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CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA

Dell'arte della Guerra

Niccolò Machiavelli

 [LIBRO QUINTO]

 

 

LIBRO QUINTO

FABRIZIO Io vi ho mostro come si ordina uno esercito per fare giornata con un altro esercito che si vegga posto all'incontro di sé, e narratovi come quella si vince e, di poi, molte circustanze per li varii accidenti che possono occorrere intorno a quella; tanto che mi pare tempo da mostrarvi ora come si ordina uno esercito contro a quel nimico che altri non vede, ma che continuamente si teme non ti assalti. Questo interviene quando si cammina per il paese nimico o sospetto. E prima avete a intendere come uno esercito romano, per l'ordinario, sempre mandava innanzi alcune torme di cavagli come speculatori del cammino. Di poi seguitava il corno destro. Dopo questo ne venivano tutti i carriaggi che a quello appartenevano. Dopo questi veniva una legione; dopo lei i suoi carriaggi; dopo quegli un'altra legione e, appresso a quella, i suoi carriaggi; dopo i quali ne veniva il corno sinistro co' suoi carriaggi a spalle e, nell'ultima parte, seguiva il rimanente della cavalleria. Questo era in effetto il modo col quale ordinariamente si camminava. E se avveniva che l'esercito fusse assaltato a cammino da fronte o da spalle, essi facevano a un tratto ritirare tutti i carriaggi o in su la destra o in su la sinistra, secondo che occorreva o che meglio, rispetto al sito, si poteva e tutte le genti insieme, libere dagli impedimenti loro, facevano testa da quella parte donde il nimico veniva. Se erano assaltate per fianco, si ritiravano i carriaggi verso quella parte che era sicura, e dell'altra facevano testa. Questo modo, sendo buono e prudentemente governato, mi parrebbe da imitare, mandando innanzi i cavagli leggieri come speculatori del paese, di poi, avendo quattro battaglioni, fare che camminassero alla fila, e ciascuno con i suoi carriaggi a spalle. E perché sono di due ragioni carriaggi, cioè pertinenti a' particolari soldati e pertinenti al publico uso di tutto il campo, dividerei i carriaggi publici in quattro parti e, ad ogni battaglione, ne concederei la sua parte, dividendo ancora in quarto le artiglierie e tutti i disarmati, acciò che ogni numero di armati avesse equalmente gli impedimenti suoi. Ma perché egli occorre alcuna volta che si cammina per il paese, non solamente sospetto, ma in tanto nimico che tu temi a ogni ora di essere assalito, sei necessitato, per andare più sicuro, mutare forma di cammino e andare in modo ordinato, che né i paesani né l'esercito ti possa offendere, trovandoti in alcuna parte improvvisto. Solevano in tale caso gli antichi capitani andare con lo esercito quadrato (ché così chiamavano questa forma, non perch'ella fusse al tutto quadra, ma per essere atta a combattere da quattro parti) e dicevano che andavano parati e al cammino e alla zuffa; dal quale modo io non mi voglio discostare, e voglio ordinare i miei due battaglioni, i quali ho preso per regola d'uno esercito, a questo effetto. Volendo pertanto camminare sicuro per il paese nimico e potere rispondere da ogni parte quando fusse all'improvviso assaltato, e volendo, secondo gli antichi, ridurlo in quadro, disegnerei fare uno quadro, che il vacuo suo fusse di spazio da ogni parte dugentododici braccia, in questo modo: io porrei prima i fianchi, discosto l'uno fianco dall'altro dugentododici braccia, e metterei cinque battaglie per fianco in filo per lunghezza, e discosto l'una dall'altra tre braccia; le quali occuperebbero con gli loro spazii, occupando ogni battaglia quaranta braccia, dugentododici braccia. Tra le teste poi e tra le code di questi due fianchi porrei l'altre dieci battaglie, in ogni parte cinque, ordinandole in modo che quattro se ne accostassono alla testa del fianco destro, e quattro alla coda del fianco sinistro, lasciando tra ciascuna uno intervallo di tre braccia; una poi se ne accostasse alla testa del fianco sinistro e una alla coda del fianco destro. E perché il vano che è dall'uno fianco all'altro è dugentododici braccia, e queste battaglie, che sono poste allato l'una all'altra per larghezza e non per lunghezza, verrebbero a occupare con gli intervalli centotrentaquattro braccia, verrebbe, tra le quattro battaglie poste in su la fronte del fianco destro e l'una posta in su quella del sinistro, a restare uno spazio di settantotto braccia; e quello medesimo spazio verrebbe a rimanere nelle battaglie poste nella parte posteriore; né vi sarebbe altra differenza se non che l'uno spazio verrebbe dalla parte di dietro verso il corno destro, l'altro verrebbe dalla parte davanti verso il corno sinistro. Nello spazio delle settantotto braccia davanti porrei tutti i veliti ordinarii: in quello di dietro gli straordinarii, che ne verrebbe ad essere mille per spazio. E volendo che lo spazio che avesse di dentro l'esercito fusse per ogni verso dugentododici braccia, converrebbe che le cinque battaglie che si pongono nella testa, e quelle che si pongono nella coda, non occupassono alcuna parte dello spazio che tengono i fianchi; e però converrebbe che le cinque battaglie di dietro toccassero, con la fronte, la coda de' loro fianchi, e quelle davanti, con la coda, toccassero le teste, in modo che sopra ogni canto di questo esercito resterebbe uno spazio da ricevere un'altra battaglia. E perché sono quattro spazi, io torrei quattro bandiere delle picche estraordinarie e, in ogni canto, ne metterei una; e le due bandiere di dette picche che mi avanzassero, porrei nel mezzo del vano di questo esercito in uno quadro in battaglia, alla testa delle quali stesse il capitano generale co' suoi uomini intorno. E perché queste battaglie, ordinate così, camminano tutte per uno verso, ma non tutte per uno verso combattono, si ha, nel porle insieme, a ordinare quegli lati a combattere che non sono guardati dall'altre battaglie. E però si dee considerare che le cinque battaglie che sono in fronte, hanno guardate tutte l'altre parti eccetto che la fronte; e però queste s'hanno a mettere insieme ordinariamente e con le picche davanti. Le cinque battaglie che sono dietro, hanno guardate tutte le bande fuora che la parte di dietro; e però si dee mettere insieme queste in modo che le picche vengano dietro, come nel suo luogo dimostrammo. Le cinque battaglie che sono nel fianco destro hanno guardati tutti i lati, dal fianco destro in fuora. Le cinque che sono in sul sinistro, hanno fasciate tutte le parti, dal fianco sinistro in fuora; e però nell'ordinare le battaglie si debbe fare che le picche tornino da quel fianco che resta scoperto. E perché i capidieci vengano per testa e per coda, acciò che, avendo a combattere, tutte l'armi e le membra sieno ne' luoghi loro, il modo a fare questo si disse quando ragionammo de' modi dell'ordinare le battaglie. L'artiglierie dividerei; e una parte ne metterei di fuora nel fianco destro e l'altra nel sinistro. I cavagli leggieri manderei innanzi a scoprire il paese. Degli uomini d'arme, ne porrei parte dietro in sul corno destro e parte in sul sinistro, distanti un quaranta braccia dalle battaglie. E avete a pigliare, in ogni modo che voi ordinate uno esercito, quanto a' cavagli, questa generalità: che sempre si hanno a porre o dietro o da' fianchi. Chi li pone davanti, nel dirimpetto dello esercito, conviene faccia una delle due cose: o che gli metta tanto innanzi che, sendo ributtati, eglino abbiano tanto spazio che dia loro tempo a potere cansarsi dalle fanterie tue e non le urtare; o ordinare in modo quelle con tanti intervalli, che i cavagli, per quegli, possano entrare tra loro sanza disordinarle. Né sia alcuno che stimi poco questo ricordo, perché molti, per non ci avere avvertito, ne sono rovinati e, per loro medesimi, si sono disordinati e rotti. I carriaggi e gli uomini disarmati si mettono nella piazza che resta dentro all'esercito, e in modo compartiti che dieno la via facilmente a chi volesse andare o dall'uno canto all'altro o dall'una testa all'altra dell'esercito. Occupano queste battaglie, sanza l'artiglierie e i cavagli, per ogni verso dal lato di fuora, dugentottantadue braccia di spazio. E perché questo quadro è composto di due battaglioni, conviene divisare quale parte ne faccia uno battaglione e quale l'altro. E perché i battaglioni si chiamano dal numero e ciascuno di loro ha, come sapete, dieci battaglie e uno capo generale, farei che il primo battaglione ponesse le sue prime cinque battaglie nella fronte, l'altre cinque nel fianco sinistro, e il capo stesse nell'angulo sinistro della fronte. Il secondo battaglione di poi mettesse le prime cinque sue battaglie nel fianco destro, e le altre cinque nella coda, e il capo stesse nell'angulo destro; il quale verrebbe a fare l'ufficio del tergiduttore. Ordinato in questo modo lo esercito, si ha a fare muovere e, nello andare, osservare tutto questo ordine; e sanza dubbio egli è sicuro da tutti i tumulti de' paesani. Né dee fare il capitano altra provvisione agli assalti tumultuarii, che dare qualche volta commissione, a qualche cavallo o bandiera de' veliti, che gli rimettano. Né mai occorrerà che queste genti tumultuarie vengano a trovarti al tiro della spada o della picca, perché la gente inordinata ha paura della ordinata; e sempre si vedrà che, con le grida e con i romori, faranno uno grande assalto sanza appressartisi altrimenti, a guisa di cani botoli intorno a uno maschino. Annibale, quando venne a' danni de' Romani in Italia passò per tutta la Francia e, sempre, de' tumulti franzesi tenne poco conto. Conviene, a volere camminare, avere spianatori e marraiuoli innanzi che ti facciano la via; i quali saranno guardati da quegli cavagli che si mandono avanti a scoprire. Camminerà uno esercito in questo ordine dieci miglia il giorno, e avanzeragli tanto di sole, che egli alloggerà e cenerà; perché per l'ordinario uno esercito cammina venti miglia. Se viene che sia assaltato da uno esercito ordinato, questo assalto non può nascere subito, perché uno esercito ordinato viene col passo tuo; tanto che tu sei a tempo a riordinarti alla giornata e ridurti tosto in quella forma, o simile a quella forma di esercito che di sopra ti si mostrò. Perché, se tu sei assaltato dalla parte dinanzi, tu non hai se non a fare che l'artiglierie che sono ne' fianchi e i cavagli che sono di dietro vengano dinanzi e pongansi in quegli luoghi e con quelle distanze che di sopra si dice. I mille veliti che sono davanti escano del luogo suo, e dividansi in cinquecento per parte, ed entrino nel luogo loro tra' cavagli e le corna dell'esercito. Di poi nel vuoto che lasceranno, entrino le due bandiere delle picche estraordinarie che io posi nel mezzo della piazza dell'esercito. I mille veliti che io posi di dietro, si partano di quello luogo e dividansi per i fianchi delle battaglie a fortificazione di quelle; e, per la apertura che loro lasceranno, escano tutti i carriaggi e i disarmati, e mettansi alle spalle delle battaglie. Rimasa adunque la piazza vota e andato ciascuno a' luoghi suoi, le cinque battaglie che io posi dietro all'esercito si facciano innanzi per il vòto che è tra l'uno e l'altro fianco, e camminino verso le battaglie di testa; e le tre si accostino a quelle a quaranta braccia con uguali intervalli intra l'una e l'altra; e le due rimangano addietro, discosto altre quaranta braccia. La quale forma si può ordinare in uno subito; e viene ad essere quasi simile alla prima disposizione che dello esercito dianzi dimostrammo; e se viene più stretto in fronte, viene più grosso ne' fianchi; che non gli dà meno fortezza. Ma perché le cinque battaglie che sono nella coda hanno le picche dalla parte di dietro, per le cagioni che dianzi dicemmo, è necessario farle venire dalla parte davanti, volendo ch'elle facciano spalle alla fronte dell'esercito; e però conviene: o fare voltare battaglia per battaglia come uno corpo solido, o farle subito entrare tra gli ordini degli scudi e condurle davanti; il quale modo è più ratto e di minore disordine che farle voltare. E così dèi fare di tutte quelle che restono di dietro, in ogni qualità di assalto, come io vi mostrerò. Se si presenta che il nimico venga dalla parte di dietro, la prima cosa, si ha a fare che ciascuno volti il viso dov'egli aveva le schiene; e subito lo esercito viene ad avere fatto del capo coda e della coda capo. Di poi si dee tenere tutti quegli modi in ordinare quella fronte che io dico di sopra. Se il nimico viene ad affrontare il fianco destro, si debbe, verso quella banda, fare voltare il viso a tutto lo esercito; di poi fare tutte quelle cose, in fortificazione di quella testa, che di sopra si dicono; tale che i cavagli, i veliti, l'artiglierie sieno ne' luoghi conformi a questa testa. Solo vi è questa differenza: che nel variare le teste di quelli che si tramutono, chi ha ad ire meno e chi più. Bene è vero che faccendo testa del fianco destro, i veliti che avessono ad entrare negli intervalli che sono tra le corna dello esercito e i cavagli, sarebbono quegli che fussono più propinqui al fianco sinistro; nel luogo de' quali arebbero ad entrare le due bandiere delle picche estraordinarie, poste nel mezzo. Ma, innanzi vi entrassero, i carriaggi e i disarmati per l'apertura sgomberassono la piazza e ritirassonsi dietro al fianco sinistro; il che verrebbe ad essere allora coda dello esercito. Gli altri veliti che fussono posti nella coda secondo l'ordinazione principale, in questo caso non si mutassero, perché quello luogo non rimanesse aperto, il quale di coda verrebbe ad essere fianco. Tutte l'altre cose si deono fare come nella prima testa si disse. Questo che si è detto circa il fare testa del fianco destro, s'intende detto avendola a fare del fianco sinistro; perché si dee osservare il medesimo ordine. Se il nimico venisse grosso ed ordinato per assaltarti da due bande, si deono fare quelle due bande, ch'egli viene ad assaltare, forti con quelle due che non sono assaltate, duplicando gli ordini in ciascheduna e dividendo, per ciascuna parte, l'artiglieria, i veliti e i cavagli. Se viene da tre o da quattro bande, è necessario o che tu o esso manchi di prudenza; perché, se tu sarai savio, tu non ti metterai mai in lato che il nimico da tre o da quattro bande con gente grossa e ordinata ti possa assaltare; perché, a volere che sicuramente ti offenda, conviene che sia sì grosso, che da ogni banda egli ti assalti con tanta gente quanta abbia quasi tutto il tuo esercito. E se tu se' si poco prudente, che tu ti metta nelle terre e forze d'uno nimico che abbia tre volte gente ordinata più di te, non ti puoi dolere, se tu capiti male, se non di te. Se viene, non per tua colpa, ma per qualche sventura, sarà il danno sanza la vergogna, e ti interverrà come agli Scipioni in Ispagna e ad Asdrubale in Italia. Ma se il nimico non ha molta più gente di te, e voglia, per disordinarti, assaltarti da più bande, sarà stoltizia sua e ventura tua; perché conviene che a fare questo egli s'assottigli in modo che tu puoi facilmente urtarne una banda e sostenerne un'altra, e in brieve tempo rovinarlo. Questo modo dell'ordinare un esercito contro a uno nimico che non si vede ma che si teme, è necessario, ed è cosa utilissima assuefare i tuoi soldati a mettersi insieme e camminare con tale ordine e, nel camminare, ordinarsi per combattere secondo la prima testa e, di poi, ritornare nella forma che si cammina; da quella, fare testa della coda, poi del fianco; da queste, ritornare nella prima forma. I quali esercizii e assuefazioni sono necessarii, volendo avere uno esercito disciplinato e pratico. Nelle quali cose si hanno ad affaticare i capitani e i principi; né è altro la disciplina militare che sapere bene comandare ed eseguire queste cose; né è altro uno esercito disciplinato, che uno esercito che sia bene pratico in su questi ordini; né sarebbe possibile che chi in questi tempi usasse bene simile disciplina, fusse mai rotto. E se questa forma quadrata che io vi ho dimostra, è alquanto difficile, tale difficultà è necessaria, pigliandola per esercizio; perché, sappiendo bene ordinarsi e mantenersi in quella, si saprà di poi più facilmente stare in quelle che non avessono tanta difficultà.
ZANOBI Io credo, come voi dite che questi ordini sieno molto necessarii; e io per me non saprei che mi vi aggiungere o levare. Vero è che io disidero sapere da voi due cose: l'una, se, quando voi volete fare della coda o del fianco, testa, e voi gli volete fare voltare, se questo si comanda con la voce o con il suono; l'altra, se quegli che voi mettete davanti a spianare le strade per fare la via allo esercito, deono essere de' medesimi soldati delle vostre battaglie, oppure altra gente vile, deputata a simile esercizio.
FABRIZIO La prima vostra domanda importa assai; perché molte volte lo essere i comandamenti de' capitani non bene intesi, o male interpretati, ha disordinato il loro esercito; però le voci con le quali si comanda ne' pericoli deono essere chiare e nette. E se tu comandi con il suono, conviene fare che dall'uno modo all'altro sia tanta differenza, che non si possa scambiare l'uno dall'altro; e, se comandi con le voci, dèi avere avvertenza di fuggire le voci generali e usare le particolari, e delle particulari fuggire quelle che si potessono interpretare sinistramente. Molte volte il dire: - A dietro! A dietro! - ha fatto rovinare uno esercito; però questa voce si dee fuggire, e, in suo luogo, usare - Ritiratevi! -. Se voi gli volete fare voltare per rimutare testa o per fianco o a spalle, non usate mai: - Voltatevi! - ma dite: - A sinistra! A destra! A spalle! A fronte! -. Così tutte le altre voci hanno ad essere semplici e nette, come: - Premete! State forti! Innanzi! Tornate! -. E tutte quelle cose che si possono fare con la voce, si facciano; l'altre si facciano con il suono. Quanto agli spianatori, che è la seconda domanda vostra, io fare' fare questo ufficio a' miei soldati proprii, sì perché così si faceva nella antica milizia, sì ancora, perché fusse nello esercito meno gente disarmata e meno impedimenti, e ne trarrei d'ogni battaglia quel numero bisognasse, e farei loro pigliare gli istrumenti atti a spianare, e l'armi lasciare a quelle file che fussero loro più presso, le quali le porterebbero loro, e, venendo il nimico non arebbono a fare altro che ripigliarle e ritornare negli ordini loro.
ZANOBI Gli istrumenti da spianare chi gli porterebbe?
FABRIZIO I carri, a portare simili istrumenti, deputati.
ZANOBI Io dubito che voi non condurresti mai questi vostri soldati a zappare.
FABRIZIO Di tutto si ragionerà nel luogo suo. Per ora io voglio lasciare stare questa parte e ragionare del modo del vivere dello esercito; perché mi pare, avendolo tanto affaticato, che sia tempo da rinfrescarlo e ristorarlo con il cibo. Voi avete ad intendere che uno principe debbe ordinare l'esercito suo più espedito che sia possibile e torgli tutte quelle cose che gli aggiugnessero carico e gli facessero difficili le imprese. Tra quelle che arrecono più difficultà, sono avere a tenere provvisto l'esercito di vino e di pane cotto. Gli antichi al vino non pensavano, perché, mancandone, beevano acqua tinta con un poco d'aceto per darle sapore; donde che tra le munizioni de' viveri dello esercito era l'aceto e non il vino. Non cocevano il pane ne' forni, come si usa per le cittadi, ma provvedevano le farine; e di quelle ogni soldato a suo modo si sodisfaceva, avendo per condimento lardo e sugna; il che dava, al pane che facevano, sapore e gli manteneva gagliardi. In modo che le provvisioni di vivere per l'esercito erano farine, aceto, lardo e sugna e, per i cavagli, orzo. Avevano, per l'ordinario, branchi di bestiame grosso e minuto che seguiva l'esercito; il quale, per non avere bisogno di essere portato, non dava molto impedimento. Da questo ordine nasceva che uno esercito antico camminava alcuna volta molti giorni per luoghi solitarii e difficili sanza patire disagi di vettovaglie, perché viveva di cose che facilmente se le poteva tirare dietro. Al contrario interviene ne' moderni eserciti; i quali, volendo non mancare del vino e mangiare pane cotto in quegli modi che quando sono a casa, di che non possono fare provvisione a lungo, rimangono spesso affamati, o, se pure ne sono provvisti, si fa con uno disagio e con una spesa grandissima. Pertanto io ritirerei l'esercito mio a questa forma del vivere, né vorrei mangiassono altro pane che quello che per loro medesimi si cocessero. Quanto al vino non proibirei il berne, né che nello esercito ne venisse, ma non userei né industria né fatica alcuna per averne, e nell'altre provvisioni mi governerei al tutto come gli antichi. La quale cosa se considererete bene, vedrete quanta difficultà si lieva via, e di quanti affanni e disagi si priva uno esercito e uno capitano, e quanta commodità si darà a qualunque impresa si volesse fare.
ZANOBI Noi abbiamo vinto il nimico alla campagna, camminato di poi sopra il paese suo; la ragione vuole che si sia fatto prede, taglieggiato terre, preso prigioni; però io vorrei sapere come gli antichi in queste cose si governavano.
FABRIZIO Ecco che io vi sodisfarò. Io credo che voi abbiate considerato, perché altra volta con alcuni di voi ne ho ragionato, come le presenti guerre impoveriscono così quegli signori che vincono, come quegli che perdono; perché se l'uno perde lo stato, l'altro perde i danari e il mobile suo; il che anticamente non era, perché il vincitore delle guerre arricchiva. Questo nasce da non tenere conto in questi tempi delle prede, come anticamente si faceva, ma si lasciano tutte alla discrezione de' soldati. Questo modo fa due disordini grandissimi: l'uno, quello che io ho detto; l'altro, che il soldato diventa più cupido del predare e meno osservante degli ordini; e molte volte si è veduto come la cupidità della preda ha fatto perdere chi era vittorioso. I Romani pertanto, che furno principi di questo esercizio, provvidero all'uno e all'altro di questi inconvenienti, ordinando che tutta la preda appartenesse al publico, e che il publico poi la dispensasse come gli paresse. E però avevano negli eserciti i questori, che erano, come diremmo noi, i camarlinghi; appresso a' quali tutte le taglie e le prede si collocavano; di che il consolo si serviva a dar la paga ordinaria a' soldati, a sovvenire i feriti e gl'infermi, e agli altri bisogni dello esercito. Poteva bene il consolo, e usavalo spesso, concedere una preda a' soldati; ma questa concessione non faceva disordine, perché, rotto lo esercito, tutta la preda si metteva in mezzo e distribuivasi per testa secondo le qualità di ciascuno. Il quale modo faceva che i soldati attendevano a vincere e non a rubare; e le legioni romane vincevano il nimico e non lo seguitavano, perché mai non si partivano degli ordini loro; solamente lo seguivano i cavagli con quegli armati leggermente e, se vi erano, altri soldati che legionari. Che se le prede fussero state di chi le guadagnava, non era possibile né ragionevole tenere le legioni ferme, e portavasi molti pericoli. Di qui nasceva pertanto che il publico arricchiva, e ogni consolo portava con gli suoi trionfi nello erario assai tesoro, il quale era tutto di taglie e di prede. Un'altra cosa facevano gli antichi bene considerata; che del soldo che davano a ciascuno soldato, la terza parte volevano che deponesse appresso quello che della sua battaglia portava la bandiera; il quale mai non gliene riconsegnava se non fornita la guerra. Questo facevano mossi da due ragioni: la prima, perché il soldato facesse del suo soldo capitale; perché, essendo la maggior parte giovani e straccurati, quanto più hanno, tanto più sanza necessità spendono; l'altra, perché sappiendo che il mobile loro era appresso alla bandiera, fussero forzati averne più cura e con più ostinazione difenderla; e così questo modo gli faceva massai e gagliardi. Le quali cose tutte è necessario osservare, a volere ridurre la milizia ne' termini suoi.
ZANOBI Io credo che non sia possibile che ad uno esercito, mentre che cammina da luogo a luogo, non scaggia accidenti pericolosi dove bisogni la industria del capitano e la virtù de' soldati, volendogli evitare; però io arei caro che voi, occorrendone alcuno, lo narrassi.
FABRIZIO Io vi contenterò volentieri, essendo massimamente necessario, volendo dare di questo esercizio perfetta scienza. Deono i capitani, sopra ogni altra cosa, mentre che camminano con l'esercito, guardarsi dagli agguati; ne' quali si incorre in due modi: o camminando tu entri in quegli, o con arte del nimico vi se' tirato dentro, sanza che tu gli presenta. Al primo caso volendo obviare, è necessario mandare innanzi doppie guardie le quali scuoprano il paese; e tanto maggiore diligenza vi si debba usare, quanto più il paese fusse atto agli agguati, come sono i paesi selvosi e montuosi, perché sempre si mettono o in una selva o dietro a uno colle. E come lo agguato, non lo prevedendo, ti rovina, così, prevedendolo, non ti offende. Hanno gli uccegli o la polvere molte volte scoperto il nimico, perché, sempre che il nimico ti venga a trovare, farà polverio grande che ti significherà la sua venuta. Così molte volte uno capitano veggendo, ne' luoghi donde egli debbe passare, levare colombi o altri di quegli uccelli che volono in schiera, e aggirarsi e non si porre, ha conosciuto essere quivi lo agguato de' nimici e mandato innanzi sue genti; e, conosciuto quello, ha salvato sé e offeso il nimico suo. Quanto al secondo caso di esservi tirato dentro, che questi nostri chiamono essere tirato alla tratta, dèi stare accorto di non credere facilmente a quelle cose che sono poco ragionevoli ch'elle sieno, come sarebbe: se il nimico ti mettesse innanzi una preda, dèi credere che in quella sia l'amo e che vi sia dentro nascoso lo inganno. Se gli assai nimici sono cacciati da' tuoi pochi; se pochi nimici assaltono i tuoi assai; se i nimici fanno una subita fuga e non ragionevole; sempre dèi in tali casi temere di inganno. E non hai a credere mai che il nimico non sappia fare i fatti suoi; anzi, a volerti ingannare meno e a volere portare meno pericolo, quanto è più debole, quanto è meno cauto il nimico, tanto più dèi stimarlo. E hai in questo ad usare due termini diversi, perché tu hai a temerlo con il pensiero e con l'ordine; ma con le parole e con l'altre estrinseche dimostrazioni mostrare di spregiarlo, perché questo ultimo modo fa che i tuoi soldati sperano più di avere vittoria, quell'altro ti fa più cauto e meno atto ad essere ingannato. E hai ad intendere che, quando si cammina per il paese nimico, si porta più e maggiori pericoli che nel fare la giornata. E però il capitano, camminando, dee raddoppiare la diligenza; e la prima cosa che dee fare, è di avere descritto e dipinto tutto il paese per il quale egli cammina, in modo che sappia i luoghi, il numero, le distanze, le vie, i monti, i fiumi, i paludi e tutte le qualità loro: e a fare di sapere questo, conviene abbia a sé, diversamente e in diversi modi, quegli che sanno i luoghi, e dimandargli con diligenza, e riscontrare il loro parlare e, secondo i riscontri, notare. Deve mandare innanzi cavagli e, con loro, capi prudenti, non tanto a scoprire il nimico, quanto a speculare il paese, per vedere se riscontra col disegno e con la notizia ch'egli ha avuta di quello. Deve ancora mandare guardate le guide con speranza di premio e timore di pena e, sopra tutto, deve fare che l'esercito non sappia a che fazione egli lo guida; perché non è cosa nella guerra più utile che tacere le cose che si hanno a fare. E perché uno subito assalto non turbi i tuoi soldati, li dèi avvertire ch'egli stieno parati con l'armi; perché le cose previse offendono meno. Molti hanno, per fuggire le confusioni del cammino, messo sotto le bandiere i carriaggi e i disarmati, e comandato loro che seguino quelle, acciò che, avendosi, camminando, a fermare o a ritirare, lo possano fare più facilmente, la quale cosa, come utile, io appruovo assai. Debbesi avere ancora quella avvertenza nel camminare, che l'una parte dell'esercito non si spicchi dall'altra, o che, per andare l'uno tosto e l'altro adagio, l'esercito non si assottigli, le quali cose sono cagione di disordine. Però bisogna collocare i capi in lato che mantengano il passo uniforme, ritenendo i troppo solleciti e sollecitando i tardi; il quale passo non si può meglio regolare che col suono. Debbonsi fare rallargare le vie, acciò che sempre una battaglia almeno possa ire in ordinanza. Debbesi considerare il costume e le qualità del nimico, e se ti suole assaltare o da mattino o da mezzo dì o da sera, e s'egli è più potente co' fanti o co' cavagli; e, secondo intendi, ordinarti e provvederti. Ma vegnamo a qualche particolare accidente. Egli occorre qualche volta che, levandoti dinanzi al nimico per giudicarti inferiore, e per questo, non volere fare giornata seco, e venendoti quello a spalle, arrivi alla ripa d'un fiume il quale ti toglie tempo nel passare, in modo che 'l nimico è per raggiungerti e per combatterti. Hanno alcuni, che si sono trovati in tale pericolo, cinto l'esercito loro dalla parte di dietro con una fossa, e quella ripiena di stipa e messovi fuoco; di poi passato con l'esercito sanza potere essere impediti dal nimico, essendo quello da quel fuoco che era di mezzo ritenuto.
ZANOBI E mi è duro a credere che cotesto fuoco li possa ritenere, massime perché mi ricorda avere udito come Annone cartaginese, essendo assediato da' nimici, si cinse, da quella parte che voleva fare eruzione, di legname e messevi fuoco; donde che, i nimici non essendo intenti da quella parte a guardarlo, fece sopra quelle fiamme passare il suo esercito, faccendo tenere a ciascuno gli scudi al viso per difendersi dal fuoco e dal fumo.
FABRIZIO Voi dite bene; ma considerate come io ho detto e come fece Annone; perché io dissi che fecero una fossa e la riempierono di stipa; in modo che, chi voleva passare, aveva a contendere con la fossa e col fuoco. Annone fece il fuoco sanza la fossa; e perché lo voleva passare, non lo dovette fare gagliardo, perché, ancora sanza la fossa l'arebbe impedito. Non sapete voi che Nabide spartano, sendo assediato in Sparta da' Romani, messe fuoco in parte della sua terra per impedire il passo a' Romani, i quali erano di già entrati dentro? E mediante quelle fiamme, non solamente impedì loro il passo, ma gli ributtò fuora. Ma torniamo alla materia nostra. Quinto Lutazio romano, avendo alle spalle i Cimbri e arrivato ad uno fiume, perché il nimico gli desse tempo a passare, mostrò di dare tempo a lui al combatterlo; e però finse di volere alloggiare quivi, e fece fare fosse e rizzare alcuno padiglione e mandò alcuni cavagli per i campi a saccomanno; tanto che, credendo i Cimbri ch'egli alloggiasse, ancora essi alloggiarono e si divisero in più parti per provvedere a' viveri; di che essendosi Lutazio accorto, passò il fiume sanza potere essere impedito da loro. Alcuni, per passare uno fiume non avendo ponte, lo hanno derivato e una parte tiratasi dietro alle spalle; e l'altra di poi, divenuta più bassa, con facilità passata. Quando i fiumi sono rapidi, a volere che le fanterie passino più sicuramente, si mettono i cavagli più possenti dalla parte di sopra, che sostengano l'acqua, e un'altra parte di sotto, che soccorra i fanti, se alcuno dal fiume nel passare ne fusse vinto. Passansi ancora i fiumi che non si guadano, con ponti, con barche, con otri; e però è bene avere ne' suoi eserciti attitudine a potere fare tutte queste cose. Occorre alcuna volta che, nel passare uno fiume, il nimico opposto dall'altra ripa t'impedisce. A volere vincere questa difficultà non ci conosco esemplo da imitare migliore che quello di Cesare; il quale, avendo lo esercito suo alla riva d'un fiume in Francia, ed essendogli impedito il passare da Vergingetorige franzese il quale dall'altra parte del fiume aveva le sue genti, camminò più giornate lungo il fiume, e il simile faceva il nimico. E avendo Cesare fatto uno alloggiamento in uno luogo selvoso e atto a nascondere gente, trasse da ogni legione tre coorti e fecele fermare in quello luogo, comandando loro che, subito che fusse partito, gittassero uno ponte e lo fortificassero, ed egli con l'altre sue genti seguitò il cammino. Donde che Vergingetorige vedendo il numero delle legioni, credendo che non ne fusse rimasa parte a dietro, seguì ancora egli il camminare; ma Cesare, quando credette che il ponte fusse fatto, se ne tornò indietro e, trovato ogni cosa ad ordine, passò il fiume sanza difficultà.
ZANOBI Avete voi regola alcuna a conoscere i guadi?
FABRIZIO Sì, abbiamo. Sempre il fiume in quella parte la quale è tra l'acqua che stagna e la corrente, che fa a chi vi riguarda come una riga, ha meno fondo ed è luogo più atto a essere guadato che altrove; perché sempre in quello luogo il fiume ha posto più, e ha tenuto più in collo di quella materia che per il fondo trae seco. La quale cosa, perché è stata esperimentata assai volte, è verissima.
ZANOBI Se egli avviene che il fiume abbia sfondato il guado, tale che i cavagli vi si affondino, che rimedio ne date?
FABRIZIO Fare graticci di legname e porgli nel fondo del fiume e, sopra quegli, passare. Ma seguitiamo il ragionamento nostro. S'egli accade che uno capitano si conduca col suo esercito tra due monti e che non abbia se non due vie a salvarsi, o quella davanti o quella di dietro, e quelle sieno da' nimici occupate, ha, per rimedio, di far quello che alcuno ha per l'addietro fatto; il che è: fare dalla parte di dietro una fossa grande e difficile a passare, e mostrare al nimico di volere con quella ritenerlo, per potere con tutte le forze sanza avere a temere di dietro, fare forza per quella via che davanti resta aperta. Il che credendo i nimici, si fecero forti di verso la parte aperta e abbandonarono la chiusa, e quello allora gittò uno ponte di legname a tale effetto ordinato sopra la fossa, e da quella parte sanza alcuno impedimento passò e liberossi dalle mani del nimico. Lucio Minuzio, consolo romano, era in Liguria con gli eserciti, ed era stato da' nimici rinchiuso tra certi monti donde non poteva uscire. Pertanto mandò quello alcuni soldati di Numidia a cavallo, ch'egli aveva nel suo esercito, i quali erano male armati e sopra cavagli piccoli e magri, verso i luoghi che erano guardati da' nimici, i quali, nel primo aspetto, fecero che i nimici si missero insieme a difendere il passo; ma, poi che viddero quelle genti male in ordine e, secondo loro, male a cavallo, stimandogli poco, allargarono gli ordini della guardia. Di che come i Numidi si avviddero, dato di sproni a' cavagli e fatto impeto sopra di loro, passarono sanza che quegli vi potessero fare alcuno rimedio; i quali passati, guastando e predando il paese, costrinsero i nimici a lasciare il passo libero allo esercito di Lucio. Alcuno capitano che si è trovato assaltato da gran moltitudine di nemici, si è ristretto insieme e dato al nimico facultà di circundarlo tutto, e di poi, da quella parte ch'egli l'ha conosciuto più debole, ha fatto forza e, per quella via, si ha fatto fare luogo, e salvatosi. Marco Antonio andando ritirandosi dinanzi all'esercito de' Parti, s'accorse come i nimici ogni giorno al fare del dì, quando si moveva, lo assaltavano e, per tutto il cammino, lo infestavano; di modo che prese per partito di non partire prima che a mezzogiorno. Tale che i Parti, credendo che per quel giorno egli non volesse disalloggiare, se ne tornarono alle loro stanze; e Marco Antonio potéo di poi tutto il rimanente dì camminare sanza alcuna molestia. Questo medesimo, per fuggire il saettume de' Parti, comandò alle sue genti che quando i Parti venivano verso di loro, s'inginocchiassero, e la seconda fila delle battaglie ponesse gli scudi in capo alla prima, la terza alla seconda, la quarta alla terza, e così successive; tanto che tutto lo esercito veniva ad essere come sotto uno tetto e difeso dal saettume nimico. Questo è tanto quanto mi occorre dirvi che possa a uno esercito, camminando, intervenire; però quando a voi non occorra altro, io passerò ad un'altra parte.

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Ultimo Aggiornamento: 17/07/05 21.26.55