Una scossa piuttosto brusca, seguita da un tintinnio di
campanelli elettrici e da un vociare piuttosto acuto,
svegliò l'indomani mattina i viaggiatori, facendoli
scendere precipitosamente dalle loro comode brande.
Il carrozzone, dopo una corsa velocissima durata tutta la
notte, era giunto alla stazione ferroviaria del polo nord, e
s'era fermato sotto una lunghissima tettoia di legno, chiusa
alle estremità da gigantesche portiere a vetro e illuminata
da un gran numero di lampade elettriche.
Parecchie persone, assai barbute, avvolte in pelli d'orso
bianco, si erano raccolte intorno al tramvai parlando
diverse lingue: spagnolo, russo, inglese, tedesco e perfino
italiano.
Quasi tutti fumavano enormi pipe di porcellana, gettando
in aria delle vere nuvole di fumo.
"Siamo al polo, amici miei" disse Holker,
prendendo i bagagli.
"E chi sono questi uomini che ci guardano di
traverso?" chiese Toby.
"Anarchici pericolosi, provenienti da tutti i paesi
del mondo e condannati a finir qui la loro vita."
"Che triste esistenza devono condurre fra queste
nevi!"
"Meno di quello che credete, zio" rispose
Holker. "Ogni capo di famiglia ha una capanna di legno
fornitagli dal suo governo e ben riscaldata con lampade a
radium. Trascorrono la loro vita cacciando e pescando e non
fanno cattivi affari trafficando in pellicce. E poi di
quando in quando ricevono viveri e tabacco. Non sono
proibiti che i liquori."
"E non si ribellano mai?"
"I governi mantengono qui due dozzine di pompieri
per tenerli a freno, e l'acqua è sempre mantenuta pronta
dentro le pompe. Vi ho detto già come fulmina quell'acqua,
e quale spavento incute a tutti."
"E sono molti qui gli anarchici?"
"Un migliaio e quasi tutti hanno con loro una
compagna."
"Ed i figli che nascono?"
"Sono mandati in Europa ed in America a studiare ed
a educarsi per farne dei cittadini operosi. Andiamo
all'albergo del "Genio Polare". È l'unico che ci
sia e non ci troveremo male."
Uscirono dalla tettoia e si trovarono dinanzi a parecchie
slitte tirate da cani esquimesi, guidate da uomini che
parevano orsi marini.
Salirono su una slitta e partirono di corsa attraverso le
vie del villaggio polare che erano coperte da uno strato
immenso di neve.
Quelle strade erano ampie, illuminate da lampade
elettriche, essendo già da giorni incominciata la lunga
notte polare, e fiancheggiate da casette di legno ad un solo
piano, semisepolte dalla neve. Enormi montagne di ghiaccio
si elevavano intorno alla borgata e rifrangevano la luce
delle lampade con effetto meraviglioso. Pareva che quelle
case si trovassero incastrate fra diamanti giganteschi.
Quantunque il freddo fosse così intenso da rendere perfino
la respirazione dolorosa, parecchi abitanti passeggiavano
per le vie, chiacchierando animatamente, come se si
trovassero su un boulevard di Parigi o un Rintgstrasse di
Berlino o di Vienna.
La slitta che era tirata da una dozzina di cani dal pelo
lunghissimo che assomigliavano ad un tempo alla volpe e al
lupo, attraversò sempre correndo parecchie vie sollevando
attorno ai viaggiatori un fitto nevischio, che quasi subito
si condensava ricadendo al suolo sotto forma di sottili aghi
di ghiaccio, e si fermò finalmente davanti a una casa più
vasta delle altre, però ad un solo piano, anch'essa,
riparata sul dinanzi da una galleria a vetri con parecchie
porte onde impedire la dispersione del calore.
"L'albergo del "Genio Polare"" disse
Holker.
"È tenuto anche questo da un anarchico?"
chiese Toby.
"Da un terribile nichilista russo, che trent'anni
addietro lanciò tre bombe contro Alessio III, imperatore di
Russia."
"Che non ci faccia saltare in aria per provare
qualche nuovo esplosivo?" chiese Brandok.
"Rogodoff è diventato un vero agnellino e credo che
non nutra più odio nemmeno contro l'imperatore, da quando
quel potente ha rinunciato all'autocrazia."
"È cambiata la Russia?"
"Oggi ha una Camera e un Senato, come gli altri
stati."
"Dunque non più deportati in Siberia?" disse
Toby.
"La Siberia è diventata un paese civile quanto gli
Stati Uniti, la Francia, l'Inghilterra, e non ha più un
deportato."
Entrarono nell'albergo che era bene riscaldato dalle
lampade a radium e arredato con una certa eleganza, con
sedie imbottite, tavolini coperti di tovaglie di carta di
seta e stoviglie di lusso. Vi erano dentro alcuni abitanti
della colonia e anche qualche esquimese, occupati a
tracannare dei boccali di birra, prima sgelata non senza
fatica.
Erano tipi veramente poco rassicuranti, con delle barbe
incolte che davano loro un aspetto brigantesco. Nondimeno
salutarono cortesemente i nuovi arrivati, in diverse lingue.
I tre amici sedettero ad un tavolino e fecero portare della
zuppa di pemmican, del fegato di tricheco, del narvalo
arrostito e frutti gelati e così duri che quasi non
riuscivano a mangiarli.
"Anche al polo non si sta male" disse Brandok,
sorseggiando una tazza di caffè ben caldo. "Chi ce
l'avrebbe detto che cent'anni più tardi si sarebbe potuto
divorare una colazione al 90° parallelo? Ditemi un po',
signor Holker, voi che siete stato qui altre volte, che cosa
hanno trovato di sorprendente al polo?"
"Null'altro che ghiaccio ed una montagna altissima
che sembra un vulcano spento."
"E su quella s'incrociano tutti i meridiani del
nostro globo?"
"E vi si nasconde uno dei due cardini della
terra" rispose Holker, scherzando.
"Ed al polo sud hanno pure aperta una
galleria?" chiese Toby con curiosità.
"Non ancora; però i nostri scienziati stanno
studiando assiduamente su ciò che meglio converrà fare
anche in quell'estremo lembo del mondo. C'è una grave
questione che è più importante d'una galleria polare e che
preoccupa molto."
"E quale?" chiesero Toby e Brandok che si
mostravano sempre più curiosi.
"Cercano il modo di equilibrare il nostro pianeta
per liberare i nostri discendenti da uno spaventoso
cataclisma, da un altro diluvio universale insomma"
disse Holker. "Non si scioglierà certo in questo
secolo quell'arduo problema, tuttavia nel secolo venturo
qualche cosa si farà. Comprenderete che si tratta di
salvare cinque continenti e centinaia di milioni di vite
umane."
"Spiegati meglio" disse Toby. "Non ti
capisco; che cosa vogliono tentare gli scienziati del
Duemila?"
"Salvare il mondo, ve l'ho detto."
"Chi lo minaccia?"
"I ghiacci del polo sud."
"In qual modo?"
"Squilibrando il nostro globo. Al polo sud si è
constatato che i ghiacci da un secolo a quest'oggi, hanno
fatto dei progressi spaventevoli, raggiungendo l'incredibile
altezza di trentasette chilometri. Non essendovi laggiù mai
piogge né avvenendo squagliamenti considerevoli, la neve
che cade si muta in ghiaccio compatto, il quale esercita una
pressione enorme, nonostante le perdite cui va soggetta la
calotta gelata per la dislocazione di quegli immensi massi
che staccandosi dai suoi margini estremi vanno a perdersi
nell'Oceano Atlantico e nel Pacifico. Inoltre le acque dei
mari circostanti, restando sotto il punto di congelamento
come hanno constatato i nostri ultimi navigatori,
contribuiscono ad aumentare il volume della sterminata massa
glaciale risultata dalle incessanti nevicate."
"Capisco" disse Toby.
"Da migliaia e migliaia d'anni dunque, la calotta
glaciale del polo sud, che non è altro che una immane
montagna di ghiaccio, non ha fatto altro che aumentare,
occupando oggidì una superficie di otto milioni di miglia
quadrate, pari cioè a quella di tutta l'America
settentrionale. Quel peso immenso che cosa produrrà? Uno
spostamento del nostro pianeta simile a quello già avvenuto
venticinquemila anni fa, prodotto dalla massa della calotta
di ghiaccio del polo artico che rovesciò sul nostro globo
quel tremendo diluvio di cui parlano gli antichi e di cui
ormai abbiamo prove lampanti. Collo sconquasso antartico le
terre settentrionali verranno indubbiamente sommerse per
lasciar sorgere invece quelle meridionali che ora si trovano
sott'acqua."
"E i vostri scienziati ritengono che quella
catastrofe avverrà?" chiese Toby.
"Nessuno più ne dubita," rispose Holker.
"Il movimento delle acque del polo sud è strettamente
connesso coll'aumento graduale della calotta di ghiaccio
australe, e la conseguenza di ciò sarà che tre quinti
delle acque del globo si troveranno spostate dal primitivo
loro centro di gravità e pronte a rovesciarsi verso il
nord. Quindi è facile comprendere quanto sia precaria la
situazione degli abitanti dell'emisfero settentrionale, anzi
quanto sia pericolosa. Tutta la nostra salvezza risiede
nella coesione degli ottanta milioni di chilometri cubi di
ghiaccio che gravitano sul polo australe. Il franamento di
quell'enorme massa di ghiaccio avrebbe per effetto lo
spostamento della forza di gravità, il ghiaccio sarebbe
istantaneamente trasferito sulla parte settentrionale del
nostro globo e i frammenti della calotta antartica con tutte
le acque trattenute ora intorno ad essa si rovescerebbero
con impeto irresistibile verso il polo nord attraverso
l'Oceano Atlantico e Pacifico."
"Che momento sarà quello!" disse Brandok.
"Fortunatamente noi non saremo più vivi allora, a meno
che l'amico Toby non trovi il mezzo di riaddormentarci per
secoli."
"Una seconda prova ci sarebbe fatale" rispose
il dottore.
"Signor Holker," chiese Brandok "gli
scienziati moderni approssimativamente hanno calcolato
quando potrebbe accadere quella tremenda catastrofe?"
"Positivamente no; è certo però che la massa della
calotta glaciale non potrà essere ragionevolmente
prolungata al di là di un certo punto. Potrà accadere fra
mill'anni come potrebbe accadere fra dieci."
"Se dovesse avvenire, sarebbe certo un disastro
spaventevole" disse Toby.
"Immaginatevi, zio, la immensa voragine lasciata
aperta dallo spostamento d'una massa di oltre cento milioni
di metri cubi! Scendendo dal polo australe la valanga dei
massi giganteschi scaverà un immenso solco negli oceani le
cui acque si troveranno lanciate con impeto irresistibile
sulle sponde dell'America meridionale, dell'Africa e
dell'Australia. Dopo aver sepolto sotto massi enormi di
ghiaccio quei continenti, il diluvio attraverserà
l'equatore, si lancerà sull'America del Nord, sull'Europa e
sull'Asia distruggendo dappertutto la vita e l'opera
dell'uomo.
"Dove un tempo s'innalzavano superbi edifici e
città e si estendevano campi, sarà la desolazione più
lugubre, il più spaventoso deserto."
"E i vostri scienziati pensano di evitare una simile
catastrofe?" chiese Brandok.
"Studiano il progetto da moltissimi anni"
rispose Holker. "Sarà il più grande successo della
scienza del Duemila."
"Si tratterebbe di alleggerire del troppo peso il
polo australe" disse Toby.
"E per di più trasportarlo al polo boreale"
rispose Holker.
"Diavolo!" disse Brandok. "Ecco un'impresa
che mi pare difficile."
"Altri, e mi sembra che la cosa possa essere più
facile, propongono di rimorchiare parte della immensa
calotta gelata fino sotto l'equatore e lasciarla
sciogliere."
"Che razza di macchine ci vorrebbero!"
"Eppure vedrete, se camperemo molto, che i nostri
scienziati riusciranno a mantenere in equilibrio il nostro
pianeta e a salvare l'umanità."
"Dopo tutto quello che ho veduto finora, non ne
dubito nemmeno io" disse Toby. "Che progressi ha
fatto la scienza in questi cent'anni! C'è da perdere la
testa."
|