pensier sì duro

Et al mio sì ritroso, non sapendo 1105

Di sua mente sacrilega il concetto

Ch'udito ora ho da te, così per questo

Sì fieramente fia da me ripresa

Ch'ella non ardirà levar la fronte

Contro al mio desiderio; e s'ammonita 1110

Da me, pur poscia fia

Di quel ch'io ti dicea che stamattina

Di Filandro e di lei

(Sì come d'altri molti,

E giovani e donzelle) ha risoluto 1115

Decreto inrefra<ga>bil del consiglio,

Non avrà più contraddizion alcuna.

E quell'Argilla sua

Non ti pensar, s'io più la veggo seco,

Ch'ella vada gran tempo 1120

Senza portarne la dovuta pena.

Aliso, io ti ringrazio.

Aliso Et io mi scuso,

Se troppo lungo vi ho tenuto a tedio.

II Coro Tedio all'anima tua fia la tua colpa, 1125

Che 'l Ciel non scuserà senza l'ammenda.

Aliso Vedrò verso qual parte ei volga il passo,

Perché, s'uopo ne fia, nol cerchi invano.

Eufemio Ma intanto io che farò? Gli iddei propizi

Ringraziati e pregati, ora è ragione 1130

Che Filandro io medesimo ritrovi,

Ché, poiché voluntà del gran consiglio

Sono le nozze nostre,

Non ci ha timor che, perch'io proprio impegni

Me stesso con Filandro, il negoziato 1135

Possa stornarsi in mia vergogna o danno.

Trovato lui, cercherò poi di Celio,

Ch'uscito fuori anzi l'uscir del sole

Questa mattina a questi affari inteso,

So che cerca di me; così m'ha detto, 1140

Domandandone al tempio, un de' suoi servi.

 

Scena Seconda

Coro di Donne Cristiane e Aliso

Aliso Io veggo qua colei, s'io ben la scorgo,

Che doveva Filandro

Persuadere a farsi anch'ei cristiano.

Di lei non ho voluto 1145

Dir nulla ad Eufemio,

Come fatto ho d'Argilla, per l'amore

E per la reverenza

Che le porta Filandro, com'a donna

Di casa sua domestica et amica. 1150

 

Scena Terza

Coro di Donne Cristiane, Aliso e Ortensia

Ortensia Fra speranza e timor dubbia e confusa,

Non so quel ch'io mi speri di Filandro.

Con le parole il vinsi,

Ma nol fermai sì che da me fuggendo

Non si togliesse a' lacci, 1155

Ne' quali a.mman a.mman l'aveva stretto.

Ei partì sì veloce

Ch'io non valsi a seguirlo:

Debbo dunque di nuovo

Cercar di lui e, s'egli avvien ch'io 'l trovi, 1160

Non son dalla vittoria

Di questa impresa mia forse lontana.

III Coro Fuggiti, Ortensia, fuggi! Torna addietro,

Per lo tuo meglio, torna!

Ortensia Quell'è forse l'amico di Filandro, 1165

Nemico sì, come più volte ho inteso,

Delle donne cristiane?

III Coro Sì, fuggi, torna addietro!

Aliso (La vo' far arrossire,

Vo' rinfacciarle l'ardimento suo). 1170

III Coro Vattene pure, Ortensia!

Ortensia Io vo' aspettarlo,

Non ho di che temere.

Aliso Ortensia, Dio ti salvi.

Ortensia E te contenti. 1175

Aliso Ditemi, ch'è del nostro

Filandro, quanto tempo

È che voi nol vedeste,

A qual termine son le nozze sue?

Ortensia Io 'l vidi non è molto, 1180

Ma delle nozze sue non so ch'alcuno

Possa aver più contezza

Di te, che se' tenuto di Filandro

Tenerissimo amico, l'alma stessa.

Aliso M'è pure stato detto 1185

Che 'n queste nozze sue

Voi gli avete anche voi

Porto qualche consiglio.

Ortensia Io l'intendo costui: pascere il voglio

Di quell'esca ch'ei brama. 1190

Eh, tu sai bene, Aliso,

Che le povere donne

Han d'uopo a ciascun'ora

Del consiglio d'altrui.

E in che modo vuoi tu ch'una par mia 1195

Possa porger consiglio

A un giovin sì accorto

Com'è Filandro e ch'ha tanti parenti

E tanti amici (uno de' quali, Aliso,

Se' tu, tanto prudente e così saggio) 1200

Che 'l posson consigliare

Perfettamente in ogni suo negozio?

Aliso Tant'è, si crede pure...

Ortensia E che si crede?

Dillo.

Aliso Si crede...

Ortensia Che?

Aliso ...che voi l'abbiate 1205

Consigliato a tal cosa che gli possa

Agevolar la via perché Corinta

Più volentieri il prenda per marito.

Ortensia (Io vo' dissimular d'averlo inteso

E mettermi a vantaggio). Io non son tale 1210

O che sappia o che voglia

Adoprar alcun'arte,

Com'è costume delle male donne,

Per far che donna od uomo

Si muova a amar, con erbe o con incanti, 1215

Forzatamente altrui.

III Coro Costei mi muove a riso,

Con arte così bella

Del suo scaltro pensier la tela ordisce.

Aliso Ortensia, non vogliate 1220

Così sinistramente

Le mie parole intender, ché non bramo

Se non d'onorarvi. Ma, deh, dite:

Non avete voi forse

Consigliato Filandro al mutar fede 1225

Per rendersi benevola Corinta,

Sì ch'ella non recusi

Prenderlo per isposo?

Ortensia (Ben conosciuto avea ch'a questo passo

Giugner tu mi volevi). Io non te 'l niego, 1230

Chiunque così tosto la novella

Te ne sia corso a dar. La fé cristiana

Vuol che prima la morte

S'elegga che si taccia o che s'asconda

La luce del suo ver, massima<men>nte 1235

Se 'l palesato ver gloria è d'Iddio.

Però liberamente io ti confesso

D'averlo consigliato

E 'l riconsiglierei ciascuna volta

Che del consiglio mio sperassi frutto. 1240

Aliso E vi par cosa onesta

Non pur voi ribellar, ma far ogn'opra

Che dalla nostra fede

Si ribellino gli altri?

Or se ciò si scoprisse, 1245

Se la vostra empietà fusse palese,

Quale avreste a schivar supplizio atroce,

Misera, quale scampo?

Ortensia Non è impietà lasciare i falsi dei

Per adorare il vero e far che gli altri 1250

Lo stesso adorin per salute loro.

Aliso Non intendo con voi,

Ortensia, contrastar, ma di consiglio

Sovvenirvi, ammonendo

Che da sì fatta impresa 1255

Ritiriate la man per vostro scampo

E per quel di Filandro,

A cui son tanto amico. E vi spaventi

Il timor della pena che sì dura

S'esercita ognor più sopra i cristiani. 1260

Ortensia Timore alcun di pena

Spaventar non può mai chi in Dio confida,

Né Dio peccando offende.

Aliso Pensate meglio al vostro ben, pensate!

Siete prudente omai, se sète vecchia. 1265

Ortensia E però ch'io son vecchia

Imparato ho dal tempo

A conoscer il bene; e se vorrai

Conoscerlo anche tu, sarò bastante

A mostrartelo in breve. 1270

Aliso Non voglio, Ortensia, ancora

Per così fatto ben precipitarmi,

Sì come al precipizio

Correte voi, seguendo

Un così fatto ben, smarrita e cieca. 1275

(Intanto io ho raccolto da costei

Ch'ella ha, com'io credea, di sacrilegio

Tentato anche Filandro; il vo' trovare

E quell'opra iterar per sua salute

Che consigliero esercitai dianzi). 1280

 

Scena Quarta

Coro di Donne Cristiane e Ortensia

I Coro Ortensia, tu ti sei molto scoperta.

Ortensia La fé si dèe portare in su la lingua

Com'ella s'ha nel cuore,

Né per alcun timore

Asconderla giammai. Figliuole mie, 1285

Per me finito omai

Di questa vita si può dire il die:

Io posso perder poco

Ma guadagnar assai,

Quando l'arido fascio di quest'ossa 1290

Recida il ferro o incenerisca il foco

E ricopra di terra angusta fossa.

 

Scena Quinta

Coro di Donne Cristiane solo

I Coro Donne, che farem noi per dare aiuto

Ad opra così pia?

II Coro A Dio soccorso 1295

Domanderén perché Filandro ceda

Al consiglio d'Ortensia

E Corinta ognor più forte e costante

Per la via del Signor mova le piante.

Però partiam di qui per girne dove, 1300

Non vedute, Iddio sol ci vegga et oda,

In qualch'ascosa catecumba oscura,

Ov'ei più raggi di sue grazie piove.

 

Scena Sesta

Celio Sacerdote e Filandro

Celio Tu hai inteso, Filandro?

Il Ciel ti piove sopra la rugiada, 1305

Le stelle per te corron fortunate,

Ogni cosa t'arride e prepara

Grazia e favore: il Preside, il Senato,

Nobili e plebe ognun ti vuol felice;

E però ti consiglio 1310

A trovar Eufemio

Tu stesso, che trovato

Non ho io sino a ora (e più nol cerco

Sollecitato dal comun negozio),

E queste nozze vostre fermerete, 1315

Già fermate dal pubblico,

Senza altri mezzi e di concordia insieme

Verrete tutti inverso sera al tempio.

Filandro Ma come mi sarebbe

Più facile e più onesto questo ingresso 1320

Per la causa mia con Eufemio,

Se voi, che come padre

Onoro e sacerdote reverisco,

Mi deste mano all'opra.

Celio Volentieri.

Il tuo costume, la tua nobiltade 1325

Concedami del tempo che mi fugge

Questo breve intervallo.

Filandro Anzi brevissimo,

Perch'io veggio Eufemio.

 

Scena Settima

Eufemio, Celio Sacerdote e Filandro

Eufemio Udito che Filandro 1330

Venuto è in qua per altra via con Celio,

Forse fia ch'io 'l ritrovi e seco insieme

Celio medesmo, mentre l'uno e l'altro

Convien pur ch'io ritrovi.

Celio Io vo' incontrarlo 1335

Questi duo passi. Eufemio,

Eufemio, l'allegrezza con la fretta

Della conclusion di queste nozze

Esser ti dovria sprone al lento piede.

Eufemio Cercato di Filandro e di te insieme, 1340

Alzo le mani al Ciel ch'io te rincontro

Che so che cerchi me; ma per Filandro

Speso ho 'l desire e speso ho i passi indarno.

Celio Filandro è qui vicino:

Vedil, ch'a te si dona 1345

Per figliuolo e per servo,

E supplice ti chiede e da te brama

Che Corinta tua figlia a lui sia sposa,

Datagli dal Senato; e del Senato

Parte se' tu medesmo. 1350

Con quanto ardore ei l'ama

Tu 'l sai, tutta sallo, tutta, la cittade.

E fia di lei marito non indegno

S'amor, valore e fede

E grazia e nobiltade 1355

Di premio e guiderdon fanno altrui degno.

Filandro Vero è di Celio nel mio nome il prego,

Ond'è che reverente a te m'inchino,

Nella cui voluntà, nella cui mano

Sta la felicità del mio destino. 1360

Celio Non può 'l buon Eufemio,

Non può, pien di letizia, sciôr parola

E di gioia si sface;

Ma so ben ch'ei gradisce e si compiace,

Ch'ei vuole e ch'ei desia 1365

Che Corinta tua sia.

Eufemio Pur alfin mi si scioglie rannodata

La lingua e d'allegrezza oppresso il cuore

Ormai mi si disserra.

In virtù de' tuoi preghi e del tuo amore 1370

Corinta hai meritata;

E se chi ama col desio fa guerra

A quel ch'egli ama, dirò che l'hai vinta:

Tua sia, tua sia Corinta.

Tua sia Corinta, ché, quantunque udito 1375

Abbia di lei superstizione stolta

Da poter ritardar le voglie sue

Che tu le sia marito,

Non ho però timore

Ch'ogni difficultà non venga sciolta, 1380

Massimamente s'alla mia paterna

Autorità s'aggiugne

Quella di Celio pia sacerdotale

Con la prudente disciplina sua,

Cui cede ognuno e contrastar non vale. 1385

E quell'Argilla sua, di cui m'ha detto

Il consiglio esegrabile il tuo amico

Aliso, avrà gettate in van le reti

Sopra il semplice cuore.

Filandro In lui confido 1390

E 'n voi, saggio Eufemio, ogni mia pace

Contro un timor che dianzi il cor mi scosse,

Parlando meco donna, amica cara

Di casa nostra e tale anche d'Argilla,

E per vari argomenti mi confuse. 1395

Celio Quell'Argilla punir fia cura mia

E qualunque altra il suo fallir secondi,

Ché sacerdote sono: a me s'aspetta

Di punire i sacrilegi. Ma intanto,

Ormai condotta a fine 1400

Opra così bramata,

Tu lodarai gli iddei,

Lietissimo Filandro,

Che t'hanno dato in sorte

(Il che sì raro avviene) 1405

Quel che bramasti e che desiasti bene:

La più gentil donzella,

La più onesta, accorta, saggia e bella

Che Catania ammirasse è già gran tempo.

Lodi gli iddei tua figlia, Eufemio amico, 1410

E tu seco gli loda

Che l'han servata a sposalizio tale.

E di tal sposalizio

Nascan di nuova prole i più bei germi

Che fiorisser giammai per queste rive. 1415

E quelle Grazie dive

Che nutrîr già Filandro pargoletto,

De' pargoletti suoi sian le nutrici;

Filandro, a cui giammai par né simíle

Fanciul non vidi, sì rosato e fresco, 1420

Che lo conobbi pur sin da fanciullo.

Eufemio Ma tu 'l fai vergognar. Tu conoscesti

Filandro sì per tempo?

Celio Egl<i> era appena

Nel settim'anno, il più bel figlioletto, 1425

Dico, che fusse mai, vezzoso, allegro,

Vivo, e la chioma avea sì crespa e bionda

Che contesta parea d'anella d'oro.

Io 'l vedeva venir quasi ogni giorno

Con Olimpia sua madre 1430

Al tempio d'Imeneo: Olimpia, ch'era

Una delle più savie e più modeste

Matrone di Catania.

Eufemio Ell'era tale invero.

Celio E sovra ogn'altra 1435

Religiosa e pia, sì che gli altari

Nostri, le mense sacre

Di libazioni e vittime abbondanti

Sua merced'eran sempre,

E cortese e discreta a' sacerdoti, 1440

Soccorea lor quotidianamente.

Delle simili a lei

Donne non ci son più. Ma bene spero

Che Corinta tua figlia, nell'esempio

De' genitori suoi, de' suo parenti, 1445

Rinnovi nella casa di Filandro

L'antico vanto del divino ossequio.

Eufemio Così piaccia agli iddei.

Celio E però vo' pregarvi,

Eufemio e Filandro, 1450

Che, però che Corinta sia seguace

Dell'orme sante e pie de' suoi consorti,

Voi vogliate adoprar ch'al tempio nostro

Abbia in costume di venir, sì come

Solea già far la madre di Filandro, 1455

Così frequentemente.

Eufemio A questo non voglio io,

Se parte alcuna in ciò mi s'appartiene,

Obbligarmiti, Celio. Ogn'altra cosa

Che sia mia stia 'n tua voglia. Di Corinta 1460

A Filandro il governo io lascio intero.

Egli a suo senno la disponga e regga,

Ché non convien a padre

O madre o altri prossimi parenti,

Poi che concesso han con la nuova sposa 1465

L'arbitrio anche di lei nel suo marito,

Presumere alcun freno

Regger di quella o delle cose sue,

Come fanno sovente

Alcuni troppo providi e curiosi, 1470

Con tal disturbo delle case altrui

Che lor procaccia nimicizia e noia.

Oltre ch'a me non piace

Nel frequentar più l'un che altro tempio

O nell'altre opre di religione 1475

Forzar la voglia altrui, quasi per modo

Di favorire o le persone o 'l luogo.

Però sia la mia figlia

Religiosa; onesta gli iddei sempre

Tema come conviensi; e libertade 1480

Prendasi in questo pur, com'ella vuole

E vuole il suo marito, et io m'acqueto.

Filandro Io nell'esempio suo

Formare intendo tutti i miei consigli.

Celio Voi parlate prudenti, 1485

La soverchia affezion m'ha fatto ardito.

Perdonami, Eufemio e tu Filandro.

Eufemio Io parlo com'uom libero e soggiungo

Con questa occasione,

Mentre la vecchia età scusar mi puote 1490

Di presunzion, ch'i sacerdoti spesso

Fanno sciôr l'altrui lingue alla calunnia

Contro di lor, come che buoni e giusti,

Sol perché troppo vaghi

Son d'onoranza e poco rattenuti 1495

Dall'amicizie. E non per questo intendo,

Spassionato, accusar quei di Bacco

Più che quei di Minerva o quei di Giove

O d'Apollo o di Venere o Saturno.

Celio Orsù, Eufemio, orsù, Filandro sposo, 1500

Vi lascerò per dar simil compenso

Agli altri sposalizi, che son molti,

Quale io l'ho dato a' vostri. E quando l'ora

Mi paia avvicinarsi, il mio pensiero

Sarà farvi avvisati dover voi 1505

Venir al tempio con Corinta vostra.

Però siate in appresto

Con tutto quel che fa mestier per pompa

E per necessità del sacrificio:

Mirre, incensi e liquor, vittime e vasi 1510

Ricchi e degni di voi,

Che restin poi devoti arredi al tempio,

Di sì begli imenei nobil memoria,

E in questo dì voi v'acquistiate gloria

Di pietà non vulgar, mentre partendo 1515

Vi saluto felici e quell'augurio

Che più lieto vi può scender sul crine

Vi prego dalle stelle.

Eufemio Non difforme

A te felicità dispensi il Cielo.

 

Scena Ottava

Eufemio e Filandro

Eufemio Filandro, del contento e della gioia, 1520

Ond'io, come l'hai tu, l'anima ho piena

Per nozze sì bramate,

Ci giovi ragionar con maggior agio.

Or convien ch'io ti lasci

E che tu lasci me, perch'amendue 1525

N'andiam preparatori

Di quel che fa mestieri in tale affare.

Poi ci ritroverem per porvi il fine

Che più degno si deve.

Filandro Io vo.

Eufemio Va' pure. 1530

(Gentil garzon, bel giovane, prudente

Donzel ch'egli è: felice te, Corinta!)

Filandro (Benigno vecchio, saggio senatore,

Discreto padre: io più che padre amarlo

Voglio e servirlo sempre). 1535

 

Scena Nona

Filandro solo

Filandro Giorno per me felice,

Giorno per me sereno! Ora felice,

Che tutti i miei pensier resi ha contenti!

Non sia più chi paventi

Di qual si sia più dura e forte impresa 1540

Non poter pur al fine andarne lieto

Dopo lunga contesa,

Se tal del mio desir l'effetto io mieto.

 

Scena Decima

Filandro e Flavio

Flavio Filandro, io ti rincontro molto lieto:

Ho io d'alcun tuo ben da rallegrarmi? 1545

Filandro Tu non potevi in punto,

Flavio, mio consobrino,

Più propizio incontrarmi

Et al bisogno mio più opportuno.

Le nozze mie si son concluse al fine, 1550

Ned opra di rivali o d'altra avversa

Difficultà potuto ha disturbarle,

Poi che decreto del comun consiglio

L'ha comandate.

Flavio Regio pensiero! 1555

Oh quante belle imprese

E quanti desideri onesti e giusti

Avriano 'l fin felice,

Se la discreta man di chi governa

V'entrasse operatrice! 1560

Filandro E gli sponsali

Si faran fra poche ore.

Flavio Io mi rallegro

Quanto creder tu puoi, ché, tuo congiunto,

Sono e, quel che più vale, intimo amico. 1565

Filandro Flavio, assai ti ringrazio e volentieri

Con gli altri miei consorti

Ti bramerei stasera a questo offizio;

Ma la tua provvidenza

E la tua cortesia 1570

M'avea già nel pensier messo desio

Dell'opra tua.

Flavio E 'n che poss'io servirti?

Filandro Quella domestichezza che tra noi

Sì scambievol s'esercita ofiziosa 1575

Cagion mi porge ch'a far quel ti preghi

Ch'imposto a manco confidente amico

Si stimerebbe offesa.

Flavio Eh, pon da parte

Meco le scuse e di' liberamente. 1580

Filandro Tu cavalcando prenderai 'l cammino,

Flavio, senza tardar, verso la porta

Della città ch'ad oriente guarda;

E se, com'hai costume,

Il passo affretterai, non sarà ancora 1585

Nascoso 'l sol che giunto alla mia villa

Tu sarai certamente.

Quivi tutti chiamando,

Pastori e agricultori,

A ciascuno imporrai per le mie nozze 1590

Dover contribuir di quei proventi

E di quelle delizie, onde più abondi,

Ciascun per sé, la possessione e 'l gregge

Commessa loro; ordinando al castaldo

Che per diversa caccia 1595

E di fiere e d'uccelli egli abbia pronta

In fra tre giorni una copiosa preda.

E fatta a te venir da' nostri campi

Schiera gentil di forosette e ninfe,

Fa' lor saper ch'al dì del mio convito 1600

Di pomi e fiori e fresche erbe odorose

Preparin per la sposa

Una leggiadra e graziosa offerta,

Mentre, sedendo a mensa i convitati,

Ognun festeggia e 'l festeggiar s'accresca 1605

Nel comparir di sì piacevol mostra;

E levate le tavole, le stesse

Ninfe non fiano in fra le nobil danze

Intraposte talora a trar carole

Se non giocoso e dilettoso scherzo. 1610

Flavio Commendo il tuo pensiero e d'eseguirlo

Son più che pronto.

Filandro E intanto,

S'altro sovvien a te che di giocondo

O di magnificenza arrecar possa

La villa mia, tu ne disponi in gioia 1615

E splendidezza delle nozze mie.

Flavio Io vo senza badar.

Filandro Sentimi ancora:

E ritornato poi

Domattina per tempo,

Arbitro tu sarai d'ogn'altro affare 1620

Che questa festa mia possa far lieta,

E balli e canti e giochi

Da te fiano ordinati e tu, ministro,

Di tutte quelle cose

Che fan mestier per metter in assetto 1625

La casa mia farai squisita scelta:

Arredi, fregi, apparati e pitture,

Gli ornamenti di cui per grande intaglio

E per ricchezza d'or, com'oggi è uso,

Non abbian da invidiar le pompe regie; 1630

Ch'io voglio a così cara,

A tanto amata e desiata sposa,

Il dì ch'a far di sé lieto il mio albergo

Debbe venire, il più nobil convito

E la più bella e la più allegra festa 1635

Preparar ch'è gran tempo

Ch'una simil Catania non ne vide.

Flavio Lodo la moderanza,

Ché non tutto convien quel che si puote

(Né anche a chi 'l puote ed è più grande) 1640

Fare spendendo. L'adornar la casa

Nel tempo delle nozze è cosa onesta

E dovuta per certo e dopo molte

Giuste cagion di farlo, una ne sforza:

Che le donne parenti della sposa 1645

E l'altre che venisser curiose

A visitarla, penerebber poco

A dirle che tu fussi

Uno sposo all'antica,

Un misero, un dappoco, un uom mendico; 1650

Alla sua nobiltade, alla tua propria

Doversi splendidezza,

Stimolandola a farti far forzato

Quel che spontaneamente non facesti,

Sì ch'ella a.ppoco a.ppoco 1655

Prendesse poi di te dominio intero;

Come si veggion fare

Le donne d'oggi dì, mentre i mariti

Chiuggono gli occhi e si lasciano a loro

Come ciechi guidare e come ciechi 1660

Spesso con esso lor vanno in rovina.

Filandro Flavio, tu mi fai rider.

Flavio Ridi pure:

Egli è me' rider or che pianger poi.

Dico che 'l farsi onor tempo di nozze

Cosa è lodevol; schivare il soverchio 1665

È necessaria.

Filandro Tu di' saggiamente.

Ma non si tardi più, perché la notte

Non ti sovraggiugnesse

Innanzi che lassù tu fussi giunto.

E scusami, ti prego, 1670

Che sì ti son molesto.

Flavio Io ti ringrazio

Di questa confidenza e non dimoro.

 

Scena Undicesima

Coro di Donne Cristiane

I Coro Non so qual, non so come e non so donde

Spirito mi dicesse, orando fissa, 1675

Immobil della mente e dello sguardo

All'imagine affissa

Di Cristo Redentor: - Spera pur, donna,

E sperin teco pur le tue compagne,

Ch'a' preghi, alle lusinghe, alle minacce 1680

Dello sposo e del padre

Sarà sempre Corinta una colonna

Di bronzo e di diamante. -

E però sino al fine io vo' sperare

Che queste nozze sue 1685

Si sian per annullare,

O che Filandro amante

Seco si renda servo di Giesue.

II Coro Ma chi è quel ch'a noi vien sì veloce?

III Coro Egli è un giovanetto, iniziato 1690

Nel tempio d'Imeneo, che serve a Celio.

 

Scena Dodicesima

Coro di Donne Cristiane e Iniziato nel Tempio d'Imeneo

Iniziato Forse che 'n queste nozze,

S'io ne mostro allegrezza ad Eufemio,

Anch'io goder potrei: di qualche dono

Forse il buon vecchio mi sarà cortese. 1695

Questa è la casa d'Eufemio, padre

Di Corinta, la sposa,

Donne, o quell'altra là? Dite di grazia.

I Coro Nessuna gliela insegni.

Iniziato Io domandava, donne, 1700

Qual di queste qui 'ntorno era la casa

D'Eufemio senatore, di quel vecchio

Padre di quella bella giovanetta,

Che certo non può esser che non sia

Conosciuta da voi, detta Corinta, 1705

Di quella che ne porta sì gran vanto

D'onestà, di modestia e di prudenza.

Qual è ella, il sapete?

I Coro Io nol so.

III Coro Né manco io.

II Coro Et io quinci l'albergo ho sì lontano 1710

Ch'alcuna conoscenza

Non ho di queste case,

Né di chi dentro v'abiti; e mi pare

Talora aver udito

Nominar quest'Eufemio e credo certo 1715

Ch'assai lontan di qui, vicino al foro

Egli stia di Lisandro.

Iniziato No, tu l'erri.

Io so ch'una di queste è la sua casa:

Anzi ell'è quella, ora la riconosco

Benissimo, e la porta io veggo aperta. 1720

Rimanete con Dio, donne cortesi.

II Coro Io 'l volevo inviare in altra parte

Per divertirlo e per por tempo in mezzo

E ritardar qualche conclusione,

Che nella cura di costui riposta 1725

Forse, certo non fia se non spiacente.

 

Scena Tredicesima

Coro di Donne Cristiane, Iniziato e Eufemio

Eufemio Io la feci tacere.

Parve ch'ella si desse al fin per vinta

Dalle valide e forti mie ragioni

Congiunte alle minacce; 1730

Ma quell'Argilla sua, se l'altre donne

Non eran preste al suo refugio, forse

Portata avria per le mie man la pena

Di ch'ell'è degna. Io credo al mio ritorno

Non la trovare in casa; e credo ancora 1735

Ch'ella non sia mai più di tanto ardire

Ch'ella s'appressi all'orme di Corinta.

I Coro Ecco ch'ei lo rincontra,

Sceso appunto la porta.

Iniziato Signore, io vengo a voi: Celio mi manda 1740

Perch'io v'affretti a venir tosto al tempio

Con la vostra figliuola e con Filandro.

Eufemio E perché, se fu dianzi stabilito

Che noi fussimo al tempio in ver la sera?

Iniziato Perché, sparsa la voce 1745

Di questa cirimonia sì solenne

Di tante par di nozze, popol molto

Concorrervi si vede,

E prima che la calca più s'ingrossi

Ei crede che sia ben spedir quest'opra 1750

Ad ischivar tumulto,

Et altri miei compagni

Divisamente ha qua e là mandati

A chiamar gli altri che per l'altre nozze

V'eran già destinati. 1755

Eufemio Prudente avvedimento:

Onde tornando a lui dir li potrai

Che, tosto che raccolti

Io abbia i miei più prossimi parenti,

Verrò subitamente. E questa fretta 1760

Mi sarà sprone a doverli ir cercando

Più sollecitamente.

Iniziato Ma fra tanto

Piácevi che per voi cerchi Filandro,

Perch'ei ne venga a voi?

Eufemio Deh, sì, figliuolo. 1765

Iniziato Volete voi ch'io parta

Senza ch'io possa a Celio mostrar segno

D'avervi fatta l'ambasciata sua?

Eufemio Che vuoi tu dir, che segno?

Iniziato Or non volete voi che 'n queste nozze 1770

Dell'allegrezza vostra

Sia partecipe anch'io?

Eufemio Ben sai, t'intendo.

(Oh come sono arditi

Costoro in domandar!) La fretta mia 1775

Non mi permette ch'io ritorni in casa;

Ma tu sei per vedermi

Innanzi sera al tempio;

E verrò preparato, acciò tu goda

Col sodalizio tuo de' miei contenti. 1780

Iniziato Et io di caldi preghi

Per la felicità di queste nozze

L'orecchie ferirò del nostro dio.

Eufemio Questa tua grata offerta io non recuso:

Non mancar d'adempirlo, figliuol mio. 1785

Iniziato II E non volete voi ch'anch'io con lui

Della cortesia vostra

Possa far qualche mostra,

E proferir di voi gran lodi altrui?

 

Scena Quattordicesima

Coro di Donne Cristiane

II Coro Signor, che su dal bel seggio di stelle 1790

Vedi de' peregrin di questa vita

Le vie diverse e quale

Ne scorge al bene o ne conduce al male,

Deh, non resti smarrita,

In sì dubbioso varco, 1795

Corinta tua fuor del sentier verace.

La luminosa face

Del tuo Divino Spirto a lei precorra,

Tua man la regga e tua pietà soccorra.

 

Scena Quindicesima

Coro di Donne Cristiane e Coro di Sacerdoti d'Imeneo

I Coro di Sacerdoti Come voluto ha 'l caso, 1800

Venuti a rincontrarci

Qua nel medesmo luogo

Donde noi ci partimmo apportatori,

Ciascun per sé, di nuzial novelle,

Vi posso dir che la novella mia 1805

Che portava le nozze d'Agatone

Con Teronilla è stata impresa vana,

Perch'Agatone, inteso

Del Senato il decreto,

Agaton, che promessa aver la fede 1810

Si trova appunto ieri

Per nodo marital d'altra donzella

(Bench'ei prendesse questa volentieri),

Suo fato maledì, ma giurò prima

Voler morir che stringersi giammai 1815

Con altra che con quella.

II Coro di Sacerdoti Una simil fortuna

Corsa ha l'opera mia, perché Clorinda

Cartaginese, il cuore,

Che fatta prigioniera 1820

Non la seguì ma prigionier d'amore

In Affrica restò, di là non toglie,

Né consente severa

Di sicilian marito farsi moglie.

III Coro di Sacerd. Non controversi e non ritrosi i cuori 1825

Di due nobili isposi

Cui messaggier n'andai trovati ho io,

Ma ben tra' lor parenti

Un intestino sdegno, un ardor rio,

Che presumer d'estinguerlo e placarlo 1830

È un volere il freno imporre a' venti.

IIII Coro di Sacerd. Ben voglio io dir che 'l Cielo

E 'l suo alto senato oggi contrasti

A tutto quel che dal Senato nostro

Quaggiù s'è stabilito. 1835

Io vo per ritrovar Cleante sposo

(Tale è 'l nome di lui cui messaggiero

Mi stabilì lo scritto) e nol ritrovo,

Et odo dire o ch'ei presa ha la fuga

O che nascoso ei s'è, ché spaventato 1840

Dalla superbia ch'egli ha intesa in Delia,

Destinatali sposa,

Nel soverchio dispendio e ne le pompe

Teme il flagel della rovina propria.

Onde, inconcluso di mia opra il fine, 1845

Torno inofizioso.

V Coro di Sacerdoti Io, confermando

La tua sentenza, anch'io

Attribuisco al Cielo

La nullità di quel che fe' il Senato, 1850

Mentre, pur messaggiero

D'ambasciata simíl, vana ho trovata

L'obbedienza in Cherisia, eletta

Per moglie di Lucrezio, che, giurata

Celatamente fede alla Dea Vesta, 1855

Vergine viver vuol, sacrata a lei,

Aborrendo le nozze,

Odiando gli imenei.

I Coro di Sacerdoti Dunque credasi pur ch'ogn'altra legge

Stampar si può, da chi n'ha in man l'arbitrio, 1860

Stabile e salda sì, donde sottrarsi

Altri non possa mai; ma non presuma

Civil decreto in annodar i cuori

Per vincolo di nozze, non tentato

Prima il voler che dèe restarne avvinto: 1865

Mal s'innestan le viti con gli allori;

Volontario Imeneo, ma non forzato,

Cede al suo nodo et ilare è dipinto.

 

Scena Sedicesima

Coro di Donne Cristiane

I Coro Sempre sperai, et a ben mille segni

Fatta ne sono esperta, 1870

Ch'a ciascun'ora la bontà d'Iddio

A' desir nostri in lui fedeli arrida;

Ma oggi vie più certa

Lo sperarlo mi giova,

Se de' decreti pubblici vegg'io, 1875

Idolatri e infedel, falsa ogni prova.

 

Scena Diciassettesima

Coro di Donne Cristiane e Egidia

Coro Vedete come frettolosa torna

Egidia nostra. Egidia,

Più di te fortunate

Fummo noi dianzi in ritrovar Argilla; 1880

E pietose di lei la consigliammo

Contro all'opra maligna

Di quell'Aliso ch'i ragionamenti

D'Argilla e di Corinta avea sentiti.

Egidia Pur l'ho trovata anch'io; ma l'ho trovata... 1885

Coro Perché sospesa si rattien la lingua?

Che novelle ci porti?

Egidia Trovai Argilla e seco anche Corinta.

Coro E dove: in casa o fuori?

Che 'n casa sua sappiam ch'ella rimase, 1890

Pregata da Corinta. Or che novelle

Ci porti, dico?

Egidia Buone,

Buone rispetto al fin; ma non già buone

Riguardando al periglio ove Corinta

Può con Argilla incorrere e pensando 1895

Di quanto affanno altrui e proprio loro

Esser potrebbe lor soverchio ardire.

Coro E qual ardir è questo?

Egidia Fuggite elle si sono. Io l'ho vedute

Et ho parlato lor senza aver forza 1900

Né per preghi o ragioni

Di rattenerle e far tornarle indietro.

I Coro Come fuggite e dove?

Egidia Ascolterete.

Io, cercando d'Argilla, 1905

Mi rigirava intorno

La casa d'Eufemio

Da quella parte ove 'l giardin risponde,

Su la via più solinga ivi attendendo

S'ella per avventura vi giugnesse 1910

Per andar da Corinta,

Quando io vidi in un tratto

La porta del giardino

Aprire e riserrar subitamente,

Uscendone due donne, 1915

Che l'una io ben conobbi esser Argilla;

L'altra ch'era Corinta

Discerner non potei così improvviso

Per l'abito diverso

Di ch'ella s'era tutta travestita, 1920

Ch'era da peregrina e forestiera.

II Coro Udite qual principio!

Egidia Ma poi che verso Argilla

Mi feci avanti e vidi esser Corinta

La sua compagna e simular sembianti, 1925

Forte maravigliando,

Dissi: - Dove n'andate,

Voi, così sole e che vestire è questo? -

Corinta al mio parlar cenno mi fece

Ch'io dovessi tacere. Argilla intanto 1930

Presami per un lembo della veste,

Mi condusser colà verso la porta

Della città ch'ad Etna ne incammina

E mi narrar per via

Com'avendo Eufemio 1935

Detto a Corinta che poche ore appresso

Dovesse esser in punto

Per girne seco al tempio d'Imeneo,

Dove Filandro anch'egli

Sarebbe, per giurarsi in fra di loro 1940

Lo sposalizio che concluso s'era,

Ella con molte scuse repugnando

Avea primieramente

Negatoli il consenso; indi pregata,

Lusingata, forzata, minacciata, 1945

Fingendo d'acquetarsi persuasa,

Allor che Eufemio il padre,

Da lei partito, s'era in altra parte

Del palazzo ritratto alle sue stanze,

Con la sua Argilla eletta avea la fuga, 1950

Non volendo Filandro

Ned alcun altro per marito mai

Che cristiano non fusse.

I Coro Santo pensiero e generoso ardire!

Ma dove, così sole, 1955

Senza riguardo alcuno in qual periglio

Il loro onor, la lor riputazione

Entrava incauto, avean rivolto il piede?

Egidia Domandatele anch'io

Di ciò, contrariando, e molte volte 1960

Riprese et avvertite, ebbi in risposta

Ch'ad un vicin sobborgo, ov'ha Corinta

Una sua vecchia zia,

Di quel luogo signora, et è cristiana

Celatamente anch'ella, 1965

Intendevan d'andar per dimorarvi

Tanto o che 'l padre Eufemio si compiaccia

Ch'ella senza sposarsi

Viva sempre pulzella o che, se sposo

Ei le destina, battezzato ei sia. 1970

Io contestando sempre al loro ardire

Et esponendo i mali

Che sovrastavan lor, ferme e costanti

Ognor le trovai più, dicendo sempre

Corinta che 'l Signore, in cui s'affida, 1975

Tolta l'avria d'ogni infortunio avverso

E che chi lui servire era disposto

Non temer mali e non curar perigli

Doveva, e padre e madre abbandonare

E consorte lasciare, 1980

E che per lo miglior questo eleggeva.

II Coro O prudente fanciulla,

O spirito celeste,

O angelo divino in terra sceso!

Egidia Io non potea per tenerezza il pianto 1985

Tener a freno, vedendo

In una giovinetta

Per la fé di Giesù tanto coraggio;

Né contraddire affatto al fin sapea

A sì pio e magnanimo consiglio, 1990

Quand'ella m'ebbe imposto

Ch'a veruna persona io non dovessi

Dir questa fuga sua, ché perseguita

E, raggiunta da' suoi, non fusse a forza,

Prima che giunta al destinato loco, 1995

Al padre ricondotta; e con Argilla

Rapida a me si tolse. Io 'l dico a voi

Cui dirlo mi conviene; a ciascun altro

Fia quanto ho visto et ho sentito ignoto.

 

Coro

Io non saprei più fida e più sicura 2000

Scorta invocar di te, subblime Stella,

Ch'allumi e terra e Ciel, Vergine pura,

Che la santa donzella

Nel voluntario esiglio

Possa trar di periglio, 2005

Mentre fuggendo alla salute corre

E i ribelli d'Iddio seguire aborre.

Tu de' chiari, divini raggi tuoi

Spiega la luce e splendi ai passi suoi.

Se tu le mostri del cammin la via, 2010

Se innanzi all'orme sue tu gli apri il calle,

Che quel del Cielo apristi a noi, Maria,

Non di selvosa valle,

Non d'orrido deserto

Per cammino aspro ed erto 2015

Col piede stanco ha da temer l'affanno,

Né d'oltraggiosa man rapina o danno.

Tu de' chiari, divini raggi tuoi

Spiega la luce e splendi ai passi suoi.

Per questa atra del mondo infausta selva, 2020

Ov'erran ciechi sì gli egri mortali,

Preda infelice or d'una or d'altra belva,

Di miserie e di mali,

Solo ne sei tu scampo.

Tu col celeste lampo 2025

Gli orror ne sgombri, onde si mira 'l cielo,

E discacci de' cuor le nebbie e 'l gielo.

Tu de' chiari, divini raggi tuoi

Spiega la luce e splendi ai passi suoi.

Perduto fra gli scogli e le tempeste 2030

Per te s'affida il pavido nocchiero;

Smarrito il peregrin per le foreste

Per te trova 'l sentiero;

Tu degli sconsolati,

Tu degli sconsigliati 2035

Conforto e pace, consiglio et aita;

E tu degli egri sei salute e vita.

Tu de' chiari, divini raggi tuoi

Spiega la luce e splendi ai passi suoi.

 

Il fine dell' Atto Terzo

 

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Ultimo Aggiornamento: 17/07/05 21.20.41