Home

Welcome To My Homepage

Email

De Bibliotheca

Biblioteca Telematica

CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA

Bullet     Bullet     Bullet     Bullet     Bullet

SAUL

Di: Vittorio Alfieri

BackHomeNext

ATTO I
Scena prima
DAVID Qui freno al corso, a cui tua man mi ha spinto,
onnipossente Iddio, tu vuoi ch'io ponga?
Io qui starò. -Di Gelboè son questi
i monti, or campo ad Israèl, che a fronte
sta dell'empia Filiste. Ah! potessi oggi
morte aver qui dall' inimico brando!
Ma, da Saùl deggio aspettarla. Ahi crudo
sconoscente Saùl! che il campion tuo
vai perseguendo per caverne e balze,
senza mai dargli tregua. E David pure
era già un dì il tuo scudo; in me riposto
ogni fidanza avevi; ad onor sommo
tu m'innalzavi; alla tua figlia scelto
io da te sposo . . . Ma, ben cento e cento
nemiche teste, per maligna dote,
tu mi chiedevi: e doppia messe appunto
io ten recava . . . Ma Saùl, ben veggio,
non è in se stesso, or da gran tempo: in preda
Iddio lo lascia a un empio spirto: oh cielo!
miseri noi! che siam, se Iddio ci lascia?-
Notte, su, tosto, all'almo sole il campo
cedi; ch' ei sorger testimon debb' oggi
di generosa impresa. Andrai famoso
tu, Gelboè, fra le più tarde etadi,
che diran: David qui se stesso dava
al fier Saulle.-Esci, Israèl, dai queti
tuoi padiglioni; escine, o re: v'invito
oggi a veder, s'io di campal giornata
so l' arti ancora. Esci, Filiste iniqua;
esci, e vedrai, se ancor mio brando uccida.
ATTO I
Scena seconda
GIONATA, DAVID

GIONATA Oh! qual voce mi suona? odo una voce,
cui del mio cor nota è la via.
DAVID Chi viene?
Deh, raggiornasse! Io non vorria mostrarmi,
qual fuggitivo
GIONATA Olà. Chi sei? che fai
dintorno al regio padiglion? favella.
DAVID Gionata parmi . . . Ardir.-Figlio di guerra,
viva Israèl, son io. Me ben conosce il Filisteo.
GIONATA Che ascolto? Ah! David solo così risponder può.
DAVID Gionata . . .
GIONATA Oh cielo!
David, . . . fratello . . .
DAVID Oh gioia! . . . A te . . .
GIONATA Fia vero?
tu in Gelboè? Del padre mio non temi?
Io per te tremo; oimè!
DAVID Che vuoi? La morte
in battaglia, da presso, mille volte
vidi, e affrontai: davanti all'ira ingiusta
del tuo padre gran tempo fuggii poscia:
ma il temer solo è morte vera al prode.
Or, più non temo io, no: sta in gran periglio
col suo popolo il re: fia David quegli,
che in securtade stia frattanto in selve?
Ch'io prenda cura del mio viver, mentre
sopra voi sta degli infedeli il brando?
A morir vengo; ma fra l'armi, in campo,
per la patria, da forte; e per l'ingrato
stesso Saùl, che la mia morte or grida.
GIONATA Oh di David virtù! D'Iddio lo eletto
tu certo sei. Dio, che t'inspira al core
sì sovrumani sensi, al venir scorta
dietti un angiol del cielo.-Eppur, deh! come
or presentarti al re? Fra le nemiche
squadre ei ti crede, o il finge; ei ti dà taccia
di traditor ribelle.
DAVID Ah! ch' ei pur troppo,
a ricovrar de' suoi nemici in seno
ei mi sforzava. Ma, se impugnan essi
contro lui l'armi, ecco per lui le impugno,
finché sian vinti. Il guiderdon mio prisco
men renda ei poscia; odio novello, e morte.
GIONATA Misero padre! ha chi l'inganna. Il vile
perfid' Abner, gli sta, mentito amico,
intorno sempre. Il rio demon, che fero
gl'invasa il cor, brevi di tregua istanti
lascia a Saùlle almen; ma d'Abner l'arte
nol lascia mai. Solo ei l'udito ei solo
l'amato egli è: lusingator maligno,
ogni virtù che la sua poca eccede
ei glie la pinge e mal sicura, e incerta.
Invan tua sposa ed io, col padre
DAVID Oh sposa!
Oh dolce nome! ov'è Micol mia fida?
M'ama ella ancor, mal grado il padre crudo?
GIONATA Oh! s'ella t'ama? . . . È in campo anch'essa . . .
DAVID Oh cielo!
vedrolla? oh gioia! Or, come in campo?
GIONATA Il padre
ne avea pietade; al suo dolor lasciarla
sola ei non volle entro la reggia: e anch'ella
va pur porgendo a lui qualche sollievo,
benché ognor mesta. Ah! la magion del pianto
ella è la nostra, da che tu sei lungi.
DAVID Oh sposa amata! A me il tuo dolce aspetto
torrà il pensier d'ogni passata angoscia;
torrà il pensier d'ogni futuro danno.
GIONATA Ah, se vista l'avessi! . . . Ebbeti appena
ella perduto, ogni ornamento increbbe
al suo dolor: sul rabbuffato crine
cenere stassi; e su la smunta guancia
pianto e pallore; immensa doglia muta,
nel cor tremante. Il dì, ben mille volte,
si atterra al padre, e fra i singhiozzi, dice:
"Rendimi David mio; tu già mel desti".
Quindi i panni si squarcia; e in pianto bagna
la man del padre, che anch'egli ne piange.
E chi non piange?-Abner, sol egli; e impera,
che tramortita come ell'è si strappi
dai piè del padre.
DAVID Oh vista! Oh! che mi narri?
GIONATA Deh! fosse pur non vero! . . . Al tuo sparire,
pace sparì, gloria, e baldanza in armi:
sepolti sono d' Israello i cori
il Filisteo, che già fanciullo apparve
sotto i vessilli tuoi, fatto è gigante
agli occhi lor, da che non t'han più duce:
e minacce soffriamo, e insulti, e scherni
chiusi nel vallo, immemori di noi.
Qual maraviglia? ad Israello a un tempo
manca il suo brando, ed il suo senno, David.
Io, che già dietro ai tuoi guerrieri passi
non senza gloria iva nel campo, or fiacca
sento al ferir la destra. Or, che in periglio,
a dura vita, e da me lungi io veggo
te, David mio, sì spesso; or, più non parmi
quasi pugnar pel mio signor, pel padre,
per la sposa pe' figli: a me tu caro,
più assai che regno, e padre, e sposa, e figli
DAVID M'ami, e più che nol merto: ami te Dio
così.
GIONATA Dio giusto, e premiator non tardo
di virtù vera; egli è con te. Tu fosti
da Samuèl morente in Rama accolto;
il sacro labro del sovran profeta,
per cui fu re mio padre, assai gran cose
colà di te vaticinava: il tuo
viver m'è sacro, al par che caro. Ah! soli
per te di corte i rei perigli io temo;
non quei del campo: ma, dintorno a queste
regali tende il tradimento alberga
con morte: e morte, Abner la dà; la invia
spesso Saulle. Ah! David mio, t'ascondi;
fintanto almen che di guerriera tromba
eccheggi il monte. Oggi, a battaglia stimo
venir fia forza.
DAVID Opra di prode vuolsi,
quasi insidia, celar? Saùl vedrammi
pria del nemico. Io, da confonder reco
da ravveder qual più indurato petto
mai fosse, io reco: e affrontar pria vo' l'ira
del re, poi quella dei nemici brandi.-
Re, che dirai, s'io, qual tuo servo, piego
a te la fronte? io di tua figlia sposo,
che di non mai commessi falli or chieggo
a te perdono: io difensor tuo prisco,
ch'or nelle fauci di mortal periglio
compagno, scudo, vittima, a te m'offro.-
Il sacro vecchio moribondo in Rama,
vero è, mi accolse; e parlommi, qual padre:
e spirò fra mie braccia. Egli già un tempo
Saulle amava, qual suo proprio figlio:
ma, qual ne avea mercede?-Il veglio sacro,
morendo, al re fede m'ingiunse e amore,
non men che cieca obbedienza a Dio.
Suoi detti estremi, entro il mio cor scolpiti
fino alla tomba in salde note io porto.
"Ahi misero Saùl! se in te non torni
sovra il tuo capo altissima ira pende"
Ciò Samüel diceami.-Te salvo
almen vorrei, Gionata mio, te salvo
dallo sdegno celeste: e il sarai, spero:
e il sarem tutti; e in un Saùl, che ancora
può ravvedersi.-Ah! guai, se Iddio dall'etra
il suo rovente folgore sprigiona!
Spesso, tu il sai, nell'alta ira tremenda
ravvolto egli ha coll'innocente il reo.
Impetuoso, irresistibil turbo,
sterpa, trabalza al suol, stritola, annulla
del par la mala infetta pianta, e i fiori,
ed i pomi, e le foglie.
GIONATA -Assai può David
presso Dio, per Saùl. Te ne' miei sogni
ho visto io spesso, e in tal sublime aspetto,
ch'io mi ti prostro a' piedi.-Altro non dico;
né più dei dirmi. Infin ch'io vivo, io giuro
che a ferir te non scenderà mai brando
di Saùl, mai. Ma, dalle insidie vili
Oh ciel! . . . come poss'io? . . . Qui, fra le mense,
fra le delizie, e l'armonia del canto,
si bee talor nell'oro infido morte.
Deh! chi ten guarda?
DAVID D' Israèle il Dio,
se scampar deggio; e non intera un' oste,
se soggiacer.-Ma dimmi: or, pria del padre,
veder poss' io la sposa? Entrar non debbo
là, fin che albeggi
GIONATA E fra le piume aspetta
fors'ella il giorno? A pianger di te meco
viene ella sempre innanzi l'alba; e preghi
porgiam qui insieme a Dio, per l'egro padre.-
Ecco; non lungi un non so che biancheggia:
forse, ch'ella è: scostati alquanto; e l'odi:
ma, se altri fosse, or non mostrarti, prego.
DAVID Così farò.
ATTO I
Scena terza
MICOL, GIONATA
MICOL Notte abborrita, eterna,
mai non sparisci? . . . Ma, per me di gioia
risorge forse apportatore il sole?
Ahi lassa me! che in tenebre incessanti
vivo pur sempre!-Oh! fratel mio, più ratto
di me sorgesti? eppur più travagliato,
certo, fu il fianco mio, che mai non posa.
Come posar poss' io fra molli coltri,
mentre il mio ben sovra la ignuda terra,
fuggitivo, sbandito, infra covili
di crude fere, insidïato giace?
Ahi d'ogni fera più inumano padre!
Saùl spietato! alla tua figlia togli
lo sposo, e non la vita?-Odi, fratello;
qui non rimango io più: se meco vieni,
bell'opra fai; ma, se non vieni, andronne
a rintracciarlo io sola: io David voglio
incontrare, o la morte.
GIONATA Indugia ancora;
e il pianto acqueta: il nostro David forse
in Gelboè verrà
MICOL Che parli? in loco,
dov'è Saùl, David venirne?
GIONATA In loco
dov'è Gionata e Micol tratto a forza
dal suo ben nato cor fia David sempre.
Nol credi tu, che in lui più assai l'amore
che il timor possa? E maraviglia avresti,
s'ei qui venirne ardisse?
MICOL Oh ciel! Per esso
io tremerei . . . Ma pure, il sol vederlo
fariami. . .
GIONATA E s'ei nulla or temesse? . . . E s'anco
l' ardir suo strano ei di ragion vestisse?-
Men terribil Saùl nell'aspra sorte
che nella destra, sbaldanzito or stassi
in diffidenza di sue forze; il sai:
or, che di David l' invincibil braccio
la via non gli apre infra le ostili squadre
Saùl diffida, ma, superbo, il tace.
Ciascun di noi nel volto suo ben legge,
che a lui non siede la vittoria in core.
Forse in punto ei verrebbe ora il tuo sposo.
MICOL Sì, forse è ver: ma lungi egli è; . . . deh! dove? . . . e in quale stato? . . .Oimè! . . .
GIONATA Più che nol pensi,
ei ti sta presso.
MICOL Oh cielo! . . . a che lusinghi?
ATTO I
Scena quarta
DAVID, MICOL, GIONATA

DAVID Teco è il tuo sposo.
MICOL Oh voce! . . . Oh vista! Oh gioia! . . .
Parlar . . . non . . . posso.-Oh maraviglia! . . . E fia . . .
ver, ch'io t'abbraccio? . . .
DAVID Oh sposa! . . . Oh dura assenza! . . .
Morte, s'io debbo oggi incontrarti, almeno
qui sto tra' miei. Meglio è morir, che trarre
selvaggia vita in solitudin, dove
a niun sei caro, e di nessun ti cale.
Brando assetato di Saùl, ti aspetto;
percuotimi: qui almen dalla pietosa
moglie fien chiusi gli occhi miei; composte,
coperte l' ossa; e di lagrime vere
da lei bagnate.
MICOL Oh David mio! . . . Tu capo,
termine tu d'ogni mia speme; ah! lieto
il tuo venir mi sia! Dio, che da gravi
perigli tanti sottraeati, invano
oggi te qui non riconduce . . . Oh quale,
qual mi dà forza il sol tuo aspetto! Io tanto
per te lontan tremava; or per te quasi
non tremo . . . Ma, che veggo? in qual selvaggio
orrido ammanto a me ti mostra avvolto
l'alba nascente? o prode mio tu ignudo
d'ogni tuo fregio vai? te più non copre
quella, ch'io già di propria man tessea,
porpora aurata! In tal squallor, chi mai
potria del re genero dirti? All' armi
volgar guerrier sembri, e non altro.
DAVID In campo
noi stiamo: imbelle reggia or non è questa:
qui rozzo saio, ed affilato brando,
son la pompa migliore. Oggi, nel sangue
de' Filistei, porpora nuova io voglio
tinger per me. Tu meco intanto spera
nel gran Dio d'Israèl, che me sottrarre
può dall'eccidio, s'io morir non merto.
GIONATA Ecco, aggiorna del tutto: omai qui troppo
da indugiar più non parmi. Ancor che forse
opportuno tu giunga, assai pur vuolsi
ir cautamente.-Ogni mattina al padre
venirne appunto in quest'ora sogliamo:
noi spïerem, come il governi e prema
oggi il suo torbo umore: e a poco a poco
preparando l' andrem, se lieta è l'aura
alla tua vista; e in un torrem, che primo
null' uomo a lui malignamente narri
la tua tornata. Appartati frattanto;
che alcun potria conoscerti, tradirti,
ed Abner farti anco svenare. Abbassa
la visiera dell'elmo: infra i sorgenti
guerrier ti mesci, e inosservato aspetta
ch'io per te rieda, o mandi
MICOL Infra i guerrieri,
come si asconde il mio Davìd? qual occhio
fuor dell'elmo si slancia a par del suo?
Brando, chi 'l porta al suo simìl? chi suona
così nell' armi? Ah! no, meglio ti ascondi
dolce mio amor, fin che al tuo fianco io torni.
Misera me! ti trovo appena, e deggio
lasciarti già? ma per brev'ora; e quindi
no, mai più, mai, non lascerotti. Or pure
vo' pria vederti in securtà. Deh! mira;
di questa selva opaca là nel fondo,
a destra, vedi una capace grotta?
Divisa io spesso là dal mondo intero
te sospiro, te chiamo, di te penso;
e di lagrime amare i duri sassi
aspergo: ivi ti cela, infin che il tempo,
sia di mostrarti.
DAVID Io compiacer ti voglio
in tutto, o sposa. Appien securi andate:
è senno in me; non opro a caso; io v'amo;
a voi mi serbo: e solo in Dio confido.


Bar

Bar

Home

Back

Next

Email

Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com
Ultimo Aggiornamento:
13/07/2005 23.30

Bar

Guestbook
View Guestbook