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Biblioteca Telematica |
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CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA |
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Rappresentazione |
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Michelangelo Buonarroti il Giovane |
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[SCENA PRIMA] [SCENA SECONDA] [SCENA TERZA][SCENA QUARTA] [SCENA QUINTA] [SCENA SESTA] [SCENA SETTIMA] [FINE ATTO SECONDO] |
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ATTO SECONDO
Coro di Donne Cristiane I Coro Per che sicuro più, più certo sia Il ritrovare e avvertire Argilla Del teso laccio del crudele Aliso, S'Egidia ha quella strada Presa a cercarla, or prendiam questa noi, 430 Care compagne, e non istiam più a bada.
Celio Sacerdote e suo Coro di Sacerdoti d'Imeneo Celio Vo' che noto vi sia, sacri ministri E saggi sacerdoti, Che col comando mio servite meco Al tempio d'Imeneo, che 'l giorno esterno, 435 Tenutosi consiglio dal Senato, Che vinti e che conclusi Tre decreti vi fûro, e fûr gli stessi Che pur vinti e conclusi a' dì passati Fûro in ogn'altra terra di Sicilia, 440 Giovevoli e salubri A tutta la Provincia, poiché tutti Tendono al far cader la temeraria Setta cristiana, che tant'oltre agogna Dispregiando le leggi e i sommi Dei. 445 L'uno fu senza dar luogo a dimora Dover mandarsi ambasciadori a Roma, Onde lo Imperatore, onde 'l Senato Roman provvegga con alcun decreto La salute e 'l rimedio a' nostri mali. 450 L'ambasciador per noi Sulpizio Flacco Eletto fu e subito spedito Per esser quanto prima in Agrigento, Dove l'attendon gli altri ambasciadori Dell'altre terre, e tutti ivi imbarcarsi 455 Debbono insieme. L'altro ordinamento, Conforme a quel che l'altre terre han fatto, Fu dovere agli iddei di nuovi templi E di sacre magioni alzarsi voti, Che, più prossimi al Cielo, abbiano il Cielo 460 Più propizio ed amico a destruzione Di cotal setta; et architetto illustre, Pur dianzi inverso d'Etna il cammin preso, Alle radici sue dèe sceglier loco Per ch'a Vulcano un tempio alto s'estolla, 465 Dove per sacrifici et obblazioni Continue si studi averlo grato Raffrenator de' temerari incendi, Che prorompon sì spesso a' nostri danni. Un simile ingegnero alla marina 470 Colà poco distante, ove superbo Più ne danneggia il mar le rive e i campi, Per un altro edificio onde s'onori Nettuno, ito è pur oggi. Quel che terzo Stabilimento fu, comanda e vuole 475 Che quinci innanzi nodo nuziale Strigner non si conceda, Non interposto prima il giuramento Dall'un e l'altro sposo, Che sempre ch'avvenga che figlio o figlia, 480 Ch'è per nascer di loro, Ribellato agli iddei cristian si renda, Essi medesmi sposi, padre e madre, S'offeriran severi accusatori, Per soggiacere affetti a quella pena 485 Ch'a' medesimi rei la legge impone. Coro di Sacerdoti Lodevol provvidenza. Celio E per dar forza a tal stabilimento Col porlo tosto in uso, il pio Senato Varie e diverse nozze ha già contratte, 490 Grande con grande et umil con umíle, Che tutti han da giurarsi osservatori Della fermata legge. Coro di Sacerdoti Questo fia 'l vero modo d'estirparla Questa essecrabil gente. 495 Celio Ma però che l'esempio de' maggiori Rende più pronta l'osservanza agli altri, Tra le più chiare stirpi, Ch'han dagli antichi regi e gran signori Che in Sicilia imperâro 500 La discendenza, han fatta eguale scelta Di donzelle e donzelli, e quelle unite Col dolce vincol di marito e moglie. E al giovane Agatone, La cui prosapia da Gelone ha 'l fonte, 505 Siracusio tiranno, e qui dimora Esiliato, han stabilito in donna Dar Teronilla, da Teron discesa. Regio seme Clorinda, prigioniera Cartaginese posta in libertade, 510 Fan sposa di Sofronio, Di Trasibulo antico regio seme. E di simil legnaggi Altri molti vi son, che qui descritti In questa carta leggerete e presti, 515 Distributivamente, N'anderete a trovare o padri o madri Delle novelle spose e visitando Gli sposi stessi narrerete loro L'arbitrio del Senato. Io di Filandro 520 Cercherò, che congiunto Providissimamente hanno a Corinta, Tanto amata da lui, Tante volte creduta E tante volte detta 525 (Ma invano) esser sua sposa. Né lascerò di ritrovar Eufemio, Padre di lei, per rallegrarmi seco Di tanto parentado e così eguale Per nobiltà di sangue; e tu lo sai 530 Più d'ogn'altro, Milesio, a cui la storia Sì di Sicilia è nota. Milesio So che l'origin d'Eufemio scende Dal saggio e pio della sua patria padre Principe Marco, che fra tanti e tanti 535 Tiranni, onde Catania e Siracusa E tutto il regno di Sicilia giacque, Solo amico di pace, amico insieme Al forte duce, al buon Timoleone, Che venne di Corinto al nostro scampo, 540 Seguì felicemente i suoi vessilli E, di signor corinzio amico fido E partigian fedele, Di titolo Corinzio ornò 'l cognome, Onde Marco Corinzio ei poi fu detto, 545 Corinta la sua stirpe. E d'altra parte So la famiglia pia de' Famulati, Onde nasce Filandro, E che già Siracusa Ebbe per patria et or Catania onora. 550 Discendon da Caglimene, il cui senno Degno il rendeo sovra i più degni e grandi D'esser primiero, al grande officio posto Ch'al sommo Giove e a' suoi felici altari Fu instituito, Famulato detto, 555 Allor ch'a i Siracusii ei pose il freno. Celio Dunque è ragion che tai persone illustri, Eufemio e Filandro, io stesso cerchi; Cura de' nostri iniziati e servi Fia poi girne avvisando 560 Sposi altri e spose men degni e vulgari, Acciò che questa sera, Com'è voler pur del Senato stesso, Ciascuno al tempio nostro d'Imeneo Per la celebrazion degli sponsali 565 Si appresenti devoto. A Coro Obbedienti a te, fidi al Senato, Del ben pubblico amici e d'Imeneo Servi e ministri, affretterem quest'opra, Che poi lieta e felice adempia il Cielo. 570
Coro di Donne Cristiane e Argilla I Coro Poi che non t'ha incontrata Egidia nostra Ti direm noi medesme la cagione Onde a te la inviammo, Che fu per farti noto Quel che tessendo va malignamente 575 Contro di te Aliso, che, nascoso, Ogni ragionamento Udì, che dianzi avesti con Corinta, E partì poscia a ritrovar Eufemio Per dirli che, se queste 580 Nozze, che di sua figlia e di Filandro Si sa che tanto tempo stanno in forse, Alcun disturbo o controversia nasce, Si debbe attribuire a colpa tua, Perché tu n'abbia poi non leggier pena. 585 Da questo avvertimento, Che pietade et amor ci mosse a farti, Provvedi, Argilla, tu per tua salute. Argilla Grazie io vi rendo, donne, e del consiglio Cortese io prenderò sol quella parte 590 Che salvar mi potrà, senza ch'io scemi Nulla di quell'onor ch'a Dio conviensi O ponga la bell'opra in abbandono, Che presa io ho di sostener Corinta Nella cristiana fé sino alla morte. 595 Però vi lascio e verso lei m'invio, Ch'io veggo esser discesa e là m'attende. II Coro Deh, com'egli è pur vero Che l'alte imprese e gloriose ognora Nelle difficultà crescono ardire! 600
Coro di Donne Cristiane, Argilla, Corinta Corinta Ogni volta ch'a me venir ti miro Forza è ch'io scenda, Argilla, a rincontrarti, Per la grande affezion ch'a te mi sprona, Quaggiù sin sulla soglia; questa volta Quasi precipitandomi son corsa, 605 Poi che dalla finestra ora ti vidi, Per udir qual risposta Da te mi venga. Trovasti Ortensia? Argilla Non era cento passi ancor lontana Dal tuo palazzo, poi ch'io ti lasciai, 610 Ch'io l'ebbi rincontrata; Et a lei tutto esposi Quanto fra noi fu dianzi risoluto, Pregandola a por mano in questa impresa Per amor tuo, per carità, per gloria 615 Del grande Dio. Corinta Et ella che rispose? Argilla Consentì volentieri E disse che poteva con Filandro Parlar liberamente e l'avria fatto 620 Allor allor, massimamente ch'ella Senza lo stimol tuo, spontaneamente, Si sentiva spronare a far ogn'opra Di tôrlo d'adorar gli idoli falsi E darlo al nostro Dio, 625 E che già combattuto Avea due e tre volte il suo volere, Come sai ch'oggi io ti dicea, Corinta. Noi n'udirem da lei risposta, Iddio pregando in tanto 630 Per l'effetto conforme al desir nostro; E s'ei non fia conforme, loderemo D'Iddio la Provvidenza che non erra. Corinta E così far conviensi; a Lui consacro Ogni mio desiderio, ogni mio fine. 635 II Coro O prudente donzella, che conosce Ch'ogni nostro desio, Ogni pensier mortale Non ha quete giammai se non in Dio! Argilla Poi ch'altro non mi resta 640 Teco da ragionar, Corinta, io parto Salutandoti lieta, Per ritrovarti allor ch'Ortensia fatto Abbia in servizio tuo quant'ha promesso, Che fia stasera io credo o domattina. 645 Corinta Tu rimarrai, dappoi che l'ora è tarda, A riposarti e confortarti meco; Poi gir te ne potrai subitamente. Argilla Io ti ringrazio. Addio, Corinta. Corinta Io voglio Che tu rimanga certo. 650 Argilla Eh, no, Corinta. Corinta Ve' s'ell'è ostinata! Tutte le cose desiate e care Sempre si fan bramare. Deh, cara Argilla mia, riman da me, 655 Riman di grazia, Argilla, Ch'io mi resto qui sola e se non sola, Sola per ch'io non ho con chi sfogarmi, In questo mio pensiero, Almen d'una parola. Argilla Tu mi vinci, 660 Ecco ch'io pur rimango. Corinta Tu m'hai dato un contento, Argilla, singular, che, benché sempre Che tu ti stai da me mi sia diletto Non ordinario, or par ch'io ne riceva 665 Consolazione assai più dell'usato. Ma ritirianci ormai dentro la porta, Ch'essendo qui discesa Tratta dal mio desio, fa ch'io non scorga Ch'è mal costume qui molto tardare. 670
Coro di Donne Cristiane5 III Coro Ell'è sì graziosa, Dolce et affettuosa Ch'ella trae sempre ognuno al suo volere. Ma piaccia a Dio che questa Cortese violenza 675 Non nuoca all'una e all'altra Per quel ch'udito e visto s'è da noi.
Filandro, Ortensia e Coro di Donne Cristiane Ortensia Io vo' ben dir, Filandro, Ch'e' sia venuto 'l tempo Che quando eri fanciul tu mi dicevi 680 Non esser per venir, né che sarebbe Stato possibil mai che tu m'avessi Dimenticata e le carezze mie T'uscissero di mente. Filandro Io non t'intendo 685 E non conosco ancora Dove con le perplesse tue parole Tu ti voglia arrivare. Ortensia Basta, basta, Filandro. Possono anche le donne 690 Porger qualche consiglio e qualch'aiuto Agli uomini talora. Anzi, senza le donne Non si posson sapere Le virtù e i difetti 695 E l'altre qualità delle fanciulle Che s'hanno a maritare; E bene spesso avviene Che tal, per non scoprirsi a qualche donna Parente o cognoscente, 700 Si getti spesso via E s'appigli a tal esca Che gli è po' amara tutta la sua vita. Filandro Orsù, orsù, Ortensia, T'ho benissimo intesa. Tu ti pensi 705 Forse che le mie nozze con Corinta Si sian concluse o sì vicine a questo, Ch'io ti sia contumace Non te 'l dicendo. Avresti ben ragione Di dolerti di me se fusse vero, 710 Ma, come ch'in me viva ognor desio, E viva anche nel padre di Corinta, E par che viva pure anche in lei stessa, Ch'ella sposa mia sia, non s'è pertanto Stretto alcun nodo ond'io la possa dire 715 Mia sposa veramente. Ortensia Io non vorrei, Filandro, Però che tu prendessi in mala parte Questo mio favellare. Poss'io teco burlare? 720 Poss'io prendermi teco un po' di gioco? Ma tra la burla e 'l gioco Sappi pur che non è persona alcuna Ch'abbia maggior contento Di quel che s'abbia Ortensia 725 Del tuo contento. Io più d'ogni altra ho caro Che Corinta sia tua E che tu abbia quella Che tu cotanto amasti E cotanto bramasti 730 E sì ti parve bella. Filandro Io ti ringrazio, Ortensia e prego il Cielo Che ti renda per me quella mercede Ond'a tua gran bontade io son tenuto. Sì com'anche lo prego 735 Che la vita tranquilla Che tu mi brami con Corinta mia (S'avvien ch'ella sia mia, sì com'io spero) Veramente sia tale, perch'in questo Ho sol difficultà, com'hanno ancora 740 Gli amici miei, dappoi ch'ella s'è volta Alla fede cristiana, Tanto alla nostra fede Diversa, anzi contraria, anzi nemica. Ortensia Tu hai certo cagion da temer molto 745 D'essere poco concordi, tu di' 'l vero. III Coro Con che destrezza e con che gentilezza Ella si sa introdurre all'opra sua! Ortensia Perché, benché l'amore Che tu porti a Corinta 750 Ti faccia ossequioso E pronto alla sua voglia, E che per questo anch'ella Ti debba sempre amare E sempre alla tua voglia 755 Rendersi ossequiosa, Non potrà non di meno Questa diversità tra voi di fede Non esserti molesta Di giorno in giorno più, s'ella sta ferma 760 Nel proposito suo, com'io so certo Ch'ella fia per istare, Però ch'io la conosco Di mente e d'intelletto assai costante. III Coro Vedete per che strade ella il conduce 765 A dar nel laccio santo. Filandro Tu m'accresci il timore, et il timore Conturba ogni mia pace; Ché, ben ch'oggi ad Aliso, Che mi disconsigliava 770 Per simile ragion da queste nozze, Io mi facessi forte, Sperando che Corinta, Fatta mia sposa, al mio voler si fosse Rimossa agevolmente 775 Da sì fatto pensiero, ora incomincio Dal tuo parlare a dubitar non poco. Però tu mi consiglia E che modo e che via Io dovessi tener perch'ella debba 780 Ritirarsi da ciò. Ortensia Non lo sperare, Ch'ella nol farà mai. Vatti pur preparando A non aver con lei tutti i contenti Come gli altri mariti 785 Non gli sogliono aver con le lor mogli. III Coro Non ho mai conosciuta La più accorta donna. Filandro Non c'è nessun rimedio? Ortensia Io credo pochi. 790 Filandro E quai son questi pochi? Ortensia Io credo un solo, Ma tu nol prenderesti. Filandro E qual? Di' pure: io 'l prenderei per certo, Perch'io desio di viver con Corinta, 795 S'ella mi si fa sposa, Per qualunque maniera sempre in pace. Però, deh, dimmi, Ortensia, Qual sia questo rimedio. Ortensia Io nol vo' dir: so che nol prenderesti. 800 Filandro Dillo di grazia, io te ne prego, Ortensia. III Coro Ella si fa pregare E si strugge di dirlo. Saper dissimulare E 'l suo desir coprire è gran vantaggio. 805 Ortensia Io lo dirò, poiché tu vuoi, ma indarno Io so ch'io lo dirò. Dimmi, Filandro, Poi che Corinta sì ferventemente S'è fissa nel pensier d'esser cristiana E da questa cagione 810 Può resultar tra voi poca concordia, Perché ciò non avvenga, che sarebbe, S'ella recusa d'adorar gli iddei, S'anche tu 'l recusassi E quel Dio adorassi ch'ella adora? 815 III Coro Iddio provvegga, ella gliel'ha pur detto! Filandro Ohimè, che di' tu? Sta' cheta, Ortensia! Hai tu perduto il senno? Che sacrilegio è 'l tuo? Se tu fussi sentita 820 Guai pure alla tua vita! Ortensia Ben ti diss'io che 'ndarno Io t'avrei consigliato. Ma se l'ami da vero, Se 'l viver seco in pace t'è sì caro, 825 Questo fia 'l miglior modo e modo solo. Filandro Non avrei mai creduto, Non avrei mai pensato che consiglio Da donna così saggia E tenuta sì pia, mi si porgesse 830 D'una sì fatta sorte. Ora conosco A che fin tante volte, Con perplesse parole, Con ironici motti, A ragionar di questa fé cristiana 835 Mi introducevi! Orsù, quell'eran reti Tutte per questa preda. Ortensia Ell'eran certo. Convien ch'io mi ti scopra. Ti ho tentato più volte, or pongo mano 840 All'armi contro a te, per tua salute, Liberamente. Filandro Taci, Ortensia, deh, taci! E non porre in periglio D'un'estrema rovina 845 Te stessa e me, che tanto mostri amare. Ortensia E perch'io t'amo, però ti procuro Il colmo d'ogni bene e vo' sottrarti Da quella falsa fede ove i parenti Nostri (miseri lor!) sì ciechi erraro. 850 Filandro Cieca errerai pur tu, semplice donna. Se' tu sì stolta, Ortensia, che tu voglia Ch'io lasci il sommo Giove altitonante, Possente, onnipotente, Giuno chiara e lucente, 855 Saturno minacciante, Marte, il dio furibondo, E Mercurio ch'al mondo Senno infonde e tesori? Vuoi ch'io lasci gli Amori 860 Con l'alma madre, Vener graziosa, E 'l dio che l'universo fa sereno, Cinzia del bianco seno, Teti del piè d'argento? Cent'altri iddei e cento, 865 Vuo' tu ch'io lasci per seguir quest'uno, Che non pur Dio non sembra, Ma né uom si conosce Se non misero e vile, Se la vita ch'ei tenne 870 Fu sempre così umíle, La morte ch'ei sostenne Sì indegna, sì infelice? Ortensia Nella fede cristiana La prima e più sicura 875 E più ferma radice, Più saldo fondamento è l'umiltade E 'l disprezzo di sé. Ma l'umiltade E 'l disprezzo di sé l'opere sono Dell'alme più eccelse e più subblimi. 880 Chi sa patir gli affanni E tollerar l'offese Aspira a grandi imprese. Onde non dèe parerti Impossibil che Dio, 885 Ch'è sol Somma Bontade E Somma Caritade, Per insegnar a noi Virtù sì singulare Si voglia umiliare. 890 Anzi dicono i saggi E ' più dotti maestri Delle divine scuole Ch'era necessità che Dio venisse In terra ad umanarsi, 895 Ch'ei patisse e morisse, Poscia che noi mortali, Traviata la via E del giusto e del bene, Per lo sentier de' mali, 900 Tutti esposti alle pene Della vendetta sua, Dovevamo morir d'eterna morte; Et ei, che, Creatore e Padre nostro, Redimer ci voleva, 905 E farlo sol potea, Per non veder delle sue sante mani L'opre preda d'inferno e i figli suoi, Volle patir, volle morir per noi. II Coro Come potrebbe ragionar costei 910 Di sì alti misteri Se spirito divino Non gli infondesse le parole e i detti? Ortensia Rispondimi, che pensi? Filandro Io ti rispondo 915 Che 'n quella fede vivere e morire Io voglio in cui son nato, Nutrito e ammaestrato; e te consiglio, Da poi che 'n tale errore Tu ti ritrovi, tu ch'almeno il taccia, 920 Perché tu vedi quanti Per seguir cotal fede Con mille e mille strazi e con infamia Han perduta la vita. Ortensia Infelice Filandro, 925 Meglio è morir per Cristo Fra gli strazi e i tormenti, Per acquistarsi poi nell'altra vita I veraci e perpetui contenti, Che servire agli iddei 930 Ch'adora il volgo errante, Per conseguire al fine In guiderdon la dannazione eterna. Filandro Io credo che gli iddei Sian tutti buoni e tutti 935 Benigni a chi gli onora, Propizi a chi gli adora. Adora il tuo et io mi seguirò d'adorar quello Ch'adorâr sempre i genitori miei. Ortensia Dunque sino alla morte 940 Adorar tu vorrai Questi, empia, falsa e favolosa turba Di deità bugiarde, Degli inganni di cui, delle rapine, Dell'impudiche e disoneste voglie 945 Piene sono oramai tutte le carte? E tu crederai loro, Che sempre così saggio E così virtuoso e così buono Fosti tenuto? Or credi tu, Filandro, 950 Che gli uomin vecchi, gli uomini prudenti Dian fede a queste temerarie ciance? Nol creder già, ma credi Ch'ignoranti del lume Della verace fede 955 Vivon in quell'errore in cui nascendo, Miseri, si trovaro. Tu sospiri? Ti stringon forse il cor queste ragioni? II Coro Ragioni atte a piegare ogni intelletto In cui ragione alberghi. 960 Ortensia Felice mille volte E beato Filandro Se tu mi crederai, Ché l'alma salverai E di Corinta tua, se tua diviene, 965 Come tu speri e come crede ognuno, Goderai quella pace che tu brami. Filandro Ortensia, non dir più: tu mi trafiggi, Tu di confusion m'empi la mente. Di grazia, non dir più. 970 Ortensia So che non hai risposta: Il vero ha troppa forza. Io t'ho trafitto in guisa Che se contro alla propria Tua coscienza tu non prendi l'armi 975 D'una perversa ostinazione e dura, Cedermi ti conviene. Ma se pur non mi cedi, Che non ti mova della fede il vero, A seguir cotal fede 980 Dèe moverti 'l desio d'aver Corinta; Ché certo non l'avrai per altro modo (Perch'io ti sveli il tutto) o com'io dico; Almen tu per altro modo non l'avrai Se non senza aver seco 985 Pace e concordia mai. Tu taci: parla, rispondi! Tu parti Dunque senza dir nulla? Odi, Filandro, Aspetta almen due altre sole Parole, aspetta! O Dio, chi sa, chi sa? 990 Io 'l vo' seguir: forse che 'l tempo è giunto Della salute sua. Chi sa, chi sa?
Coro di Donne Cristiane III Coro Sì come avido veltro, Che in proseguir la desiata fera, Precorrendo aneloso a ciascun calle, 995 Quinci e quindi ogni varco le interdice, Così la saggia e valorosa donna, Bramosa di far preda Dell'alma fuggitiva di Filandro E felici annodar le nozze sue, 1000 Con salde et invincibil ragioni, Di caritade accese, Omai le vie contese Gli ha tutte; e s'a fuggir affretta 'l piede, Resterà pure, io spero, 1005 Dai lacci avvinto della vera fede. I Coro Se ciò consente il Ciel, se Dio non niega A Corinta tal grazia, Ben si potran felici E beate chiamar le nozze sue, 1010 Ch'all'umano gioire Avran congiunto il salutar diletto. Arda a Filandro il petto, Sì l'infiammi 'l desire, Sì lo saetti amore, 1015 Sì la beltà l'inveschi di Corinta, Che l'anima al fin vinta Non possa più soffrire, Ceda ammollito il cuore, E 'l farsi prigionier sia la sua gloria 1020 E 'l suo pregio sovrano, E 'l rendersi al fin vinto la vittoria. II Coro Per l'alta piaga dell'amor umano, Ond'ei vive penoso, Entri spirto segreto, 1025 Che soave vi spanda ardor celeste, Sì che col nuziale abito lieto, Fatto a Corinta sposo, Splenda il candor della cristiana veste.
Coro Di sculti marmi e di dorate travi 1030 Gli alti palagi ornati, L'oro e le gemme, i campi almi e beati, Ch'erede successor goda degli avi, Son pregi ov'ha fortuna proprio impero, Né de' paterni vanti 1035 Dèe figlio andare altero, Se non se de' costumi onesti e santi. La ricchezza è infedel, la nobiltade Macchiata langue, il fasto in breve cade. Chi dritto volge al Ciel gli occhi e 'l desio, 1040 Ch'immutabile splende, Vede che non altronde in noi discende: Quant'ha di bello il mondo loda Dio. Ma cui dal Ciel benigno il Redentore D'opre e di nome diede 1045 Cristiano genitore, Scorta al cammin della verace fede, Qual avrà lodi di sì ardente zelo Degne di consecrarsi al Re del Cielo? Al Re del Ciel, di cui cosa creata 1050 Non è ch'opra non sia; Ché non pur servi all'empia idolatria, Gregge infeconda a morte destinata, Ma farci ei pur potea per monti e selve Nascer alme inumane 1055 E d'indomite belve Pelli e membra vestirne orride e strane. Potea, chi con un cenno il mondo volve, Arbor crearci e sassi, arena e polve. Beato chi nascendo il primo pianto 1060 Su la sacrata sponda In braccio al padre suo temprò con l'onda Che rende all'alme d'innocenza il manto! Ma beato non men, non me<n> felice Chi per propria virtute 1065 Sa d'amara radice Trar dolce frutto di vital salute! Quanto sostien più dura la contesa, Tanto è più gloriosa un'alta impresa. |
Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com Ultimo Aggiornamento: 17/07/05 21.19.39 |
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