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Biblioteca Telematica

CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA

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Appendice prima
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L'avventura di Maria

ITALO SVEVO

(Commedia in tre atti)

[PRIMO]

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ATTO TERZO

 

SCENA SESTA

AMELIA e DETTI

 

AMELIA. Comandi.

TARELLI. Prego, dica alla signora Giulia che per cosa di somma premura desidererei di parlarle. L'attendo qui o se lo desidera mi porterò io nella sua stanza.

AMELIA. Vado subito signore.

TARELLI. Senta Amelia, io quest'oggi parto. (Le dà del denaro.) Mia nipote ed io siamo stati molto soddisfatti di lei.

AMELIA. La ringrazio, signore. Mi dispiace di non aver potuto dedicarmi maggiormente al loro servizio ma ho da servire tanti qui.

TARELLI. Non importa! Adesso vada subito la prego dalla signora Giulia.

AMELIA. Immediatamente signore. Grazie anche a lei, signorina. Sono stati troppo buoni. (Via.)

MARIA. Povero zio! Mi dispiace di vedere che ti agiti cosí… invano.

TARELLI. A me non dispiace affatto e mi sarebbe dispiaciuto invece di dover lasciarti partire senza poter fare alcun tentativo per trattenerti. Cosí se non riuscissi nel mio intento finirei col dirmi che del tuo fallo sono stato colpa io e mi sarà di conforto. Mi picchierò da solo non potendo picchiare altri. Ma se invece riuscissi a far sí che il signor Alberto mancasse alla sua parola, e questo è il mio intento, ne soffriresti molto tu?

MARIA (dopo un istante di esitazione). No, zio. Mi consolerei con l'idea che anche una volta, mio malgrado, ho fatto il tuo volere.

TARELLI (le bacia le mani). Grazie, grazie. (L'accompagna alla porta e Maria esce.)

 

SCENA SETTIMA

GIULIA e TARELLI

 

GIULIA. Mi ha fatto chiamare, signor Tarelli?

TARELLI. Sí signora! Accadono delle cose motto strane, in questa casa.

GIULIA. Sí… strane. Se è per raccontarmele ch'ella mi ha chiamata, l'avverto che le conosco già.

TARELLI. Lo so; anzi appresi ch'ella le ha sapute prima di me e che non me ne disse nulla.

GIULIA. Io credevo invece ch'ella le sapesse, anzi che gli altri agissero d'accordo con lei.

TARELLI. Ella s'ingannava e mi offendeva. Non gliene tengo rancore perché non posso esigere ch'ella mi stimasse un poco di piú, non conoscendomi. Io invece credeva di conoscere lei e mi sono ingannato.

GIULIA. Sentiamo quello che credeva ch'io sia.

 

SCENA OTTAVA

GIORGIO e DETTI

 

TARELLI. Io credevo anzitutto ch'ella amasse suo marito e mi sono ingannato, poi credevo ch'ella amasse il suo figliuolo e mi sono ingannato di nuovo. Potrei ingannarmi nuovamente ed essere bensí vero ch'ella amasse suo marito e il suo figliuolo ma in tale caso dovrei ricredermi su un altro punto. Io credeva cioè ch'ella fosse intelligente mentre ora m'avvedo che in una fase tanto importante della sua vita ella agisce precisamente da persona… che non ha capito niente.

GIULIA. Prego, creda che io ho amato mio marito e che amo mio figlio. Ne chieda a mio marito stesso e le potrà levare ogni dubbio in proposito. Piuttosto mi creda meno intelligente. Ma mi dica lei come avrei dovuto agire. Potevo fare qualche cosa? Non mi tocca certo alcuna colpa perché io non ho fatto niente. Sono stata a vedere come sotto ai miei occhi succedevano delle cose imprevedibili e credetti fosse mio dovere di non intervenire affatto.

GIORGIO. Cosí la consigliai io stesso e non mi parve di averla consigliata male.

TARELLI. Oh! professore! ella è qui! Ho tanto piacere di vederla. Ma però mi faccia il piacere non dica una sola parola. Non si metta in lotta con me. Io so già la sua opinione. La signora la conosce anch'essa, tant'è vero che tutte le sciocchezze commesse da essa finora furono suggerite da lei. Dunque lasci ch'io esponga alla signora il mio modo di vedere. Ella poi sceglierà fra i miei e i suoi consigli.

GIORGIO. Non riconosco di aver suggerito sciocchezze.

TARELLI. Non è di ciò che si tratta. Non perdiamo tempo. Io le chiedo soltanto di lasciarmi parlare. Mi lascia parlare?

GIORGIO. Parli pure.

TARELLI. Anzi, per dirle il vero, io mi sentirei meglio se ella semplicemente se ne andasse perché a quattr'occhi paleserei piú facilmente. No? Rimanga dunque. Ma sieda là e… acqua in bocca. (A Giulia.) Signora! Ella è responsabile di tutte le cose che qui accadono e ch'ella vuole avere l'aspetto di deplorare. È questo ch'io volevo dirle.

GIORGIO Ma ella dice una sciocchezza. La colpa ricade su tutt'altre spalle.

TARELLI. Taccia lei. Me lo ha promesso!

GIULIA. Mi può spiegare in quale modo io mi sia caricata di una simile grave colpa?

TARELLI. Ella lo ignora?

GIULIA. Sí! Lo ignoro e la scongiuro di spiegarmelo. Mia colpa? (Agitatissima.) Se è colpa quella di essere stata troppo ingenua e fidente in allora sono stata, sí, colpevole, ma altra mia colpa non vedo.

TARELLI. Eppure se sono stato bene informato l'unica la piú grande colpevole è lei.

GIULIA. Ebbene, si spieghi dunque. Se ella mi saprà provare la mia piú piccola colpa, andrò magari ad abbracciare Maria prima che parta e mi congederò da Alberto chiedendogli scusa del male che gli ho fatto.

TARELLI. Non è questo ch'io le chiedo. Chi ha fatto il male ripari. Non è stata lei che ha scacciato suo marito perché un imbecille qualunque è corso a riferirle che Maria s'era lasciata baciare una mano da lui?

GIORGIO. Una mano? La faccia… in bocca.

TARELLI. Ella taccia, me l'ha promesso.

GIULIA. Io non l'ho scacciato. Gli ho detto soltanto che i nostri rapporti avrebbero cambiato di natura; ci saremmo trattati come fratello e sorella. Potevo agire altrimenti?

TARELLI. Ed ella credeva di aver cosí rimediato a tutto e di aver vincolato a lei per sempre quel povero diavolo che avrebbe dovuto starle accanto in eterna ammirazione della sua dignità?

GIORGIO. Non era suo compito di rimediare al male che avevano fatto gli altri. Il suo compito si limitava a levarsi al piú presto da qualsiasi equivoco, punire in quanto stava nelle sue forze chi aveva mancato ai suoi doveri, infine contenersi precisamente come Ella non vorrebbe… dignitosamente.

TARELLI. Ed ora seguendo i suoi consigli la signora si trova coll'aver salvata la dignità e nient'altro. Crede che le basti?

GIORGIO. A mia sorella deve bastare.

TARELLI. Ah! se deve bastarle, naturalmente le basterà. Ma mi dica lei signora. Ella non vede la diretta relazione che c'è fra le due determinazioni, quella cioè presa da lei verso suo marito e quella da suo marito verso di lei?

GIULIA. No! Non la vedo! Se mi avesse amata, se avesse amato suo figlio avrebbe tentato di far dimenticare il suo trascorso e riconquistare il mio affetto.

TARELLI. Sí! ciò sarebbe stato dignitoso. Ma pare che a lui della sua dignità importi meno. Senta, signora! Io non posso convincerla? Ella ha la testa piena di parole altrui, dignità… amor proprio e che so io! Le offuscano il buon senso… che io le sapevo. Se però suo marito al solo vederla si pentisse cadesse ai suoi piedi, a chiederle scusa, ella sarebbe pronta a perdonargli letteralmente stendendo un velo sul passato?

GIULIA. Mi sarebbe difficile ma perdonerei.

TARELLI. Dunque professore, ella è d'accordo che prima di dividersi marito e moglie si riveggano un'ultima volta?

GIORGIO. Ella ha parlato con mio cognato da sapere che al solo vederla cadrà ai suoi piedi?

TARELLI. No, non ho parlato con lui ma lo conosco meglio di voi tutti. Ho insomma la convinzione che se a lui fosse dato di parlare un'ultima volta con la sua signora, riconoscerebbe tutti i suoi torti e… e… mia nipote potrebbe partire in pace. L'unica difficoltà ch'io scorgo per condurre a termine questa faccenda è di portarvi tanto presto a questo colloquio senza che nessuno abbia a mancare alla sua dignità. Vede, professore, che alla dignità ci penso anch'io.

GIORGIO. Non è questa la difficoltà perché Alberto aveva chiesto di poterla salutare prima di partire e Giulia vi si era rifiutata temendo di non saper contenersi come doveva. Il difficile è di convincere mia sorella…

TARELLI. Me ne incarico io. Ella vada a chiamare suo cognato. Sa dove si trova?

GIORGIO. Sí. Che te ne pare Giulia? (Volendo convincerla.)

GIULIA. Che venga! Non sarò certo io che mi rifiuterò a un tentativo per conservare il padre al mio figliuolo.

GIORGIO. Va bene! Vado a chiamarlo. Già al vostro colloquio sarò presente io.

TARELLI. D'accordo. Li sorveglierà lei acciocché la dignità non soffra. (Giorgio via.)

GIULIA. La ringrazio di avermi fatto comprendere ch'io dovevo sacrificarmi.

TARELLI. Sacrificarsi? Io voglio ch'ella sia felice.

GIULIA. Checché avvenga la mia felicità è distrutta per sempre… da sua nipote.

TARELLI. Da mia nipote? Per il momento non ho nessun desiderio di difenderla e capisco che mi sarebbe difficile. Ma però ella s'inganna o signora. Non so se faccio bene o male ad aprirle gli occhi ma in quanto io conosco il cuore umano credo che diminuirà anche il suo risentimento verso suo marito, all'apprendere che non è di Maria ch'ella ha da temere o almeno non solo di Maria.

GIULIA. Che cosa dice?

TARELLI. Debbo portare a sua conoscenza che nel senso ch'ella vorrebbe suo marito non le è stato fedele mai. Delle Marie nella sua vita, dacché è sposato, ne sono passate parecchie. Tutta roba che gli serviva di svago ma a cui egli non dava mai molta importanza. Egli non credeva neppure di mancare ai suoi doveri matrimoniali correndo dietro a qualunque gonnella in cui s'imbattesse nei suoi viaggi d'affari. Lo confessò a Maria stessa al nostro arrivo. La sua sola sventura in tutto quest'affare è stata che la gonnella ch'egli aveva incontrata a tante miglia da qui, gli è capitata diritta diritta in casa.

GIULIA. Ed ella crede che questo diminuirà il mio risentimento verso mio marito?

TARELLI. Ella non ebbe mai sospetti di quanto le ho detto?

GIULIA. Nessuno! Sull'anima mia! Io ho sempre creduto ch'egli amasse me come io amavo lui.

TARELLI. E non s'ingannava, io credo. Io però mi figuravo che la pace fosse stabilita nella loro famiglia in tutt'altro modo. Io pensavo ch'ella fosse edotta perfettamente delle teorie di suo marito e ch'ella chiudesse uno, anzi tutti e due gli occhi. (Gesto di protesta di Giulia.) Beato lui e beata lei, pensai. Cosí è dunque fatta la famiglia che a noi, perché non la conosciamo, fa tanta paura. La legge che la regola è rigida ma la dolcezza dei caratteri di chi la compone le leva qualunque durezza. Cosí naturalmente e soltanto cosí si può vivere per tanti lunghi anni uno accanto all'altro, amichevolmente anzi affettuosamente. Ella mi appariva non soltanto quale la purezza della sua famiglia ma quale l'eroina nella dura lotta ch'è la vita. Io conosco il cuore umano, e comprendevo che non tutto il suo compito era facile e aggradevole. A lei bastava, pensava io, che questo sacro suolo sul quale ella si moveva nella nobile sua attività restasse puro, incontaminato. Perciò, pensava io ella non reagiva contro le tendenze del signor Alberto altrimenti che sorvegliando che in questo recinto esse non si manifestassero. E infatti in tutta la casa l'unico oggetto brutto che vidi era la cameriera.

GIULIA (con disprezzo). È una combinazione. Se crede ch'io mi degni di considerare quale mia rivale la cameriera, ella s'inganna.

TARELLI. Ora lo so, mi sono ingannato! Ma rivale? Chi ha detto rivale? Ella, secondo me e credo secondo suo marito, non aveva rivali. Le altre donne erano altre donne, non sue rivali. Naturalmente ch'ella mi ha fatto ricredere perché con le sue risoluzioni intempestive, ella ha fatto procedere tanto oltre quest'avventura dalla quale, a quanto pare, non vengo danneggiato che io. Perché suo marito per qualche tempo nelle gioie dei novelli amori non saprà rimpiangere la famiglia perduta, ella pare piú che consolata, lieta e suo fratello, oh! quello poi è lietissimo di avere la sorella vedova prima della morte del cognato.

 

SCENA NONA

GIORGIO e DETTI

 

GIORGIO. Alberto ti attende in questa stanza. Vuole abbracciare Piero e io gliel'ho accordato. Non si poteva impedirglielo…

GIULIA (che si avvia lentamente). No… no…

GIORGIO. Sii dignitosa ma non dura. Già vi dividete per sempre e non v'è piú scopo di litigare.

TARELLI. Sente? Anche suo fratello le ripete i miei consigli. Sia dolce e buona come è stata tutta la sua vita.

GIULIA. Mi proverò. (Guarda nell'altra stanza.) Egli bacia Piero e piange.

TARELLI. Poveretto! (Fingendo commozione. Giulia via seguita da Giorgio.)

 

SCENA DECIMA

MARIA e TARELLI

 

MARIA (ch'è vestita per uscire). Sai che non ti conoscevo tante qualità da oratore? Hai convinto me pure!

TARELLI. Davvero?

MARIA. No, ma senza vederne alcun indizio ho capito ch'eri riuscito a convincere Giulia. Poveretta! Se adesso Alberto non si lasciasse convincere con altrettanta facilità ella resterebbe molto male.

TARELLI (inquieto, guarda nell'altra stanza). Credi ch'egli resisterà?

MARIA. Dopo di avere ascoltato i tuoi ragionamenti ne dubito io stessa.

TARELLI (trionfante, si allontana dalla porta). Guarda, guarda, Maria.

MARIA (senza muoversi). Che cosa ho da guardare?

TARELLI. Hai maggiore fortuna che giudizio. Sei libera! Si abbracciano!

MARIA (avvilita). Tanto presto?

 

SCENA UNDICESIMA

GIORGIO e DETTI

 

GIORGIO. Fate pure! Io non posso impedirvelo! Oh! le donne! le donne! Questa ella chiama dignità! (Maria si tira in disparte.)

TARELLI. Che cosa le è accaduto, professore? Si sono ammazzati e di marito e moglie non rimangono piú che le code?

GIORGIO. Ma che ammazzarsi! Incominciarono col baciare e abbracciare il figliolo e finirono col piangere e abbracciarsi fra di loro, pacificati! Senza dire una sola parola, senza porre alcuna condizione! Oh! facciano pure ma io non rimetto piú piede in questa casa. (Via.)

TARELLI. Vedi che non abbiamo ad avere rimorsi perché noi a questa gente non abbiamo fatto che del bene. Che te ne pare? Possiamo andarcene? (Le offre il braccio.) Diremo ad Amelia che c'invii con un servo i bauli alla stazione. Possiamo andarcene senz'altro. Io davvero non mi sento lo stomaco di andare a ringraziare per l'ospitalità che abbiamo ricevuta in questa casa. Approfitteremo di questi due biglietti giacché assolutamente tu vuoi vedere l'America. Aspetta un poco! Prima di partire dobbiamo andare a salutare Maineri! Sai che neppure in questa città il tuo successo non è stato piccolo? Trovare una persona come Maineri pronta ad abbandonare tutto e tutti per seguirci, perché egli dichiara che senza le tue note non può piú vivere e vuol continuare ad accompagnarti attraverso tutto il mondo. Che ne dici?

MARIA. Fa tu come vuoi!

TARELLI. Davvero, ti dorrebbe che l'avventura sia terminata cosí? Ah! non lo credo. Non capisci che quando vorrai ricominciarla potrai farlo sotto auspici piú favorevoli. Prima di tutto tu non hai bisogno di abbandonare la tua arte per maritarti. Sposerai un girovago come sei tu! Moglie e marito e buoi dei paesi tuoi! Compereremo una casa ambulante e avrai cosí anche la tua casa.

MARIA. Non scherzare te ne prego! Non scherzare ancora.

TARELLI. Ebbene, andiamocene presto! Visto che non vuoi scherzare, vengo ripreso dalla mia paura.

MARIA. No! cosí non parto! (Siede.) Voglio salutare…

TARELLI (spaventato). Chi?

MARIA. Giulia.

TARELLI (dopo aver riflettuto per un istante). L'idea non mi dispiace. (Va alla porta.) Signora Giulia! Scusi, un istante solo.

 

SCENA DODICESIMA

GIULIA e DETTI

 

TARELLI. Avendo da partire la ringrazio per l'ospitalità accordataci.

MARIA. Giulia! Voglio salutarti anch'io. Sii felice! Io non ti ho mai voluto male. È stata una cosa che mi è capitata senza ch'io lo volessi, o ne dubitassi. Davvero che non lo so ancora spiegare io stessa ma non ho mai avuto l'idea di danneggiare te, e, ora lo comprendo, non mi sarei mai rassegnata a essere odiata da te. E vedi! La danneggiata son io e non ho l'intenzione di celarlo! Egli non ha voluto, altrimenti sarei partita con lui. È meglio cosí! Anzi, senti! Deve lusingarti il mio fallo! È vero, lo amavo, ma perché? Volevo la tua casa, la tua felicità, tuo marito, e sognavo di divenire buona e dolce come sei tu! Già, non mi sarebbe riuscito, lo riconosco! Intanto se avesse giuocato a me un tiro come quello di cui minacciava te, io l'avrei ammazzato, lui, la sua complice e me. (Agitatissima poi dolcemente.) Sii buona sino in fondo e dammi la mano. Perché avremmo a dividerci cosí? È probabilmente l'ultima volta che ci vediamo.

GIULIA (le porge la mano).

 

 

CALA LA TELA

 

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Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com
Ultimo Aggiornamento:14/07/2005 00.13

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