ATTO QUARTO
SCENA PRIMA
Oreste, Pilade.
PILADE |
Eccoci al punto:
or d'arretrarci tempo,
no, piú non
è: davanti a sé ne vuole
Egisto, il
sai; qui d'aspettarlo imposto
ne viene: e
qui, se tu non cangi il modo,
a uccider no,
ma a morir noi, venimmo.
Altro non
dico. A tuo piacer vaneggia;
come al ferir, presto al morire io vengo. |
ORESTE |
Misero me! Cotal
rampogna io merto,
il so: troppo
tu m'ami; io non fui degno
di te finor;
deh! scusa. Io frenerommi
al cospetto
d'Egisto; e ciò piú lieve
sarammi,
spero, che il frenarmi innanzi
a lei, che il
manto, il volto, ambe le mani
pareami aver
tinte di sangue ancora.
Meglio assai
l'odio, che a nemico io porto,
nasconderò,
che non quell'orror misto
d'ira e
pietade, onde me tutto empiea
di tal madre la vista. |
PILADE |
Ad essa incontro
chi ti spingea? non io. |
ORESTE |
Piú di me forte,
non so qual
moto. Il crederesti? in mente
da pria mi
entrava di svenarla; e tosto
mi assalia
nuova brama, d'abbracciarla:
quindi
entrambe a vicenda. - Oh vista! oh stato
terribil, quanto inesplicabil!... |
PILADE |
Taci.
Ecco Egisto. |
ORESTE |
Che veggo? e con lui viene
anco la madre?... |
PILADE |
O me tu svena, o
taci. |
SCENA SECONDA
Egisto, Clitennestra, Oreste, Pilade, Soldati.
EGISTO |
Vieni, consorte,
vieni; udir ben puoi
cosa, cui fede ancor non presto intera. |
CLITENNESTRA |
Barbaro, a ciò mi sforzi? |
EGISTO |
Udiam. - Stranieri,
voi di Focida
il re veraci messi
dunque a me manda? |
PILADE |
Sí. |
EGISTO |
Certa novella
recate voi? |
PILADE |
Signore, un re c'invia;
a un re parliam: loco può aver menzogna? |
EGISTO |
Ma, Strofio
vostro a me non diè mai pegno
finora d'amistá. |
PILADE |
Fia questo il primo.
Non niegherò,
ch'ei, giá molti anni addietro,
altro era in
core: lo stringea pietade
dell'infelice
Oreste; ma se un tempo
gli diè
ricetto, ei gli negò pur sempre
ajuto, ed
armi; e a te giammai non volle
Strofio far guerra. |
EGISTO |
Apertamente ei farla
non ardí
forse. Ma, di ciò non calmi.
Dove pería colui? |
ORESTE |
Colui! |
PILADE |
Di Creta
gli è tomba il suolo. |
EGISTO |
E come estinto il seppe
Strofio anzi me? |
PILADE |
Pilade tosto al padre
portò tal
nuova: al duro caso egli era
presente. |
EGISTO |
E quivi ad immatura morte
che il trasse? |
PILADE |
Il troppo giovenil suo ardore.
Antica usanza
ogni quint'anno in Creta
giuochi
rinnova, e sagrifizj a Giove.
Desio di
gloria, natural vaghezza
tragge a quel
lido il giovinetto: al fianco
Pilade egli ha
non divisibil mai.
Calda brama
d'onor nell'ampia arena
su lieve carro
a contrastar lo spinge
de' veloci
corsier la nobil palma:
troppo a
vincere intento, ivi la vita
per la vittoria ei dá. |
EGISTO |
Ma come? Narra. |
PILADE |
Feroce troppo,
impaziente, incauto,
or della voce
minacciosa incalza,
or del flagel,
che sanguinoso ei ruota,
sí forte
batte i destrier suoi mal domi,
ch'oltre la
meta volano; piú ardenti,
quanto veloci
piú. Giá sordi al freno,
giá sordi al
grido, ch'ora invan gli acqueta;
foco spiran le
nari; all'aura i crini
svolazzan
irti; e in denso nembo avvolti
d'agonal
polve, quanto è vasto il circo
corron
ricorron come folgor ratti.
Spavento,
orrore, alto scompiglio, e morte
per tutto
arreca in torti giri il carro:
finché
percosso con orribil urto
a marmorea
colonna il fervid'asse,
riverso Oreste cade... |
CLITENNESTRA |
Ah! non piú; taci:
una madre ti ascolta. |
PILADE |
È ver; perdona.
Io non dirò,
come ei di sangue il piano
rigasse,
orribilmente strascinato...
Pilade
accorse;... invan;... fra le sue braccia
spirò l'amico. |
CLITENNESTRA |
Oh morte ria!... |
PILADE |
Ne pianse
in Creta ogni
uom; tanta nel giovin era
beltade, grazia, ardire... |
CLITENNESTRA |
E chi nol piange,
fuorché solo
quest'empio?... O figlio amato,
piú non
degg'io, mai piú (lassa!) vederti?...
Ma, oimè! pur
troppo ti veggo di Stige
l'onda varcar,
del padre abbracciar l'ombra;
e torcer bieco
a me lo sguardo entrambi,
e d'ira
orribile ardere... Son io,
sí, son io,
che vi uccisi... Oh madre infame!
oh rea consorte! - Or, sei tu pago,
Egisto? |
EGISTO |
- Il tuo narrar,
certo, ha di ver sembianza;
chiaro il vero
fia in breve. Entro mia reggia
statevi
intanto; e guiderdon qual dessi,
pria del partir v'avrete. |
PILADE |
A' cenni tuoi
staremci. - Vieni. |
ORESTE |
Andiamo, andiam; che omai
piú non poss'io tacermi. |
CLITENNESTRA |
O tu, che narri
senza esultar
di gioja il fero caso,
deh! ferma il
piede; e dimmi: alla infelice
madre, perché
dentro brev'urna acchiuso
non rechi il
cener del suo amato figlio?
Funesto, eppur
gradito dono! ei spetta,
piú che a niun'altri, a me. |
PILADE |
Pilade gli arse
il rogo;
escluso dai funébri onori
ogni altro, ei
sol raccolse il cener suo;
ei di pianto
il bagnava: ultimo, infausto
pegno della
piú nobile, verace,
forte, e santa
amistá che al mondo fosse,
ei sel riserba: e a lui chi fia che il
tolga? |
EGISTO |
E a lui chi fia
che il chiegga? Ei l'abbia: un tanto
amico suo da
lui piú assai mertava.
Maraviglia ben
ho, com'ei mal vivo
sul rogo
stesso generosamente
sé
coll'estinto non ardesse; e ch'una,
sola una
tomba, di tal coppia eletta
non racchiudesse le reliquie estreme, |
ORESTE |
Oh rabbia; e tacer deggio? |
PILADE |
È ver, di duolo
Pilade non
morí; ma in vita forse
pietoso amor
del genitore antico
mal suo grado
il serbò. Spesso è da forte,
piú che il morire, il vivere. |
EGISTO |
Mi abborre
Pilade al par che m'abborriva Oreste. |
PILADE |
Noi siam del
padre messaggeri: ei brama
piena amistade or rinnovar con Argo. |
EGISTO |
Ma di Pilade è
padre: egli raccolse
qual proprio
figlio Oreste; ei dal mio sdegno
il difese, il sottrasse. |
PILADE |
Oreste spento,
non scema in te lo sdegno? |
CLITENNESTRA |
E qual d'Oreste
era il delitto? |
ORESTE |
Esser figliuol
d'Atride. |
EGISTO |
Che ardisci tu?... |
PILADE |
Signor,... dove non suona
fama del ver?
Sa tutta Grecia, quanto
t'inimicasse
Atride; e sa, che i giorni
t'insidiò;
che perseguirne il figlio
dovevi... |
ORESTE |
E sa, che mille volte e mille
tentato hai
tu, con tradimenti, trarlo
a morte
infame; e sa, che al sol suo aspetto
tremato avresti... |
EGISTO |
Oh! che di' tu? Chi sei?
Parla. |
ORESTE |
Son tale... |
PILADE |
Egli è... Deh! non sdegnarti,
Egisto;... egli è... |
EGISTO |
Chi? |
ORESTE |
Tal... |
PILADE |
Di Strofio il figlio,
Pilade egli
è: null'altro in Argo il mena,
che desio di
vedere il loco, ov'ebbe
Oreste suo la
cuna. A pianger viene
con la madre
l'amico. Il re concesso
gli ha di
seguirmi ignoto; ogni regale
pompa
lasciando, in umil nave ei giunge,
per men
sospetto darti; a me la cura
ne affida il
padre: ei, nell'udir d'Oreste,
tacer non
seppe: ecco a te piano il tutto.
Deh! tu nol
vogli or d'inesperti detti
reo tener; né stimar, ch'altro qui 'l
tragga. |
CLITENNESTRA |
Oh ciel! Pilade
questi? Oh! vieni; dimmi,
novel mio figlio;... almen ch'io
sappia... |
EGISTO |
È vano,
donna, il tuo
dir. - Qual ch'egli sia, tai sensi
uso a soffrir
non son... Ma che? lo sguardo
ardente in me
d'ira e furor tu figgi?
E tu lo
inchini irresoluto a terra?
Voi messaggeri
Strofio a me non manda;
voi mentitori,
traditor voi sete.
Soldati, or tosto in ceppi... |
PILADE |
Deh! m'ascolta...
E fia pur ver,
che un sol sospetto vano
romper ti faccia or delle genti il
dritto? |
EGISTO |
Sospetto? In
volto la menzogna stavvi,
ed il timor scolpito. |
ORESTE |
In cor scolpito
il rio timor ti sta. |
CLITENNESTRA |
Dite: non vera
potria forse la nuova?... |
PILADE |
Ah! cosí... |
ORESTE |
Tremi,
tremi tu giá,
che il figlio tuo riviva,
novella madre? |
EGISTO |
Oh qual parlar!
Si asconde
sotto que'
detti alcun feroce arcano.
Pria che tu n'abbi pena... |
PILADE |
Oh ciel! deh!
m'odi. |
EGISTO |
Il ver saprò.
Traggansi intanto in duro
carcere
orrendo... Ah! non v'ha dubbio; gli empi
son ministri
d'Oreste. - Aspri tormenti
si apprestin
loro: io stesso udrolli; io stesso
vo' saper lor
disegni. Itene. In breve
certo esser vo', se è vivo o morto
Oreste. |
SCENA TERZA
Elettra, Clitennestra, Egisto.
ELETTRA |
Oreste a morte?
oh ciel, che veggio! O madre,
a morte trar lasci il tuo figlio? |
CLITENNESTRA |
Il figlio?... |
EGISTO |
Oreste? in Argo?
in mio poter? tra quelli?
Oreste? Oh gioja! Guardie... |
CLITENNESTRA |
Il figlio! |
ELETTRA |
Ahi lassa!
ah! che diss'io? |
EGISTO |
Correte; al mio cospetto
ritornin
tosto; ite, affrettate il piede,
volate. Oh gioja! |
ELETTRA |
Io l'ho tradito!
io stessa! |
CLITENNESTRA |
Il figlio mio! -
Crudel, se tu me pria
non sveni, trema... |
EGISTO |
In Argo, entro mia reggia,
perfida donna,
il mio mortal nemico
introduci, nascondi? |
ELETTRA |
Erale ignoto
non men che a te: fu mio l'inganno. |
EGISTO |
E d'ambe
sará la pena. |
CLITENNESTRA |
Ah! no; me sola togli
di vita, me; ma i figli miei... |
EGISTO |
D'Atride
gl'iniqui
avanzi? ah! non mi cape in seno
dalla letizia
il core. Oggi, d'un colpo,
spenti fien
tutti... Ma tornar giá veggio
i traditori: eccoli. Oh fausto giorno! |
SCENA QUARTA
Oreste, Pilade, incatenati; Egisto, Clitennestra, Elettra, Soldati..
EGISTO |
So tutto giá;
sol qual di voi sia Oreste,
dite... |
PILADE |
Son io. |
ORESTE |
Menzogna: Oreste
io sono. |
CLITENNESTRA |
Qual m'è figlio
di voi? ditelo: scudo
a lui son io. |
EGISTO |
Tu parla, Elettra; e bada
a non mentir; qual è il fratello? |
ELETTRA |
È questi;[1]
questi è, pur troppo! |
PILADE |
Io, sí... |
ORESTE |
Nol creder. |
PILADE |
Cessa.
Poiché
scoperta è l'alta trama, omai
del mio furor non osi altri vestirsi. |
ORESTE |
Mira, Egisto, se
ardisci, il furor mira
ch'arde negli
occhi miei; mira, e d'Atride
di' ch'io
figlio non sono: al terror credi
ch'entro il
codardo tuo petto trasfonde
sol la mia voce. |
EGISTO |
Traditor, codardo,
tu il sei; morrai tu di mia mano. |
CLITENNESTRA |
O il brando
trattieni,
Egisto, o in me lo immergi: a loro
per altra via
non giungi. Arresta... oh cielo!...
Deh! mi ti svela, Oreste. Ah sí; tu il
sei. |
ORESTE |
Va'; tue man
sanguinose altrove porta.
Ciascun di
noi, se morir dessi, è Oreste:
nessun ti è
figlio, se abbracciar tal madre
da noi si debbe. |
CLITENNESTRA |
Oh feri detti! Eppure,...
no, te non lascio. |
EGISTO |
Ecco qual premio merta
l'amor tuo
insano. - Io ti conosco, Oreste,
alla tua
filial pietá. Son degni
di te i tuoi detti, e di tua stirpe
infame. |
PILADE |
Da parricida
madre udir nomarsi
figlio, e tacer, può chi di lei non
nasce? |
ORESTE |
Cessate... |
ELETTRA |
Egisto, or non t'avvedi? è quegli
Pilade e mente, per salvar l'amico... |
EGISTO |
Salvar l'amico? E qual di voi fia salvo? |
ORESTE |
Ah! se di ferro
non avessi io carche
le mani, a
certa prova, or visto avresti
se Oreste io
son; ma, poiché il cor strapparti
piú con man
non ti posso, abbiti questo
palesator dell'esser mio. |
PILADE |
Deh! cela
quel ferro. Oh cielo! |
ORESTE |
Egisto, il pugnal vedi,
ch'io, per
svenarti, nascoso portava?
E tu il
ravvisi, o donna? È questo il ferro,
che tu con
mano empia tremante in petto
piantasti al padre mio. |
CLITENNESTRA |
La voce, gli atti,
l'ira d'Atride
è questa. Ah! tu sei desso.
Se non vuoi
ch'io ti abbracci, in cor mi vibra
quel ferro tu;
del padre in me vendetta
miglior farai.
Giá, finch'io vivo, forza
non è che mai
dal fianco tuo mi svelga.
O in tua
difesa, o per tua mano io voglio
morire. Oh
figlio!... Ancor son madre: e t'amo...
deh, fra mie braccia!... |
EGISTO |
Scostati. Che fai?...
A un figlio
parricida?... Olá: di mano,
guardie, il ferro... |
ORESTE |
Il mio ferro a te, cui poscia
nomerò madre,
cedo: eccolo; il prendi:
trattar tu il
sai; d'Egisto in cor lo immergi.
Lascia ch'io
mora; a me non cal, pur ch'abbia
vendetta il
padre: di materno amore
niun'altra
prova io da te voglio: or via,
svenalo tosto.
Oh! che vegg'io? tu tremi?
tu
impallidisci? tu piangi? ti cade
di mano il
ferro? Ami tu Egisto? l'ami;
e sei madre
d'Oreste? Oh rabbia! Vanne,
ch'io mai piú non ti vegga. |
CLITENNESTRA |
Oimè!... mi sento...
morire... |
EGISTO |
È questo[2],
è questo (e a me sol spetta)
lo stil, che
il padre trucidava; e il figlio
truciderá.
Ben lo ravviso; io l'ebbi
tinto giá
d'altro sangue; e a lei lo diedi
io stesso
giá. - Ma forse appieno tutte,
tu giovinetto
eroe, non sai le morti
di questo
acciaro. Atréo, l'avo tuo infame,
vibrollo in
sen de' miei fratelli, figli
del suo fratel
Tiéste. Io del paterno
retaggio altro
non m'ebbi: ogni mia speme,
in lui riposi;
e non invan sperai.
Quanto riman
di abbominevol stirpe,
tutto al fin,
tutto il tengo. Io te conobbi
al desir, che
d'ucciderti sentia.
Ma, qual fia
morte, che la cena orrenda,
che al mio
padre imbandí l'avo tuo crudo,
pareggi mai? |
CLITENNESTRA |
Morte al mio figlio? morte
avrai tu primo. |
EGISTO |
A me sei nota: trema
anco per te,
donna, sei omai... Dal fianco
mio non scostarti. |
CLITENNESTRA |
Invan. |
EGISTO |
Trema. |
ELETTRA |
Deh! sbrama
in me tua
sete, Egisto: io pur son figlia
d'Atride, io pur. Mira, a' tuoi piedi... |
ORESTE |
Elettra,
che fai? |
PILADE |
Fu mia la trama; io non avea,
com'essi, un
padre a vendicar; pur venni,
a trucidarti
io venni: in me securo
incrudelir tu
puoi. D'Oreste il sangue
versar non puoi senza tuo rischio in
Argo... |
EGISTO |
Pilade, Elettra,
Oreste, a morte tutti:
e tu pur, donna, ove il furor non tempri. |
ORESTE |
Me solo, me.
Donzella inerme a morte
trar, che ti
giova? È di signor possente
Pilade figlio;
assai tornarten danno
potria di lui:
me sol, me solo svena.
O voi, miglior
parte di me, per voi
l'alma di duol
sento capace: il mio,
troppo bollor
vi uccide: oh ciel! null'altro
duolmi. Ma
pur, vedere, udir costui,
e raffrenarmi,
era impossibil cosa...
Tanto a salvarmi feste; ed io vi uccido! |
EGISTO |
Oh gioja! piú
gran pena che la morte
dar ti
poss'io? Svenati innanzi dunque
cadangli,
Elettra pria, Pilade poscia;
quindi ei sovr'essi cada. |
CLITENNESTRA |
Iniquo... |
ELETTRA |
O madre,
cosí uccider ne lasci? |
PILADE |
Oreste! |
ORESTE |
Oh cielo!...
Io piango? Ah!
sí; piango di voi. - Tu, donna,
giá sí
ardita al delitto, or debil tanto
all'ammenda sei tu? |
CLITENNESTRA |
Sol ch'io potessi
trarmi dall'empie mani; oh figlio!... |
EGISTO |
Infida;
di man non
m'esci. - Omai del garrir vostro
stanco son io:
tronchinsi i detti. A morte
che piú
s'indugia a trarli? Ite. - Dimante,
del loro morir m'è la tua vita pegno. |
SCENA QUINTA
Egisto, Clitennestra.
EGISTO |
Donna, vien meco,
vieni. - Al fin vendetta
piena, o Tiéste, abbenché tarda,
avemmo. |
|