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CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA
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LE VITE DE' PIÚ ECCELLENTI ARCHITETTI, PITTORI, ET SCULTORI ITALIANI, DA CIMABUE INSINO A' TEMPI NOSTRI
Nell'edizione per i tipi di Lorenzo
Torrentino - Firenze 1550

di Giorgio Vasari

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DESIDERIO DA SETTIGNANO

 

Scultore

 

Hanno grandissimo obligo al cielo et alla natura quegli che senza fatiche partoriscono le cose loro, con una certa grazia che non si può dare alle opere che altri fa, né per istudio né per imitazione; ma è dono veramente celeste che piove in maniera su quelle cose, che elle portano sempre seco tanta leggiadria e tanta gentilezza, che elle tirano a sé non solamente quegli ch'intendono il mestiero, ma molti altri ancora che non sono di quella professione. E nasce che la facilità del buono, quando si guarda, non è aspra a gli occhi per mostrarsi difficile a non essere intesa, ma è mirabile e dilettevole nella dolcezza per essere facilissima a intenderla; come avvenne a Desiderio che nella semplicità sua fu tale, che con la grazia divina operò le sue cose. Dicono alcuni che Desiderio fu da Settignano, luogo vicino a Fiorenza due miglia, alcuni altri lo tengono fiorentino; ma questo rilieva nulla, per essere sí poca distanza da l'un luogo a l'altro. Fu costui imitatore della maniera di Donato, quantunque da la natura avesse egli grazia grandissima e leggiadria nelle teste. E veggonsi l'arie sue di femmine e di fanciulli, con delicata, dolce e vezzosa maniera aiutate tanto dalla natura che inclinato a questo lo aveva, quanto era ancora da lui esercitato l'ingegno dall'arte. Fece nella sua giovanezza il basamento del David di Donato, ch'è in palazzo de' Signori in Fiorenza, nel quale | Desiderio fece di marmo alcune arpie bellissime et alcuni viticci di bronzo molto graziosi e bene intesi, e nella facciata della casa de' Gianfigliazzi un'arme grande con un lione, bellissima, et altre cose di pietra, le quali sono in detta città. Fece nel Carmine alla cappella de' Brancacci uno agnolo di legno; et in San Lorenzo finí di marmo la cappella del Sacramento, la quale egli con molta diligenza condusse a perfezzione. Eravi un fanciullo di marmo tondo, il qual fu levato, et oggi si mette su lo altare per le feste della Natività di Cristo, cosa mirabile e dilicata; in cambio del quale ne fece un altro Baccio da Monte Lupo, di marmo pure, che sta continovamente sopra il tabernacolo del Sacramento. In Santa Maria Novella fece di marmo la sepoltura della Beata Villana, cosa garbata; e nelle monache delle Murate, sopra una colonna in un tabernacolo, una Nostra Donna piccola di leggiadra e graziata maniera, onde l'una e l'altra cosa è in grandissima stima et in bonissimo pregio. Fece ancora a San Piero Maggiore, il tabernacolo del Sacramento di marmo con la solita diligenza. Et ancora che in quello non siano figure, e' vi si vede però una bella maniera et una grazia infinita, come nell'altre cose sue. Egli similmente di marmo ritrasse di naturale la testa della Marietta de gli Strozzi, la quale essendo bellissima gli riuscí molto eccellente. Fece la sepoltura di M<esser> Carlo Marsupini aretino in Santa Croce, la quale non solo in quel tempo fece stupire gli artefici e le persone intelligenti che la guardarono, ma quegli ancora che al presente la veggono se ne maravigliano; dove egli avendo lavorato in una cassa fogliami, benché un poco spinosi e secchi, per non essere allora scoperte molte antichità, furono tenuti cosa bellissima. Ma fra l'altre parti che in detta opra sono, vi si veggono alcu|ne ali che a una nicchia fanno ornamento a piè della cassa, che non di marmo, ma piumose si mostrano; cosa difficile a potere imitare nel marmo, atteso ch'a i peli et alle piume non può lo scarpello agiugnere. Èvvi di marmo una nicchia grande, piú viva che se di osso proprio fosse. Sonvi ancora alcuni fanciulli et alcun'angeli condotti con maniera bella e vivace; similmente è di somma bontà e di artificio il morto su la cassa, et in un tondo una Nostra Donna di basso rilievo, lavorato secondo la maniera di Donato, con giudicio e con grazia mirabilissima. Per il che se la morte sí tosto non toglieva al mondo quello spirito che tanto egregiamente operò, avrebbe sí per lo avenire con la esperienza e con lo studio operato, che vinto avrebbe d'arte tutti coloro che di grazia aveva superati. Troncogli la morte il filo della vita nella età di xxviii anni; perché molto ne dolse a tutti quegli che stimavano dover vedere la perfezzione di tanto ingegno nella vecchiezza di lui, e ne rimasero piú che storditi per tanta perdita. Fu da' parenti e da molti amici accompagnato nella Chiesa de' Servi, continuandosi per molto tempo alla sepoltura sua di mettersi infiniti epigrammi e sonetti. De 'l numero de' quali mi è bastato mettere solamente questo:

DESIDERII SETTINIANI VENVSTISS<IMI> SCVLPTORIS QVOD MORTALE ERAT HAC SERVATVR VRNA PARCAE N<ON> INIQVISS<IMI> FACTI POENITENTIA DVCTAE ID LACHRIMIS NON ARABVM SED CHARITVM SVI INCOMPARABILIS ALVMNI DESIDERIO ACERBISS<IMA> FATA DEFLENTIVM AETERNITATI D<ANT>

D<EDICANT>. |

 

Come vide natura

Dar Desiderio a' freddi marmi vita;

E poter la scultura

Agguagliar sua bellezza alma e infinita,

Si fermò sbigottita;

E disse: “Ormai sarà mia gloria oscura”.

E piena d'alto sdegno

Troncò la vita a quel felice ingegno.

Ma in van; perché i suoi marmi

Viveran sempre, e viveranno i carmi.

 

Furono le sculture sue fatte nel mcccclxxxv. Lasciò abbozzata una Santa Maria Maddelena in penitenzia, la quale fu poi finita da Benedetto da Maiano, la quale è in Santa Trinita di Fiorenza, entrando in chiesa a man destra, bellissima quanto piú dir si possa.


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Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com
Ultimo Aggiornamento: 17/07/2005 16.48

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