Il dottor Holker aveva detto la verità. Il brodo era
squisitissimo, ma nessuna pietanza era di carne di bue, di
maiale e di montone. Solo dei pesci: tutti gli altri piatti
si componevano di vegetali, fra cui molti che erano
assolutamente sconosciuti a Toby ed a Brandok.
In compenso il vino era così eccellente che né l'uno
né l'altro mai ne avevano gustato di simile.
"Signor Holker," disse Brandok, che mangiava
con un appetito invidiabile, come se si fosse svegliato solo
da dieci o dodici ore "siete vegetariano voi?"
"Perché mi fate questa domanda?" chiese il
lontano pronipote del dottore.
"Ai nostri tempi si parlava molto di vegetarianismo,
specialmente in Germania ed in Inghilterra. Si vede che
quella cucina ha fatto dei progressi."
"Perché non trovate delle bistecche?"
"Sì, e mi stupisce come i moderni americani abbiano
rinunciato alle succose bistecche ed ai sanguinanti roast
beef."
"Sono piatti diventati un po' rari, oggi, mio caro,
e pel semplice motivo che i buoi ed i montoni sono quasi
scomparsi."
"Ah!"
"Ve ne stupite?"
"Molto."
"Mio caro signore, la popolazione del globo in
questi cento anni è enormemente cresciuta, e non esistono
più praterie per nutrire le grandi mandrie che esistevano
ai vostri tempi. Tutti i terreni disponibili sono ora
coltivati intensivamente per chiedere al suolo tutto quello
che può dare. Se così non si fosse fatto, a quest'ora la
popolazione del globo sarebbe alle prese colla fame. I
grandi pascoli dell'Argentina e i nostri del Far-West non
esistono più, ed i buoi ed i montoni a poco a poco sono
quasi scomparsi, non rendendo le praterie in proporzione
all'estensione. D'altronde non abbiamo più bisogno di carne
al giorno d'oggi. I nostri chimici, in una semplice pillola
dal peso di qualche grammo, fanno concentrare tutti gli
elementi che prima si potevano ricavare da una buona libbra
di ottimo bue."
"E l'agricoltura come va senza buoi?"
"Anticaglie" disse Holker. "I nostri
campagnoli non fanno uso che di macchine mosse
dall'elettricità."
"Sicché non vi sono più neanche cavalli?"
"A che cosa potrebbero servire? Ce ne sono ancora
alcuni, conservati più per curiosità che per altro."
"E gli eserciti non ne fanno più uso?" chiese
il dottor Toby. "Ai nostri tempi tutte le nazioni ne
avevano dei reggimenti."
"E che cosa ne facevano?" chiese Holker, con
aria ironica.
"Se ne servivano nelle guerre."
"Eserciti! Cavalleria! Chi se ne ricorda ora?"
"Non vi sono più eserciti?" chiesero ad una
voce Toby e Brandok.
"Da sessant'anni sono scomparsi, dopo che la guerra
ha ucciso la guerra, l'ultima battaglia combattuta per mare
e per terra fra le nazioni americane ed europee è stata
terribile, spaventevole, ed è costata milioni di vite
umane, senza vantaggio né per le une né per le altre
potenze. Il massacro è stato tale da decidere le diverse
nazioni del mondo ad abolire per sempre le guerre. E poi non
sarebbero più possibili. Oggi noi possediamo degli
esplosivi capaci di far saltare una città di qualche
milione di abitanti; delle macchine che sollevano delle
montagne; possiamo sprigionare, colla semplice pressione del
dito, una scintilla elettrica trasmissibile a centinaia di
miglia di distanza e far scoppiare qualsiasi deposito di
polvere. Una guerra, al giorno d'oggi, segnerebbe la fine
dell'umanità. La scienza ha vinto ormai su tutto e su
tutti."
"Eppure quest'oggi, appena svegliato, mi fu
comunicata dal vostro giornale una notizia che smentirebbe
quello che avete detto ora, mio caro nipote" disse Toby.
"Ah sì! La distruzione di Cadice da parte degli
anarchici. Bazzecole! Ormai questi bricconi irrequieti
saranno stati completamente distrutti dai pompieri di Malaga
e di Alicante."
"Dai pompieri?"
"Non abbiamo altre truppe al giorno d'oggi, e vi
assicuro che sanno mantenere l'ordine in tutte le città e
sedare qualunque tumulto. Mettono in batteria alcune pompe e
rovesciano sui sediziosi torrenti d'acqua elettrizzata al
massimo grado. Ogni goccia fulmina, e l'affare è sbrigato
presto."
"Un mezzo un po' brutale, signor Holker, e anche
inumano."
"Se non si facesse così, le nazioni si vedrebbero
costrette ad avere delle truppe per mantenere l'ordine. E
del resto siamo in troppi in questo mondo, e se non troviamo
il mezzo d'invadere qualche pianeta, non so come se la
caveranno i nostri pronipoti fra altri cent'anni, a meno che
non tornino, come i nostri antenati, all'antropofagia. La
produzione della terra e dei mari non basterebbe a nutrire
tutti, e questo è il grave problema che turba e preoccupa
gli scienziati. Ah! se si potesse dar la scalata a Marte che
ha invece una popolazione così scarsa e tante terre ancora
incolte!"
"Come lo sapete voi?" chiese Toby, facendo un
gesto di stupore.
"Dagli stessi martiani" rispose Holker.
"Dagli abitanti di quel pianeta!" esclamò
Brandok.
"Ah, dimenticavo che ai vostri tempi non si era
trovato ancora un mezzo per mettersi in relazione con quei
bravi martiani."
"Scherzate?"
"Ve lo dico sul serio, mio caro signor Brandok."
"Voi comunicate con loro?"
"Ho anzi un carissimo amico lassù che mi dà spesso
sue notizie."
"Come avete fatto a mettervi in relazione coi
martiani?"
"Ve lo dirò più tardi, quando avrete visitato la
stazione elettrica di Brooklyn. Eh! Sono già quarant'anni
che siamo in relazione coi martiani."
"È incredibile!" esclamò il dottor Toby.
"Quali meravigliose scoperte avete fatto voi in questi
cent'anni!"
"Molte che vi faranno assai stupire, zio. Appena vi
sarete completamente rimessi, vi proporrò di fare una corsa
attraverso il mondo. In sette giorni saremo nuovamente a
casa."
"Il giro del mondo in una settimana!..."
"È naturale che ciò vi stupisca. Ai vostri tempi
s'impiegavano quarantacinque o cinquanta giorni, se non
m'inganno."
"E ci sembrava d'aver raggiunto la massima
velocità."
"Delle tartarughe" disse Holker, ridendo.
"Poi faremo anche una corsa al polo nord a visitare
quella colonia."
"Si va anche al polo, ora?"
"Bah!... è una semplice passeggiata."
"Avete trovato il mezzo di distruggere i ghiacci che
lo circondano?..."
"Niente affatto, anzi io credo che le calotte di
ghiaccio che avvolgono i due confini della terra siano
diventate più enormi di quello che erano cent'anni fa;
eppure noi abbiamo trovato egualmente il mezzo di andare a
visitarli e anche a popolarli. Vi abbiamo relegati
là..."
Un sibilo acuto che sfuggì da un foro aperto sopra una
mensola che si trovava in un angolo della stanza,
gl'interruppe la frase.
"Ah, ecco la mia corrispondenza che arriva"
disse Holker, alzandosi.
"Un'altra meraviglia!" esclamarono Toby e
Brandok alzandosi.
"Una cosa semplicissima" rispose Holker.
"Guardate, amici miei."
Premette un bottone al disotto d'un quadro che
rappresentava una battaglia navale. La figura scomparve,
innalzandosi entro due scanalature, e lasciando un vano d'un
mezzo metro quadrato. Dentro v'era un cilindro di metallo
coperto di numeri segnati in nero, lungo sessanta o settanta
centimetri, con una circonferenza di trenta o quaranta.
"Il mio numero d'abbonamento postale è il
1987" disse Holker. "Eccolo qui, e in un piccolo
scompartimento sono state collocate le mie lettere."
Mise un dito sul numero, s'aprì uno sportellino e trasse
la sua corrispondenza, poi fece ridiscendere il quadro e
premette un altro bottone.
"Ecco il cilindro ripartito" disse. "Va a
distribuire la corrispondenza agli inquilini della
casa."
"Come è giunto qui quel cilindro?" chiese
Brandok.
"Per mezzo d'un tubo comunicante coll'ufficio
postale più vicino, e rimorchiato da una piccola macchina
elettrica."
"E come si ferma?"
"Dietro il quadro vi è uno strumento destinato ad
interrompere la corrente elettrica. Appena il cilindro vi
passa sopra, si ferma e non riparte se io prima non riattivo
la corrente premendo quel bottone."
"Vi è un cilindro per ogni casa?"
"Sì, signor Brandok; devo avvertirvi che le
abitazioni moderne hanno venti o venticinque piani e che
contengono dalle cinquecento alle mille famiglie."
"La popolazione d'uno dei nostri antichi
sobborghi" disse il dottore. "Non ci sono dunque
più case piccole?"
"Il terreno è troppo prezioso oggidì, e quel lusso
è stato bandito. Non si può sottrarre spazio
all'agricoltura. Ma comincia a far buio; sarebbe tempo
d'illuminare il mio salotto. Ai vostri tempi che cosa si
accendeva alla sera?"
"Gas, petrolio, luce elettrica" disse Brandok.
"Povera gente" disse Holker. "E come
doveva costar cara allora l'illuminazione!"
"Certo, signor Holker" disse Brandok. "Ora
invece?"
"Abbiamo quasi gratis la luce ed il calore."
Dal soffitto pendeva un'asta di ferro che finiva in una
palla, composta d'un metallo azzurro.
Il signor Holker l'aprì facendola scorrere sopra l'asta
e tosto una luce brillante, simile a quella che mandavano un
tempo le lampade elettriche, si sprigionò, inondando il
salotto.
Ciò che la produceva era una pallottolina appena
visibile che si trovava infissa sotto la sfera, e la luce
che tramandava, espandeva un dolce calore assai superiore a
quello del gas.
"Che cos'è?" chiesero ad una voce Brandok e
Toby.
"Un semplice pezzetto di radium" rispose Holker.
"Il radium!" esclamarono i due risuscitati.
"Si conosceva ai vostri tempi?"
"L'avevano già scoperto" rispose Toby.
"Ma non si usava ancora a causa dell'enorme suo costo.
Un grammo non si poteva avere a meno di tre o quattromila
lire. E poi non s'era potuto trovare ancora il modo di
applicarlo, come avete fatto ora voi. Tutti però gli
predicevano un grande avvenire."
"Quello che non hanno potuto fare i chimici del 1900
l'hanno fatto quelli del Duemila" disse Holker.
"Quel pezzetto lì non vale che un dollaro e brucia
sempre, senza mai consumarsi. È il fuoco eterno."
"Meraviglioso metallo!..."
"Sì, meraviglioso, perché oltre a darci la luce,
ci dà anche il calore. Ha detronizzato il carbon fossile,
la luce elettrica, il gas, il petrolio, le stufe ed i
camini."
"Sicché anche le vie sono illuminate con lampade a
radium?" chiese Toby.
"E anche gli stabilimenti, le officine e così
via."
"E nelle miniere di carbone non si lavora
più?"
"A che cosa servirebbe il carbone? Poi cominciavano
già ad esaurirsi."
"La forza necessaria per far agire le macchine degli
stabilimenti, chi ve la dà ora?"
"L'elettricità trasportata ormai a distanze enormi.
Le nostre cascate del Niagara, per esempio, fanno lavorare
delle macchine che si trovano a mille miglia di distanza. Se
noi volessimo, potremmo dare di quelle forze anche
all'Europa, mandandole attraverso l'Atlantico. Ma anche
laggiù hanno costruito delle cascate sui loro fiumi e non
hanno più bisogno di noi."
"Amico James," disse Toby "ti penti d'aver
dormito cent'anni per poter vedere le meraviglie del
Duemila?"
"Oh no!" esclamò vivamente il giovane.
"Credevi di veder il mondo così progredito?"
"Non mi aspettavo tanto."
"E il tuo spleen?"
"Non lo provo più, tuttavia... non senti nulla
tu?"
"Sì, un'agitazione strana, un'irritazione
inesplicabile del sistema nervoso" disse Toby. "Mi
sembra che i muscoli ballino sotto la mia pelle."
"Anche a me" disse Brandok.
"Sapete da che cosa deriva?" chiese Holker.
"Non saprei indovinarlo" rispose Toby.
"Dall'immensa tensione elettrica che regna ormai in
tutte le città del mondo ed a cui voi non siete ancora
abituati. Cent'anni fa l'elettricità non aveva ancora
raggiunto un grande sviluppo, mentre ora l'atmosfera ed il
suolo ne sono saturi. Ma vi abituerete, ne son certo. E per
oggi basta. Andate a riposare e domani mattina faremo una
corsa attraverso Nuova York sul mio Condor."
"È un'automobile?" chiese Brandok.
"Sì, ma di nuovo genere" rispose Holker, con
un sorriso. "Cominceremo così il nostro viaggio
attraverso il mondo." |