ATTO TERZO
SCENA PRIMA
Clitennestra, Elettra.
CLITENNESTRA |
Lasciami, Elettra;
alle tue stanze riedi:
ir voglio, sí, d'Egisto in traccia... |
ELETTRA |
Oh
madre!
giá ti martíra
il non tornar d'Egisto?
Or temi tu, che
all'are innanzi l'abbia
incenerito il
fulmine del cielo?
Nol temer, no;
che il ciel finora arride
agli empi qui. |
CLITENNESTRA |
Taci d'Egisto... |
ELETTRA |
È
vero;
il sol nomarlo ad
ogni lingua è macchia.
Oh! sei tu
quella, che volea pur dianzi
porger meco di
furto al sacro avello
lagrime, e voti? |
CLITENNESTRA |
Cessa; andarne io
voglio... |
ELETTRA |
Ad incontrar colui,
che dal tuo stesso
labro piú volte
udia nomar stromento
d'ogni tuo danno? |
CLITENNESTRA |
È
ver: con lui felice
non sono io mai:
ma né senz'esso il sono.
Lasciami. |
ELETTRA |
Almen,... soffri... |
CLITENNESTRA |
Che piú? |
ELETTRA |
Me
lassa!...
che fia, se incontra or pria d'Egisto il
figlio? |
SCENA SECONDA
Clitennestra.
CLITENNESTRA |
Me stessa invan cerco ingannar... |
SCENA TERZA
Clitennestra, Oreste e Pilade in disparte.
ORESTE |
Non
giunge,
mai non giunge costui? |
PILADE |
Dove t'inoltri? |
CLITENNESTRA |
Amo Egisto, pur troppo!... |
ORESTE |
Egisto?
Oh voce!
chi veggio? è dessa: io la rimembro ancora. |
PILADE |
Vieni; che fai? t'arrètra. |
CLITENNESTRA |
Agli
occhi miei
chi si appresenta? Oh! chi se' tu? |
PILADE |
Deh!
scusa
il nostro ardir;
stranieri noi, tropp'oltre
veniamo or forse:
al non saper lo ascrivi,
ad altro no. |
CLITENNESTRA |
Chi siete? |
ORESTE |
In Argo... |
PILADE |
Nati
non siamo... |
ORESTE |
E non d'Egisto... |
PILADE |
Al
re ci manda
di Focida il signor... |
ORESTE |
Se qui re... |
PILADE |
Quindi,
se tu il concedi,
entro la reggia il piede,
di lui cercando, inoltreremo. |
CLITENNESTRA |
In
Argo
qual vi guida cagione? |
ORESTE |
Alta. |
PILADE |
Narrarla
dobbiamo al re. |
CLITENNESTRA |
Del
pari a me narrarla
potrete; or sta fuor della reggia Egisto. |
PILADE |
Ma torneravvi... |
ORESTE |
Spero. |
CLITENNESTRA |
Intanto,
il tutto
a me si esponga. |
ORESTE |
Io tel vo' dir... |
PILADE |
Se
pure
tu ce l'imponi; ma... |
CLITENNESTRA |
Sul
trono io seggo
d'Egisto al fianco. |
ORESTE |
E
il sa ciascun, che degna
tu sei di lui. |
PILADE |
Sarebbe
a te men grata,
che ad Egisto, la nuova. |
CLITENNESTRA |
E qual?... |
ORESTE |
Che
parli?
Qual può il
consorte udir grata novella,
che alla moglie nol sia? |
PILADE |
Tu
sai, che il nostro
assoluto signore
a Egisto solo
c'impon di darla. |
ORESTE |
Egisto
ed essa, un'alma
sono in duo corpi. |
CLITENNESTRA |
A
che cosí tenermi
sospesa? Or via, parlate. |
PILADE |
Acerbo
troppo
ti fia l'annunzio; e tolga il ciel, che
noi... |
ORESTE |
Assai t'inganni: a
lei rechiamo intera
e sicurezza, e pace. |
CLITENNESTRA |
Omai
dovreste
por fin... |
ORESTE |
Regina, arrechiam
noi la morte... |
CLITENNESTRA |
Di chi? |
PILADE |
Taci. |
CLITENNESTRA |
Di chi? Parla. |
ORESTE |
... D'Oreste. |
CLITENNESTRA |
Oimè! che sento? del mio figlio?... Oh
cielo!... |
ORESTE |
Del figlio, sí, d'Agamennón trafitto... |
CLITENNESTRA |
Che dici? |
PILADE |
Ei
dice, che trafitto Oreste
non fu. |
ORESTE |
Del figlio del
trafitto... |
PILADE |
Insano,
spergiuro, a me serbi cosí tua fede? |
CLITENNESTRA |
Misera me!
dell'unico mio figlio
orba... |
ORESTE |
Ma
forse, il piú mortal nemico
non era Oreste del tuo Egisto? |
CLITENNESTRA |
Ahi
crudo!
barbaro! in guisa
tal la morte annunzi
d'unico figlio ad una madre? |
PILADE |
Ei
troppo
giovine ancora, e
delle corti ignaro,
(scusalo, deh!)
per appagar tua brama,
incautamente con
soverchio zelo,
la mia tradiva.
Udir tal nuova poscia,
d'Egisto a senno,
e dal suo labro solo
dovuto avresti; e
il mio pensier tal era.
Ma, s'egli... |
ORESTE |
Errai
fors'io; ma, spento il figlio,
secura omai col tuo consorte... |
CLITENNESTRA |
Ah!
taci.
D'Oreste pria fui madre. |
ORESTE |
Egisto
forse
t'è men caro d'Oreste? |
PILADE |
Or,
che favelli?
che fai? con
vani, ed importuni detti
di madre il
pianto esacerbare ardisci?
Lasciala; vieni;
il lagrimare, e il tempo,
sollievo solo al suo dolore... |
ORESTE |
Egisto
alleviar gliel può. |
PILADE |
Vieni:
togliamci
dal suo cospetto,
che odiosi troppo
noi le siam fatti omai. |
CLITENNESTRA |
Poiché
la piaga
mi festi in cor,
tu d'ampliarla, crudo,
godrai: narrami
or come, dove, quando
cadde il mio
figlio. - Oreste, amato Oreste,
tutto saper di te
vogl'io; né cosa
niuna udir piú, fuor che di te. |
ORESTE |
Lo
amavi
tu dunque molto ancora? |
CLITENNESTRA |
O
giovinetto,
non hai tu madre? |
ORESTE |
... Io?... L'ebbi. |
PILADE |
Oh
ciel! Regina,
soggiacque al fato il figliuol tuo: la
vita... |
ORESTE |
Non gli fu tolta da
nemici infami;
ai replicati
tradimenti atroci,
no, non soggiacque... |
PILADE |
E
ciò saper ti basti.
Chi ad una madre altro narrar potrebbe? |
ORESTE |
Ma, se una madre udir pur vuole... |
PILADE |
Ah!
soffri,
che la storia
dolente al re soltanto
si esponga appien da noi. |
ORESTE |
Godranne Egisto. |
PILADE |
Troppo dicemmo;
andiam. Pietá ne vieta
di obbedirti per
or. - Seguimi: è forza,
è forza al fin, che al mio voler t'arrendi. |
SCENA QUARTA
Clitennestra.
CLITENNESTRA |
Figlio infelice
mio!... figlio innocente
di scellerata
madre!... Oreste, Oreste...
Ah! piú non sei!
Fuor del paterno regno
da me sbandito,
muori? Egro, deserto,
chi sa, qual
morte!... E al fianco tuo, nell'ore
di pianto
estreme, un sol de' tuoi non v'era?
Né dato a te di
tomba onor nessuno...
Oh destino! il
figliuol del grande Atride,
errante, ignoto,
privo d'ogni aiuto...
Né madre, né
sorella, col lor pianto
lavato il morto
corpo tuo!... Me lassa!
Figlio amato, mie
man non ti prestaro
L'ultimo ufficio,
chiudendoti i lumi
moribondi. - Che
dico? eran mie mani
da tanto? ancor
del sangue del tuo padre
lorde e fumanti,
dal tuo volto, Oreste,
le avresti
ognora, e con ragion, respinte.
Oh di madre men
barbara tu degno!...
Ma, per averti io
'l genitor svenato,
ti son io madre
meno? ah! mai non perde
natura i dritti
suoi... Pur, se il destino
te giovinetto non
togliea, tu forse,
(come predetto
era da oracol vano)
rivolto avresti
nella madre il ferro?...
E tu il dovevi:
inemendabil fallo,
qual mano altra
punir meglio il potea?
Deh! vivi,
Oreste; vieni; in Argo torna,
l'oracol compi;
in me, non una madre,
ma iniqua donna
che usurpò tal nome,
tu svenerai: deh! vieni... Ah! piú non
sei... |
SCENA QUINTA
Egisto, Clitennestra.
EGISTO |
Che fia? qual pianto? onde cagion novella?... |
CLITENNESTRA |
Di pianto sí,
d'eterno pianto, or godi,
nuova ho cagion:
di paventar, di starti
tremante or
cessa. Al fin, paghe una volta
tue brame sono;
è spento al fin quel tuo
fero, crudel,
terribile nemico,
che mai pertanto
a te non nocque; è spento.
L'unico figlio mio piú non respira. |
EGISTO |
Che dici? Oreste
spento? a te l'avviso
donde? chi l'arrecava?... Io non tel credo. |
CLITENNESTRA |
Nol credi, no?
forse, perch'ei sottratto
s'è tante volte
dal tuo ferro iniquo?
Se al mio pianto
nol credi, al furor mio
tu il crederai.
Giá nel materno core,
tutto, sí tutto,
il non mai spento affetto
mi si ridesta. |
EGISTO |
Altra
non hai tu prova,
ond'io?... |
CLITENNESTRA |
Ne
avrai, quante il tuo core atroce
chieder ne può.
Narrare a parte a parte
ti udrai l'atroce
caso; e brilleratti
l'alma, in
udirlo, di Tiéstea gioja.
Gente in Argo
vedrai, che l'inumano
tuo desir fará sazio. |
EGISTO |
In
Argo è giunta
gente, senza
ch'io 'l sappia? a me primiero
non si parlò? |
CLITENNESTRA |
Del
non aver tu primo
entro al mio
petto il crudo stile immerso,
forse ti duole?
Opra pietosa tanto,
è ver, spettava
a te: nuova sí grata,
a una consorte
madre Egisto darla
dovea, non altri. |
EGISTO |
Donna,
or qual novella
ira è la tua?
Cotanto ami l'estinto
figlio, cui vivo rammentavi appena? |
CLITENNESTRA |
Che parli tu? mai
non cessava io, mai,
di esser madre
d'Oreste: e se talvolta
l'amor di madre
io tacqui, amor materno
mi vi sforzava.
Io ti dicea, che il figlio
men caro era al
mio cor, sol perch'ei meno
alle ascose tue
insidie esposto fosse.
Or ch'egli è
spento, or piú non fingo; e sappi,
che m'era e ognor
caro sarammi Oreste
piú assai di te... |
EGISTO |
Poco
tu di'. Piú caro
io ti fui che tua fama: onde... |
CLITENNESTRA |
La
fama
di chi al fianco
ti sta nomar non dessi.
La mia fama, il
mio sposo, la mia pace,
ed il mio figlio
unico amato, (tranne
la sola vita sua)
tutto a te diedi.
Tu da feroce
ambizion di regno,
tu, da vendetta
orribile guidato,
quant'io ti dava,
un nulla reputavi,
finch'altro a tor
ti rimanea. Chi vide
sí doppio core,
e sí crudele a un tempo?
A quell'amor tuo
rio, che mal fingevi,
ch'io credeva in
mal punto, ostacol forse,
ostacol, dimmi,
era il fanciullo Oreste?
Eppur moriva
Agamennone appena,
che tu del figlio
ad alta voce il sangue
chiedevi giá.
Tu, smanioso, tutta
ricercavi la
reggia: allor quel ferro,
che non avresti
osato mai nel padre
vibrar tu stesso,
tu il brandivi allora;
prode eri allor
contro un fanciullo inerme.
Ei fu sottratto
alla tua rabbia: appieno,
ti conobb'io quel
dí; ma tardi troppo.
Misero figlio! E
che giovò il sottrarti
dall'uccisor del
padre tuo? trovasti
morte immatura in
peregrina terra...
Ahi scellerato
usurpatore Egisto!
tu m'uccidesti il
figlio... Egisto, ah! scusa;...
fui madre;... e piú nol sono... |
EGISTO |
A
te lo sfogo
e di rampogne, e
di sospiri è dato,
purché sia
spento Oreste. Or di': costoro
a chi parlar? chi
sono? ove approdaro?
Chi gl'inviò?
dove ricovran? sono
messaggeri di re?
pria d'ogni cosa,
chiesto non hanno essi d'Egisto in Argo? |
CLITENNESTRA |
Chiedon di te:
Strofio gl'invia: li trasse
mia mala sorte a
me davanti; e tutto,
mal grado loro,
udir da loro io volli.
Due, ma diversi
assai d'indole i messi
stanno in tua
reggia. La feroce nuova
darmi negava l'un
pietoso e cauto;
fervido l'altro,
impetuoso, fero,
parea goder del
dolor mio: colui
non minor gioja
proverá in narrarti,
che tu in udire il lagrimevol caso. |
EGISTO |
Ma, perché a me tal
nuova espressamente
Strofio manda? ei
fu ligio ognor d'Atride;
ognun il sa. Non
fu da Strofio stesso
trafugato il tuo
figlio? a lui ricetto
non diede egli in sua corte? |
CLITENNESTRA |
È
ver, da prima;
ma or giá molti
anni, assente ei n'era; e poscia
mai non ne udimmo piú. |
EGISTO |
Fama
ne corse;
ma il ver, chi 'l
sa? certo è pur, certo, ch'ebbe
fin da' primi
anni indivisibil scorta,
custode, amico,
difensore, il figlio
di Strofio; quel
suo Pilade, che abborro.
Nemico sempre
erami Strofio in somma:
come cangiossi?... |
CLITENNESTRA |
Or
che tu re sei fatto,
non sai, per
prova, il cor di un re che sia?
Barbaro! forse or
ti compiaci udirmi
asseverar ciò
che mi duol pur tanto?
Va, n'odi al fin
quanto a te basti; vanne;
lasciami. -
Strofio alle sue mire Oreste
util credé;
perciò da te il sottrasse;
quindi il
raccolse, e regalmente amollo:
quindi il
cacciò, quando disutil forse
gli era, o
dannoso; e quindi ora ti manda
ratto il
messaggio di sua morte ei primo.
Tu in questa
guisa stessa un dí m'amavi,
pria che il
marito io trucidassi, e il regno
ten dessi; e tu
cosí m'odiasti poscia;
ed or, cosí mi
sprezzi. Amor, virtude,
e fede, e onore,
in voi mutabil cosa,
giusta ogni evento, sono. |
EGISTO |
A
te la scelta,
ben lo rimembri,
a te lasciai la scelta
infra gli Atridi,
o i Tiestèi: tu stessa
scegliesti. A
che, con grida non cessanti,
scontar mi fai
tua scelta? Io t'amo, quanto
tu il merti. |
CLITENNESTRA |
- Egisto, alle
importune grida
io pongo fin.
Sprezzami tu, se il puoi;
ma dirlo a me,
non ti attentar tu mai.
Se amor mi spinse
a rio delitto, pensa
a che può
spinger disperata donna
spregiato amor, duolo, rimorso, e sdegno. |
SCENA SESTA
Egisto.
EGISTO |
S'odan costor: nulla rileva il resto. |
|