De Bibliotheca |
Biblioteca Telematica |
CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA |
C'era una volta... fiabe |
Di: Luigi Capuana |
LE ARANCE D'ORO |
Si racconta che c'era una volta un Re, il quale avea dietro il palazzo reale un magnifico giardino. Non vi mancava albero di sorta; ma il più raro e il più pregiato, era quello che produceva le arance d'oro. |
Quando arrivava la stagione delle arance, il Re vi metteva a guardia una sentinella notte e giorno; e tutte le mattine scendeva lui stesso a osservare coi suoi occhi se mai mancasse una foglia. |
Una mattina va in giardino, e trova la sentinella addormentata. Guarda l'albero... Le arance d'oro non c'eran più! |
- Sentinella sciagurata, pagherai colla tua testa. |
- Maestà, non ci ho colpa. È venuto un cardellino, si è posato sopra un ramo e si è messo a cantare. Canta, canta, canta, mi si aggravavano gli occhi. Lo scacciai da quel ramo, ma andò a posarsi sopra un altro. Canta, canta, canta, non mi reggevo dal sonno. Lo scacciai anche di lì, e appena cessava di cantare, il mio sonno svaniva. Ma si posò in cima all'albero, e canta, canta, canta..., ho dormito finora! |
Il Re non gli fece nulla. |
Alla nuova stagione, incaricò della guardia il Reuccio in persona. |
Una mattina va in giardino e trova il Reuccio addormentato. Guarda l'albero...; le arance d'oro non c'eran più! |
Figuriamoci la sua collera! |
- Come? Ti sei addormentato anche tu? |
- Maestà, non ci ho colpa. È venuto un cardellino, si è posato sopra un ramo e si è messo a cantare. Canta, canta, canta, mi s'aggravavano gli occhi. Gli dissi: cardellino traditore, col Reuccio non ti giova! Ed esso a canzonarmi: il Reuccio dorme! il Reuccio dorme! Cardellino traditore, col Reuccio non ti giova! Ed esso a canzonarmi: il Reuccio fa la nanna! il Reuccio fa la nanna! E canta, canta, canta..., ho dormito finora! |
Il Re volle provarsi lui stesso; e arrivata la stagione si mise a far la guardia. Quando le arance furon mature, ecco il cardellino che si posa sopra un ramo, e comincia a cantare. Il Re avrebbe voluto tirargli, ma faceva buio come in una gola. Intanto aveva una gran voglia di dormire! |
- Cardellino traditore, questa volta non ti giova! - Ma durava fatica a tener aperti gli occhi. |
Il cardellino cominciò a canzonarlo: |
- Pss! Pss! Il Re dorme! Pss! Pss! Il Re dorme! |
E canta, canta, canta, il Re s'addormentava peggio d'un ghiro anche lui. |
La mattina apriva gli occhi: le arance d'oro non ci eran più! |
Allora fece un bando per tutti i suoi Stati: |
- Chi gli portasse, vivo o morto, quel cardellino, riceverebbe per mancia una mula carica d'oro. |
Passarono sei mesi, e non si vide nessuno. |
Finalmente un giorno si presenta un contadinotto molto male in arnese: |
- Maestà, lo voIete davvero quel cardellino? Promettetemi la mano della Reginotta, e in men di tre giorni l'avrete. |
Il Re lo prese per le spalle, e lo messe fuor dell'uscio. |
Il giorno appresso quegli tornò: |
- Maestà, lo volete davvero quel cardellino? Promettetemi la mano della Reginotta, e in men di tre giorni l'avrete. |
Il Re lo prese per le spalle, gli diè una pedata e lo messe fuor dell'uscio. |
Ma il giorno appresso, quello, cocciuto, ritornava: |
- Maestà, lo volete davvero il cardellino? Promettetemi la mano della Reginotta, e in men di tre giorni l'avrete. |
Il Re, stizzito, chiamò una guardia e lo fece condurre in prigione. |
Intanto ordinava si facesse attorno all'albero una rete di ferro; con quelle sbarre grosse, non c'era più bisogno di sentinella. Ma quando le arance furon mature, una mattina va in giardino...; l'arance d'oro non c'eran più. |
Figuriamoci la sua collera! Dovette, per forza, mettersi d'accordo con quel contadinotto. |
- Portami vivo il cardellino e la Reginotta sarà tua. |
- Maestà, fra tre giorni. |
E prima che i tre giorni passassero era già di ritorno. |
- Maestà, eccolo qui. La Reginotta ora è mia. |
Il Re si fece scuro. Doveva dare la Reginotta a quello zoticone? |
- Vuoi delle gioie? Vuoi dell'oro? Ne avrai finché vorrai. Ma quanto alla Reginotta, nettati la bocca. |
- Maestà, il patto fu questo. |
- Vuoi delle gioie? Vuoi dell'oro? |
- Tenetevi ogni cosa. Sarà quel che sarà! |
E andò via. |
Il Re disse al cardellino: |
- Ora che ti ho tra le mani, ti vo' martoriare. |
Il cardellino strillava, sentendosi strappare le penne ad una ad una. |
- Dove son riposte le arance d'oro? |
- Se non mi farete più nulla, Maestà, ve lo dirò. |
- Non ti farò più nulla. |
- Le arance d'oro sono riposte dentro la Grotta delle sette porte. Ma c'è il mercante, col berrettino rosso, che fa la guardia. Bisogna sapere il motto; e lo sanno due soli: il mercante e quel contadino che mi ha preso. |
Il Re mandò a chiamare il contadino. |
- Facciamo un altro patto. Vorrei entrare nella Grotta delle sette porte, e non so il motto. Se me lo sveli, la Reginotta sarà tua. |
- Parola di Re? |
- Parola di Re! |
- Maestà, il motto è questo: |
"Secca risecca! |
Apriti, Cecca." |
- Va bene. |
Il Re andò, disse il motto, e la Grotta s'aperse. Il contadino rimase fuori ad attenderlo. |
In quella grotta i diamanti, a mucchi per terra, abbagliavano. Vistosi solo, sua Maestà si chinava e se ne riempiva le tasche. Ma nella stanza appresso, i diamanti, sempre a mucchi, eran più grossi e più belli. Il Re si vuotava le tasche, e tornava a riempirsele di questi. Così fino all'ultima stanza, dove, in un angolo, si vedevano ammonticchiate le arance d'oro del giardino reale. |
C'era lì una bisaccia, e il Re la colmò. Or che sapeva il motto, vi sarebbe ritornato più volte. |
Uscito fuor della Grotta, colla bisaccia in collo, trovò il contadino che lo attendeva. |
- Maestà, la Reginotta ora è mia. |
Il Re si fece scuro. Dovea dare la Reginotta a quello zoticone? |
- Domanda qualunque grazia e ti verrà concessa. Ma per la Reginotta nettati la bocca. |
- Maestà, e la vostra parola? |
- Le parole se le porta il vento. |
- Quando sarete al palazzo ve ne accorgerete. |
Arrivato al palazzo, il Re mette giù la bisaccia e fa di vuotarla. Ma invece di arance d'oro, trova arance marce. |
Si mette le mani nelle tasche, i diamanti son diventati tanti gusci di lumache! |
Ah! quel pezzo di contadinaccio gliel'avea fatta! |
Ma il cardellino la pagava. |
E tornò a martoriarlo. |
- Dove sono le mie arance d'oro? |
- Se non mi farete più nulla, Maestà, ve lo dirò. |
- Non ti farò più nulla. |
- Son lì dove le avete viste; ma per riaverle bisogna conoscere un altro motto, e lo sanno due soli: il mercante e quel contadino che mi ha preso. |
Il Re lo mandò a chiamare: |
- Facciamo un altro patto. Dimmi il motto per riprendere le arance e la Reginotta sarà tua. |
- Parola di Re? |
- Parola di Re! |
- Maestà il motto è questo: |
"Ti sto addosso: |
Dammi l'osso." |
- Va bene. |
Il Re andava e ritornava più volte colla bisaccia colma, e riportava a palazzo tutte le arance d'oro. |
Allora si presentò il contadino: |
- Maestà, la Reginotta ora è mia. |
Il Re si fece scuro. Dovea dare la Reginotta a quello zoticone? |
- Quello è il tesoro reale: prendi quello che ti piace. Quanto alla Reginotta, nettati la bocca. |
- Non se ne parli più. |
E andò via. |
Da che il cardellino era in gabbia, le arance d'oro restavano attaccate all'albero da un anno all'altro. |
Un giorno la Reginotta disse al Re: |
- Maestà, quel cardellino vorrei tenerlo nella mia camera. |
- Figliuola mia, prendilo pure; ma bada che non ti scappi. |
Il cardellino nella camera della Reginotta non cantava più. |
- Cardellino, perché non canti più? |
- Ho il mio padrone che piange. |
- E perché piange? |
- Perché non ha quel che vorrebbe. |
- Che cosa vorrebbe? |
- Vorrebbe la Reginotta. Dice: |
"Ho lavorato tanto, |
E le fatiche mie son sparse al vento." |
- Chi è il tuo padrone? Quello zotico? |
- Quello zotico, Reginotta, è più Re di Sua Maestà. |
- Se fosse vero, lo sposerei. Va' a dirglielo, e torna subito. |
- Lo giurate? |
- Lo giuro. |
E gli aperse la gabbia. Ma il cardellino non tornò. |
Una volta il Re domandò alla Reginotta: |
- O il cardellino non canta più? È un bel pezzo che non lo sento. |
- Maestà, è un po' malato. |
E il Re s'acchetò. |
Intanto la povera Reginotta viveva in ambascia: |
- Cardellino traditore, te e il tuo padrone! |
E come s'avvicinava la stagione delle arance, pel timore del babbo, il cuore le diventava piccino piccino. |
Intanto venne un ambasciatore del Re di Francia che la chiedeva per moglie. Il padre ne fu lieto oltremodo, e rispose subito di sì. Ma la Reginotta: |
- Maestà, non voglio: vo' rimanere ragazza. |
Quello montò sulle furie: |
- Come? Diceva di no, ora che avea impegnato la sua parola e non potea più ritirarla? |
- Maestà, le parole se le porta il vento. |
Il Re non lo potevan trattenere: schizzava fuoco dagli occhi. Ma quella, ostinata: |
- Non lo voglio! Non lo voglio! Vo' rimanere ragazza. |
Il peggio fu quando il Re di Francia mandò a dire che fra otto giorni arrivava. |
Come rimediare con quella figliolaccia caparbia? |
Dallo sdegno, le legò le mani e i piedi e la calò in un pozzo: |
- Di' di sì, o ti faccio affogare! |
E la Reginotta zitta. Il Re la calò fino a metà. |
- Di' di sì, o ti faccio affogare! |
E la Reginotta zitta. Il Re la calava più giù, dentro l'acqua; le restava fuori soltanto la testa: |
- Di' di sì, o ti faccio affogare! |
E la Reginotta zitta. |
- Dovea affogarla davvero? |
E la tirò su; ma la rinchiuse in una stanza, a pane ed acqua. La Reginotta piangeva: |
- Cardellino traditore, te e il tuo padrone! Per mantenere la parola ora patisco tanti guai! |
Il Re di Francia arrivò con un gran seguito, e prese alloggio nel palazzo reale. |
- E la Reginotta? Non vuol farsi vedere? |
- Maestà, è un po' indisposta. |
Il Re non sapeva che rispondere, imbarazzato. |
- Portatele questo regalo. |
Era uno scatolino tutto d'oro e di brillanti. Ma la Reginotta lo posò lì, senza neppur curarsi d'aprirlo. E piangeva. |
- Cardellino traditore, te e il tuo padrone! |
- Non siamo traditori, né io, né il mio padrone. |
Sentendosi rispondere dallo scatolino, la Reginotta lo aperse. |
- Ah, cardellino mio! Quante lagrime ho sparse. |
- La tua sorte volea così. Ora il destino è compito. |
Sua Maestà, conosciuto chi era quel contadino, le diè in dote l'albero che produceva le arance d'oro, e il giorno appresso la Reginotta sposò il Re di Francia. |
E noi restiamo a grattarci la pancia. |
Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com
Ultimo Aggiornamento: 28/02/99 23.25