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CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA |
La rigenerazione |
ITALO SVEVO |
Commedia in 3 atti |
SCENA SESTA
RITA, subito dopo FORTUNATO e DETTI
RITA. Cè fuori quel signor Boncini che vuole parlare con lei.
ENRICO. Lo lasci correre.
RITA. Non capisco.
GIOVANNI. Oh, Rita. Come stai? Anna mi disse ch'eri indisposta.
RITA. Io sto benissimo.
FORTUNATO. Scusi, volevo vedere se finalmente potevo parlare con Lei, signor padrone.
GIOVANNI (timoroso). Tu ce l'hai con me?
FORTUNATO. Io, signor padrone, io averla con Lei? Io ce l'ho con un membro della Sua famiglia e perciò sono costretto di lasciarla. Mi dispiace molto, ma io in questa casa non posso piú restare.
GIOVANNI (riflettendo). Con un membro della mia famiglia? Con Guido nevvero? Certo io non sono molto d'accordo col suo modo di trattare.
ENRICO. Ma è un'altra cosa che il signor Giovanni Le vuol dire
GIOVANNI. Lasci che parli io. Che c'entra Lei? So tutelare da solo il mio decoro. Il mio decoro? Non soltanto quello, ma anche la mia felicità. A questo mondo c'è anche Anna. Io voglio ch'essa ignori del tutto quello di cui qui si tratta. Mi promettete tutti il silenzio?
EMMA. Ma certamente padre mio.
ENRICO. Ne può essere sicuro.
GIOVANNI. E tu Rita non hai detto nulla.
RITA. Io non so di che si tratti.
GIOVANNI. Hai da promettere di star zitta e di non dir nulla ad Anna di quanto qui si parlerà.
RITA. Io so tacere. Per me è la cosa piú facile di questo mondo. Tant'è vero che m'è piuttosto difficile di parlare.
EMMA. Ecco che parli troppo.
GIOVANNI. Ed ora Lei signor Enrico si apposti al Suo posto, quello di iersera e se vede venire Anna, accorra subito.
EMMA. Padre mio, non occorre. Mamma non rientrerà che di qui a mezz'ora. Lo so con precisione.
GIOVANNI. E allora non c'è che da parlare. Senti, Fortunato, tu credi che Rita abbia passato il suo tempo e si sia
FORTUNATO. Ubbriacata.
RITA. Io non ero affatto ubbriaca. È una menzogna.
GIOVANNI. Lascia stare. Qui non si tratta di sapere se eri o meno ubbriaca. Si deve stabilire chi ti ha ubbriacata.
FORTUNATO. Proprio cosí. (Minaccioso.) Essa vuol darmi ad intendere ch'essa abbia passato quelle due ore con Lei, signore. È una cosa incredibile? Lei, signore, passerebbe il Suo tempo con una fanciulla, una bambina che non sa dire niente?
GIOVANNI. E che cosa diresti se fosse proprio cosí? (Timoroso.)
FORTUNATO (minaccioso). Io comincerei col dire che tutti voi vi siete messi d'accordo per ingannarmi.
ENRICO. Caro amico, di me non potete credere questo. Io fui messo a guardia a quell'uscio dal signor Giovanni. Vi stetti per due ore e v'assicuro che il signor Guido per di là non passò.
EMMA. E che vuole che faccia a me che con Rita sia stato Guido o papà? Io so dirle che quando io qui arrivai Rita dormiva su quel sofà e papà sulla poltrona.
FORTUNATO. Oh, potessi crederlo.
RITA. A me non volevi crederlo. Io ti dicevo che non ero stata con altri che col padrone.
FORTUNATO (corre verso Giovanni che, spaventato, si ritira). Mi perdoni, signor padrone. Io resto in casa Sua. Mai piú non la lascerei. Scusi se La disturbai.
GIOVANNI (siede per pigliar fiato). Io perdono, io scuso. Io perdono e scuso volentieri. (Poi.) Solo che non bene capisco.
Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com Ultimo Aggiornamento:13/07/2005 22.51 |