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CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA |
C'era una volta... fiabe |
Di: Luigi Capuana |
IL RACCONTA-FIABE |
C'era una volta un povero diavolo, che aveva fatto tutti i mestieri e non era riuscito in nessuno. |
Un giorno gli venne l'idea di andare attorno, a raccontare fiabe ai bambini. Gli pareva un mestiere facile, da divertircisi anche lui. Perciò si mise in viaggio, e la prima città che incontrò, cominciò a gridare per le vie: |
- Fiabe, bambini, fiabe! Chi vuol sentir le fiabe? |
I bambini accorsero da tutte le parti, e gli fecero ressa attorno. Lui cominciò: |
- C'era una volta un Re e una Regina, che non avevano figliuoli, e facevano voti e pellegrinaggi... |
- To'! Questa la sappiamo a mente, - dissero i bambini - è la fiaba della Bella addormentata nel bosco. Un'altra! Un'altra! |
- Ve ne dirò un'altra. |
E cominciò: |
- C'era una volta una bambina, che aveva la mamma matta e la nonna più matta di lei. La nonna le fece un cappuccetto rosso... |
- To'! Questa la sappiamo a mente: è la fiaba di Cappuccetto rosso. |
- Un'altra! Un'altra! |
Quel povero diavolo, un po' seccato, cominciò da capo: |
- C'era una volta un signore che aveva una figliuola. Gli era morta la moglie e ne aveva presa un'altra, vedova con due figlie... |
- To'! È la fiaba di Cenerentola. Sappiamo a mente anche questa. |
E visto che era buono a raccontare soltanto fiabe vecchie, i bambini gli voltarono le spalle e lo piantarono come un grullo. |
Partì e andò in un'altra città. E, appena arrivato, si messe a gridare per le vie: |
- Fiabe, bambini, fiabe! Chi vuol sentire le fiabe? |
I bambini accorsero da tutte le parti e gli fecero ressa attorno. Ma non cominciava una fiaba, che quelli non urlassero tosto: |
- La sappiamo! La sappiamo! |
E visto che era buono a raccontare soltanto fiabe vecchie, gli voltarono le spalle e lo piantarono come un grullo. |
Quando ebbe provato più volte e sempre con lo stesso cattivo successo, quel povero diavolo si perdette d'animo, e non sapeva più dove dare di capo. |
Angustiato, si mise a camminare senza sapere dove lo portassero i piedi, e si trovò in mezzo a un bosco. |
Sopravvenuta la notte, si stese sull'erba, sotto un albero, per dormire; ma non poté chiuder occhio: aveva una gran paura. Gli pareva che le piante, collo stormire delle fronde, parlassero sotto voce fra loro; gli pareva che le bestie e gli uccelli notturni, con quei loro strani gridi e canti, tramassero qualche cosa contro di lui. |
Il cuore gli batteva forte nel petto, e non vedeva l'ora che fosse giorno. |
Alla mezzanotte in punto, che vede? Vede una gran luce pel bosco, e da ogni pianta sbucava gente che rideva, che cantava, che ballava; e intanto da tutte le parti venivano rizzate prestamente tante bellissime tende e tavole piene di cose non mai viste, che luccicavano più dell'oro. S'accòrse di essere capitato in mezzo alla fiera delle Fate; si fece coraggio e si levò. Avea pensato: |
- Le Fate debbono vendere anche delle belle fiabe, nuove di zecca: vo' veder di comprarle. |
E accostatosi a una che vendeva roba sotto una ricca tenda là vicino, le disse: |
- Ci avete fiabe nuove? |
- Fiabe nuove non ce n'è più; se n'è perduto il seme. |
Poco persuaso di questa risposta, andò da un'altra Fata che teneva in mostra sulla tavola e nei barattoli tante bellissime cose, che la prima non aveva: |
- Ci avete fiabe nuove? |
- Fiabe nuove non ce n'è più; se n'è perduto il seme. |
E due! |
Girò attorno un altro pezzo, osservando qua e là; e come vide una tenda, che gli parve la più ricca di tutte, si accostò alla Fata venditrice e le domandò timidamente: |
- Ci avete fiabe nuove? |
- Fiabe nuove non ce n'è più; se n'è perduto il seme. |
E tre! |
Vedendolo rimasto male, quella Fata gli disse: |
- Sapete, quell'uomo, che dovreste voi fare? Dovreste andare dal mago Tre-Pi che n'ha pieni i magazzini. |
- E dove si trova cotesto mago Tre-Pi? |
- Lontan lontano, fra' suoi boschi di aranci. |
Prima dell'alba, la fiera finì. Le Fate, le tende, ogni cosa disparve; e quel povero diavolo si trovò solo in mezzo al bosco, e non sapeva se fosse stato sveglio o pure avesse sognato. |
Cammina, cammina, incontrò un viandante: |
- Compare, sapreste dirmi dove sono i boschi di aranci del mago Tre-Pi? |
- Andate avanti, sempre avanti. |
Cammina, cammina, incontrò una vecchia: |
- Comare, sapreste dirmi dove sono i boschi di aranci del mago Tre Pi? |
- Andate avanti, sempre avanti. |
Non si arrivava mai! |
Finalmente, ecco i boschi di aranci. Ma c'erano i muri attorno, e si doveva entrare da un piccolo cancello guardato da un mastino. |
- Chi cerchi da questa parte? - gli domandò il mastino. |
- Cerco il mago Tre-Pi. |
- È fuori: aspetta. |
Ed ecco, sul tardi, il mago Tre-Pi, nero come il pepe, con una barbona nera e certi occhi neri che schizzavano fuoco. |
- Ah, buon mago Tre-Pi, dovreste farmi un favore! |
- Parla, che cosa vuoi? |
- Vorrei delle fiabe nuove. Voi, che ne avete dei magazzini, dovreste darmene qualcuna. |
- Fiabe nuove non ce n'è più: se n'è perduto il seme. Di quelle che ho io tu non sapresti che fartene. E poi, servono a me, per conservarle imbalsamate. Vuoi vederle? |
E lo condusse dentro, nei magazzini. |
C'erano tutte le fiabe del mondo, situate nei cassetti fatti a posta, classate e numerate; e il mago Tre-Pi gli guardava sempre le mani, per paura che quello non gliene portasse via qualcuna. |
- Ma non c'è proprio verso di poterne trovare delle nuove? |
- Le nuove, - rispose il mago - forse le sa una vecchia Fata, fata Fantasia: ma non vuol dirle a nessuno. Vive sola in una grotta, e bisognerebbe andarci in compagnia della Bella addormentata nel bosco, di Cappuccetto rosso, di Cenerentola, di Pelosina, di Pulcettino e simil gente. Prova; però ti dico che è fatica sprecata. |
- Non importa; proverò. |
Tornò addietro e andò dalla Bella addormentata nel bosco: |
- O Bella addormentata, vi prego, venite con me. |
- Volentieri. |
- O Cappuccetto rosso, ti prego, vieni con me. |
- Volentieri. |
- O buona Cenerentola, ti prego, vieni con me. |
- Volentieri. |
Insomma li radunò tutti, e si misero in via. Quelli sapevano il posto della grotta dove la vecchia Fata viveva rinchiusa, e ve lo condussero facilmente. Picchiarono all'uscio. |
- Chi siete? |
- Siamo noi. |
Fata Fantasia li riconobbe alla voce, e venne ad aprire. |
- Che cosa volete? E chi è costui? Temerario, come osi di venire da me! |
E voleva scacciarlo via. |
Quelli la rabbonirono e le esposero il motivo della loro venuta: |
- Questo povero disgraziato ha tentato tutti i mestieri e non è riuscito in nessuno. Si era anche messo a fare il racconta-fiabe; ma i bambini, che già sanno a mente le nostre storie, ora vorrebbero delle fiabe nuove, e non gli prestano attenzione. Bella fata Fantasia, aiutatelo voi! |
- Fiabe nuove non ce n'è più; se n'è perduto il seme. |
- Bella fata Fantasia, aiutatemi voi! |
Sentendosi pregare colle lagrime agli occhi, fata Fantasia s'intenerì: |
- Vado e vengo. |
Rientrò nella grotta, e dopo un pezzetto, ricomparve col grembiule ricolmo: |
- Tieni; con questa roba forse ti riescirà. |
E gli diede una stiacciata, un'arancia d'oro, un ranocchino, una serpicina, un uovo nero, tre anelli, insomma tante cose strane. |
- Che debbo farne? |
- Portali teco e vedrai. |
Ringraziò, tutto contento, accompagnò quegli altri alle case loro e, la prima città che incontrò, si messe a gridare per la via: |
- Fiabe, bambini, fiabe! Chi vuol sentire le fiabe? |
I bambini accorsero da tutte le parti e gli fecero ressa attorno. |
Lui prese la stiacciata in mano e cominciò: |
- C'era una volta... |
Non sapeva neppure una parola di quel che dovea raccontare; ma, aperta la bocca, la fiaba gli usciva filata, come se l'avesse saputa a mente da gran tempo. E fu la fiaba di Spera di sole. |
La fiaba piacque ai bambini: |
- Un'altra! Un'altra! |
E quello, preso a caso uno dei regali della Fata, che portava seco in una borsa, cominciò: |
- C'era una volta... |
Non sapeva neppure una parola di quel che dovea raccontare; ma, aperta la bocca, la fiaba gli usciva filata, come se l'avesse saputa a mente da gran tempo. |
E raccontò la fiaba di Ranocchino, porgi il ditino. |
La fiaba piacque ai bambini: |
- Un'altra! Un'altra! |
E così di seguito; ne raccontò più di una dozzina, e lui ci si divertiva più dei bambini. |
Poi andò in un'altra città: |
- Fiabe, bambini, fiabe! Chi vuol sentire le fiabe? |
E ricominciò da capo. I bambini contentissimi. |
Ma, infine, erano sempre quelle: Spera di sole, Ranocchino, Cecina, Il cavallo di bronzo, Serpentina, Testa-di-rospo... Sicché, all'ultimo, i bambini si seccarono, e appena cominciava: |
"C'era una volta..." lo interrompevano: |
- La sappiamo, la sappiamo a mente! |
Che cosa farne di quelle fiabe, ora che i bambini non volevano più sentirle, perché le sapevano tutte a mente? |
Pensò di regalarle al mago Tre-Pi, per metterle nei cassetti, colle altre fiabe imbalsamate. |
E andò a trovarlo. |
Al cancello c'era il solito mastino: |
- Chi cerchi da queste parti? |
- Cerco il mago Tre-Pi. |
- È fuori: aspetta. |
Sul tardi, ecco il mago Tre-Pi, nero come il pepe, col suo barbone nero e quei suoi occhi neri che schizzavano fuoco: |
- Sei tornato di nuovo? Che vuoi da me? |
- Nulla, buon Mago; vengo anzi a farvi un regalo. Queste son fiabe nuove e nei vostri cassetti non ce le avete. Ora che tutti i bambini le sanno a mente, ho pensato di regalarvele per metterle insieme colle altre imbalsamate. |
- Ah, sciocco! Sciocco! - rispose il Mago. - Non vedi che cosa hai in mano? |
Il racconta-fiabe guardò: aveva in mano un pugno di mosche! |
E tornò addietro scornato, e di fiabe non ne volle più sapere. |
Perciò si conchiude: |
- Fiabe nuove non ce n'è più; se n'è perduto il seme! |
Come e perché, cari bambini, lo saprete facilmente quando sarete più grandi. |
Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com
Ultimo Aggiornamento: 02/03/99 1.17