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CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA

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Mirra

Di: Vittorio Alfieri

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ATTO PRIMO

 

 

SCENA PRIMA

 

 

Cecri, Euricléa

 

CECRI

Vieni, o fida Euricléa: sorge ora appena

l'alba; e sí tosto a me venir non suole

il mio consorte. Or, della figlia nostra

misera tanto, a me narrar puoi tutto.

Giá l'afflitto tuo volto, e i mal repressi

tuoi sospiri, mi annunziano...

EURICLÉA

Oh regina!...

Mirra infelice, strascina una vita

peggio assai d'ogni morte. Al re non oso

pinger suo stato orribile: mal puote

un padre intender di donzella il pianto;

tu madre, il puoi. Quindi a te vengo; e prego,

che udir mi vogli.

CECRI

È ver, ch'io da gran tempo

di sua rara beltá languire il fiore

veggo: una muta, una ostinata ed alta

malinconia mortale appanna in lei

quel sí vivido sguardo: e, piangesse ella!...

Ma, innanzi a me, tacita stassi; e sempre

pregno ha di pianto, e asciutto sempre ha il ciglio.

E invan l'abbraccio; e le chieggo, e richieggo,

invano ognor, che il suo dolor mi sveli:

niega ella il duol; mentre di giorno in giorno

io dal dolor strugger la veggio.

EURICLÉA

A voi

ella è di sangue figlia; a me, d'amore;

ch'io, ben sai, l'educava: ed io men vivo

in lei soltanto; e il quarto lustro è quasi

a mezzo giá, che al seno mio la stringo

ogni dí fra mie braccia... Ed or, fia vero,

che a me, cui tutti i suoi pensier solea,

tutti affidar fin da bambina, or chiusa

a me pure si mostri? E s'io le parlo

del suo dolore, anco a me il niega, e insiste,

e contra me si adira... Ma pur, meco

spesso, malgrado suo, prorompe in pianto.

CECRI

Tanta mestizia, in quel cor giovenile,

io da prima credea, che figlia fosse

del dubbio, in cui su la vicina scelta

d'uno sposo ella stavasi. I piú prodi

d'Asia e di Grecia principi possenti,

a gara tutti concorreano in Cipro,

di sua bellezza al grido: e appien per noi

donna di se quanto alla scelta ell'era.

Turbamento non lieve in giovin petto

dovean recare i varj, e ignoti, e tanti

affetti. In questo, ella il valor laudava;

dolci modi, in quello: era di regno

maggiore l'un; con maestá beltade

era nell'altro somma: e qual piaceva

piú agli occhi suoi, forse temea che al padre

piacesse meno. Io, come madre e donna,

so qual battaglia in cor tenero e nuovo

di donzelletta timida destarsi

per tal dubbio dovea. Ma, poiché tolta

ogni contesa ebbe Peréo, di Epíro

l'erede; a cui, per nobiltá, possanza,

valor, beltade, giovinezza, e senno,

nullo omai si agguagliava; allor che l'alta

scelta di Mirra a noi pur tanto piacque;

quando in se stessa compiacersen ella

lieta dovea; piú forte in lei tempesta

sorger vediamo, e piú mortale angoscia

la travaglia ogni dí?... Squarciar mi sento

a brani a brani a una tal vista il core.

EURICLÉA

Deh, scelto pur non avesse ella mai!

Dal giorno in poi, sempre il suo mal piú crebbe:

e questa notte, ch'ultima precede

l'alte sue nozze, (oh cielo!) a lei la estrema

temei non fosse di sua vita. – Io stava

tacitamente immobil nel mio letto,

che dal suo non è lungi; e, intenta sempre

ai moti suoi, pur di dormir fea vista:

ma, mesi e mesi son, da ch'io la veggo

in tal martír, che dal mio fianco antico

fugge ogni posa. Io del benigno Sonno,

infra me tacitissima, l'aíta

per la figlia invocava: ei piú non stende

da molte e molte notti l'ali placide

sovr'essa. – I suoi sospiri eran da prima

sepolti quasi; eran pochi; eran rotti:

poi (non udendomi ella) in sí feroce

piena crescean, che al fin, contro sua voglia,

in pianto dirottissimo, in singhiozzi

si cangiavano, ed anco in alte strida.

Fra il lagrimar, fuor del suo labro usciva

una parola sola: «Morte... morte;»

e in tronchi accenti spesso la ripete.

Io balzo in piedi; a lei corro, affannosa:

ella, appena mi vede, a mezzo taglia

ogni sospiro, ogni parola e pianto;

e, in sua regal fierezza ricomposta,

meco addirata quasi, in salda voce

mi dice: «A che ne vieni? or via, che vuoi?...»

Io non potea risponderle; io piangeva,

e l'abbracciava, e ripiangeva... Al fine

riebbi pur lena, e parole. Oh, come

io la pregai, la scongiurai, di dirmi

il suo martír, che rattenuto in petto,

me pur con essa uccideria!... Tu madre,

con piú tenero e vivo amor parlarle

non potevi, per certo. – Ella il sa bene

s'io l'amo; ed anche, al mio parlar, di nuovo

gli occhi al pianto schiudeva, e mi abbracciava,

e con amor mi rispondea. Ma, ferma

sempre in negar, dicea; ch'ogni donzella,

per le vicine nozze, alquanto è oppressa

di passeggera doglia; e a me il comando

di tacervelo dava. Ma il suo male

sí radicato è addentro, egli è tant'oltre,

ch'io tremante a te corro; e te scongiuro

di far sospender le sue nozze: a morte

va la donzella, accertati. – Sei madre;

nulla piú dico.

CECRI

... Ah!... pel gran pianto,... appena...

parlar poss'io. – Che mai, ch'esser può mai?...

Nella sua etade giovanil, non altro

martíre ha loco, che d'amor martíre.

Ma, s'ella accesa è di Peréo, da lei

spontanea scelto, onde il lamento, or ch'ella

per ottenerlo sta? se in sen racchiude

altra fiamma, perché scegliea fra tanti

ella stessa Peréo?

EURICLÉA

... D'amor non nasce

il disperato dolor suo; tel giuro.

Da me sempr'era custodita; e il core

a passíon nessuna aprir potea,

ch'io nol vedessi. E a me lo avria pur detto;

a me, cui tiene (è ver) negli anni madre,

ma in amore, sorella. Il volto, e gli atti,

e i suoi sospiri, e il suo silenzio, ah! tutto

mel dice assai, ch'ella Peréo non ama.

Tranquilla almen, se non allegra, ella era

pria d'aver scelto: e il sai, quanto indugiasse

a scegliere. Ma pur, null'uomo al certo

pria di Peréo le piacque: è ver, che parve

ella il chiedesse, perché elegger uno

era, o il credea, dovere. Ella non l'ama;

a me ciò pare: eppur, qual altro amarne

a paragon del gran Peréo potrebbe?

D'alto cor la conosco; in petto fiamma,

ch'alta non fosse, entrare a lei non puote.

Ciò ben poss'io giurar: l'uom ch'ella amasse,

di regio sangue ei fora; altro non fora.

Or, qual ve n'ebbe qui, ch'ella a sua posta

far non potesse di sua man felice?

D'amor non è dunque il suo male. Amore,

benché di pianto e di sospir si pasca,

pur lascia ei sempre un non so che di speme,

che in fondo al cor traluce; ma di speme

raggio nessuno a lei si affaccia: è piaga

insanabil la sua; pur troppo!... Ah! morte,

ch'ella ognor chiama, a me deh pria venisse!

Almen cosí, struggersi a lento fuoco

non la vedrei!...

CECRI

Tu mi disperi... Ah! queste

nozze non vo', se a noi pur toglier ponno

l'unica figlia... Or va; presso lei torna;

e non le dir, che favellato m'abbi.

Colá verrò, tosto che asciutto il ciglio

io m'abbia, e in calma ricomposto il volto.

EURICLÉA

Deh! tosto vieni. Io torno a lei; mi tarda

di rivederla. Oh ciel! chi sa, se mentre

io cosí a lungo teco favellava

chi sa, se nel feroce impeto stesso

di dolor non ricadde? Oh! qual pietade

mi fai tu pur, misera madre!... Io volo;

deh! non tardare; or, quanto indugi meno,

piú ben farai...

CECRI

Se l'indugiar mi costi,

pensar tu il puoi: ma in tanto insolit'ora,

né appellarla vogl'io, né a lei venirne,

né turbata mostrarmele. Non vuolsi

in essa incuter né timor, né doglia:

tanto è pieghevol, timida, e modesta,

che nessun mezzo è mai benigno troppo,

con quella nobil indole. Su, vanne;

e posa in me, come in te sola io poso.

 

SCENA SECONDA

 

 

Cecri.

 

 

Ma, che mai fia? giá l'anno or volge quasi,

ch'io con lei mi consumo; e neppur traccia

della cagion del suo dolor ritrovo! –

Di nostra sorte i Numi invidi forse,

torre or ci von sí rara figlia, a entrambi

i genitor solo conforto e speme?

Era pur meglio il non darcela, o Numi.

Venere, o tu, sublime Dea di questa

a te devota isola sacra, a sdegno

la sua troppa beltá forse ti muove?

Forse quindi al par d'essa in fero stato

me pur riduci? Ah! la mia troppa e stolta

di madre amante baldanzosa gioja,

tu vuoi ch'io sconti in lagrime di sangue...

 

SCENA TERZA

 

Ciniro, Cecri.

 

 

CINIRO

Non pianger donna. Udito in breve ho il tutto;

Euricléa di svelarmelo costrinsi

Ah! mille volte pria morir vorrei,

che all'adorata nostra unica figlia

far forza io mai. Chi pur creduto avrebbe,

che trarla a tal dovessero le nozze

chieste da lei? Ma, rompansi. La vita

nulla mi cal, nulla il mio regno, e nulla

la gloria mia pur anco, ov'io non vegga

felice appien la nostra unica prole.

CECRI

Eppur, volubil mai Mirra non era.

Vedemmo in lei preceder gli anni il senno;

saggia ogni brama sua; costante, intensa

nel prevenir le brame nostre ognora.

Ben ella il sa, se di sua nobil scelta

noi ci estimiam beati: ella non puote

quindi, no mai, pentirsene.

CINIRO

Ma pure,

s'ella in cor sen pentisse? – Odila, o donna:

tutti or di madre i molli affetti adopra

con lei; fa ch'ella al fine il cor ti schiuda,

sin che n'è tempo. Io t'apro il mio frattanto;

e dico, e giuro, che il pensier mio primo

è la mia figlia. È ver, che amico farmi

d'Epíro il re mi giova: e il giovinetto

Peréo suo figlio, alla futura spene

d'alto reame, un altro pregio aggiunge,

agli occhi miei maggiore. Indole umana,

e cuor, non men che nobile, pietoso

ei mostra. Acceso, in oltre, assai lo veggio

di Mirra. – A far felice la mia figlia,

scer non potrei piú degno sposo io mai;

certo egli è di sue nozze; in lui, nel padre,

giusto saria lo sdegno, ove la data

fe si rompesse; e a noi terribil anco

esser può l'ira loro: ecco ragioni

molte, e possenti, d'ogni prence agli occhi;

ma nulle ai miei. Padre, mi fea natura;

il caso, re. Ciò che ragion di stato

chiaman gli altri miei pari, e a cui son usi

pospor l'affetto natural, non fia

nel mio paterno seno mai bastante

contra un solo sospiro della figlia.

Di sua sola letizia esser poss'io,

non altrimenti, lieto. Or va; gliel narra;

e dille in un, che a me spiacer non tema,

nel discoprirmi il vero: altro non tema,

che di far noi con se stessa infelici.

Frattanto udir vo' da Peréo, con arte,

se riamato egli s'estima; e il voglio

ir preparando a ciò che a me non meno

dorria, che a lui. Ma pur, se il vuole il fato,

breve omai resta ad arretrarci l'ora.

CECRI

Ben parli: io volo a lei. – Nel dolor nostro,

gran sollievo mi arreca il veder, ch'uno

voler concorde, e un amor solo, è in noi.


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Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com
Ultimo Aggiornamento:
17/07/2005 00.58

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