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CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA

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Oreste

Di: Vittorio Alfieri

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ATTO QUARTO

 

 

SCENA PRIMA

Oreste, Pilade.

 

PILADE

Eccoci al punto: or d'arretrarci tempo,

no, piú non è: davanti a sé ne vuole

Egisto, il sai; qui d'aspettarlo imposto

ne viene: e qui, se tu non cangi il modo,

a uccider no, ma a morir noi, venimmo.

Altro non dico. A tuo piacer vaneggia;

come al ferir, presto al morire io vengo.

ORESTE

Misero me! Cotal rampogna io merto,

il so: troppo tu m'ami; io non fui degno

di te finor; deh! scusa. Io frenerommi

al cospetto d'Egisto; e ciò piú lieve

sarammi, spero, che il frenarmi innanzi

a lei, che il manto, il volto, ambe le mani

pareami aver tinte di sangue ancora.

Meglio assai l'odio, che a nemico io porto,

nasconderò, che non quell'orror misto

d'ira e pietade, onde me tutto empiea

di tal madre la vista.

PILADE

Ad essa incontro

chi ti spingea? non io.

ORESTE

Piú di me forte,

non so qual moto. Il crederesti? in mente

da pria mi entrava di svenarla; e tosto

mi assalia nuova brama, d'abbracciarla:

quindi entrambe a vicenda. - Oh vista! oh stato

terribil, quanto inesplicabil!...

PILADE

Taci.

Ecco Egisto.

ORESTE

Che veggo? e con lui viene

anco la madre?...

PILADE

O me tu svena, o taci.

 

SCENA SECONDA

Egisto, Clitennestra, Oreste, Pilade, Soldati.

 

EGISTO

Vieni, consorte, vieni; udir ben puoi

cosa, cui fede ancor non presto intera.

CLITENNESTRA

Barbaro, a ciò mi sforzi?

EGISTO

Udiam. - Stranieri,

voi di Focida il re veraci messi

dunque a me manda?

PILADE

Sí.

EGISTO

Certa novella

recate voi?

PILADE

Signore, un re c'invia;

a un re parliam: loco può aver menzogna?

EGISTO

Ma, Strofio vostro a me non diè mai pegno

finora d'amistá.

PILADE

Fia questo il primo.

Non niegherò, ch'ei, giá molti anni addietro,

altro era in core: lo stringea pietade

dell'infelice Oreste; ma se un tempo

gli diè ricetto, ei gli negò pur sempre

ajuto, ed armi; e a te giammai non volle

Strofio far guerra.

EGISTO

Apertamente ei farla

non ardí forse. Ma, di ciò non calmi.

Dove pería colui?

ORESTE

Colui!

PILADE

Di Creta

gli è tomba il suolo.

EGISTO

E come estinto il seppe

Strofio anzi me?

PILADE

Pilade tosto al padre

portò tal nuova: al duro caso egli era

presente.

EGISTO

E quivi ad immatura morte

che il trasse?

PILADE

Il troppo giovenil suo ardore.

Antica usanza ogni quint'anno in Creta

giuochi rinnova, e sagrifizj a Giove.

Desio di gloria, natural vaghezza

tragge a quel lido il giovinetto: al fianco

Pilade egli ha non divisibil mai.

Calda brama d'onor nell'ampia arena

su lieve carro a contrastar lo spinge

de' veloci corsier la nobil palma:

troppo a vincere intento, ivi la vita

per la vittoria ei dá.

EGISTO

Ma come? Narra.

PILADE

Feroce troppo, impaziente, incauto,

or della voce minacciosa incalza,

or del flagel, che sanguinoso ei ruota,

sí forte batte i destrier suoi mal domi,

ch'oltre la meta volano; piú ardenti,

quanto veloci piú. Giá sordi al freno,

giá sordi al grido, ch'ora invan gli acqueta;

foco spiran le nari; all'aura i crini

svolazzan irti; e in denso nembo avvolti

d'agonal polve, quanto è vasto il circo

corron ricorron come folgor ratti.

Spavento, orrore, alto scompiglio, e morte

per tutto arreca in torti giri il carro:

finché percosso con orribil urto

a marmorea colonna il fervid'asse,

riverso Oreste cade...

CLITENNESTRA

Ah! non piú; taci:

una madre ti ascolta.

PILADE

È ver; perdona. –

Io non dirò, come ei di sangue il piano

rigasse, orribilmente strascinato...

Pilade accorse;... invan;... fra le sue braccia

spirò l'amico.

CLITENNESTRA

Oh morte ria!...

PILADE

Ne pianse

in Creta ogni uom; tanta nel giovin era

beltade, grazia, ardire...

CLITENNESTRA

E chi nol piange,

fuorché solo quest'empio?... O figlio amato,

piú non degg'io, mai piú (lassa!) vederti?...

Ma, oimè! pur troppo ti veggo di Stige

l'onda varcar, del padre abbracciar l'ombra;

e torcer bieco a me lo sguardo entrambi,

e d'ira orribile ardere... Son io,

sí, son io, che vi uccisi... Oh madre infame!

oh rea consorte! - Or, sei tu pago, Egisto?

EGISTO

- Il tuo narrar, certo, ha di ver sembianza;

chiaro il vero fia in breve. Entro mia reggia

statevi intanto; e guiderdon qual dessi,

pria del partir v'avrete.

PILADE

A' cenni tuoi

staremci. - Vieni.

ORESTE

Andiamo, andiam; che omai

piú non poss'io tacermi.

CLITENNESTRA

O tu, che narri

senza esultar di gioja il fero caso,

deh! ferma il piede; e dimmi: alla infelice

madre, perché dentro brev'urna acchiuso

non rechi il cener del suo amato figlio?

Funesto, eppur gradito dono! ei spetta,

piú che a niun'altri, a me.

PILADE

Pilade gli arse

il rogo; escluso dai funébri onori

ogni altro, ei sol raccolse il cener suo;

ei di pianto il bagnava: ultimo, infausto

pegno della piú nobile, verace,

forte, e santa amistá che al mondo fosse,

ei sel riserba: e a lui chi fia che il tolga?

EGISTO

E a lui chi fia che il chiegga? Ei l'abbia: un tanto

amico suo da lui piú assai mertava.

Maraviglia ben ho, com'ei mal vivo

sul rogo stesso generosamente

sé coll'estinto non ardesse; e ch'una,

sola una tomba, di tal coppia eletta

non racchiudesse le reliquie estreme,

ORESTE

Oh rabbia; e tacer deggio?

PILADE

È ver, di duolo

Pilade non morí; ma in vita forse

pietoso amor del genitore antico

mal suo grado il serbò. Spesso è da forte,

piú che il morire, il vivere.

EGISTO

Mi abborre

Pilade al par che m'abborriva Oreste.

PILADE

Noi siam del padre messaggeri: ei brama

piena amistade or rinnovar con Argo.

EGISTO

Ma di Pilade è padre: egli raccolse

qual proprio figlio Oreste; ei dal mio sdegno

il difese, il sottrasse.

PILADE

Oreste spento,

non scema in te lo sdegno?

CLITENNESTRA

E qual d'Oreste

era il delitto?

ORESTE

Esser figliuol d'Atride.

EGISTO

Che ardisci tu?...

PILADE

Signor,... dove non suona

fama del ver? Sa tutta Grecia, quanto

t'inimicasse Atride; e sa, che i giorni

t'insidiò; che perseguirne il figlio

dovevi...

ORESTE

E sa, che mille volte e mille

tentato hai tu, con tradimenti, trarlo

a morte infame; e sa, che al sol suo aspetto

tremato avresti...

EGISTO

Oh! che di' tu? Chi sei?

Parla.

ORESTE

Son tale...

PILADE

Egli è... Deh! non sdegnarti,

Egisto;... egli è...

EGISTO

Chi?

ORESTE

Tal...

PILADE

Di Strofio il figlio,

Pilade egli è: null'altro in Argo il mena,

che desio di vedere il loco, ov'ebbe

Oreste suo la cuna. A pianger viene

con la madre l'amico. Il re concesso

gli ha di seguirmi ignoto; ogni regale

pompa lasciando, in umil nave ei giunge,

per men sospetto darti; a me la cura

ne affida il padre: ei, nell'udir d'Oreste,

tacer non seppe: ecco a te piano il tutto.

Deh! tu nol vogli or d'inesperti detti

reo tener; né stimar, ch'altro qui 'l tragga.

CLITENNESTRA

Oh ciel! Pilade questi? Oh! vieni; dimmi,

novel mio figlio;... almen ch'io sappia...

EGISTO

È vano,

donna, il tuo dir. - Qual ch'egli sia, tai sensi

uso a soffrir non son... Ma che? lo sguardo

ardente in me d'ira e furor tu figgi?

E tu lo inchini irresoluto a terra?

Voi messaggeri Strofio a me non manda;

voi mentitori, traditor voi sete.

Soldati, or tosto in ceppi...

PILADE

Deh! m'ascolta...

E fia pur ver, che un sol sospetto vano

romper ti faccia or delle genti il dritto?

EGISTO

Sospetto? In volto la menzogna stavvi,

ed il timor scolpito.

ORESTE

In cor scolpito

il rio timor ti sta.

CLITENNESTRA

Dite: non vera

potria forse la nuova?...

PILADE

Ah! cosí...

ORESTE

Tremi,

tremi tu giá, che il figlio tuo riviva,

novella madre?

EGISTO

Oh qual parlar! Si asconde

sotto que' detti alcun feroce arcano.

Pria che tu n'abbi pena...

PILADE

Oh ciel! deh! m'odi.

EGISTO

Il ver saprò. Traggansi intanto in duro

carcere orrendo... Ah! non v'ha dubbio; gli empi

son ministri d'Oreste. - Aspri tormenti

si apprestin loro: io stesso udrolli; io stesso

vo' saper lor disegni. Itene. In breve

certo esser vo', se è vivo o morto Oreste.

 

SCENA TERZA

Elettra, Clitennestra, Egisto.

 

ELETTRA

Oreste a morte? oh ciel, che veggio! O madre,

a morte trar lasci il tuo figlio?

CLITENNESTRA

Il figlio?...

EGISTO

Oreste? in Argo? in mio poter? tra quelli?

Oreste? Oh gioja! Guardie...

CLITENNESTRA

Il figlio!

ELETTRA

Ahi lassa!

ah! che diss'io?

EGISTO

Correte; al mio cospetto

ritornin tosto; ite, affrettate il piede,

volate. Oh gioja!

ELETTRA

Io l'ho tradito! io stessa!

CLITENNESTRA

Il figlio mio! - Crudel, se tu me pria

non sveni, trema...

EGISTO

In Argo, entro mia reggia,

perfida donna, il mio mortal nemico

introduci, nascondi?

ELETTRA

Erale ignoto

non men che a te: fu mio l'inganno.

EGISTO

E d'ambe

sará la pena.

CLITENNESTRA

Ah! no; me sola togli

di vita, me; ma i figli miei...

EGISTO

D'Atride

gl'iniqui avanzi? ah! non mi cape in seno

dalla letizia il core. Oggi, d'un colpo,

spenti fien tutti... Ma tornar giá veggio

i traditori: eccoli. Oh fausto giorno!

 

SCENA QUARTA

Oreste, Pilade, incatenati; Egisto, Clitennestra, Elettra, Soldati..

 

EGISTO

So tutto giá; sol qual di voi sia Oreste,

dite...

PILADE

Son io.

ORESTE

Menzogna: Oreste io sono.

CLITENNESTRA

Qual m'è figlio di voi? ditelo: scudo

a lui son io.

EGISTO

Tu parla, Elettra; e bada

a non mentir; qual è il fratello?

ELETTRA

È questi;[1]

questi è, pur troppo!

PILADE

Io, sí...

ORESTE

Nol creder.

PILADE

Cessa.

Poiché scoperta è l'alta trama, omai

del mio furor non osi altri vestirsi.

ORESTE

Mira, Egisto, se ardisci, il furor mira

ch'arde negli occhi miei; mira, e d'Atride

di' ch'io figlio non sono: al terror credi

ch'entro il codardo tuo petto trasfonde

sol la mia voce.

EGISTO

Traditor, codardo,

tu il sei; morrai tu di mia mano.

CLITENNESTRA

O il brando

trattieni, Egisto, o in me lo immergi: a loro

per altra via non giungi. Arresta... oh cielo!...

Deh! mi ti svela, Oreste. Ah sí; tu il sei.

ORESTE

Va'; tue man sanguinose altrove porta.

Ciascun di noi, se morir dessi, è Oreste:

nessun ti è figlio, se abbracciar tal madre

da noi si debbe.

CLITENNESTRA

Oh feri detti! Eppure,...

no, te non lascio.

EGISTO

Ecco qual premio merta

l'amor tuo insano. - Io ti conosco, Oreste,

alla tua filial pietá. Son degni

di te i tuoi detti, e di tua stirpe infame.

PILADE

Da parricida madre udir nomarsi

figlio, e tacer, può chi di lei non nasce?

ORESTE

Cessate...

ELETTRA

Egisto, or non t'avvedi? è quegli

Pilade e mente, per salvar l'amico...

EGISTO

Salvar l'amico? E qual di voi fia salvo?

ORESTE

Ah! se di ferro non avessi io carche

le mani, a certa prova, or visto avresti

se Oreste io son; ma, poiché il cor strapparti

piú con man non ti posso, abbiti questo

palesator dell'esser mio.

PILADE

Deh! cela

quel ferro. Oh cielo!

ORESTE

Egisto, il pugnal vedi,

ch'io, per svenarti, nascoso portava?

E tu il ravvisi, o donna? È questo il ferro,

che tu con mano empia tremante in petto

piantasti al padre mio.

CLITENNESTRA

La voce, gli atti,

l'ira d'Atride è questa. Ah! tu sei desso.

Se non vuoi ch'io ti abbracci, in cor mi vibra

quel ferro tu; del padre in me vendetta

miglior farai. Giá, finch'io vivo, forza

non è che mai dal fianco tuo mi svelga.

O in tua difesa, o per tua mano io voglio

morire. Oh figlio!... Ancor son madre: e t'amo...

deh, fra mie braccia!...

EGISTO

Scostati. Che fai?...

A un figlio parricida?... Olá: di mano,

guardie, il ferro...

ORESTE

Il mio ferro a te, cui poscia

nomerò madre, cedo: eccolo; il prendi:

trattar tu il sai; d'Egisto in cor lo immergi.

Lascia ch'io mora; a me non cal, pur ch'abbia

vendetta il padre: di materno amore

niun'altra prova io da te voglio: or via,

svenalo tosto. Oh! che vegg'io? tu tremi?

tu impallidisci? tu piangi? ti cade

di mano il ferro? Ami tu Egisto? l'ami;

e sei madre d'Oreste? Oh rabbia! Vanne,

ch'io mai piú non ti vegga.

CLITENNESTRA

Oimè!... mi sento...

morire...

EGISTO

È questo[2], è questo (e a me sol spetta)

lo stil, che il padre trucidava; e il figlio

truciderá. Ben lo ravviso; io l'ebbi

tinto giá d'altro sangue; e a lei lo diedi

io stesso giá. - Ma forse appieno tutte,

tu giovinetto eroe, non sai le morti

di questo acciaro. Atréo, l'avo tuo infame,

vibrollo in sen de' miei fratelli, figli

del suo fratel Tiéste. Io del paterno

retaggio altro non m'ebbi: ogni mia speme,

in lui riposi; e non invan sperai.

Quanto riman di abbominevol stirpe,

tutto al fin, tutto il tengo. Io te conobbi

al desir, che d'ucciderti sentia. –

Ma, qual fia morte, che la cena orrenda,

che al mio padre imbandí l'avo tuo crudo,

pareggi mai?

CLITENNESTRA

Morte al mio figlio? morte

avrai tu primo.

EGISTO

A me sei nota: trema

anco per te, donna, sei omai... Dal fianco

mio non scostarti.

CLITENNESTRA

Invan.

EGISTO

Trema.

ELETTRA

Deh! sbrama

in me tua sete, Egisto: io pur son figlia

d'Atride, io pur. Mira, a' tuoi piedi...

ORESTE

Elettra,

che fai?

PILADE

Fu mia la trama; io non avea,

com'essi, un padre a vendicar; pur venni,

a trucidarti io venni: in me securo

incrudelir tu puoi. D'Oreste il sangue

versar non puoi senza tuo rischio in Argo...

EGISTO

Pilade, Elettra, Oreste, a morte tutti:

e tu pur, donna, ove il furor non tempri.

ORESTE

Me solo, me. Donzella inerme a morte

trar, che ti giova? È di signor possente

Pilade figlio; assai tornarten danno

potria di lui: me sol, me solo svena. –

O voi, miglior parte di me, per voi

l'alma di duol sento capace: il mio,

troppo bollor vi uccide: oh ciel! null'altro

duolmi. Ma pur, vedere, udir costui,

e raffrenarmi, era impossibil cosa...

Tanto a salvarmi feste; ed io vi uccido!

EGISTO

Oh gioja! piú gran pena che la morte

dar ti poss'io? Svenati innanzi dunque

cadangli, Elettra pria, Pilade poscia;

quindi ei sovr'essi cada.

CLITENNESTRA

Iniquo...

ELETTRA

O madre,

cosí uccider ne lasci?

PILADE

Oreste!

ORESTE

Oh cielo!...

Io piango? Ah! sí; piango di voi. - Tu, donna,

giá sí ardita al delitto, or debil tanto

all'ammenda sei tu?

CLITENNESTRA

Sol ch'io potessi

trarmi dall'empie mani; oh figlio!...

EGISTO

Infida;

di man non m'esci. - Omai del garrir vostro

stanco son io: tronchinsi i detti. A morte

che piú s'indugia a trarli? Ite. - Dimante,

del loro morir m'è la tua vita pegno.

 

SCENA QUINTA

Egisto, Clitennestra.

 

EGISTO

Donna, vien meco, vieni. - Al fin vendetta

piena, o Tiéste, abbenché tarda, avemmo.

 



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Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com
Ultimo Aggiornamento:
17/07/2005 01.08

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