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CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA |
La rigenerazione |
ITALO SVEVO |
Commedia in 3 atti |
SCENA SETTIMA
GIOVANNI e DETTI
Giovanni è vestito di un elegante pijama.
GIOVANNI. Perché te ne vai? È una bella seccatura cotesta. Mi vi sottomisi solo per compiacere Guido cui devo tanto. Solo non ho ben capito se il vecchio che viene è già operato o no.
ENRICO. Non è ancora operato. Viene anzi a vedere l'effetto che ha fatto a Lei l'operazione.
GIOVANNI. E come potrà giudicarne se non m'ha conosciuto prima?
ENRICO. Il signor Guido si è procurata quella fotografia che Le fecero poco prima dell'operazione.
GIOVANNI. Mi fecero una fotografia? Ah, sí! La vidi anche. È un orrore. Ero pieno di spavento di quello che mi stava per accadere. Vi è stampato il terrore.
ENRICO. Tanto meglio se è cosí. Cosí la differenza si vedrà meglio.
GIOVANNI. Tanto meglio? A me non pare. Io vorrei distruggere quella fotografia.
ANNA. Io mi ritiro per un istante nella mia stanza eppoi vado subito al cimitero.
GIOVANNI. Ma non c'è fretta. Il cimitero è là di giorno e di notte a libera disposizione di tutti coloro che vogliono andarci.
ANNA. È meglio ch'io vada prima e sia di ritorno di qui a un'oretta.
GIOVANNI. Ma prenditela comoda. Io vorrei tu vada anche alla tomba dei miei genitori. Vai anche su quella di nostro cugino Antonio che morí a 34 anni. Aspetta. Ricordi la povera Ricciardi, quella che morí pochi anni or sono
ANNA. Trent'anni fa, vuoi dire.
GIOVANNI (incantato). Trent'anni! Già per essa il tempo non fu né lungo né breve. Te ne prego. Saluta anche la sua tomba, poverina. Non lasciò nessuno che preghi per lei.
ANNA. Lo farò, lo farò, mio buon Giovanni.
Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com Ultimo Aggiornamento:13/07/2005 22.51 |