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Biblioteca Telematica |
CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA |
Appendice prima |
ITALO SVEVO |
[PRIMO] |
GIOVANNI. Padrone! Padrone mio!
ALFREDO (balbetta). Nel portafogli, eccolo, eccolo. (Sviene di nuovo.)
GIOVANNI. È morto! È morto! (Si cela la faccia e piange dirottamente.)
SCENA SESTA
ALBERIGHI, SQUATTI e DETTI
ALBERIGHI. Insomma, vuoi aprirci?
SQUATTI. Qui si muore soffocati. Ho caldo! Ho caldo!
ALBERIGHI. Alfredo! Apri! La scommessa l'hai già perduta. Rassegnati e beviamo un bicchierino insieme.
GIOVANNI. La scommessa! Ebbene! È perduta! (Va ad aprire la porta.) Io ho ucciso il mio padrone. Non lo volevo. Il revolver è scattato da solo.
ALBERIGHI. Il mio revolver? Se anche scatta non fa male a nessuno perché manca di pallottole.
GIOVANNI. Ma è ferito! È ferito al petto. (Corre ad Alfredo ad esaminarlo.) Non ha ferite! La camicia è bruciacchiata! (Si mette in ginocchio.) Grazie, mio Dio! Io non ho ammazzato nessuno! (Poi si alza e vuole abbracciare Alberighi.) Oh! Voi siete un grande uomo. Avevate previsto tutto.
ALBERIGHI. Il revolver è caricato cosí dacché l'ho. Io non ho mai avuto bisogno neppure di farlo vedere.
SQUATTI. Peccato che non lo sapevo.
ALFREDO (rinvenendo. Si tocca il petto). Non ho piú il portafogli. Chi me l'ha rubato? (Si strascica al tavolo e siede tenendosi la testa nelle mani.) Sí! Sí! Mi pare di ricordare. L'ho consegnato io. Ho perduto la scommessa.
ALBERIGHI. Si potrebbe ora fare una buona pace e sedere insieme a bere qualche cosa?
ALFREDO. Bevete! Bevete! Io non so ancora rimettermi dall'essere stato ammazzato. Giovanni! (Gli parla con qualche ribrezzo.) Offri tu ai signori quanto di meglio c'è in casa. Parlate pure! Parlate forte! Io dormirò piú sicuro. Non ho nessun obbligo di apparire coraggioso. Non ne ho nemmeno il desiderio.
ALBERIGHI. Servici, bene, Giovanni! E quando maneggi un revolver fa in modo che non scatti da solo.
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