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CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA
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LE VITE DE' PIÚ ECCELLENTI ARCHITETTI, PITTORI, ET SCULTORI ITALIANI, DA CIMABUE INSINO A' TEMPI NOSTRI
Nell'edizione per i tipi di Lorenzo
Torrentino - Firenze 1550

di Giorgio Vasari

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ANTONIO ROSSELLINO

 

Scultore Fiorentino

 

Veramente che e' fu sempre cosa mirabile, oltra la virtuosa modestia, lo essere ornato di gentilezza e di quelle rare virtú, che agevolmente si riconoscono nelle onorate azzioni di Antonio Rossellino scultore; il quale faceva quella arte con tanta grazia, che da ogni suo conoscente era stimato assai piú che uomo et adorato quasi per santo, per quelle ottime qualità che erano unite alla virtú sua. Fu chiamato Antonio il Rossellino da 'l Proconsolo, perché e' tenne sempre la sua bottega in un luogo che cosí si chiama in Fiorenza. Era maestro molto eccellente anzi maraviglioso nella scultura, stimato assai mentre che e' fu vivo, e celebratissimo dopo la morte. Fu sí dolce e sí delicato ne' suoi lavori, e di finezza e pulitezza tanto perfetta, che la maniera sua giustamente si può dir vera e veramente chiamare moderna. Fece nel palazzo de' Medici la fontana di marmo che è nel secondo cortile, nella quale sono alcuni fanciulli che sbarrano delfini che gettano acqua, et è finita con somma grazia e con maniera diligentissima. Nella chiesa di Santa Croce a la pila della acqua santa, fece la sepoltura di Francesco Nori, e sopra quella una Nostra Donna di basso rilievo, et una altra Nostra Donna in casa de' Tornabuoni, e molte altre cose mandate fuori in diverse parti, sí come a Lione in Francia una sepoltura di marmo. A San Miniato a Monte, monasterio de' monaci | bianchi fuori de le mura di Fiorenza, gli fu fatto fare la sepoltura del Cardinale di Portogallo, la quale sí maravigliosamente fu condotta da lui, e con diligenzia et artifizio cosí grande, che non si imagini artefice alcuno di poter mai vedere cosa alcuna che di pulitezza, di fine o di grazia, passare la possa in maniera alcuna. E certamente a chi la considera pare impossibile, nonché difficile, che ella sia condotta cosí; vedendosi in alcuni angeli che vi sono tanta grazia e bellezza di arie, di panni e di artifizio, che e' non paiono piú di marmo, ma vivissimi. Di questi, l'uno tiene la corona della verginità di quel cardinale, il quale si dice che morí vergine, l'altro la palma della vittoria che egli acquistò contra il mondo. E fra le molte cose artifiziosissime che vi sono, vi si vede uno arco di pietra detta macigno che regge una cortina di marmo aggruppata, tanto netta, che fra il bianco del marmo et il bigio del macigno, ella pare molto piú simile al vero panno che al marmo. In su la cassa del corpo sono alcuni fanciulli veramente bellissimi et il morto stesso, con una Nostra Donna in un tondo, lavorata molto bene. La cassa tiene il garbo di quella di porfido che è in Roma su la piazza della Ritonda. Questa sepoltura del cardinale fu posta su nel mcccclviii. E tanto piacque la forma sua e la architettura della cappella al Duca di Malfi nipote di Papa Pio II, che da le mani del maestro medesimo ne fece fare in Napoli una altra per la donna sua, simile a questa in tutte le cose, fuori che nel morto. Di piú vi fece una tavola di una Natività di Cristo nel Presepio, con un ballo di angeli in su la capanna che cantano a bocca aperta, in una maniera che ben pare che dal fiato in fuori Antonio desse loro ogni altra movenzia et affetto, con tanta grazia e con tanta pulitezza, che piú operare non posso|no nel marmo, il ferro e lo ingegno. Per il che sono state molto stimate le cose sue da Michelagnolo e da tutto il restante degli artefici piú che eccellenti. Nella pieve di Empoli fece di marmo un San Sebastiano, che è tenuto cosa bellissima; e finalmente si morí in Fiorenza di età d'anni xlvi lasciando un suo fratello architetto e scultore, nominato Bernardo, che in Santa Croce fece di marmo la sepoltura di M<esser> Lionardo Bruni da Arezzo, che scrisse la storia fiorentina. Costui del continuo attese alla architettura, ma per non essere stato eccellente quanto il fratello, non se ne fa memoria altrimenti. Lavorò Antonio Rossellino le sue sculture circa il mcccclx. E perché quando l'opere si veggono piene di diligenzia e di difficultà gli uomini restano di quelle piú ammirati, conoscendosi queste due cose massimamente ne' suoi lavori, merita egli e fama et onore, come augumentatore della arte e come esemplo certissimo donde i moderni scultori hanno potuto imparare come si debbino fare le statue, che mediante le difficultà arrechino lode e fama grandissima. Con ciò sia che dopo Donatello aggiunse egli alla arte della scultura pulidezza e fine, cercando bucare e ritondare in maniera le sue figure, che elle apparissero per tutto e tonde e finite. E per quella infinita grazia che e' mise sempre nelle sue cose, non mancò dopo la morte chi lo onorasse di questo epitaffio:

 

EN VIATOR POTIN EST PRAETEREVNTEM NON COMPATI NOBIS? CHARITES QVAE MANVI ANTONII ROSSELLINI DVM VIXIT SEMPER ADFVIMVS HILARES, EAEDEM EIVSDEM MANIBVS HOC MONV-MENTO CONDITIS CONTINVO NVNC ADSVMVS ADERIMVSQVE

LVGENTES. |


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Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com
Ultimo Aggiornamento: 17/07/2005 17.08

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