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Oh sventurato, oh misero Peréo!
Troppo verace amante!... Ah! s'io piú
ratto
al giunger era, il crudo acciaro forse
tu non vibravi entro al tuo petto.
Oh cielo!
che dirá l'orbo
padre? ei lo attendeva
sposo, e felice; ed or di propria mano
estinto, esangue corpo, innanzi agli
occhi
ei recar sel vedrá. Ma, sono io
padre
men di lui forse addolorato? è vita
quella, a cui
resta, infra sue furie atroci,
la disperata Mirra? è vita quella,
a cui l'orrido suo stato noi lascia?
Ma, udirla voglio: e giá di ferreo
usbergo
armato ho il core. Ella ben merta (e il
vede)
il mio sdegno; ed
in prova, al venir lenta
mostrasi: eppur, dal terzo messo ella ode
giá il paterno comando. Orribil
certo,
e rilevante arcano havvi nascoso
in questi suoi travagli. O il vero udirne
dal di lei labro
io voglio, o mai non voglio,
mai piú, vederla al mio cospetto
innante...
Ma, (oh ciel!) se forza di destino, ed
ira
di offesi Numi a un lagrimar perenne
la condanna innocente, aggiunger deggio
l'ira d'un padre
a sue tante sventure?
E abbandonata, e disperata, a lunga
morte lasciarla?... Ah! mi si spezza il
core...
Pure, il mio immenso affetto, in parte
almeno,
ora è mestier, ch'io per la prova
estrema,
le asconda. In
suon di sdegno ella finora
mai non mi udia parlarle: il cor sí
saldo,
no, donzella non ha, che incontro basti
al non usato minacciar del padre.
Eccola al fine. Oimè! come si
avanza
a tardi passi, e
sforzati! Par, ch'ella
al mio cospetto a morire sen venga. |
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CINIRO |
Mirra, che nulla tu il mio onor
curassi,
creduto io mai, no, non l'avrei; convinto
me n'hai (pur troppo!) in questo dí
fatale
a tutti noi: ma, che ai comandi espressi,
e replicati del
tuo padre, or tarda
all'obbedir tu sii, piú nuovo ancora
questo a me giunge. |
MIRRA |
... Del mio
viver sei
signor, tu solo... Io de' miei gravi,...
e tanti
falli... la pena... a te chiedeva,... io
stessa,...
or dianzi,...
qui... Presente era la madre;...
deh! perché allor... non mi uccidevi?... |
CINIRO |
È tempo,
tempo ormai, sí, di cangiar modi, o
Mirra.
Disperate parole indarno muovi;
e disperati, e in un tremanti, sguardi
al suolo affissi
indarno. Assai ben chiara
in mezzo al dolor tuo traluce l'onta;
rea ti senti tu stessa. Il tuo piú grave
fallo, è il tacer col padre tuo: lo
sdegno
quindi appien tu ne merti; e che in me
cessi
l'immenso amor,
che all'unica mia figlia
io giá portai. Ma che? tu piangi?
e tremi?
e inorridisci?... e taci? A te fia
dunque
l'ira del padre insopportabil pena? |
MIRRA |
Ah!... peggior... d'ogni morte... |
CINIRO |
Odimi. Al mondo favola hai fatto i genitori tuoi,
quanto te stessa, coll'infausto fine
che alle da te volute nozze hai posto.
Giá l'oltraggio tuo crudo i giorni ha
tronchi
del misero Peréo... |
MIRRA |
Che ascolto? Oh
cielo! |
CINIRO |
Peréo, sí, muore;
e tu lo uccidi. Uscito
del nostro aspetto appena, alle sue
stanze
solo, e sepolto in un muto dolore,
ei si ritrae: null'uomo osa seguirlo.
Io, (lasso me!) tardo pur troppo io
giungo...
Dal proprio
acciaro trafitto, ei giacea
entro un mare di sangue: a me gli sguardi
pregni di pianto e di morte inalzava;...
e, fra i singulti estremi, dal suo labro
usciva ancor di Mirra il nome.
Ingrata... |
MIRRA |
Deh! piú non
dirmi... Io sola, io degna sono,
di morte... E ancor respiro?... |
CINIRO |
Il duolo orrendo
dell'infelice padre di Peréo,
io che son padre ed infelice, io solo
sentir lo posso: io 'l so, quanto esser
debba
lo sdegno in lui,
l'odio, il desio di farne
aspra su noi giusta vendetta. Io
quindi,
non dal terror dell'armi sue, ma mosso
dalla pietá del giovinetto estinto,
voglio, qual de' padre ingannato e
offeso,
da te sapere (e
ad ogni costo io 'l voglio)
la cagion vera di sí orribil danno.
Mirra, invan me l'ascondi: ah! ti
tradisce
ogni tuo menom'atto. Il parlar
rotto;
lo impallidire, e l'arrossire; il muto
sospirar grave;
il consumarsi a lento
fuoco il tuo corpo; e il sogguardar
tremante;
e il confonderti incerta; e il
vergognarti,
che mai da te non si scompagna:... ah!
tutto,
sí tutto in te mel dice, e invan tu il
nieghi;...
son figlie in te le furie tue... d'amore. |
MIRRA |
Io?... d'amor?... Deh! nol credere...
T'inganni. |
CINIRO |
Piú il nieghi tu, piú ne son io convinto.
E certo in un son io (pur troppo!) omai,
ch'esser non puote altro che oscura
fiamma,
quella cui tanto ascondi. |
MIRRA |
Oimè!... che
pensi?...
Non vuoi col brando uccidermi;... e coi
detti...
mi uccidi intanto... |
CINIRO |
E dirmi pur non
l'osi,
che amor non senti? E dirmelo, e giurarlo
anco ardiresti, io ti terria spergiura.
Ma, chi mai degno
è del tuo cor, se averlo
non potea pur l'incomparabil, vero,
caldo amator, Peréo? Ma, il
turbamento
cotanto è in te;... tale il tremor; sí
fera
la vergogna; e in terribile vicenda,
ti si scolpiscon
sí forte sul volto;
che indarno il labro negheria... |
MIRRA |
Vuoi dunque...
farmi... al tuo aspetto... morir... di
vergogna?...
E tu sei padre? |
CINIRO |
E avvelenar tu i
giorni,
troncarli vuoi, di un genitor che t'ama
piú che se
stesso, con l'inutil, crudo,
ostinato silenzio? Ancor son
padre:
scaccia il timor; qual ch'ella sia tua
fiamma,
(pur ch'io potessi vederti felice!)
capace io son d'ogni inaudito sforzo
per te, se la mi
sveli. Ho visto, e veggo
tuttor, (misera figlia!) il generoso
contrasto orribil, che ti strazia il core
infra l'amore, e il dover tuo. Giá
troppo
festi, immolando al tuo dover te stessa:
ma, piú di te
possente, Amor nol volle.
La passíon puossi escusare; ha forza
piú assai di noi; ma il non svelarla al
padre,
che tel comanda, e ten scongiura, indegna
d'ogni scusa ti rende. |
MIRRA |
O Morte,
Morte,
cui tanto invoco,
al mio dolor tu sorda
sempre sarai?... |
CINIRO |
Deh! figlia,
acqueta alquanto,
l'animo acqueta: se non vuoi sdegnato
contra te piú vedermi, io giá nol sono
piú quasi omai; purché tu a me favelli.
Parlami deh! come
a fratello. Anch'io
conobbi amor per prova: il nome. |
MIRRA |
Oh cielo!...
Amo, sí; poiché a dirtelo mi sforzi;
io disperatamente amo, ed indarno.
Ma, qual ne sia l'oggetto, né tu mai,
né persona il
saprá: lo ignora ei stesso...
ed a me quasi io 'l niego. |
CINIRO |
Ed io saperlo
e deggio, e voglio. Né a te stessa cruda
esser tu puoi, che a un tempo assai nol
sii
piú ai genitori che ti adoran sola.
Deh! parla; deh!
Giá, di crucciato padre,
vedi ch'io torno e supplice e piangente:
morir non puoi, senza pur trarci in
tomba.
Qual ch'ei sia colui ch'ami, io 'l vo'
far tuo.
Stolto orgoglio di re strappar non puote
il vero amor di
padre dal mio petto.
Il tuo amor, la tua destra, il regno mio,
cangiar ben ponno ogni persona umíle
in alta e grande: e, ancor che umíl, son
certo,
che indegno al tutto esser non può l'uom
ch'ami.
Te ne scongiuro,
parla: io ti vo' salva,
ad ogni costo mio. |
MIRRA |
Salva?... Che
pensi?...
Questo stesso tuo dir mia morte
affretta...
Lascia, deh! lascia, per pietá, ch'io
tosto
da te... per sempre... il piè...
ritragga... |
CINIRO |
O figlia
unica amata; oh!
che di' tu? Deh! vieni
fra le paterne braccia. Oh cielo!
in atto
di forsennata or mi respingi? Il padre
dunque abborrisci? e di sí vile fiamma
ardi, che temi... |
MIRRA |
Ah! non è vile;... è iniqua
la mia fiamma; né mai... |
CINIRO |
Che parli?
iniqua,
ove primiero il genitor tuo stesso
non la condanna, ella non fia: la svela. |
MIRRA |
Raccapricciar d'orror vedresti il padre,
se la sapesse... Ciniro... |
CINIRO |
Che ascolto! |
MIRRA |
Che dico?... ahi lassa!... non so quel ch'io
dica...
Non provo amor... Non creder, no... Deh!
lascia,
te ne scongiuro per l'ultima volta,
lasciami il piè ritrarre. |
CINIRO |
Ingrata: omai
col disperarmi co' tuoi modi, e farti
del mio dolore
gioco, omai per sempre
perduto hai tu l'amor del padre. |
MIRRA |
Oh dura,
fera orribil minaccia!... Or, nel mio
estremo
sospir, che giá si appressa,... alle
tante altre
furie mie l'odio crudo aggiungerassi
del genitor?...
Da te morire io lungi?...
Oh madre mia felice!... almen concesso
a lei sará... di morire... al tuo
fianco... |
CINIRO |
Che vuoi tu dirmi?... Oh! qual terribil
lampo,
da questi accenti!... Empia, tu forse?... |
MIRRA |
Oh cielo!
che dissi io
mai?... Me misera!... Ove sono?
Ove mi ascondo?... Ove morir? Ma
il brando
tuo mi varrá...([1]) |
CINIRO |
Figlia... Oh!
che festi? il ferro... |
MIRRA |
Ecco,... or... tel rendo... Almen la destra
io ratta
ebbi al par che la lingua. |
CINIRO |
... Io... di
spavento,...
e d'orror pieno,
e d'ira,... e di pietade,
immobil resto. |
MIRRA |
Oh Ciniro!... Mi
vedi...
presso al morire... Io vendicarti...
seppi,...
e punir me... Tu stesso, a viva forza,
l'orrido arcano... dal cor... mi
strappasti...
ma, poiché sol
colla mia vita... egli esce...
dal labro mio,... men rea... mi moro... |
CINIRO |
Oh giorno!
Oh delitto!... Oh dolore! A chi il
mio pianto?... |
MIRRA |
Deh! piú non pianger;... ch'io nol merto...
Ah! sfuggi
mia vista infame;... e a Cecri...
ognor... nascondi... |
CINIRO |
Padre infelice!... E
ad ingojarmi il suolo
non si spalanca?... Alla morente iniqua
donna appressarmi io non ardisco;...
eppure,
abbandonar la svenata mia figlia
non posso... |
([1])
Rapidissimamente avventatasi al brando del padre, se ne trafigge.
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