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CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA |
C'era una volta... fiabe |
Di: Luigi Capuana |
IL SOLDO BUCATO |
C'era una volta una povera donna rimasta vedova con un figliolino al petto. Era di cattiva salute, e con quel bimbo da allattare poteva lavorare pochino. Faceva dei piccoli servigi alle vicine, e così lei e la sua creatura non morivano di fame. |
Quel figliolino era bello come il sole; e la sua mamma, ogni mattina, dopo averlo rifasciato, lavato e pettinato, un po' per buon augurio, un po' per chiasso, soleva dirgli: |
- Bimbo mio, tu sarai barone! |
Bimbo mio, tu sarai duca! |
Bimbo mio, tu sarai principe! |
Bimbo mio, tu sarai Re! |
E ogni volta che lei gli diceva: tu sarai Re, il bimbo accennava di sì colla testina, come se avesse capito. |
Un giorno si trovò a passare proprio il Re, e sentito: Bimbo mio, tu sarai Re, la prese in mala parte, perché non aveva avuto ancora figliuoli e ne era accorato assai. |
- Comarina, - le disse - non vi arrischiate più a dire così, o guai a voi! |
La povera donna, dalla paura, non disse più nulla. Però quel figliolino, ora che la sua mamma stava zitta, ogni mattina, appena rifasciato, lavato e pettinato, si metteva a piangere e strillare. |
Lei gli ripeteva: |
- Bimbo mio, tu sarai barone!... Tu sarai duca!... Tu sarai principe!... |
Ma il bimbo non si chetava. Talché una volta, per prova, tornò a dirgli sottovoce: |
- Bimbo mio, tu sarai Re! |
Il bimbo accennò di sì colla testina, come se avesse capito, e non strillò più. |
Allora la povera donna si persuase che quel figliolino doveva avere una gran fortuna; e temendo la collera del Re, già pensava di mutar paese. |
Intanto, poiché il figliuolo era spoppato, quando le capitava di fare qualche servizio, pregava una vicina: |
- Comare, tenetemi d'occhio il bambino; vado e torno in due minuti. |
Un giorno le accadde di tardare. La vicina era seccata di tenere in braccio quel cattivello che piangeva perché voleva la mamma. In quel punto comparve un cenciaiolo: |
- Cenci, donnine, cenci! |
- Lo volete questo cencio qui? |
- Se ci si combina, lo prendo. |
- Ve lo do per un soldo. |
Il cenciaiuolo le tolse il bimbo di braccio e le mise in mano un soldo bucato. |
A quella scena lei e le altre vicine presenti ridevano: il cenciaiuolo in questo mentre svoltava la cantonata e spariva. Corri, cerca, chiama... L'avete più visto? |
Figuriamoci che pianto, quella povera mamma, quando apprese la sua disgrazia! |
Corse subito dal Re: |
- Giustizia, Maestà!... Mi han rapito il bambino! |
- Bimbo mio, tu sarai Re! - le rispose il Re facendole il verso, per canzonarla. |
E la mandò via, tutto contento che quel malaugurio per la sua discendenza fosse sparito. |
Gli occhi della povera donna parevano un fiume. Andava attorno tutta la giornata, fermando la gente: |
- Buona gente, incontraste per caso il cenciaiuolo che mi ha rubato il mio bambino? |
Le persone, che non ne sapevano nulla, la prendevano per matta e le ridevano in viso. |
Quel giorno della disgrazia, la vicina le aveva dato il soldo bucato messole in mano dal cenciaiuolo; ma la povera donna, dalla gran rabbia che aveva, lo buttò via. |
La mattina dopo, apre un cassetto... il soldo bucato era lì. |
- Soldaccio maledetto! Non ti voglio neppur vedere! |
E lo buttò nuovamente via dalla finestra. |
Ma la mattina dopo, torna ad aprire quel cassetto e che vede? Il soldo bucato. |
Richiuse il cassetto con stizza. |
- Fossero almeno dieci lire...! Mi comprerei uno straccio di veste! |
Non avea finito di dirlo, che sentì lì dentro un suono di soldi rimescolati. Stupita, riapre. Pareva che il soldo avesse figliato. Oltre a quello, c'erano lì tanti soldi, da fare giusto dieci lire. |
Da allora in poi, quando avea bisogno di denaro, le bastava che dicesse: |
- Soldino mio, vo' cento lire, vo' mille lire! |
Le cento lire, le mille lire erano subito lì. |
La buona donna non si teneva questa fortuna per sé sola; faceva spesso la carità a tutte le persone bisognose al par di lei, ed era già diventata una benedizione del cielo. |
Ma quel bene lei lo faceva sempre col pensiero al figliolino perduto: |
- Che le importava di tanta fortuna, senza il suo figliolino? E sperava sempre che, un giorno o l'altro, il cielo l'avrebbe consolata. |
In quel tempo il Re ebbe il capriccio di comprarsi un magnifico cavallo. Conchiuso il negozio, andò per prendere il denaro dallo scrigno ove solea tenerlo riposto, e si accorse che mancava una bella somma. |
Appostò lì due guardie per acchiappare il ladro; e, passati alquanti giorni, tornò a guardare: mancava un'altra bella somma! |
Si mise in agguato lui stesso; cominciava a sospettare dei suoi Ministri. |
Una mattina, ecco una voce nell'aria, lontana, lontana: |
- Soldino mio, vo' mille lire! |
E, subito, un rimescolìo nello scrigno, come se qualcuno vi prendesse quattrini a manate. |
Apre in fretta in fretta... Le mille lire mancavano, ma lì dentro non c'era nessuno! |
- Come andava questa faccenda? |
Il Re ci perdeva la testa. |
Però, benché fosse un po' avaro, gli dispiaceva di più dover morire senza figliuoli. Se la prendeva colla Regina, come se la colpa fosse stata di lei, e la maltrattava: |
- Non era buona a fargli un figliuolo, neppure di terra cotta! |
La Regina, indispettita, gli fece colle sue mani un bel puttino di terra cotta. |
- Ecco, se era buona! |
Tutti accorrevano al palazzo reale per vedere quel puttino di terra cotta, che era una meraviglia, e vi andò anche quella povera donna. |
- Oh Dio! È tutto il mio bambino!... Ma non era così che ti volevo Re, figliolino mio! |
E si mise a piangere. |
Il Re, a quelle parole, montò in furore. Diè un calcio al puttino di terra cotta e lo ridusse in mille pezzi. |
Alla povera donna parve di vedersi squarciare sotto gli occhi il figliolino perduto. Ma che poteva dire a Sua Maestà? Dovette ingozzare anche quell'amarezza, e tornarsene a casa zitta zitta. |
Intanto nello scrigno del Re i quattrini continuavano a mancare; e sempre quella voce nell'aria, lontana lontana: |
- Soldino mio, vo' cento lire, vo' mille lire! |
E quanti diceva la voce, tanti il Re ne sentiva prendere dalla mano del ladro invisibile. |
Il Re mise le sue spie per scoprire di chi fosse quella voce: e un giorno le spie gli condussero dinanzi ammanettata la donna del bambino rubato: |
Era lei che aveva detto: "Soldino mio, vo' cento lire!". |
Il Re non volle neppure ascoltare la povera donna, che voleva raccontargli come stesse la cosa, e la fece gettare in un fondo di carcere. |
Ma da quel giorno egli non ebbe più pace. |
Voleva andare a letto? E gli strappavano le coperte: |
- Maestà, non si dorme! |
Chi era? Non si vedeva nessuno. |
Si sedeva a tavola per mangiare? E gli portavano via il piatto: |
- Maestà, non si mangia! |
Chi era? Non si vedeva nessuno. |
Se durava un altro po', il Re moriva d'inedia. Perciò mandò a consultare un vecchio Mago. |
Il Mago (che poi era quel cenciaiuolo che avea rapito il bambino per proteggerlo) rispose soltanto: |
- Bimbo mio, tu sarai Re! |
Visto che il destino era quello, e non volendo morire d'inedia, il Re cominciò dallo scarcerare la povera donna, e tornò a mandare dal Mago: |
- Come rintracciare il bimbo? Lo avea rapito un cenciaiuolo e non se ne sapeva più notizia. |
Il Mago rispose: |
- Raccatti i cocci di quel puttino di terra cotta e li saldi insieme collo sputo. |
Il Re, sebbene di mala voglia, raccattò i cocci del puttino e li saldò collo sputo. |
- Ed ora? |
- Ed ora - rispose il Mago - prepari una bella festa e faccia così e così. |
Il Re fece dei grandi preparativi, poi, secondo le istruzioni del Mago, mandò a chiamare la mamma del bimbo a palazzo reale e la fece sedere a lato della Regina. |
Il puttino di terra cotta bello e saldato si vedeva collocato nel mezzo del salone e, attorno attorno, ministri, principi, cavalieri in gran gala che aspettavano. |
Quando fu l'ora, s'intese nella via: |
- Cenci, donnine, cenci! |
A questo grido il puttino di terra cotta scoppiò, e ne usci fuori un bel giovinotto fra un gran rovesciarsi di monete, che ruzzolavano da tutte le parti. |
Il Re, contento anche perché riacquistava tutti i suoi quattrini, voleva abbracciarlo come un figliuolo; ma quello corse prima dalla sua mamma e non sapeva staccarsela dal petto: |
- Bimbo mio, tu sarai Re! |
Ed era già Reuccio, poiché il Re lo adottava! |
Qui entrò una guardia e disse: |
- Maestà, c'è di là un cenciaiuolo; rivuole il suo soldo bucato. |
Il Re non ne sapeva nulla; ma la povera donna rispose subito: |
- Eccolo qui. |
Sentita la storia di quel soldo, il Re pensò ch'era meglio tenerselo per sé. Andò di là, bucò un altro soldo e diede questo in cambio di quello al cenciaiuolo. |
Ma gliene incolse male. |
La prima volta che disse: |
- Soldino mio, vo' mille lire! |
Invece di mille lire furono mille nerbate, che lo conciarono per le feste, tanto che morì. |
- Bimbo mio, tu sarai Re! |
E si era avverato. |
Stretta è la foglia, larga è la via, |
Dite la vostra, ché ho detto la mia. |
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Ultimo Aggiornamento: 02/03/99 0.55