Canto
terzo
(57-84)
57
Quel
ch’averria a un
nocchier che si
trovasse
lontano
in mar, e fremer
l’onde intorno,
tornar
di sopra, e andar
le nubi basse
vedesse
negre et oscurarsi
il giorno;
che
mentre a divietar
s’apparecchiasse
di
non aver da la
fortuna scorno,
il
governo perdesse,
o simil cosa
alla
salute sua più
bisognosa;
58
quel
ch’averrebbe a
una cittade
astretta
da
nimici crudel,
privi di fede,
che
d’alcun fresco
oltraggio far
vendetta
abbian
giurato e non aver
mercede;
che,
mentre la
battaglia ultima
aspetta
e
all’ultima
difesa si provede,
vegga
la munizione arsa
e distrutta,
in
ch’avea posto
sua speranza
tutta;
59
quel
ch’averria a
ciascun che già
credesse
d’aver
condotto un suo
desir a segno,
dove
col tempo la
fatica avesse,
l’aver,
posto, gli amici,
ogni suo ingegno;
e
cosa nascer
sùbito vedesse
pensata
meno, e romperli
il disegno:
quel
duol, quell’ira,
quel dispetto
grave
a
Carlo vien, come
l’aviso n’have.
60
Or
torna a Carlo il
conte di Pontiero,
e
gli dà un altro
aviso di
Marsiglia,
ch’indi
sciolta l’armata
avea Ruggiero
per
uscir fuor del
stretto di
Siviglia,
né
ad alcun avea
detto il suo
pensiero;
e
certo, poi che
questa strada
piglia,
gli
è manifesto che,
voltando intorno,
si
troverà sorto in
Guascogna un
giorno.
61
E
de la coniettura
sua non erra:
perché
Marfisa ad un
medesmo punto
se
n’era coi
cavalli ita per
terra,
et
a Rinaldo avea
potere aggiunto.
Or,
se Carlo temea di
questa guerra,
ché
Rinaldo lo fa
restar consunto;
quanto
ha più da temer,
se questi dui
di
tal valor, si son
messi con lui?
62
Gano
con molta instanza
lo conforta
che
di Rinaldo tolga
la sorella,
prima
che di Provenza et
Acquamorta
seco
gli faccia ogni
città rubella,
et
al fratello apra
quest’altra
porta
d’entrar
in Francia sin ne
le budella;
ché
ben deve pensar
ch’ella il
partito
piglierà
del fratello e del
marito.
63
E
che mandasse
sùbito a Ricardo,
ch’avea
l’armata in
punto, anco gli
disse,
acciò
che dal Fiamingo e
dal Picardo
ne
l’Atlantico mar
ratto venisse;
et
il rubello e
truffator
stendardo
di
Ruggier inimico
perseguisse,
che
con tutte le navi
s’avea, senza
sua
commission, levato
di Provenza;
64
e
che sùbito a
Orlando paladino
con
diligenza vada una
staffetta
ad
avisarlo, come
avea il cugino
del
perfido Aquitan
preso la setta;
e
ch’egli dia la
gente a Balduino,
ripassi
l’Alpi, e a
Francia corra in
fretta,
e
con lui meni tutta
quella schiera
che
dianzi gli ha
mandata di
Baviera;
65
e
che tra via faccia
cavalli e fanti,
quanti
più può, da
tutte le contrade;
non
quelli sol che gli
verranno inanti,
ma
che constringa a
darne ogni cittade,
altre
mille, altre il
doppio, altre non
tanti,
come
più e men avran
la facultade:
e
ch’egli dare il
terzo gli volea
di
questi che in
Boemia seco avea.
66
Carlo
pensava chi
d’Orlando in
vece,
e
chi degli altri
dui poner dovea
nella
battaglia, che da
diece a diece
dianzi
promessa a
Cardorano avea.
Come
quel mulatiero, in
somma, fece,
ch’avea
il coltel perduto
e non volea
che
si stringesse il
fodro vòto e
secco,
e
‘n luogo del
coltel rimesse un
stecco:
67
così,
in luogo
d’Orlando e di
Ruggiero
e
di Rinaldo, fu da
Carlo eletto
Ottone,
Avolio e il frate
Berlingiero:
ch’Avino
infermo era già
un mese in letto.
Gli
dà consiglio il
conte di Pontiero
che
di Giudea si
chiami Sansonetto,
per
valer meglio,
quando a tempo
giugna,
che
i tre figli di
Namo in questa
pugna.
68
A
danno lo dicea,
non a profitto
di
Carlo, il traditor;
perché
all’offesa
che
di far in procinto
ha il re
d’Egitto,
non
sia in Ierusalem
tanta difesa.
A
Sansonetto fu
sùbito scritto,
e
dal corrier la via
per Tracia presa,
il
qual, mutando
bestie, sì le
punse,
ch’in
pochi giorni a
Palestina giunse.
69
Di
tòr Marsiglia si
proferse Gano,
senza
che spada stringa
o abbassi lancia:
vuol
sol da Carlo una
patente in mano
da
poter commandar
per tutta Francia.
Nulla
propone il
fraudolente in
vano:
se
giova o nuoce,
Carlo non
bilancia;
né
vèntila
altrimenti alcun
suo detto,
ma
sùbito lo vuol
porre ad effetto.
70
Di
quanto avea
ordinato il
Maganzese
andò
l’aviso all’Ungaro
e al Boemme,
ne
le Marche, in
Sansogna si
distese,
in
Frisa, in Dazia,
all’ultime
maremme.
Gano
de’ suoi parenti
seco prese,
seco
tornati di
Ierusalemme;
e
quindi se
n’andò per tòr
la figlia
del
duca Amon, con
frode, di
Marsiglia.
71
Di
Baviera in Suevia,
et indi, senza
indugio,
per Borgogna e
Uvernia sprona;
e
molto declinando
da Provenza,
sparge
il rumor d’andar
verso Baiona:
finge
in un tratto di
mutar sentenza,
e
con molti pedoni
entra in Narbona,
che
per Francia in
gran fretta e per
la Magna
raccolti
e tratti avea seco
in campagna.
72
Giunge
in Narbona
all’oscurar del
giorno,
e,
giunto, fa serrar
tutte le porte,
e
pon le guardie ai
ponti e ai passi
intorno,
che
novella di sé
fuor non si porte.
D’un
corsar genoese
(Oria od Adorno
fosse,
non so) quivi
trovò a gran
sorte
quattro
galee, con che
predando gia
il
mar di Spagna e
quel di Barberia.
73
Gano,
dato a ciascun
debiti premi,
sopra
i navigli i suoi
pedoni parte;
e,
come biancheggiar
vide gli estremi
termini
d’oriente, indi
si parte,
e
va quanto più
può con vele e
remi:
ma
tien l’astuto
all’arrivar
quest’arte,
che
non si scuopre a
vista di Marsiglia
prima
che ‘l sol non
scenda oltra
Siviglia.
74
La
figliuola d’Amon,
che non sa ancora
che
Rinaldo rubel sia
de l’Impero,
veduto
il giglio che sì
Francia onora,
la
croce bianca e
l’uccel bianco e
il nero,
e
poi Vertunno in su
la prima prora,
ch’avea
l’insegna e il
viso di Ruggiero,
senza
timor, senz’armi
corse al lito,
credendosi
ire in braccio al
suo marito;
75
il
qual sia, per
alcun nuovo
accidente,
tornato
a lei con parte de
l’armata:
non
dal marito, ma dal
fraudolente
Gano
si ritrovò
ch’era
abbracciata.
Come
chi còrre il fior
volea, e il
serpente
truova
che ‘l punge;
così disarmata,
e
senza poter farli
altra difesa,
dagli
nimici suoi si
trovò presa.
76
Si
trovò presa ella
e la rocca
insieme,
ché
non vi poté far
difesa alcuna.
Il
popul, che ciò
sente e peggio
teme,
chi
qua chi là con
l’armi si raguna;
il
rumor s’ode,
come il mar che
freme
vòlto
in furor da
sùbita fortuna:
ma
poi Gano
parlandogli, e di
Carlo
mostrando
commission, fece
acchetarlo.
77
Disegna
il traditor che di
vita esca
la
sua inimica,
innanzi ch’altri
il viete;
poi
muta voglia, non
che gli
n’incresca
né
del sangue di lei
non abbia sete;
ma
spera poter meglio
con tal ésca
Rinaldo
e Ruggier trarre
alla sua rete:
e
tolti alcuni seco,
con speranza
di
me’ guardarla,
andò verso
Maganza.
78
Dui
scudier de la
donna, ch’a tal
guisa
trar
la vedean, montar
sùbito in sella
e
l’uno andò a
Rinaldo et a
Marfisa
verso
Guascogna a darne
la novella;
l’altro
Orlando trovar
prima s’avisa,
che
‘l campo non
lontano avea da
quella,
da
quella strada, per
la qual captiva
la
sfortunata giovane
veniva.
79
Orlando
avendo in
commissione avuto
di
dar altrui
l’impresa de’
Lombardi
et
a’ Franceschi
accorrere in aiuto
contra
Rinaldo e gli
fratei gagliardi,
era
già in ripa al
Rodano venuto,
e
fermati a Valenza
avea i stendardi
dove
da Carlo esercito
aspettava,
altro
n’avea et altro
n’assoldava.
80
Venne
il scudiero, e gli
narrò la froda
ch’alla
donna avea fatto
il Conte iniquo,
e
ch’in Maganza
lungi da la proda
del
fiume la traea per
calle obliquo;
poi
gli soggiunse: Non
patir che goda
d’aver
quest’onta il
tuo avversario
antiquo
fatta
al tuo sangue. Se
ciò non ti preme,
come
potranno in te gli
altri aver speme?
81
Di
sdegno Orlando,
ancor che giusto e
pio,
fu
per scoppiar,
perché volea
celarlo,
come
di Gano il nuovo
oltraggio udio;
e
benché fa pensier
di seguitarlo,
pur
se ne scusa e
mostrasi restio,
ché
far non vuol sì
grave ingiuria a
Carlo,
per
commission del
qual sa ch’avea
Gano
posto
in Marsiglia e ne
la donna mano.
82
Così
risponde, e
tuttavia dirizza
a
far di ciò il
contrario ogni
disegno;
ché
l’onta sì de la
cugina attizza,
sì
accresce il foco
de l’antiquo
sdegno,
che
non truova per
l’ira e per la
stizza
loco
che ‘l tenga, e
non può stare al
segno:
a
pena aspettar può
che notte sia,
per
pigliar dietro al
traditor la via.
83
Né
Brigliador né
Vaglientino prese,
perché
troppo ambi
conosciuti furo;
ma
di pel bigio un
gran corsier
ascese,
ch’avea
il capo e le gambe
e il crine oscuro:
lassò
il quartiero e
l’altro usato
arnese,
e
tutto si vestì
d’un color puro:
partì
la notte, e non fu
chi sentisse,
se
non Terigi sol,
che si partisse.
84
Gano
per l’acque
Sestie, indi pel
monte
alla
man destra avea
preso il camino;
passò
Druenza et Issara,
ove il fonte
a
men di quattro
miglia era vicino:
ché
nel paese entrar
volea del conte
Macario
di Losana, suo
cugino;
e
per terre di
Svizzeri andar
poi,
e
per Lorena, a’
Maganzesi suoi.

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