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Biblioteca Telematica

CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA

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La rigenerazione

ITALO SVEVO

Commedia in 3 atti

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SCENA NONA

GUIDO e ENRICO

 

GUIDO.              Nove o otto? Non capisco nulla. Dei nove mesi so qualche cosa. Ma subito poi vengono i 7 e mai gli otto! Gli otto significano disastro.

ENRICO.           Non si tratta di ciò, purtroppo. Le racconterò, le spiegherò un'altra volta. Non è una cosa a scadenza tanto fissa. Purtroppo. Altrimenti potrei prendere un calendario e ogni ventiquattr'ore potrei cancellare un giorno intero. Cosí passano i giorni e non cancello niente. (Poi, intraprendente e perfettamente libero da abbattimento.) Senta signor Guido. Ella accetterebbe da me un dono, il dono del mio orologio? È un perfetto cronometro. Io assolutamente non ne ho bisogno. (Leva dal taschino l'orologio con la catena che stacca e ripone in tasca.) A Lei gioverà meglio che a me perché non è per il polso ch'io prendo i miei clienti.

GUIDO               (cui riesce difficile di celare la propria gioia). Ma… perché?

ENRICO.           Io voglio premiare come so lo studioso intraprendente che apporta alla nostra città tanti vantaggi. Lo accetti! Sia tanto buono. È un lieve compenso alle insolenze immeritate ch'Ella ebbe da quel dottor Raulli. Come ero arrabbiato! Mi bolliva il sangue. Probabilmente se la prende con Lei perché non ebbe lui per primo la fortuna di sapere di quell'operazione. Io Le auguro ogni fortuna. Possa fra breve essere questa la prima città del mondo priva di vecchi. Che città sarebbe questa!

GUIDO               (sempre con l'orologio in mano). Ma io non posso accettare. Certo io non sono molto restio di aiutarmi con un po' di furberia quando mi trovo in difficoltà come alla fine di ogni mese, dal 15 in poi. Ma si tratta di piccolezze eppoi si tratta di miei congiunti i quali sia pure per bontà si sono addossati il mio mantenimento. Io con le mie furberie non faccio altro che correggere il concetto ch'essi si sono fatti del costo della mia vita o, in altre parole, del mio valore. Piccole cose! Mi faccio pagare quest'analisi che a me non costa niente oppure il riscatto di un orologio che mai impegnai ma che subito vendetti poiché io non sono un finanziere tanto ingenuo da mettermi in mano degli usurai del Monte di Pietà. (Sempre con l'orologio in mano.) Qui invece si tratta di un importo alquanto grosso. Eppoi Lei non è mio congiunto. (Con risoluzione improvvisa.) Sa come facciamo? Per il momento Lei tiene l'orologio, ma è mio. Me lo restituirà non appena Ella diverrà mio congiunto.

ENRICO.           Oh, come Lei ha parlato bene. (Afferrandogli la mano e stringendogliela affettuosamente.) Siamo d'accordo! L'orologio sarà Suo soltanto quando io sarò divenuto Suo congiunto. Ma intanto lo tenga Lei. È una garanzia, è una garanzia sicura che io Suo congiunto diverrò. Tenga anche la catena alle stesse condizioni. Eccola! Mi faccia il favore! Non rifiuti. Pensi quanto bene Ella mi fece. Dalla morte del povero Valentino la vita non mi concesse una gioia simile. Ma sia buono! Non per quest'orologio o per questa catena che non hanno alcun valore, ma per rimeritarmi della sincera amicizia che Le offro m'aiuti, m'appoggi.

GUIDO               (altrettanto cordiale). Ma volentieri! Con tutto il cuore. Io voglio aiutarla. Anche per il mio affetto a quella Emma che non vuole intendere come le sia offerta la possibilità di ricominciare la vita sotto i piú begli auspici. Terrò - lo prometto - l'orologio e la catena fino al momento delle nozze fino al momento in cui sarò sicuro che sono proprio miei.

ENRICO             E subito ho bisogno del Suo aiuto, cioè del Suo consiglio. Da mezz'ora, dacché si parlò di quella portentosa operazione, io non penso ad altro. Crede Ella che sia meglio avvisare subito la signora Emma?

GUIDO.              Avvisarla di che?

ENRICO.           Di quell'operazione. Ammettiamo che senza saperne nulla essa mi sposi e poi l'apprenda. Non c'è il pericolo che ricada nel suo grande dolore? Per spiegarmi meglio: Non sarebbe meglio ch'essa subito possa… smaltire il suo grande dolore per la morte del marito e anche il rimpianto che la nuova cura non sia arrivata in tempo per salvarlo piuttosto ch'essere informata piú tardi di questa seconda sventura?

GUIDO               La questione è molto importante e prima di rispondervi vorrei studiarla. Cosí, a prima vista, a me sembrerebbe opportuno di lasciare Emma per il momento in pace. Quando essa finalmente avesse dimenticato il marito, io credo in verità che nessun fatto nuovo varrebbe a ridestargliene il ricordo, voglio dire il ricordo. Se apprendesse ora dell'operazione sarebbe certo un rincrudimento di dolore. Ma poi? Poi direbbe: Guarda, guarda, se l'operazione fosse arrivata in tempo, io ora avrei due mariti. Sarebbe un bell'imbarazzo.

ENRICO             (ridendo). Magari dicesse cosí. Ma chissà? Forse direbbe invece che se l'altro fosse rimasto al suo posto essa non avrebbe conosciuto il secondo. Questo è il pericolo.

 

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Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com
Ultimo Aggiornamento:13/07/2005 23.27

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