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CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA

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VITA

Di: Vittorio Alfieri

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EPOCA TERZA - GIOVINEZZA

ABBRACCIA CIRCA 10 ANNI DI VIAGGI, E DISSOLUTEZZE

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Disinganno orribile.

Ecco intanto come si eran passate le cose del giorno dianzi. Il mio Elia, che avea veduto arrivare quel messaggiero col cavallo grondante, che tanto raccomandava la lettera, era uscito subito con essa per cercar di me, e fra gli altri luoghi cercatomi all'opera, gli fu detto ch'io n'era uscito dianzi con uno che mi era venuto cercare. Dopo un lungo errare inutilmente, vedendomi egli da molto tempo in uno stato disperato ed orribile, e sapendo, benchè non da me, quel mio furiosissimo amore, pensò di aprir la lettera; e trovò in poche parole, che il marito mi cercava, che egli tutto sapea, e che non mi lasciassi trovare, per evitar questo scandalo inutile di più. Ella allora, sapendo quanto io era tristo spadaccino, e che inoltre era fortemente impedito per la slogatura del braccio manco, mi tenne certamente per morto; ed andò pure come tale cercandomi al parco per riportarmi in una carrozza. Quivi trovatolo già chiuso per esser notte intera, andò a casa del marito, ed informatosi, ch'egli era rientrato a tal ora, e come disperato chiusosi in camera, egli tenne per fermo il suo sospetto, e senza poter avere più schiarimenti, era andato ancora dal Caraccioli, a chi avea il tutto narrato, e che perciò anch'egli stava in tale sollecitudine di me: onde la mia vista e il mio ritorno poi in casa li avea rinfrancati amendue. Dopo un così lungo, e terribil Martedì, rinfrancato da molte ore di placidissimo sonno, rimedicate la mattina le mie due ferite, di cui la spalla mi dolea più che mai, e l'altra non era nulla, non potea pure acquetarmi in casa, e ciascuno indovina all'uscire dove io mi stessi. Dalla donna mia, dove passai quel giorno intero: e si andava sapendo per via di servi quel che faceva il marito, che non era neppur lontana la di lui casa; e benchè io interamente credessi finita ogni cosa col prossimo divorzio, e che il padre della donna stessa, a me già ben noto, fosse in quel giorno venuto a vederla, e nella disgrazia della figlia si congratulasse pur con essa e con me, che almeno ad uomo degno, (secondo ch'egli diceva) le toccava di riunirsi; con tutto ciò, io scorgeva una nube su la bella fronte della mia donna, che alcun sinistro mi presagiva; ed ella piangendo mattina e sera, protestandosi che più d'ogni cosa al mondo mi amava, che lo scandalo della sua istoria, e il disonore che glie ne ridondava nel suo paese abbastanza le veniva compensato dal poter vivere per sempre con me: ma ch'era certa pur troppo ch'io non la sposerei. Mi disperava questo suo dire, e troppo sapendo ch'ella dovea pur credere ciò ch'io le affermava di voler fare, non sapeva al mondo a che attribuire questo dubbio, che io interpretava per una sua diffidenza. In questo orribile e misto stato di alcune lontane speranze, e il piacer di vederla lungamente e in libertà amareggiato sempre del vederla turbata, e scontenta, ed inoltre fra le angustie di un vicino processo sempre sgradito a chiunque ha onore, e pudore, passati i tre giorni di Mercoledi, Giovedi, e Venerdi, nel Venerdi sera finalmente, instando io fortemente con la mia donna, perché mi desse pur luce su queste sue malinconie, e dubbi di me; con grave e lungo stento, previo uno interrotto e doloroso preambolo, ella mi vien pure a dire piangendo, e disperandosi, ch'ella non è degna di me, ch'io non la posso, nè debbo, nè vorrò mai sposare... perché . . . già prima di . . . amar me . . . aveva amato . . . E' chi mai? soggiungo io, interrompendo con impeto: . . . Un . . . Jochey . . . che stava . . . in casa di . . . mio . . . marito . . . Ci stava? quando? oh Dio! mi sento morire. . . Ma perché dirmelo? crudel donna; è meglio uccidermi. . . Qui m'interrompe ancor ella: e a poco a poco finalmente esce l'intera confessione, che immobile e freddo mi rende qual pietra. Egli ci stava ancora in casa sua in quel punto stesso in cui parlavamo, egli era quello che primo avea spiato gli andamenti di lei, che avea scoperto del cavallo lasciato, poi era uno dei tre che m'avean visto la Domenica notte, poi, poi irritato egli pure d'avere un rivale, vista la disperazione del padrone il Martedì sera, incoraggito dagli altri servi a tutto scoprire, era finalmente venuto il Giovedi a confessare il tutto al marito: come egli da un anno e più era pure l'amante della di lui moglie, e che non occorrea che per tal donna si disperasse egli più a lungo. Queste orribili e crudeli particolarità le seppi poi dopo; non seppi da essa che il fatto. Il mio furore, e dolore, le diverse risoluzioni, e tutte false, e tutte funeste, e tutte vane, ch'io andai quella sera facendo, e disfacendo, e bestemmiando, e sospirando, e piangendo, ed urlando, e pur sempre in mezzo a tanta ira e dolore amando perdutamente un così indegno oggetto; non si può questo dipingere, ed ancora 20 anni dopo mi sento ribollire il sangue pensandovi. La lasciai quella sera, dicendole, che troppo ben mi conosceva ella, nell'aver detto che non la sposerei mai; e che se tal cosa avessi saputo, dopo averla sposata, l'avrei certo uccisa di mia mano, e me forse sovr'essa, se ancora l'avessi amata come allora l' amava. Ma che pure io la stimava ancora dell' avermelo ella detto in tempo; e che troppo l'amava per mai lasciarla; onde senza sposalizio, si starebbe insieme in qualche ignorata parte d'Europa, o d'America, e che mai non l'abbandonerei. Così lasciatala, il Sabato mattina, seppi con tutta Londra dalla Gazzetta le deposizioni del Jochey, consolatorie pel padrone, che allegramente allora procedeva al divorzio; e non ben sapea io se in mio nome, o nel suo si intavolerebbe il processo. Perdei allora ogni freno e misura; fui da essa, dove dopo tutti i disprezzi, e l'ira, mista sempre d'amore, di dolore, e di disperazione, rimasi pure con essa e tutto quel giorno, e più altri, finchè risolvendosi ella a lasciar l'Inghilterra dove ell'era la favola del volgo, e venire in Francia in un monastero per alcun tempo, io l'accompagnai ancora errando per diversi luoghi, per più stare insieme, e abborrendo pure di starvi, e non potendomene pur separare; la lasciai finalmente a Rochester, e tornai a Londra. Seppi arrivando che il marito facea il divorzio in mio nome, dandomi in ciò la preferenza sul Jochey; e fin dalla prima generosamente anche avea detto, che nessun compenso pecuniario avrebbe mai ricercato da me, e che perciò aveami sfidato a duello. E' uso in quell'isola benedetta, e savia, di evaluare ciascuno che è offeso, il suo onore in danari; e l'onor della moglie essendo un dei primi, mi potea costui rovinare affatto evaluandolo al prezzo dell'affezione sua per essa, ch'era estremo.

Ho voluto, indiscretamente forse sminuzzare ogni particolarità di questo singolare fatto, si perché egli fece gran rumore in quel tempo; sì perché essendo questa stata una delle poche principali occasioni, in cui mi è venuto fatto di ben conoscere me stesso alla prova dei fatti, ho creduto, che narrandolo con verità e minutezza, darei così luogo a chi vorrà pur conoscermi di averne un ampissimo mezzo. Onde non ci mescendo nessuna riflessione del mio, lascio farlo ad altrui, e prosieguo; assicurando però il Lettore, che in nulla ho esagerato, e che anzi molte cose ho taciute, perché dicendole avrei sembrato volermi lodare, come anche alcune altre perché avrei sembrato volermi troppo biasmare: ma il detto è tutto verissimo.

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Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com
Ultimo Aggiornamento:08/02/2001 17.51

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