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Biblioteca Telematica

CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA

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La rigenerazione

ITALO SVEVO

Commedia in 3 atti

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SCENA DODICESIMA

GIOVANNI sostenuto dal dottor RAULLI e da FORTUNATO la testa bendata, e DETTI

 

ANNA.               Oh, Giovanni, che hai fatto?

GIOVANNI.      Avete portato il bambino che ho salvato per farlo vedere a mia moglie?

ANNA.               Oh, Giovanni, non occorre questo. Sei stato bravo ma imprudente tanto.

GIOVANNI       (che fu adagiato sulla poltrona sul cui schienale si adagia esausto). Il proprio dovere bisogna farlo. Dov'è il bambino? (Chiude gli occhi e si perde.)

RAULLI.             Lasciate che riposi un poco. Poi lo adageremo su questo sofà perché dorma. Le apra le vesti per facilitargli la respirazione. (Anna eseguisce. A Guido.) Vede la sua operazione?

GUIDO.              Già non c'è pericolo?

RAULLI.             Potrei garantirlo. Non ha che una lieve escoriazione alla nuca.

GUIDO.              Vede che l'operazione non è tanto pericolosa.

RAULLI.             Perché non è abbastanza efficace. Se egli avesse potuto correre di piú sarebbe finito sotto all'automobile.

GUIDO.              Speriamo che si perfezioni.

GIOVANNI.      Io vorrei dire qualche cosa a mia moglie. Ma non voglio che nessuno senta. (Tutti si fanno lontani e lui parla alla moglie che gli si è avvicinata chinandosi a lui.) Se qualcuno ti dicesse che io ho voluto ammazzarti non crederlo.

ANNA                (verso Raulli). Delira?

RAULLI              (s'avvicina, lo guarda e gli tocca il polso). No! È perfettamente in sé. Solo ancora un po' sconvolto. Deve dormire signor Giovanni. Si corichi su quel sofà.

GIOVANNI.      Subito! Ma prima voglio dire qualche cosa a mia moglie. (Poi.) Se qualcuno ti dicesse ch'io ti sposai senz'amore, non crederlo. Io ti amai sempre.

ANNA                (guardando verso Raulli). Ma io sempre lo credetti.

GIOVANNI.      E facesti bene. È cosí che bisogna credere per vivere felici uno accanto all'altro. E prima quando mi misi a camminare con quel signor…

ENRICO.           Boncini.

GIOVANNI.      Manda via quel signor…

ENRICO.           Biggioni.

GIOVANNI.      Grazie. Quando mi misi a camminare con Biggioni…

ENRICO.           Boncini.

GIOVANNI.      È vero, Boncini, pensai sempre: Io sono un vecchio morale che ama chi lo merita, dunque te. Un vecchio morale benché ringiovanito. E t'amai molto.

ANNA.               Sí, come sempre.

GIOVANNI.      Sí, come sempre e un poco di piú.

ANNA.               Grazie. (Lo vuol baciare; egli si piega ed essa lo bacia sulla benda.)

GIOVANNI.      M'hai baciato sulla benda, la parte piú gloriosa dei mio corpo. E adesso vorrei giacere piú comodo su un letto per pensare meglio e arrivare a intendere tutto.

RAULLI.             E allora portiamolo addirittura a letto.

 

Enrico, Fortunato, Guido, dott. Raulli portano via Giovanni ed escono a sinistra seguiti dalle donne.

 

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Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com
Ultimo Aggiornamento:13/07/2005 23.27

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