De Bibliotheca

Biblioteca Telematica

CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA

Il Milione

di Marco Polo

 Capitoli 105 - 156

[Nota: il simbolo † indica lacune nel manoscritto originario]

105
De la grande città del Giogui.
E quando l'uomo si parte da questo ponte, l'uomo vae 30 miglie per ponente, tuttavia trovando belle case, begli alberghi, àlbori, vigne. E quivi truova una città ch'à nome Giogui, grande e bella; quivi àe molte badie d'idoli. Egli vivono di mercatantia e d'arti; quivi si lavora drappi di seta e d'oro e bello zendado. Quivi àe begli alberghi. Quando l'uomo à passato questa villa uno miglio, l'uomo truova due vie, l'una vae verso ponente e l'altra verso sirocco. Quella di verso ponente è del Catai, e l'altra dallo sirocco vae verso 'l mare a la grande provincia deu Mangi. E sappiate veramente che l'uomo cavalca per ponente per la provincia del Catai bene 10 giornate, tuttavia trovando belle cittadi e belle castella di mercatantie e d'arti, e belle vigne e àlbori assai, e gente dimestica.
Quivi non à altro a ricordare; però ci partiremo di quie, ed anderemo ad uno reame chiamato Taiamfu.
106
Del reame di Taiamfu.
E quando l'uomo si parte di questa città di Giogui, cavalcando 10 giornate truova uno reame ch'è chiamat[o] Taiamfu. E di capo di questa provincia, ove noi siamo venuti, è una città ch'à nome Tinanfu, ove si fa mercatantia ed arti assai; e quivi si fae molti fornimenti che bisogna agli osti del Grande Sire. Quivi àe molto vino, e per tutta la provincia del Catai non à vino se no in questa città; e questa ne fornisce tutte le province d'atorno. Quivi si fae molta seta, però ch'ànno molti gelsi e molti vermi che la fanno.
E quando l'uomo si parte di Tinanfu, l'uomo cavalca per ponente bene 7 giornate per molte belle contrade, ov'egli truova ville e castella asai di molta mercatantia e d'arti. Di capo de le 7 giornate si truova una città che si chiama Pianfu, ov'à molti mercatanti, ove si fa molta seta e piú altre arti.
Or lasciaremo di questa, e direnvi d'un'altra † d'un castello chiamato Caitui.
107
Del castello del Caitui.
E quando l'uomo si parte di Pianfu e va per ponente 2 giornate, truova uno bello castello ch'à nome Caitui, lo quale fece fare jadis uno re, lo quale fu chiamato lo Re d'Or. In questo castello à uno molto bello palagio, ove àe una bella sala molto bene dipinta di tutti li re che anticamente sono stati in quello reame; e è molto bello a vedere. E di questo Re d'Or sí vi conterò una bella novella, d'un fatto che fue tra lui e 'l Preste Gianni.
E questo è in sí forte luogo che 'l Prestre Giovanni no gli potea venire adosso; e aveano guerra insieme, secondo che diceano quegli di quella contrada. E 'l Preste Gianni n'avea grande ira; e 7 valletti del Preste Giani sí gli dissero ch'eglino gli recherebbero inanzi lo Re dell'Oro tutto vivo, s'egli volesse; e 'l Preste gli disse che ciò volea volontiere. Quando questi valletti ebbero udito questo, egli si partiro, e andaro a la corte del Re de l'Oro, e dissero al re ch'erano di st(r)ana parte, e dissero ch'erano venuti per servirlo. Egli rispuose loro che fossero li benvenuti, e che farebbe loro piacere e servigio.
E cosí cominciaro li 7 valletti del Preste Gianni a servire lo Re dell'Oro. E quando egli furo istati bene 2 anni, eglino erano molto amato dal re per lo bello servigio ch'egli gli avean fatto, e 'l re facea di loro come se tutti e 7 fossero istati suoi figliuoli. Or udite quello che questi malvagi fecero, perché neuno si può guardare di traditore. Or avenne che questo re s'andava solazando con poca gente, tra li quali erano questi 7. E quando ellino ebbero passato un fiume di lungi dal palagio detto di sopra, quando questi 7, vedendolo ch'egli non avea compagnia che ('l) potessero difende(r), misero mano a le spade, e dissero d'ucciderlo o egli n'andasse con loro. Quando lo re si vide a questo, si diede grande maraviglia, e disse: "Com'è questo, figliuoli miei, ché mi fate voi questo? Ove volete voi ch'io vegna?". "Noi vogliamo che voi vegnate al Preste Gianni, ch'è nostro signore".
108
Come 'l Preste fece prendere lo Re dell'Oro.
E quando lo re intese ciò che costoro li dissero, buonamente che no morío di dolore, e disse: "Deh, figliuoli, non v'ò io onorati assai? Perché mi volete voi mettere nelle mani del mio nemico?". Quegli rispuosero che convenía che cosí fosse. Alora lo menaro al Preste Gianni. Quando lo Preste Gianni lo vide, n'ebbe grande allegrezza, e disseli ch'egli fosse lo malevenuto, quelli non seppe che si dire. Alotta comandò ch'egli fosse messo a guardare bestie, e cosí fue. E questo li fece fare per dispetto, tuttavia bene guardandolo.
E quando egli ebbe guardate le bestie due anni, egli sel fece venire dinanzi, e fecegli donare ricche vestimenta, e fecegli onore assai. Poscia li disse: "Signore re, aguale puo' tu bene vedere che tu non se' da guerregiare meco". Rispuose lo re: "Messer, sempre conobbi ch'io non era poderoso da ciò fare". Alotta disse il Preste: "Io non ti voglio piú fare noia, se no che io ti farei piacere e onore". Allotta fagli donare molti begli arnesi, e cavagli, e compagnia assai, e lasciòllo andare. E questi si tornò al suo reame, e da quella ora inanzi fue suo amico e servidore.
Or vi conterò d'un'altra matera.
109
Del grande fiume di Carameran.
E quando l'uomo si parte di questo castello e va verso ponente 20 miglie, truova un fiume ch'è chiamato Carameran, ch'è sí grande che non si può passare per ponte, e va infino al mare Ozeano. E su per questo fiume à molte città e castella, ove sono molti mercatanti e artefici. Attorno questo fiume per la contrada nasce molto zinzibero, e àcci tanti uccegli ch'è una maraviglia, che v'è per uno aspre - ch'è com'uno viniziano - 3 fagiani.
Quando l'uomo à passato questo fiume e l'uomo è ito 2 giornate, sí si truova una nobile città, ch'è chiamata Cacianfu. Le genti sono tutti idoli - e tutti quegli de la provincia del Catai sono tutti idoli -. E è terra di grande mercatantia e d'arti, e àvi molta seta; quivi si fanno molti drappi di seta e d'oro.
Qui non à cosa da ricordare; però ci partiremo, e diròvi d'una nobile città, ch'è in capo del reame di Quegianfu.
110
De la città di Quegianfu.
Quando l'uomo si parte de la città di [Cac]ianfu, ch'è detto di sopra, l'uomo cavalca 8 giornate per ponente, tuttavia trovando castelle e cittadi di grandi mercatantie e d'arti, e begli giardini e case. A(n)cor vi dico che tutta la contrada è piena di gelsi. La ge(n)te sono idoli. Quiv'àe cacciagioni e uccellagioni assai.
Quando l'uomo à cavalcato queste 8 giornate, l'uono truova la nobile città di Quegianfu, la quale è nobile e grande, e è capo del reame di Quegianfu, che anticamente fue buono reame e potente. Aguale n'è signore il figliuolo del Grande Sire, che Mangala è chiamato, e àe corona.
Questa terra è di grandi mercatantie, e èvi molte gioe; quivi si lavora drappi d'oro e di seta di molte maniere, e di tutti fornimenti da oste.
Egli ànno di tutte cose che a uomo bisogna per vivere in grande abondanza, e per grande mercato. La villa è a ponente, e sono tutti idoli. E di fuori de la terra è 'l palagio di Mangala re, ch'è cosí bello com'io vi dirò. Egli è in uno grande piano, ov'è fium'e lago e padule e fontane assai. Egli à d'atorno un muro che gira bene 5 miglie, e è tutto merlato e bene fatto; e in mezzo di questo muro è il palagio, sí bello e sí grande che non si potrebbe meglio divisare; egli à molte belle sale e belle camere tutte dipinte ad oro battuto. Questo Mangala mantiene bene suo reame in grande giustia e ragione, e è molto amato. Quivi è grandi solazzi di cacciare.
Or ci partiremo di qui, e conteròvi d'una provincia ch'è molto nelle montagne, e à nome Cuncum.
111
De Cuncum.
Quando l'uomo si parte da questo palagio d[i] Mangala, l'uomo vae 3 giornate per ponente di molto bello piano, tuttavia trovando ville e castella assai. E' vivono di mercatantia e d'arti, e ànno molta seta. Di capo de le 3 giornate sí si truova montagne e valle, che sono de la provincia di Cuncum. Egli àe per monti e per valle città e castella assai. E' sono idoli, e vivono di lavorio di terra e di boscagli. E sappiate ch'egli ànno molti boschi, ove sono molte bestie salvatiche, come sono lioni e orsi e cavriuoli, lupi cervieri, dani e cervi e altre bestie assai, sicché troppo n'ànno grande uttulitade. E per questo paese cavalca l'uomo 20 giornate per montagne e valle e boschi, tuttavia trovando città e castella assai e buoni alberghi.
Or ci partiremo di qui, e conteròvi d'un'altra provincia, com'io vi conterò.
112
De la provincia A(n)balet Mangi.
Quando l'uomo si parte e à cavalcato queste 20 giornate di montagne di Cuncum, sí si truova una provincia ch'à nome Anbalet Mangi, ch'è tutta piana; e v'à castella e città assai. E' sono al ponente, e sono idoli. Egli vivono di mercatantia e d'arti. E per questa provincia àe tant[o] zinzibere, che per tutto il Catai si sparge, e àssine grande guadagno. Egli ànno r[i]so, grano e altre biade assai, e grande mercato; è doviziosa d'ogni bene. La mastra terra è chiamata Amechelet Mangi, che vale a dire 'l'una de le confine de' Ma(n)gi'.
Questa contrada dura 2 giornate; a capo di queste 2 giornate si truova le grandi valle e li grandi monti, e boschi assai. E vassi bene 20 giornate per ponente, trovando ville e castelle assai. La gente sono idoli; viveno di frutti de la terra, e d'ucelli e di bestie. Quiv'àe leoni, orsi, lupi, cervi, dani, cavriuoli assai; quivi àe grande quantità di quelle bestiuole che fanno lo moscato.
Or ci partiremo di qui, e diròvi d'altre contrade bene e ordinatamente, come voi udirete.
113
De Sardanfu.
E quando l'uomo è ito 20 giornate per ponente, com'io ò detto, l'uomo truova una provincia ch'è ancora de le confine de' Mangi, e à nome Sindafa. E la maestra città à nome Sardanfu, la quale fue anticamente grande città e nobile, e fuvi entro molto grande e ricco re; ella giròe intorno bene 20 miglie. Ora fue cosí ordinata, che 'l re che morío lasciò 3 figliuoli, sí che partiro la città per terzo, e ciascuno rinchiuse lo suo terzo di mure dentro da questo circuito. E tutti questi figliuoli [furono] re, e aveano grande podere di terre e d'avere, perché lo loro padre fu molto poderoso. E 'l Grande Kane disertò questi 3 re, e tiene la terra per sé.
E sappiate che per mezzo questa villa passa un grande fiume d'acqua dolce, ed è largo bene mezzo miglio, ove à molti pesci, e va fino al mare Aziano, e àvi bene da 80 a 100 miglie, e è chiamato Quinianfu. In su questo fiume àe grande quantità di città e di castella, e àvi tante navi ch'a pena si potrebbe credere, chi nol vedesse; e v'à tanta moltitudine di mercatanti che vanno súe e giuso, ch'è una grande meraviglia. E 'l fiume è sí largo che pare uno mare a vedere, e non fiume.
E dentro da la città su questo fiume è uno ponte tutto di pietre, e è lungo bene uno mezzo miglio e largo 8 passi. Su per lo ponte àe colonne di marmore che sostegnono la copritura del ponte; ché sappiate ch'egli è coperto di bella copritura, e tutto dipinto di belle storie. E àvi suso piú magioni, ove si tiene molta mercatantia ed arti; ma sí vi dico che quelle case sono di legno, che la sera si disfanno e la mattina si rifanno. E quiv'è lo camarlingo del Grande Sire, che riceve lo diritto de la mercatantia che si vende su quel ponte; e sí vi dico che 'l diritto di quello ponte vale l'anno bene 1.000 bisanti d'oro.
La gente è tutta ad idoli.
Di questa città si parte l'uomo, e cavalca bene per piano e per valli 5 giornate, tuttavia trovando città e castella assai. Li uomini vivono della terra, e v'à bestie salvatiche assai, come lioni e orsi e altre bestie. Quivi si fae bel zendado e drappi dorati assai. Egli sono de Sindu.
Quando l'uomo è ito queste 5 giornate ch'io v'ò contate, l'uomo truova una provincia molto guasta, ch'à nome Tebet; e noi ne diremo di sotto.
114
De la provincia di Tebet.
Apresso le 5 giornate che v'ò dette, truova l'uomo una provincia che guastòe Mongut Kane per guerra; e v'à molte ville e castella tutti guasti. Quivi àe canne grosse bene 4 spanne, lunghe bene 15 passi, e àe dall'uno nodo a l'altro bene 3 palmi. E sí vi dico che gli mercatanti e' viandanti prendono di quelle canne la notte, e fanno ardere nel fuoco, perché fanno sí grande scoppiata che tutti li leoni e orsi e altre bestie fiere ànno paura e fuggono, e non s'acostarebbero al fuoco per cosa del mondo. E questo si fa per paura di quelle bestie, che ve n'à assai.
Le canne scoppiano perché si mettono verdi nel fuoco, e quelle si torcono e fendono per mezzo; e per questo fendere fanno tanto romore che s'odono da la lunga bene presso a 5 miglie, di notte, e piú; e sí è terribile cosa a udire che chi non fosse d'udirlo usato, ogni uomo n'avrebbe grande paura. E li cavagli che no ne sono usi si spaventano sí forte che rompono capestri e ogne cosa e fuggono; e quest[o] aviene spesse volte. E agli cavagli che non ne sono usi, egli li fanno incapestrare tutti e quattro li piedi e fasciare gli occhi e turare gli orecchi, sí che non può fugire quando ode questo scoppio. E cosí campano gli uomini la notte, loro e le loro bestie.
E quando l'uomo vae per queste contrade bene 20 giornate, non truova né alberghi né vivande, ma conviene che porti vivande per sé e per sue bestie tutte queste 20 giornate, tuttavia trovando fere pessime e bestie salvatiche, che sono molte pericolose. Poscia truova castelle e case assai, ove à uno cotale costume di maritare com'io vi dirò.
Egli è vero che niuno uomo piglierebbe neuna pulcella per moglie per tutto 'l mondo, e dicono che non vagliono nulla s'ella no è costumata co molti uomini. E quando li mercatanti passano per le contrade, le vecchie tengono loro figliuole sulle strade e per li alberghi e per loro tende, e stanno a 10, a 20 e a 30; e fannole giacere con questi mercatanti, e poscia le maritano. E quando il mercatante àe fatto suo volere, conviene che 'l mercatante le doni qualche gioia, acciò che possa mostrare come altri àe avuto a fare seco; e quella ch'àe piú gioe, è segno che piú uomini sono giaciuti con essa, e piú tosto si marita. E conviene che ciascuna, anzi che si possa maritare, conviene ch'abbia piú di 20 segnali al collo, per mostare che molti uomini abbiano avuti a fare seco; e quella che n'à piú, è tenuta migliore, e dicono ch'è piú grazios[a] che l'altre.
La gente è idola e malvage, ché non ànno per niuno pecato di far male e di rubare; e sono li migliori scherani del mondo. Egli vivono di frutti della terra e di bestie e d'uccegli. E dicovi che in quella contrada àe molte bestie che fanno il moscado, e questa mala gente àe molti buoni cani, e prendonne assai. Egli non ànno né carte né monete di quelle del Grande Kane, ma fannole da loro. Egli si vestono poveramente, ché 'l loro vestire si è di canavacci e di pelle di bestie e di bucerain, e ànno loro linguaggio e chiamansi Tebet. E questa Tebet è una grandissima provincia; e conteròvene brevemente, come voi potrete udire.
115
Ancora de la provincia di Tebet.
Tebet è una grandissima provincia, e ànno loro linguaggio; e sono idoli e confinano co li Mangi e co molte altre province. Egli sono molti grandi ladroni. E è sí grande, che v'à bene 8 reami grandi, e grandissima quantità di città e di castella. E v'à in molti luoghi fiumi e laghi e montagne ove si truova l'oro di paglieola in grande quantità. E in questa provincia s'espande lo coraglio, e èvi molto caro, però ch'egli lo pongono al collo di loro femine e de' loro idoli, e ànnolo per grande gioia. E 'n questa provincia à giambellotti assai e drappi d'oro e di seta; e quivi nasce molte spezie che mai non furo vedute in queste contrade. E ànno li piú savi incantatori e astorlogi che siano in quello paese, ch'egli fanno tali cose per opere di diavoli che non si vuole contare in questo libro, però che troppo se ne maraviglierebbero le persone. E sono male costumati. Egli ànno grandissimi cani e mastini grandi com'asini, che sono buoni da pigliare bestie salvatiche; egli ànno ancora di piú maniere di cani da cacc[ia]. E vi nasce ancora molti buoni falconi pellegrini e bene volanti.
Or lasciamo di questa provincia di Tebet, e diròvi d'un'altra provincia e regione, la quale è scritta di sotto. E' sono al Grande Kane; e tutte province e regioni che sono scritte in questo libro sono al Grande Kane, salvo quelle dal princípo di questo libro che sono au fi Angom, com'io v'ò scritto. E perciò, da quella infuori, quanto n'è scritto su questo libro, tutte sono al Grande Kane; e perché voi nol trovaste scritto, sí lo 'ntendete in tale maniera com'io v'ò detto.
Or lasciamo qui, e conteròvi de la provincia del Gaindu.
116
De la provincia di Gaindu.
Gaindu è una provincia verso ponente, né non à se no uno re. E' sono idoli, e sono al Grande Kane; e v'à città e castella asai. E v'à uno lago ove si truova molte perle, ma 'l Grande Kane non vuole che se ne cavino, ché se ne cavassero quante se ne troverebboro, diventerebbero sí vili che serebber per nulla; ma 'l Grande Sire ne fa tòrre solamente quante ne bisognano a lui; e chi altri ne cavasse, perderebbe la persona. Ancora v'à una montagna ove si truovano pietre in grande quantità, che si chiamano turchie, e sono molto belle; e 'l Grande Sire non le lascia trare se non per suo comandamento.
E sí vi dico che in questa terra à un bello costume, che nol si tengono a vergogna se uno forestiere o altra persona giace co la moglie o co la figliuola od alcuna femmina ch'egli abbiano in sua casa; anzi lo tengono a bene, e dicono che li loro idoli gline danno molti beni temporali; e perciò fanno sí grande larghità di loro femmine a' forestieri, com'io vi dirò. Che sappiate che quando uno uomo di questa contrada vede che gli vegna uno forestiere a casa, incontanente esce di casa, e comanda a la moglie e all'altra famiglia ch'al forestiere sia fatto ciò ch'e' vuole come a la sua persona; e esce fuori, e sta a sua villa o altrove tanto che 'l forestiere vi dimora 3 die. E 'l forestiere fa appiccare suo cappello o altra cosa a la finestra a significare ch'egli è ancora là entro, perché 'l marito o altro forestiere no v'andasse; e fin quello segnale stae alla casa, mai non vi torna. E questo si fa per tutta questa provincia.
Egli ànno muneta com'io vi dirò. Egli prendono la sel e fannola cuocere e gíttalla in forma, e pesa questa forma da una mezza libbra; e le quattro venti di questi tali sel ch'io v'ò detto, vagliono uno saggio d'oro fino, e questa è la picciola moneta ch'egli spendo.
Egli ànno bestie che fanno il moscado in grande quantità; egli ànno pesci assai e càvagli del lago ch'io v'ò detto, ove si truova le perle. Leoni, lupi cervieri, orsi, dani, cavriuoli, cervi ànno assai; e tutti uccegli ànno assai. Vino di vigne non ànno, ma fanno vino di grano e di riso co molte spezie, e è buono bevigione. In questa provincia nasce garofani assai: egli è un àlbore piccolo che fa le foglie grandi quasi come corbezze, alcuna cosa piú lunghe e piú strette; lo fiore fa bianco, piccolo come il garofano. Egli ànno zinzibero in grande abondanza, e canella e altre spezie assai, che nonne vegnono in nostra contrada.
Or lasciamo di questa città, e conteròvi di questa contrada medesima piú inanzi.
Quando l'uomo si parte di questa Gaindu, l'uomo cavalca bene 10 giornate per castella e per cittadi; e la gente è tutta di questa maniera, e di costumi e d'ogne maniera (di quelli ch'io v'ò detto). Passate queste 10 giornate, sí si truova un fiume chiamato Brunis, e quivi si finisce la provincia di Gaindu. E in questo fiume si truova grande quantità d'oro di pagliuola. Quivi àe canella assai. E entra nel mare Oceano.
Or lasciamo di questo fiume, ché non v'à cosa da contare; e di[r]emo d'una provincia chiamata Caragia(n), come voi udirete.
117
De la provincia di Caragian.
Quando l'uomo à passato questo fiume, sí s'entra ne la provincia di Caragian, ch'è sí grande che ben v'à 7 reami. È verso ponente; e sono idoli e sono al Grande Kane. El re è figliuolo del Grande Kane, ed è ricco e poderoso, e mantiene bene sua terra e ('n) giustizia, ed è prod'uomo. Quando l'uomo à passato il fiume ch'i' v'ò detto di sopra, ed è ito 5 giornate, sí si truova città e castella assai. Quivi nasce troppo buoni cavalli; e costoro vivono di bestiame e di terra. Egli ànno loro linguaggio, molto grave da intendere.
Di capo di queste 5 giornate, si truova la mastra città - ed è capo del regno - ch'è chiamata Iaci, molto grande e nobile. Quin'àe mercatanti e artefici. La legge v'è di piú maniere: chi adora Maomett[o] e chi l'idoli, e chi è cristiano nestorino. E v'à grano e riso assai; ed è contrada molto inferma, perciò mangiano riso. Vino fanno di riso e di spezie, ed è molto chiaro e buono, ed inebria tosto come 'l vino. Egli spendono per moneta porcellane bianche che si truovano nel mare e che si ne fanno le scodelle, e vagliono le 80 porcelane un saggio d'argento, che sono due viniziani grossi, e gli otto saggi d'argento fino vagliono un saggio d'oro fino. Egli ànno molte saliere, onde si cava e faie molto sale, onde si ne fornisce tutta la contrada; di questo sale lo re n'à grande guadagno. E' non curano se l'uno tocca la femina dell'altro, pure che sia sua volontà de la femina.
Quiv'è un lago che gira bene 100 miglia, nel quale à molti pesci grandi, li migliori del mondo, di tutte fatte. Egli mangiano la carne cruda (e) ogne carne. E' poveri vanno a la beccheria, e quando s'apre il castrone o bue, sí li cavan le budella di corpo, e mettole ne la salsa de l'aglio e màngialle; e cosí fanno d'ogne carne. E li gentili uomini la mangian cruda, ma sí la fanno minuzzare molto minuto, poscia la mettono ne la salsa e màngialla e con buone spezia; e màngialla cosí come noi la cotta.
Ancora vi conteremo di questa provincia di Caragian medesima.
118
Ancora divisa de la provincia di Caragian.
Quando l'uon si parte de la città di Iacci e va 10 giornate per ponente, truova la provincia di Caragian; e la mastra città del regno è chiamata Caragian. E' sono idoli e sono al Gran Kane; el re si è figliuolo del Gran Kane. E in questa provincia si truova l'oro di pagliuola, cioè nel fiume, e ancora si truova in laghi e montagne oro piú grosso che di pagliuola; e danno un saggio d'oro per sei d'ariento. Ancora qui si spende le porcelane ch'io vi contai; e in questa provincia non si truova queste porcelane, ma vi vegnono d'India.
E in questa provincia nasce lo grande colubre, el grande serpente, che sono sí dismisurati che ogn'uomo ne dovrebbe pigliare maraviglia; e sono molto oribile cosa a vedere. Sapiate per vero che lí vi n'à di lunghi 10 passi, e sono grossi 10 palmi: e questi sono li magiori. Elli ànno due gambe dinanzi, presso al capo, e non ànno piede, salvo un'unghia fatta come di leone; lo ceffo à molto grande, lo naso magior ch'un gran pane, la bocca tale che bene inghiottirebbe un uomo al tratto, li denti grandissimi; ed è sí ismisuratamente grande e fiera, che no è uomo né bestia che no la dotti e non n'abbia paura. E ancora vi n'à de' minore, cioè d'otto passi e di 6.
La maniera come si prendono si è questa. Elle dimorano lo die sotterra per lo grande caldo; la notte escon fuori a pascere, e prende tutte quelle bestie che possono avere. Elle vanno a bere al fiume e al lago e a le fontane. Elle sono sí grande e sí grosse che, quando vanno a bere o a mangiare di notte, fae nel sabione, onde vae, tal fossa, che pare ch'una botte vi sia voltata. E' cacciatori che la vogliono pigliare, veggono la via ond'è ito il serpente, e ànno un palo di legno grosso e forte, e in quel palo à fitto un ferro d'aciaio fatto com'uno rasoio, e cuoprelo col sabione; e di questi ingegni fanno i cacciatori assai. E quando lo colubre viene per questo luogo, percuote in questo ferro sí forte, che si fende dal capo a piede anfino al bellíco, sí che muore incontanente; e cosí la prendono i [cacciatori].
E incontanente ch'è morto, sí li cavano lo fiele del corpo e vendollo molto caro, perciò ch'è la migliore medicina al morso del cane rabioso, dandoglile a bere d'un peso d'un picciolo danaio. E quando una donna non può partorire, dandole a bere un poco di quel fiele, incontanente parturisce. La terza si è buona a nascenzia: ponendovi su un poco di quel fiele, in poco tempo è guarito. E per queste cagioni lo fiele è molto caro in quella contrada. Ancora la carne si vende perch'è molto buona a mangiare.
E dicovi che questo serpente vae a le tane de li leoni e degli orsi, e mangia loro e loro figliuoli, se li puote avere, e tutte altre bestie.
In questa contrada è grandissimi cavalli, e molti ne vanno in India; e càvali due o tre nodi de la coda, acciò che no meni la coda quand'altre cavalca, [per]ciò ch'à loro pare cosa molta lada. Elli cavalcano lungo come franceschi.
E' fanno arme turchiesche di cuoio di bufale, e ànno balestra, e atoscano tutte le quadrelle. E ancora aveano cotale usanza prima che 'l Grande Kane l[i] conquistasse, che, se aenisse ch'alcuno albergasse a lor casa che fosse grazioso e bello e savio, sí l'ucideano o con veleno o con altro; né questo non faceano per moneta, ma diceano che tutto il senno di colui e la grazia e la ventura rimanea in lor casa. Poscia che 'l Grande Kane la conquistò, ch'è da 35 anni, nol fanno piú, per la paura del Grande Kane.
Or lasciamo di questa provincia, e diròvi d'un'altra.
119
De la provincia d'Ardandan.
Quando l'uomo si parte di Caragian e va per ponente 5 giornate, truova una provincia che si chiama Ardandan. E ' sono idoli e al Grande Kane; la mastra città si chiama Vacian. Questa gente ànno una forma d'oro a tutti i denti, ed a quelli di sopra ed a quelli di sotto, sí che tutti i denti paiono d'oro; e questo fanno gli uomini, ma non le donne. Gli uomini son tutti cavalieri, secondo loro usanza, e non fanno nulla, salvo ch'andare in oste; le donne fanno tutte loro bisogne co li schiavi insieme ch'egli ànno.
E quando alcuna donna à fatto il fanciullo, lo marito stae nel letto 40 die, e lava 'l fanciullo e governalo. E ciò fanno perché dicono che la donna à durato molto afanno del fanciullo a portallo, e cosí vogliono che si riposi. E tutti gli amici vegnono a costui al letto, e fanno grande festa insieme. E la moglie si leva del letto, e fa le bisogne di casa e serve il marito nel letto.
E' manucano tutte carne, e crude e cotte, e riso cotto con carne; lo vino fanno di riso con ispezie molto buono. La moneta ànno d'oro e di porcellane, e danno un saggio d'oro per 5 d'ariento, perché no ànno argentiera presso a 5 mesi di giornate; e di questo fanno i mercatanti grande guadagno, quando vi ne recano.
Questa gente no ànno idoli né chiese, ma 'dorano lo magior de la casa, e dicono: "Di costui siamo". Egli no ànno lettere né scritture, e ciò no è maraviglia, però che stanno in un luogo molto divisato, che no vi si puote andare di state per cosa del mondo, per l'aria che v'è cosí corotta, che neuno forestiere vi può vivere per neuna cosa. Quand'ànno a fare l'uno coll'altro, fanno tacche di legno, e l'uno tiene l'una metà e l'altro l'altra metà: quando colui dé pagare la moneta, e' la paga, e fassi dare l'altra metà de la tacca.
In tutte queste province non à medici - cioè Caragian e Vorcian e (I)acin -, e quando eli ànno alcuno malato, mandano per loro magi e incantatori di diavoli. E quando sono venuti al malato, ed egli gli à contato lo male, eglino suonano loro stormenti, e cantano e ballano; quando ànno ballato un poco, e l'uno di questi magi cade in terra co la schiuma a la bocca e tramortisce, e 'l diavolo gli è ricoverato in corpo. E cosí sta che pare morto grande pezza, e gli altri magi dimandano questo tramortito de la 'nfermità del malato e perch'egli à ciòe. Quelli risponde ch'egli à questo però che fece spiacere 'alcuno (spirito). E li magi dicono:"Noi ti preghiamo che tue li perdoni e prendi del suo sangue, sí che tue ti ristori di quello che ti piace". Se 'l malato dé morire, lo tramortito dice:"Elli à fatto tanto dispiacere a cotale spirito, ch'elli no li vuole perdonare per cosa del mondo". Se 'l malato dé guarire, dice lo spirito ch'è nel corpo del mago:"Togliete cotanti montoni dal capo nero, e cotali beveraggi molto cari, e fate sagrificio a cotale ispirito". Quando li parenti del malato ànno udito questo, fanno tutto ciòe che dice lo spirito, ché ucide gli montoni e versa lo sangue ove gli è detto, per sagrificio. Poscia fanno cuocere li montoni, o uno o piúe, ne la casa del malato; e quine sono molti di questi magi e donne tante quanto gli è detto per quello spirito. Quando lo montone è cotto e 'l beveraggio è aparechiato e la gente v'è raunata, alora coninciano a cantare e a ballare e a sonare; e gittano del brodo per la casa qua e là, e anno mcenso e mirra, e sofumicano e alluminano tutta la casa. Quand'ànno cosí fatto una pezza, alotta inchina l'uno, e l'altro domanda lo spirito se à 'ncora perdonato al malato. Quelli risponde:"No gli è ancora perdonato; fate anche cotale cosa, e saralli perdonato". Fatto quello ch'à comandato, ed elli dice:"Egli sarà guerito incontanente". Allotta dicono:"Lo spirito è bene di nostra parte". E fanno grande allegrezza, e mangiano quel montone e beono; e ogn'uomo torna a sua casa, e il malato guerisce incontanente.
Or lasciamo questa contrada, e diròvi d'altre contrade, come voi udirete.
120
De la grande china.
Quando l'uomo si parte di questa provincia ch'i' v'ò contato, l'uomo discende per una grande china, ch'è bene due giornate e mezzo pur a china. E in quelle 2 giornate (e mezzo) no àe cosa da contare, salvo che v'à una grande piazza, ove si fa certa fiera certi dí de l'anno. E quine vegnono molti mercatanti, che recano oro e ariento e altre mercatantie assai, ed è grandissima fiera. E quelli che recano l'oro quie, neuno puote andare in loro contrada, salvo eglino, tanta è contrada rea e divisata da l'altre; né neuno può sapere ov'elli istanno, perché neuno vi puote andare.
Quando l'uomo à passate queste 2 giornate, l'uomo truova una provincia verso mezzodie, ed è a le confini de l'India, ch'è chiamata Amien. Poscia va l'uomo 15 giornate per luogo disabitato (e) sozzo, ov'à molte selve e boschi, ov'à leofanti e lunicorni assai e altre diverse bestie assai; uomini né abitagioni non v'à.
Perciò vi lascerò di questa contrada, e diròvi d'una istoria, come potrete udire.
121
De la provincia de Mien.
Sappiate che, quando l'uomo à cavalcate 15 giornate per questo cosí diverso luogo, l'uomo truova una città ch'à nome Mien, molto grande e nobile. La gente è idola. E' son al Grande Kane e ànno lingua per loro.
E in questa città à una molto ricca c[o]sa, ché anticamente fue in questa città un molto ricco re; e quando venne a morte, lasciò che da ogne capo de la sua sopultura si dovesse fare una torre, l'una d'oro e l'altra d'ariento. E queste torri sono fatte com'io vi dirò, ch'elle sono alte bene 10 passi e grosse come si conviene a quella altezza. La torre si è di pietre, tutta coperta d'oro di fuori, ed èvi grosso bene un dito, sí che vedendola par pure d'oro; di sopra è tonda, e quel tondo è tutto pieno di campanelle endorate, che suonano tutte le volte che 'l vento vi percuote. L'altra è d'ariento, ed è fatta né piú né meno. E questo re le fece fare per sua grandezza e per sua anima; e dicovi ch'ell'è la piú bella cosa del mondo a vedere e di magiore valuta.
E 'l Grande Kane conquistò questa provincia com'io vi dirò. Il Grande Kane disse a tutt'i giullari ch'avea in sua corte, che volea ch'andassero a conquistare la provincia de Mien, e darebbe in lor compagnia quelli di Caveitan e quelli d'Aide. Li giullari dissero che volontieri. Vennero quie con questa gente i giullari, e presero questa provincia. Quando fuoro a questa città, videro cosí bella cosa di queste torri; mandaro a dire al Grande Kane, ov'elli era, la bellezza di queste torri e la ricchezza e 'l modo come fuoro fatte, e se volea che le disfacessono e mandasselli l'oro e l'ariento. Lo Grande Kane, odendo che quello re l'avea fatte fare per su'anima e per ricordanza di lui, mandò comandando che non fossono guaste, anzi vi stessono per quello per che l'avea fatte fare il re di quella terra. E di ciò non fue maraviglia, ché neuno Tartaro non tocca cosa di neuno uomo morto.
Egli ànno leofanti assai e buoi salvatichi grandi e belli, e di tutte bestie in grande abondanza. Ò dett[o] di questa provincia; diròvi d'un'altra ch'à nome Gangala.
122
De la provincia di Gangala.
Gangala è una provincia verso mezzodie, che negli anni Domini 1290 che io Marco era ne la corte del Grande Kane, ancora no l'avea conquistata, ma tuttavia v'era l'oste e sua gente per conquistalla. In questa provincia à re, e ànno loro linguaggio. E' sono pessimi idoli; e sono a li confini de l'India. Quin'àe molti erniosi. Li baroni di quella contrada ànno li buoi grandi come leofanti, ma no sí grossi. Ellino vivono di carne e di riso, e fanno grande mercatantia, ch'egli ànno spigo e galinga e zizibe e zucchero e di molt'altre care spezie. Qui vegnono i mercatanti e qui acattano de le spezie che io v'ò detto. E quini truovano † assai, ché sapiate che li mercatanti acattano in questa provincia †assai, e poscia li portano a vendere per molte altre parti.
Qui no à 'ltro ch'i' voglia contare, e però ci partiremo e diremo d'un'altra provincia verso levante ch'à nome Caugigu.
123
De la provincia di Caugigu.
Caugigu è una provincia del levante che à re. E' sono idoli, e ànno lingua per loro. Elli s'attendono al Grande Kane, e ogn'anno li fanno trebuto. E dicovi che questo re è sí lusurioso, ch'egli à bene 300 moglie, e com'egli à una bella femina ne la contrada, incontanente la piglia per moglie. Qui si truova molt'oro e care spezie, ma è molto di lungi dal mare, però non vagliono guari loro mercatantie. Egli ànno molti leofanti e altre bestie assai, e vivono di carne e di riso; e 'l vino fanno di riso. I maschi e le femine si dipingono tutti a ucelli, a besti' e ad aguglie ed altri divisamenti; e dipingosi il volto e le mani e 'l corpo e ogne cosa. E questo fanno per gentilezza, e chi piú n'à di queste dipinture, piú si tiene gentile e piú bello.
Or lasciamo di questo, e diròvi d'un'altra provinci(a) ch'è chiamata Aniu, ch'è ve(r)so levante.
124
D'Aniu.
Aniu è una provincia verso levante, che sono al Grande Kane. E' sono idoli. Elli vivono di bestie e di terra, e ànno lingua per loro. Le donne portano a le bracce e a le gambe bracciali d'oro e d'ariento di grande valuta, e gli uomini l[i] portano migliori e piú cari. Egli ànno buoni cavalli ed assai, e quelli d'India ne fanno grande mercatantia; egli ànno grande abondanza di buoi, di bufale e di vacche, perch'ànno molto buon luogo da ciò per fare buone pastur'e per erbe; da vivere di tutte cose. E sappiate che d'Aniu infino a Cagigu, ch'è di dietro, si à 15 giornate; e di quie a Ba(n)gala, ch'è la terza provincia arieto, si à 20 giornate.
Or ci partiremo d'Aniu, e andremo a un'altra provincia ch'à nome Toloman, ch'è di lungi da questa 8 giornate verso levante.
125
Di Toloman.
Toloma(n) è una provincia verso levante, e ànno lingua per loro e sono a(l) Grande Kane. La gente è idola. E' sono bella gente, no bene bianchi ma bruni, e sono buoni uomini d'arme. E ànno assai città e castella, e ànno grandissima quantità di montagne e forti. E quando muoiono, fanno ardere i loro corpi, e l'ossa che non possono ardere, sí le mettono in piccole cassette e pòrtalle a le montagne, e fannole stare apiccate ne le caverne, sí che né uomo né altra bestia no le può toccare.
Qui si truova oro asai; la moneta minuta è di porcellane, e cosí tutte queste province, come Bangala e Cagigu ed Aniu, espendono oro e porcellane. Quini à pochi mercatanti, ma sono ricchi. Elli vivono di carne e di lardo e di riso e di molte buone spezie.
Or lasciamo di questa provincia, e diròvi d'un'altra ch'è chiamata Cugiu, verso levante.
126
Di Cugiu.
Cugiu è una provincia verso levante che, quando l'uomo si parte di Toloman, e' va 12 giornate su per uno fiume, ov'à ville e castella assai. Non v'à cose da ricordare. E di capo de le 12 giornate si truova la città di Cugiu, la qual è molto nobile e molto grande. E' sono idoli ed al Grande Kane. E' vivono di mercatantia e d'arti, e fanno panno di scorze d'àlbori e sono be' vestir di state. E' sono uomini d'arme; non ànno moneta se non le carte del Grande Kane.
E' v'à tanti leoni che, se neuno dormisse la notte fuori di casa, sarebbe incontanente manicato. E chi di notte va per questo fiume, se la barca no sta bene di lungi da la terra, qu(a)ndo si riposa la barca, andrebbe alcuno leone e piglierebbe uno di questi uomini e mangiarebbelo, ma gli uomini si ne sanno bene guardare. Li leoni ci sono grandissimi e pericolosi. E sí vi dico una grande maraviglia, che due cani vanno a un grande leone - questi cani di questa contrada - e ucidollo, tanto sono arditi, e diròvi come. Quando un uomo è a cavallo con due di questi buoni cani, come i cani veggono il leone, sí tosto corrono a lui, l'uno dinanzi e l'altro di dietro, ma sono sí mastri e leggeri che 'l leone non li tocca, perché 'l leone guarda molto all'uomo. E 'l leone si mette a partire per trovare àlbore ove ponga le reni per mostrare il viso a li cani, e' cani tuttavia (lo mordono) a le cosce, e fannolo rivolgere or qua or là; e l'uomo ch'è a cavallo sí lo seguita percotendolo di sue saette molte volte, tanto che il leone cade morto, sí che non si può difendere da un uomo a cavallo co due buoni cani.
Egli ànno seta assai, e su per questo fiume va mercatantia assai da ogne parte per li rami di questo fiume.
E ancora andando su per questo fiume 12 giornate, si truova città e castella assai.
Le gente sono idole e sono al Grande Kane; e spendono monete di carte. Alcuna gente v'à d'arme, alcuna v'à (di) mercatanti e artefici. Di capo de le 12 giornate si truova Sindifu, di che questo libro parlò adietro. Di capo di queste 12 giornate, l'uomo cavalca bene 70 giornate per terre e per province, di che parlò questo libro adietro. Di capo de le 70 giornate l'uomo truova Cugiu, ove noi fummo. Da Cugiu si parte e va 4 giornate, trovando castella e città assai. E' sono artefici e mercatanti, e sono al Grande Kane; ànno moneta di carta. Di capo de le 4 giornate si truova Cacafu, ch'è de la provincia del Catai.
E diròvi sua usanza e suoi covenentri, come potrete udire.
127
De la città di Cacafu.
Cancafu è una città grande e nobile ver' mezzodie. La gente è idol[a]; e' sono al Grande Kane, e fanno ardere loro corpo, quand'è morto. E' sono mercatanti e artefici, perch'egli ànno seta assai e zendadi; fanno drappi di seta indorati assai. E à città e castella sotto sé.
Or ci partiamo di qui e anderemo 3 giornate verso mezzodie, e dirén d'un'altra città ch'à nome Ciaglu.
128
Della città di Ciaglu.
Ciaglu è una molto grande città de la provincia del Catai, ed è al Grande Kane; e' sono idoli. La moneta ànno di carte, e fan ardere lor corpi morti. E i(n) questa città si fa 'l sale in grandissima quantità, e diròvi come. Qui à una terra molto salata, e fannone grandi monti, e 'n su questi monti gittano molt'acqua, tanto che l'acqua vae di sotto. Poscia quest'acqua fanno bollire in grandi caldaie di ferro assai, e quest'acqua è fatta sale, bianca e minuta. E di questo sale si porta per molte contrade.
Qui no à 'ltro da ricordare. Or vi conterò d'un'altra città ch'à nome Ciangli, ch'è verso mezzodie.
129
Di Cia(n)gli.
Ciangli è una città del Catai. E' sono idoli e al Grande Kane; e ànno moneta di carte. È di lungi da Ciaglu 5 giornate, sempre trovando città e castella. Questa contrada è di grande [prode] al Grande Kane, ché per mezzo la terra vae un grande fiume, ove sempre va molta mercatantia di seta e di molta spezzeria ed altre cose.
Or ci partiamo, e diròvi d'un'altra città ch'à nome Codifu, di lungi da questa 6 giornate verso mezzodie.
130
Della città ch'à nome Codifu.
Quando l'uomo si parte di Ciangli, e' va 6 giornate verso mezzodie, tuttavia trovando castella e città di grande nobiltà. E' sono idoli ed ardono lo corpo morto. E' sono al Grande Kane, e ànno moneta di carte. E' vivono di mercatantie e d'arti, e ànno grand'abondanza d'ogne cosa da vivere. Ma non v'à cosa da ricordare, e però diremo di Condifu.
Sapiate che Condifu fue già molto grandissimo reame, ma 'l Grande Kane lo conquistò per forza d'arme; ma 'ncora ell'è la piú nobile cittade di quel paese. Quiv'àe grandissimi mercatanti; quiv'àe tanta seta ch'è maraviglia, e belli giardini e molti frutti e buoni. E sapiate che questa città à sotto sé 15 città di grande podere, che sono tutte di grandi mercatantie e di grande prode.
E dicovi che ne l'anni Domini 1273, il Grande Kane avea dato a un suo barone bene 80.000 cavalieri, ch'andasse a questa città per guardalla e per salvalla. Quand'elli fue istato in questa contrada un tempo, ordinò con certi uomini di quel paese di fare tradimento al signore e ribellare tutte queste terre dal Grande Kane. Quando il Grande Kane seppe questo, vi mandò 2 suoi baroni con 100.000 cavalieri. Quando questi due baroni furo làe presso, il traditore uscío fuori co questa gente ch'avea, ch'era bene 100.000 cavalieri e molti pedoni. Qui fu la battaglia grandissima: il traditore fue morto e molti altri; e tutti coloro de la terra ch'erano colpevoli, il Grande Kane li fece uccidere, e a tutti gli altri perdonò.
Or ci partiamo, e diròvi d'un'altra contrada ch'è verso mezzodí, ch'à nome Signi.
131
Di Signi.
Quando l'uomo si parte da Condifu, l'uomo va 3 giornate ver' mezzodie, tuttavia trovando città e castella assai, cacciagioni e ucelli asai, e d'ogne cosa grand'abondanza. A capo de le tre giornate si truova la città di Signi ch'è molto grande e bella e di grande mercatantia e d'arti assai. E' sono idoli ed al Grande Kane; la loro moneta è di carte. E sí vi dico ch'egli ànno un fiume, ond'egli ànno grande prode; e diròvi come gli uomini de la contrada questo fiume, che viene di verso mezzodie, l'ànno partito in due parti, l'una parte verso levante e va au Mangi, e l'altr[a] verso ponente, cioè verso lo Catai. E dicovi che questa terra à sí grande novero di navi, che quest'è maraviglia, né no sono grandi navi; e con queste navi a queste province portano e recano grandi mercatantie, tant[o] ch'è maraviglia a credere.
Or ci partiremo di qui, e direnvi d'un'altra verso mezzodie, ch'à nome Lign(i).
132
Di Ligni.
Quando l'uomo si parte di Signi, e' va per mezzodie 8 giornate, tuttavia trovando castella e città assai, ricche e grandi. E' sono idoli e fan ardere lor corpo morto. E' sono al Grande Kane; la moneta son carte. A capo de l'otto giornate truova una città ch'à nome Ligni, ch'è capo del regno: la città è molto nobile. E' sono uomini d'arme. Vero è ch'è terra d'arti e di mercatantie; (e àvi) di bestie e d'ucelli grand'abondanza, (e) da mangiare e da bere asai. Ed è sul fiume che io vi ricordai di sopra; ed à maggior navi che l'altre di sopra.
Or lasciamo qui, e diròvi d'un'altra città ch'à nome Pigni, ch'è molto grande e ricca.
133
Di Pigni.
Quando l'uomo si parte di Ligni, e' va tre giornate per mezzodie, trovando castella e città assai. E' sono del Catai, e sono idoli e fanno ardere i loro corpi morti; e sono al Grande Kane. (E àvi) ucelli e bestie assai, i miglior del mondo; di tutto da vivere ànno grande abondanza. Di capo de le tre giornate si truova una città ch'à nome Pigni, molto grande e nobile, di grandi mercatantie e d'arti. Questa città è a l'entrata de la grande provincia deu Mangi. Questa città rende grande prode al Grande Kane.
Or ci partiamo, e diròvi d'un'altra città ch'à nome Cigni, ch'è ancora al mezzodie.
134
Di Cigni.
Quando l'uomo si parte de la città di Pigni, e' va due giornate ver' mezzodie per belle contrade e diviziose d'ogne cosa. E a capo de le due giornate trova la città di Cigni, ch'è molto grande e ricca di mercatantia e d'arti. La gente è idola e fanno ardere lo' corpo. Lor monete son carte, e sono al Grande Kane; e ànno molto grano e biada. Qui no à 'ltro; però ci partiremo e andremo piú inanzi.
Quando l'uomo è ito 3 giornate ver' mezzodie, l'uomo truova belle città e castella, belle cacciagioni e ucellagioni e buoni cani, (e) biada asai. E' sono come que' di sopra.
Di capo de le 3 giornate si truova il grande fiume di Carameran che vien de la terra del Preste Gianni. Sapiate ch'è la(r)go [un] miglio e molto profondo, sí che bene vi puote andare grande nave. Egli à in questo fiume bene 15.000 navi, che tutte sono del Grande Kane per portare sue cose, quando fa oste a l'isole del mare, ché 'l mare v'è presso una giornata. E ciascuna di queste navi vuole bene 15 marinai, e portano intorno di 15 cavalli, cogli uomini con loro arnesi e vidande.
Quando l'uomo ha passato questo fiume, entra ne la grande provincia deu Mangi; e diròvi come la conquistò il Grande Kane.
135
Come il Grande Kane conquistò lo reame de li Mangi.
Egli è vero che ne la grande provincia deu Mangi era signore Fafur, ed era, dal Grande Kane in fuori, il maggior signore del mondo e 'l piú possente d'avere e di gente. Ma no sono genti d'arme; ché se fossono stati buoni d'arme, a la forza de la contrada, mai no l'avrebbe perduta, ché le terre sono tutte atorneate d'acqua molto fonda e non vi si va [se no] per ponte. Sí che 'l Grande Kane gli mandò un barone ch'avea nome Baian Anasan, ciò è a dire 'Baian Cento Occhi', e questo fue negli anni Domini 1273.
E 'l re del Mangi trovò per sua isteromia che la sua terra mai no si perderebbe se non per un uomo ch'avesse 100 occhi. E andò Baian con grandissima gente e co molte navi che li portaro (uomeni) a piè ed a cavallo. E' venne a la prima città de li Mangi, e no si volle rendere a lui; poscia andò a l'altre infino a le 6 città, e queste lasciava, però che 'l Grande Kane li mandava molta gente dietro - ed è questo Grande Kane che oggi regna. (Or avenne che costui) la 6 città prese per forza, e poscia ne pigliòe tante che n'ebbe 12; poscia se n'andò a la mastra città de li Mangi, ch'à nome Quisai, ov'era il re e la reina. Quando il re vide tanta gente, ebbe tal paura che si partí de la terra co molta gente e bene co 1.000 navi, e andò al mare Oceano e fuggí ne l'isole; la reina rimase, che si defendea al me' che potea. E la reina dimandò chi era il segnore de l'oste; fulle detto: 'Baian Cento Occhi'. E la reina si ricordò de la profezia ch'ò detto di sopra: incontanente rendéo la terra, e incontanente tutte le città de li Mangi si rendero a Baian. E in tutto 'l mondo non era sí grande reame come questo; e diròvi alcuna de le sue grandezze.
Sapiate che questo re face' ogn'anno nutricare 20.000 fanciulli piccioli; e diròvi come. In quella provincia si gittano i fanciulli come sono nati - cioè le povere persone che no li possono notricare -; e quando un ricco uomo non à figliuoli, e' va al re e fassine dare quanti vuole. E quando egli àe fanciulli e fanciulle da maritare, sí gli amoglia insieme, e dàlli onde possano vivere; e in questo modo n'aleva ogn'anno bene 20.000 tra maschi e femine. Ancora fae un'altra cosa, che quando lo re vae per alcuno luogo ed e' vede due belle case e dal lato una piccola, ed elli domanda perché quelle sono magior di quella; e s'egli è perché sia d'alcuno povero che no la possa fare magiore, incontanente comanda che de' suoi danari sia fatta. Ancora questo re si fa servire a piú di m[i]lle tra donzelli e donzelle. Elli mantiene suo regno in tanta iustizia, che non vi si fa null[o] male, che tutte le mercatantie stanno fuori.
Contato v'òe del regno; or vi conterò de la reina. La reina fue menata al Grande Kane, e 'l Grande Kane le fece grande onore, come a grande reina. E il re, marito di questa reina, mai non uscí de l'isole del mare Oceano, e quivi morío.
Or lasceremo di questa matera, e torneròvi a dire de la provincia deu Mangi e di lor maniere e di lor costumi ordinatamente. E prima coninceremo de la città di Caygiagui.
136
Di Caygiagui.
Caygiagui è una grande città e nobile, ed è a l'intrata de la provincia deu Mangi inver' isciloc. La gente è idola, e ardono lo' corpo morto; e sono al Grande Kane. È 'n sul grande fiume di Caramoran, e àvi molte navi. Questa terra è di grande mercatantia, perch'è capo de la provincia, ed in luogo da ciò. Qui si fa molto sale, sí che ne dà bene a 40 città; il Grande Kane n'à grande rendita di questa città, tra del sale e de la mercatantia.
Or ci partiamo di qui, e diròvi d'un'altra città ch'à nome Pauchin.
137
Di Pauchin.
Quando l'uomo si parte di qui, l'uomo va bene una giornata per isciloc per una strada lastricata tutta di belle pietre; e da ogne lato de la strada si è l'acqua grande, e non si puote intrare in questa provincia se non per questa strada. Di capo di questa giornata si truova una città ch'à nome Pauchin, molto grande e bella. La gente è idola, e fanno ardere lo' corpo; e sono al Grande Kane. E' sono artefici e mercatanti: molta seta ànno e fanno molti drappi di seta e d'oro; e da vivere ànno assai.
Qui non à 'ltro; però ci partiamo e diremo d'un'altra ch'à nome Cayn.
138
Di Cayn.
Quando l'uomo si parte di Pauchin, l'uomo va una giornata per isciloc, e truova una città ch'à nome Cayn, molto grande. E' sono come que' di sopra, salvo che v'è piú bella ucellagione; ed èvi per uno viniziano ariento tre fagiani.
Or diremo d' un' altra ch' à nome Tingni.
139
Tingni.
Tingni è una città molto bella e piacevole, no molto grande, ch'è di lungi da quella di sopra una giornata. La gente si è idola, e sono al Grande Kane; moneta ànno di carte. Qui si fa molte mercatantie ed arti; e àvi molti navi, ed è verso sciloc. Qui àe ucellagioni e cacciagioni assai.
Ed è presso a tre giornate al mare Ozeano. Qui si fa molto sale, e 'l Grande Kane n'à tanta rèdita ch'a pena si crederebbe.
Or ci partiamo (di qui), e andiamo a un'altra ch'è presso ad una gio(r)nata a questa.
140
D'un'altra città.
Quando l'uomo si parte di Tingni, l'uomo va verso sciloc una giornata, trovando castella asai e case. Di capo truova una città grande e bella, ch'à sotto di sé 27 città tutte buone e di grandi mercatantie. E in questa città à uno de' 12 baroni del Signore; e messer Marco Polo signoregiò questa città 3 anni. Qui si fa molti arnesi d'arme e da cavalieri.
Di qui ci partiamo, e diròvi di due grandi province de li Mangi, che sono verso levante; e prima de l'una, ch'à nome Nangi.
141
Di Nangi.
[Nan]gi è una provincia molto grande e ricca. La gente è idola; la moneta è di carte, e sono al Grande Kane. E' vivono di mercatantia e d'arti. Ànno seta assai, uccellagioni e cacciagioni e ogne cosa da vivere; e ànno leoni asai.
Di qui ci partiamo, e conteròvi de le 3 nobili città de Sagianfu, però che troppo sono di grande affare.
142
Della città di Sagianfu.
Saianfu è una grande città e nobile, ch'à sotto sé 12 città grandi e ricche. Qui si fa grandi arti e mercatantie, e son idoli. La moneta è di carte, e fanno ardere lor corpo morto. E' sono al Grande Kane; e ànno molta seta. Ell'à tutte nobile cose ch'a nobile città conviene.
E sapiate che questa città si tenne 3 anni poscia che tutto il Mangi fue renduto, tuttavia standovi l'oste; ma non vi potea stare se no da un lato verso tramontana, ché (da) l'altro si è il lago molto profondo. Vivanda aveano assai per questo lago, sí che la terra per questo asedio mai no sarebbe perduta. Volendosi l'oste partire co grande ira, messer Nicolao e 'l suo fratello e messer Marco Polo dissero al Grande Kane ch'aveano con loro uno ingegnere che farebbe ta' mangani che la terra si vincerebbe per forza. Il Grande Kane fue molto lieto, e disse che tantosto fosse fatto. Comandaro costoro a questo loro famigliare, ch'era cristiano nestorino, che questi mangani fossoro fatti. Fuoro fatti e rizzati dinanzi a Sai(a)nfu; fuoro tre, (e) cominciaro a gittare pietre di 300 libbr' e tutte le case guastavano. Questi de la terra, vedendo questo pericolo, ché mai non av(e)ano veduto neuno mangano - e quel fue il primo mangano che mai fosse veduto per neuno Tartaro -, que' de la terra fuoro a consiglio, e rendero la terra al Grande Kane, com'eran rendute tutte l'altre. E questo adivenne per la bontà di messer Nicolò e di messer Mafeo e di messer Marco; e no fue piccola cosa, ch'ell'è bene una de le miglior province ch'abbia il Grande Kane.
Or lasciamo di questa matera, e diròvi d'una provincia ch'à nome Sigui.
143
Di Sigui e 'l fiume d[i] Quian.
Quando l'uomo si parte di qui e l'uomo va per siloc 15 miglia, l'uomo truova una città ch'à nome Sigui, ma non è troppo grande, ma è di grande mercatantia e di grande navilio. E' sono (idoli) ed al Grande Kane; la moneta è di carte. E sapiate ch'ell'è in sul maggior fiume del mondo, ch'è chiamato Quian. Egli è largo; in ta' luogo v'àe 10 miglia e 'n tale 8 e ('n tale) 6; ed è lungo piúe di 100 giornate. [Per] questo fiume questa città à molte navi onde 'l Grande Kane n'à grande rédita per la mercatantia che va súe e giúe e quine si riposa.
E per le molte città che sono su per quel fiume, per quel fiume va piú mercatantia che per tutti gli altri fiumi de' cristiani e piú cara mercatantia, né 'ncora per tutto loro mare; ché io vidi a questa città per una volta 15.000 navi aportate. Sapiate da che questa città, che no è molto grande, à tante navi, quante so' l'altre, ch'àe in su questo fiume bene 16 province e àvi su bene 200 buone città, che tutte ànno piú navilio che questa.
Le navi son coverte e ànno un àlbore, ma sono di grande portare, che ben portano da 4.000 cantari insino in 12.000 cantari. Tutte le navi ànno sarta di canave, cioè legami per legare le navi e (per) tiralle su per questo fiume. Le piccole sono di canne grosse e grandi, com'io v'ò detto di sopra; elli legano l'una all'altra, e fannole lunghe bene 300 passi e fendole; e sono piú forti che di canave.
Or lasciamo qui, e torneremo a Caigui.
144
De la città di Caigui.
Caigui è una piccola città ver' siloc. E' son idoli e al Grande Kane; ànno moneta di carte. E' sono in su questo fiume. Qui si ricoglie molto grano e riso, e va fino a la grande città di Cabalu, a la corte del Grande Kane, per acque, non per mare ma per fiumi e per laghi. De la biada di questa città ne logora grande parte de la corte del Grande Kane. E 'l Grande Kane à fatta ordinare la via da questa città insino a Cabalu, ch'egli à fatte fare fosse larghe e profonde da l'un fiume a l'altro e da l'un lago a l'altro, sí che vi va bene grandi navi. E cosí si può andare per terra, ché lungo la via de l'acqua si è quella de la terra.
E nel mezzo di questo fiume à un'isola guasta, ov'àe un munistero d'idoli, che v'à 200 freri; e quie à molti idoli, e quest'è capo di molt' altri monisteri d' idoli.
Or ci partiremo di qui e paseremo lo fiume; e diròvi di Ci(n)ghiafu.
145
Della città chiamata Cinghiafu.
Cinghiafu è una città deu Mangi, che si sono come gli altri. Sono artefici e mercatanti; cacciagioni e ucellagioni àn asai, e molta biada e seta, e drappi di seta e d'oro. Quiv'è due chiese di cristiani nestorini, e questo fue dagli anni Domini 1278 in qua, e diròvi perché. E' fue vero che in quel tempo vi fu segnore per lo Grande Kane un cristiano nestorino tre anni, ed ebbe nome Marsachis; e costui le fece fare, e d'alotta in qua vi sono state.
Or ci partiremo di qui, e diròvi d'un'altra città grande ch'è chiamata Cighingiu.
146
Della città chiamata Cighingiu.
Quando l'uomo si parte de Cinghianfu, e' va 3 giornate ver' sciloc, tuttavia trovando città e castella asai di grande mercatantia e d'arti. E' sono idoli e sono al Grande Kane; la moneta (ànno) di carte. Di capo di queste tre giornate si truova la città di Cighingiu, ch'[è] molto grande e nobile. E' sono come gli altri d'ogne cosa, e ànno da vivere d'ogne cosa assai.
Una cosa ci avenne ch'io vi conterò. Quando Baian, barone del Grande Kane, prese tutta quest[a] provincia, po' ch'ebbe presa la città mastra, mandò sua gente a prendere questa città, e questi s'arendero. Come fuoro ne la terra, trovaro sí buon vino, che s'inebriaro tutti; e stavano come morti, sí dormíeno. Costoro, vedendo ciòe, uciselli tutti, sí che neuno ne scampò, in quella notte; e no dissono né bene né male, sí come uomini morti. E quando Baian, signore de l'oste, seppe questo, mandòvi molta gente e fecela prendere per forza; presa la terra, tutti gli ucisero e misegli a le spade.
Or ci partiremo di qui, e diròvi d'un'altra città ch'à nome Sugni.
147
Della città chiamata Sugni.
Sugni è una molto nobile città. E' sono idoli e al Grande Kane; moneta ànno di carte. Elli ànno molta seta e vivono di mercatantia e d'arti; molti drappi di seta fanno, e sono ricchi mercatanti. Ell'è sí grande, ch'ella gira 60 miglia, e v'à tanta gente che neuno potrebbe sapere lo novero. E sí vi dico che se fossero uomini d'arme quelli del Mangi, elli conquistebbono tutto 'l mondo; ma elli non sono uomini d'arme, ma sono savi mercatanti d'ogne cosa e sí ànno boni † e naturali e savi fisolafi. E sappiate che questa città à bene 6.000 ponti di pietre, che vi paserebbe sotto o una galea o [2]. E ancor vi dico che ne le montagne di questa città nasce lo rebarbero e zezebe in grande abondanza, ché per uno veneziano grosso s'avrebbe ben 40 libbre di zezibere fresco, ch'è molto buono. Ed à sotto di sé 16 città molto grandi e di grande mercatantia e d'arti.
Or ci partimo di Suigni, e diròvi d'un'altra ch'à nome Ingiu. E questa è lungi da Sugni una giornata: ell'è molto grande e nobile, ma perché non v'à nulla da ricordare, diròvi d'un'altra ch'à nome Unghin. Questa è grande e ricca. E' sono idoli e al Grande Kane; e la moneta è di carta. Quin'àe abondanza d'ogni cosa; e sono mercatanti e molto savi e buoni artefici.
Or ci partiamo di qui, e diremo di Cianga, ch'è molto grande e bella, e àe ogne cosa come l'altre; e favisi molto zendado. Qui no à 'ltro da ricordare: partimoci ed andamo a la nobile città di Quisai, ch'è la mastra città del reame deu Mangi.
148
Di Quinsai.
Quando l'uomo si parte de la città de Cianga, e' va 3 giornate per molte castelle e città ricche e nobili, di grandi mercatantie e arti. E' sono idoli e al Grande Kane; e ànno moneta di carta. Egli ànno da vivere ciò che bisogna al corpo de l'uomo. Di capo di queste tre giornate, si truova la sopranobile città di Quinsai, che vale a dire in francesco 'la città del cielo'. E conteròvi di sua nobiltà, però ch'è la piú nobile città del mondo e la migliore; e dirovi di sua nobiltà secondo che 'l re di questa provincia scrisse a Baian, che conquistò questa provincia de li Mangi; e questi la mandò al Grande Kane, perché, sappiendo tanta nobiltà, no la farebbe guastare. Ed i' vi conterò per ordine ciò che la scrittura contenea; e tutto è vero però ch'io Marco lo vidi poscia co mi' occhi.
La città di Quinsai dura in giro 100 miglia, e à 12.000 ponti di pietra; e sotto la maggior parte di questi ponti potrebbe passare una grande nave sotto l'arco, e per gli altre bene mezzana nave. E neuno di ciò si maravigl[i], perciò ch'ell'è tutta in acqua e cerchiata d'acqua; e però v'à tanti ponti per andare per tutta la terra.
Questa città à 12 arti, cioè di ciascuno mistieri una; e ciascun'arte à 12.000 stazioni, cioè 12.000 case; e 'n ciascuna bottega àe 'lmeno 10 uomini e in tal 15, e in tal 20 e in tal 30 e in tal 40, non tutti maestri ma discepoli. Questa città fornisce molte contrade; quiv'à tanti mercatanti e sí ricchi e in tanto novero, che non si potrebbe contare che si credesse. Anco vi dico che tutti li buoni uomini e le donne e li capi maestri no fanno nulla di lor mano, ma stanno cosí dilicatamente come fossono re e le donne come fossono cose angeliche. Ed èvi uno ordinamento che neuno può fare altr'arte che quella che fece suo padre: se 'l suo valesse 100.000 bisanti d'oro, no oserebbe fare altro mistiere.
Anche vi dico che verso mezzodie àe un lago che gira ben 30 miglia, e tutto d'intorno à be' palagi e case fatte meravigliosamente, che sono di buoni uomini gentili; ed àvi monisteri e abadie d'idoli in grande quantità. Nel mezzo di questo lago à due isole: su ciascuna à uno molto bel palagio e ricco, sí ben fatto che bene pare palagio d'imperadore. E chi vòle fare nozze o convito, fàllo in questi palagi; e quini si [è] sempre forniti di vasellamenti, di scodelle e di taglieri e d'altri fornimenti.
Ne la città à molte belle case e torri di pietre e spesse, ove le persone portano le cose quando s'aprende fuoco ne la città, ché molto spesso vi s'acende, perché v'à molte case di legname.
E' manucano tutte carne, cosí di cane e d'altre brutte bestie come di buon[e], che per cosa del mondo niun cristiano manicrebbe di quelle bestie ch'elli mangiano.
Anco vi dico che ciascuno dei 12.000 ponti guarda 10 uomini di die e di notte, perché neuno fosse ardito di ribelare la città. Nel mezzo de la terra à un monte, ov'à suso una torre, ove sta sempre suso uno uomo con una tavoletta in mano, e dàvi suso d'un bastone che ben s'ode da lunga. E questo fae quando fuoco s'acende ne la terra, o altra battaglia e mischia (vi si facesse). Molto la fa ben guardare il Grande Kane, però ch'è capo di tutta la provinci(a) deu Mangi, e perché n'à di questa città grande rédita, sí grande ch'a pena si potrebbe credere.
E tutte le vie de la città so' lastricate di pietre e di mattoni, e cosí tutte le mastre vie de li Mangi, sí che tutte si posson cavalcare nettamente, ed a piede altressíe. E ancora vi dico che questa città à bene 3.000 stufe, ove si prende grande diletto gli uomini e le femine; e vannovi molto spesso, però che vivono molto nettamente di lor corpo. E sono i piú be' bagni del mondo e' magiori, ché bene vi si bagna insieme 100 persone.
Presso a questa villa a 15 miglia è 'l mare Ozeano, tra greco e levante. E quine è una città ch'à nome Gianfu, ov'è molto buon porto, ov'à molte navi che vegnono d'India e d'altri paesi; e da questa città al mare àe un grande fiume, onde le navi posson venire insino a la terra.
Questa provincia de li Mangi lo Grande Kane l'à partita in otto parti e ànne fatte 8 reami grandi e ricchi, e tutti rendono ogn'anno trebuto al Grande Kane. E in questa città dimora l'uno di questi re, e à ben sotto sé 140 cittadi grandi e ricche.
E sapiate che la provincia de li Mangi à bene 1.200 cittadi, e ciascuna à guardie per lo Grande Kane, com'io vi dirò. Sapiate che in ciascuna quella che meno n'àe, si à 1.000 guardie; e di ta' n'à 10.000 e di tali 20.000 e 30.000, sí che 'l novero sarebbe sí grande, che non si potrebbe contare né credere di leggeri. Né none intendiate che quelli uomini sieno tutti Tarteri, ma vi n'àe del Catai, e no son tutti a cavallo quelle guardie, ma grande partita a piede.
La rédita ch'à 'l Grande Kane di questa provincia de li Mangi no si potrebbe credere né a pena scrivere, e ancora la sua nobilità.
L'usanza de li Mangi sono com'io vi dirò. Egli è vero, quando alcuno fanciullo nasce, o maschio o femina, il padre fa scrivere i(l) die e 'l punto e l'ora, il segno e la pianeta sotto ch'egli è nato, sicché ognuno lo sa di sé queste cose. E quando alcuno vuole fare alcun viaggio o alcuna cosa, vanno a loro stérlogi, in cu' ànno grande fede, e fannosi dire lo lor migliore.
Ancora vi dico, quando lo corpo morto si porta ad ardere, tutti i parenti si vestono di canivaccio, cioè vilmente, per dolore, e vanno cosí presso al morto, e vanno sonando stormenti e cantando loro orazioni d'idoli. Quando (sono) làe ove 'l corpo si dé ardere, e' fanno di carte uomini, femini, camelli, danari e molte cose. Quando il fuoco è bene aceso, fanno ardere lo corpo con tutte queste cose, e credono che quel morto avràe ne l'altro mondo tutte quelle cose da divero al suo servigio; e tutto l'onore che gli è fatto in questo mondo quando s'arde, gli sarà fatto quando andrà ne l'altro per gl'idoli.
E in questa terra è 'l palagio del re che si fugío, ch'era signor de li Mangi, ch'è il piú nobile e 'l piú ricco del mondo; ed io vi ne dirò alcuna cosa. Egli gira 10 miglia; è quadrato, col muro molto grosso e alto, e atorno e dentro a questo muro sono molto belli giardini, ov'è tutti buoni frutti. Ed èvi molte fontane e piú laghi, ov'à molti buoni pesci; e nel mezzo si è 'l palagio grande e bello. La sala (è) molto bella, ove mangerebbe molte persone, tutta dipinta ad oro ed azuro, co molte belle storie, ond'è molto dilettevole a vedere, ché per tutte le mura e la copertura non si può vedere altro che pinture ad oro. Non si potrebbe contare la nobeltà di questo palagio, ché v'à 20 sale tutte pare di grandezza, e sono tamante che bene vi mangerebbe agiatamente 10.000 uomini; e si à questo palagio bene mille camere.
Anche sapiate che 'n questa città à bene 160.000 di tomain di fumanti, cioè di case, e ciascuno tomain è 10 case e fumanti: la somma si è 1.600.000 di magioni d'abitanti, ne le quali à grandi palagi. E àvi una chiesa di cristiani nestorini solamente.
Sapiate che ciascuno umo de la villa e de' borghi à scritto in su l'uscio lo nome suo e di sua moglie e de' figliuoli e fanti e schiavi, e quanti cavalli tiene. E s'alcuno ne mure, fa guastare lo suo nome, e s'alcuno ne nasce, sí 'l vi fa scrivere, sí che 'l segnore de la villa sa tutta la gente per novero ch'à ne la villa, e cosí si fa in tutta la provincia de li Mangi e del Catai. Ancora v'àe un altro costume che gli albergatori scriveno in su la porta de la casa tutti gli uomini degli osti suoi, e 'l die che vi vegnono; e quando se ne vanno sí lo spegnono, sí che 'l Grande Kane può sapere chi va e chi viene. E questa è bella cosa e savia.
Or v'ò detto di questo una parte. Or vi vò' contare de la rendita ch'àe il Grande Kane di questa terra e suo distretto, ch'è de le nove parti l'una de li Mangi.
149
La rédita del sale.
Or ve conterò de la rédita ch'àe il Grande Kane di Quisai e delle terre che sono sotto di lei; e prima vi conterò del sale. Lo sale di questa contrada rende l'anno al Grande Kane 80 tomain d'oro: ciascuno tomain è 80.000 saggi d'oro, che monta per tutto 6.400 di saggi d'oro - e ciascuno saggio d'oro vale piúe d'un fiorino d'oro -, e questo è maravigliosa cosa.
Or vi dirò de l'altre cose. In questa contrada nasce e favisi piú zucchero che in tutto l'altro mondo; e questo è 'ncora grandissima rendita; ma io vi dirò di tutte spezie insieme. Sapiate che tutte spezierie e tutte mercatantie rendono tre e terzo per 100; e del vino che fanno di riso ànne ancora grandissima rendita, e de' carboni e di tutte 12 arti, che sono 12.000 stazzoni, n'à 'ncora grandissima rendita, ché di tutte cose si paga gabella - de la seta si dà 10 per 100. Sí che io Marco Polo, ch'ò veduto e sono stato a far la ragione, † la rendita sanza il sale vale ciascun anno 210.000 tomain d'oro; e quest'è il piú smisurato novero del mondo di moneta, che monta 15.700.000. E questo è de le nove parti l'una de la provincia.
Or lasciamo stare di questa matera, e diròvi d'una città ch'à nome Tapigni.
150
Della città che si chiama Tapigni.
Quando l'uomo si parte de Quisai, e' va una giornata per isiloc, tuttavia trovando palagi e giardini molto belli, ove si truova tutte cose da vivere e asai. Di capo di questa giornata si truova questa città ch'à nome Tapigni, molto bella e grande; ed è sotto Quisai. E' sono idoli, e fanno ardere loro corpo; lor moneta è di carte e sono al Grande Kane. Qui non à 'ltro da dire.
Or diremo d'un'altra ch'à nome Nuigiu, ch'è di lungi da quella 3 giornate per siloc; e sono come que' di sopra. Di qui si va 2 giornate ver' siloc, tuttavia trovando castella asai e ville, che pare l'uomo vada per una città; e truovane un'altra, ch'à nome Chegiu, e tutti sono come di sopra.
Di qui si va 4 giornate per isiloc, come di sopra. Qui àe ucelli e bestie asai, come leoni grandissimi e fieri. Qui no à montoni né berbíci per tutti li Mangi, ma egli ànno buoi, becchi e capr'e porci assai. Di qui ci partiremo, perché non ci à altro, e andremo 4 giornate e troveremo la città di Ciasia; ed è su uno monte che parte lo fiume, che l'una metà va in su e l'altra in giuso. Tutte queste città sono de la signoria di Quisai: tutti sono come que' di sopra.
Di capo de le 3 giornate si truova la città di Cangu - e' sono come quell[i] di sopra - ed è la sezzaia città di Quisai. Or conincia l'altro reame de' Mangi, ch'è chiamato Fughiu.
151
Del reame di Fugiu.
Quando l'uomo si parte di questa sezzaia città de Quisai, l'uomo entra nel reame di Fughiu. (E) vassi 6 giorna(te) per isiloc, (e) trova città e castella e case assai. E' sono idoli ed al Grande Kane; e sono sotto la signoria di Fughiu. Vivono di mercatantia e d'arti; d'ogne cosa ànno grande abondanza: ànno zizibe e galanga oltre misura, ché per 'l viniziano grosso se n'avrebbe ben 80 libbre di zizibe. E v'àe un frutto che par zaferano, ma non è, ma vale ben altretanto a operare. Elli manucano d'ogne brutta carne - e d'uomo che no sia morto [di] sua morte - molto volentieri, e ànnola per buona carne. Quando vanno in oste si tondono li capelli molt'alto, e nel volto si dipingono d'azurro un segno com'un ferro di lancia. E' sono uomini molto crudeli piú del mondo, ché tutto die vanno ucidendo uomini e bevendo il sangue, e poscia li mangiano tutti; ed altro non procacciano.
Nel mezzo di queste 6 giornate à una città ch'à nome Quenlafu, ch'è molto grande e nobile. E' sono al Grande Kane. E à tre ponti - li piú belli del mondo - di pietra, lunghi un miglio e larghi bene 8 passi, e sono tutti in colonne di marmo, e sono sí belli che molto tesoro vorebbe a farne uno. Elli vivono di mercatantia e d'arti; egli ànno seta asai e zizibe e galanga. E v'à belle donne. E ànno galline che no ànno penne, ma peli come gatte, e tutte nere; e fanno uova come le nostre, e sono molto buone da mangiare. Qui non à altro.
E in queste 6 giornate ch'è detto di sopra so' molte castella e città, e sono come quelle di sopra. E fra 15 miglia da l'altre tre giornate è una città ove si fa tanto zucchero, che sí ne fornisce il Grande Kane e tutta sua corte, che vale grande tesoro, e à nome Unquen. Qui no à 'ltro.
Quando l'uomo si parte di qui 15 miglia, l'uomo truova la città nobile di Fugiu, ch'è capo di questo reame; e però ne conteròe quello che noi ne sapemo.
152
Della città chiamata Fugiu.
[O]r sapiate che questa città di Fugiu è capo del regno di Conca, ch'è de le 9 parti l'una de li Mangi. In questa città si fa grande mercatantia ed arti. E' sono idoli (e al Grande Kane). E 'l Grande Kane vi tiene grande oste per le città e castella che spesso vi si rubellano, sí che incontanente vi corrono e ripíglialle e guàstalle. E per lo mezzo di questa città vae un fiume largo bene un miglio. Qui si fa molte navi che vanno su per quel fiume. Qui si fa molto zucchero; qui si fa mercatantia grandi di pietre preziose e di perle, e portal[e] i mercatanti che vi vengono d'India. E questa terra è presso al porto di Catun, nel mare Ozeano: molte care cose vi sono recate d'India. Egli ànno bene da vivere di tutte cose, ed ànno be' giardini co molti frutti, ed è sí bene ordinata ch'è maraviglia.
Perciò no vi ne dirò piú, ma cont[e]ròvi d'altre cose.
153
Di Zart[om].
Or sapiate che, quando l'uomo si parte di Fugiu e passa il fiume, e' va 5 giornate per siloc, tuttavia trovando città e castella assai, dov'à ogne cosa a dovizia grande. E v'à monti e valli e piani, ov'à molti boschi e molti àlbori che fanno la [c]anfora; e v'à ucelli e bestie assai. E' vivono di mercatantie e d'arti; e sono idoli come que' di sopra. Di capo di queste 5 giornate si truova una città ch'à nome Zartom, ch'è molto grande e nobile, ed è porto ove tutte le navi d'India fanno capo, co molta mercatantia di pietre preziose e d'altre cose, come di perle grosse e buone. E quest'è 'l porto de li mercatanti de li Mangi, e atorno questo porto à tanti navi di mercatantie ch'è meraviglia; e di questa città vanno poscia per tutta la provincia de li Mangi. E per una nave di pepe che viene in Alesandra per venire in cristentà, sí ne va a questa città 100, ché questo è l'uno de li due p[o]rti del mondo ove viene piúe mercatantia.
E sapiate che 'l Grande Kane di questo porto trae grande prode, perché d'ogne cose che vi viene, conviene ch'abbia 10 per 100, cioè de le diece parti l'una d'ogne cosa. Le navi si togliono per lo' salaro di mercatantie sottile 30 per 100, e del pepe 44 per 100, e del legno aloe e de' sandali e d'altre mercatantie grosse 40 per 100; sí che li mercatanti danno, tra le navi e al Grande Kane, ben lo mezzo di tutto. E perciò lo Grande Kane guadagna grande quantità di tesoro di questa villa.
E' sono idoli. La terra à grande abondanza d'ogne cose che a corpo d'uomo bisogna. E in questa provincia à una città ch'à nome Tinuguise, che vi si fa le piú belle scodelle di porcelane del mondo; e no se ne fa in altro luogo del mondo, e quindi si portano da ogne parte. E per uno viniziano se n'arrebbe tre, le piú belle del mondo e le piú divisate. Ora avemo contato de li 9 reami (de li Mangi) li tre, cioè Cangui e Quisai e Fugiu; degli altri reami non conto, ché sarebbe lunga mena. Ma diròvi de l'India, ov'à cose bellissime da ricordare, ed io Marco Polo tanto vi stetti, che bene le saprò contare per ordine.
154
Qui conincia tutte le maravigliose cose de l'India.
[P]oscia ch'abiamo contato di tante province terrene, com'avete udito, noi conteremo de le meravigliose cose che sono ne l'India. E coninceròvi a le navi, ove i mercatanti vanno e vegnono.
Sapiate ch'elle sono d'un legno chiamato abeta e di zapino, ell'ànno una coverta, e 'n su questa coperta, ne le piúe, à ben 40 camere, ove in ciascuna può stare un mercatante agiatamente. E ànno uno timone e 4 àlbori, e molte volte vi giungono due àlbori che si levano e pognono; le tavole so' tutte chiavate doppie l'una sull'altra co buoni aguti. E non sono impeciate, però che no n'ànno, ma sono unte com'io vi dirò, però ch'egli ànno cosa che la (tengono) per migliore che pece. E' tolgono caneva trita e calcina e un olio d'àlbori, e mischiano insieme, e fassi come vesco; e questo vale bene altrettanto come pece.
Queste navi voglion bene 200 marinai, ma elle sono tali che portano bene 5.000 sporte di pepe, e di tali 6.000. E' vogano co remi; a ciascun remo si vuole 4 marinai, e ànno queste navi ta' barche, che porta l'una ben 1.000 sporte di pepe. E sí vi dico che questa barca mena ben 40 marinai, e vanno a remi, e molte volte aiuta a tirare la grande nave. Ancora mena la nave ben 10 battelli per prendere de' pesci; ancora vi dico che le grandi barche menano battelli. E quando la nave àe navicato un anno, sí giungono un'altra tavola su quelle due, e cosí vann' insin'a le 6 tavole.
Or v'ò contato de le navi che vanno per l'India. E prima ch'io vi conti de l'India, sí vi conteròe di molte isole che sono nel mare Ozeano, ove noi siamo, e sono a levante. E prima diremo d'una ch'à nome Zipangu.
155
Dell'isola di Zipangu.
Zipangu è una isola in levante, ch'è ne l'alto mare 1.500 miglia.
L'isola è molto grande. Le gente sono bianche, di bella maniera e elli. La gent'è idola, e no ricevono signoria da niuno se no da lor medesimi.
Qui si truova l'oro, però n'ànno assai; neuno uomo no vi va, però neuno mercatante non ne leva: però n'ànno cotanto. Lo palagio del signore de l'isola è molto grande, ed è coperto d'oro come si cuoprono di quae di piombo le chiese. E tutto lo spazzo de le camere è coperto d'oro grosso ben due dita, e tutte le finestre e mura e ogne cosa e anche le sale: no si potrebbe dire la sua valuta.
Egli ànno perle assai, e son rosse e tonde e grosse, e so' piú care che le bianche. Ancora v'àe molte pietre preziose; no si potrebbe contare la ricchezza di questa isola. E 'l Grande Kane che oggi regna, per questa grande ricchezza ch'è in quest'isola, la volle fare pigliare, e mandòvi due baroni co molte navi e gente assai a piede ed a cavallo. L'uno di questi baroni avea nome Abatan e l'altro [Von]sanicin, ed erano molti savi e valentri. E' misersi in mare e [furono] in quest'isola, e pigliaro del piano e delle casi assai, ma non aveano ancora preso né castel né città; ora li venne una mala sciagura, com'io vi dirò.
Sapiate che tra questi due baroni avea grande invidia, e l'uno no facea per l'altro. Or avenne un die che 'l vento a tramontana venne sí forte, ch'elli dissero che, s'elli non si partissono, tutte le loro navi si romperebbono. Montoro ne le navi e misersi nel mare, e andaro di lungi di qui 4 miglia a un'altra isola no molto grande: chi poté montare su quell'isola si campò, l'altre ruppero. E questi fuoro ben 30.000 uomini che scamparo su questa isola, e questi si tennoro tutti morti, però che vedéno che non poteano campare, e vedeano l'altre (navi), ch'erano campate, se ne andavano verso lor contrade; e tanto vogaro che tornaro in lor [paese].
Or lasciamo di que' ch'andaro in lor contrada, e diciamo di quelli che rimasono in questa isola per morti.
156
Sapiate che, quando que' 30.000 uomini che camparo in su l'isola si teneano morti, perciòe che non vedeano via da poter campare, e' stavano in su questa isola molto isconsolati.
Quando gli uomini de la grande isola videro l'oste cosí barattata e rotta, e videro costoro ch'erano arivati in su questa isola, n'ebbero grande allegrezza. Quando il mar fue abonacciato, e' presono molte navi ch'aveano per l'isola, e andaro all'isoletta ove costoro erano, e smontaro in terra per pigliare costoro ch'erano in su l'isoletta. Quando questi 30.000 vidono i lor nemici iscesi in terra e vidono che su le navi non era rimaso gente veruna per guardare, elli, sí come savi, quando li nemici, andaro per piglialli, egli diero una giravolta tuttavia fuggendo, e vennero verso le navi e quini montaro tutti incontanente; e qui no fue chi glile contendesse.
Quando costoro fuoro su le navi, levaro i gonfaloni ch'elli vi trovaro suso e andaro verso l'isola ov'era la mastra villa di quell'isola, perch'egli erano andati; e que' ch'erano rimasi ne la città, vedendo questi gonfaloni, credieno che fosse la gente ch'er'ita a pigliare quelli 30.000 ne l'altra isola. Quando costoro fuoro a la porta de la terra, erano sí forti che cacciaro quelli che vi trovaro di fuori de la terra, e solo vi tennono le belle femine che v'erano per loro servire. E in tal modo presero la città la gente del Grande Kane.
Quando que' de la città videno ch'erano cosí beffati, voleano morire di dolore, e vennono con altre navi a la terra, e cercondalla d'intorno sí che neuno ne potea uscire né 'ntrare. E cosíe tennoro la terra 6 mesi, e molto s'ingegnaro di mandare novelle di loro al Grande Kane, ma nol potero fare. Di capo di se' mesi rendero la terra per patti, salvo le persone e 'l fornimento di potere tornare al Grande Kane; e questo fue negli anni Domini 1269.
Al primo barone che n'andò prima, lo Grande Sire li fece tagliare lo capo, e l'altro fece morire in carcere.
Una cosa avea dimenticata che, quando questi due baroni andavano a quest'isola, perché uno castello no li si volle arendere - ed elli lo presono poscia - a tutti li feceno tagliare lo capo, salvo ch'a otto che, per vertú di pietre ch'aveano ne le braccia dentro da la carne, per modo del mondo no si potéo tagliare. E li baroni, vedendo ciòe, li feciono amazare co mazze, e poscia li feceno cavare queste pietre de le braccia.
Or lasciamo di questa matera, e andremo inanzi.

 Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com Ultimo Aggiornamento:21/11/98 11.31