Carne venduta (frammento I) |
di Giovanni Verga |
Su per la china, dalla città addormentata nell'alba chiara, saliva di tratto in tratto come il muggito del mare in burrasca, e nel porto la fregata si copriva di fumo. Tornavano indietro contadini frettolosi, spingendosi innanzi le loro bestie, spiando il cammino con occhio inquieto. Una comare che s'era fermata un momento a metter giù la cesta e ripigliar fiato, disse stendendo il braccio a indicar laggiù, verso la città; - Vengono!... I soldati!... La cavalleria!... - |
Più tardi erano passati dei soldati infatti: cacciatori neri, fantaccini di cui i calzoni rossi facevano come una ondata di sangue, nella via bianca, e per tutta la strada, di qua e di là, non si udiva altro che il tintinnio delle armi, in cadenza col passo grave e uniforme della moltitudine. Neppure le galline s'erano arrischiate nell'aia, dinanzi al cortile, per paura del sacco e fuoco che dicevano. Compare Nunzio, colle spalle appoggiate al muricciuolo, stava a guardia del suo orto. Alla Lia, che s'era affacciata all'uscio, venuta l'ora di mangiare un boccone, aveva risposto di no, col capo. |
Era più di un'ora che passavano dei soldati, prima in folla, come un armento in mezzo al polverone; poi a gruppi di dieci o venti, alla spicciolata, col fucile a bandoliera, e il chepì sulla nuca, stanchi e trafelati. Alcuni chiedevano dell'acqua, rossi pavonazzi dall'arsura. Uno, stanco morto, s'era messo a sedere all'ombra del mandorlo, col fucile fra le gambe. - Vieni tanto da lontano? - gli chiese compare Nunzio. L'altro levò il capo e lo guardò cogli occhi azzurri come il fiore del lino, senza comprendere e senza rispondere. Aveva i capelli biondi come le spighe, e una carnagione bianca di fanciullo o di donna, dove non era arsa dal sole, sotto il collarino di cuoio, e l'uniforme sbottonata. - Di dove sei? Non capisci nemmeno la lingua del paese dove vai? Che ci sei venuto a fare? - L'altro balbettò infine qualche parola che nessuno capiva, come una povera bestiola che non sa dire il suo bisogno. - Poveretto! - disse la Lia. - Carne venduta! - ribatté compare Nunzio. Il soldato guardava lui, guardava la ragazza, e non aggiungeva altro. Poi si alzò da sedere, affibbiò il cinturone, rimise in spalla il suo fucile, e se ne andò cogli altri. |
- Va, vattene alla malora! - gli gridò dietro lo zio Nunzio. - Tu e chi ti paga! - |
Colla notte scese un gran silenzio, come succede al cadere del vento, prima della burrasca. Solo, per quanto era lungo lo stradale, correva un uggiolìo di cani. A un tratto, dietro le imposte sbarrate del casolare si udì un gran tramestìo, della gente in folla che correva, e delle voci alte e brusche, in mezzo al mormorio. Verso l'alba si udirono pure le prime fucilate, e il cannone laggiù, e le campane che suonavano a martello, nella città. Poi cannonate e fucilate scoppiarono vicine, furiose, come un uragano. Il muro del pollaio crollò a un tratto, e sulle tegole le palle fioccavano fitte come una grandinata. Insieme grida e urli disperati, dei colpi tirati a bruciapelo, dalle imposte, dalle finestre, e degli altri colpi che rispondevano, dalle siepi, da ogni albero vicino, dalla cresta dei muri, di lassù in cima allo stradale. Una tempesta di colpi che squassò casa e villaggio, per più di un'ora, e si lasciò dietro uno strascico di gemiti e di rantoli, quando si dileguò infine, laggiù, verso il piano, distruggendo e bruciando ove passava, e i cadaveri sparsi, per la via, fra i seminati, lungo i muri, dietro le siepi. All'ombra del mandorlo, in una pozza di sangue, giaceva il giovanetto biondo del giorno innanzi, colle braccia aperte, e cogli occhi azzurri spalancati che sembravano guardare l'azzurro del cielo che non era quello del suo paese. - Poveretto! - tornò a dire la Lia. - Carne venduta! - tornò a ribattere compare Nunzio. - Che ci veniva a fare? - |
Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com
Ultimo Aggiornamento: 17/07/05 14.19