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Biblioteca Telematica

CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA

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La rigenerazione

ITALO SVEVO

Commedia in 3 atti

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SCENA VENTIDUESIMA

Dalla sinistra ANNA, dal fondo ENRICO e DETTI

 

ENRICO.           Quale bella nuova! Ed io ch'ero arrivato qui col cuore pesante. È vero che all'ospedale non sapevano nulla di un fanciullo schiacciato da un'automobile ciò che non provava ancora che la disgrazia non fosse successa. Congratulazioni sincere! Non potevo sperare un risultato migliore della mia lunga corsa.

ANNA.               Grazie, signor Enrico. Ella ci trova qui tutti consolati.

ENRICO.           Ma la signora piange? (Guardando Emma.)

ANNA.               Dalla consolazione? (Andando ad Emma.)

ENRICO.           Se sono lacrime dolci, sieno le benvenute. Lacrime simili possono rischiarare tutta una vita, far dimenticare molti affanni.

EMMA                (si stringe nelle spalle con disprezzo).

GIOVANNI       (ch'è stato sempre eretto a riflettere senz’ascoltare nessuno ad Emma). Eppoi un'altra cosa devi pensare. Io esco da due anni giornalmente col fanciullo. Dunque il conto è facile: L'accompagnai per 720 volte.

ENRICO.           730.

GIOVANNI.      Dieci piú, dieci meno, non importa. Qualche cosa prima o poi doveva… cioè poteva succedere. Non si può mica sperare di fare per tante volte la stessa cosa e che vada sempre bene. E adesso vuoi che usciamo in tre! Sarà tanto piú difficile di evitare malanni. Ebbene io con voi non vengo. Con me le cose andarono sempre bene. Ecco che il fanciullo è di là incolume che salta e fa cattiverie mentre tu tuttavia ce l'hai con me.

EMMA.               Io non l'ho con te, padre mio.

ENRICO.           Ma Lei, signor Giovanni, deve anche pensare a quello che sarebbe successo se Lei avesse visto giusto.

GIOVANNI       (imbarazzato). Io non ho visto giusto? (Poi.) Ma scusi, che c'entra Lei?

ENRICO             (spaventato). Volevo solo dire… Io, come amico del povero Valentino vorrei fossero evitati degli altri dispiaceri alla signora Emma.

GIOVANNI.      Lei vuole adesso farmi credere che Valentino, se fosse vivo, mi darebbe torto? Invece lui mi amava e mi rispettava.

EMMA.               Ed io non t'amo forse?

ENRICO.           Ed io proprio perché amico del povero Valentino Le porto il massimo rispetto.

RITA                   (s'avanza dal fondo). La zuppa è in tavola.

GIOVANNI.      E allora assolutamente non capisco perché continuate a infastidirmi con una storia… che non è avvenuta. Andiamo a colazione. Io vado a lavarmi le mani. (S'avvia verso la sinistra, poi.) Senti, Guido. Io sono quasi deciso di fare l'operazione. Con cotesta gente non è possibile di restare vecchi. Voglio ancora dormirci su, ma è quasi deciso. Te lo dico io.

GUIDO.              E allora verrò a sentire domattina. Quando ci avrai dormito su.

GIOVANNI.      No, no. Io per le quattro del pomeriggio avrò deciso. Intanto tu corri dal Giannottini e metti in ordine quelle due cose, che ti dissi. Tu le sai quelle cose?

GUIDO.              Sí, zio. Il prezzo e la moralità.

GIOVANNI.      Bravo! Anche la moralità. E alle quattro ritorni. Ci mettiamo d'accordo. Si può farla domani?

GUIDO.              Subito! Quando lo vuoi.

GIOVANNI.      Fuori che ad Anna non dirlo a nessuno. Avranno da un momento all'altro la sorpresa di vedermi giovine. Voglio vedere se sapranno rispettarmi meglio. (Poi.) In tre a passeggio! Hai sentito? Insomma gliela farò vedere. (Esce a sinistra.)

ANNA.               Che t'ha detto?

GUIDO.              A Lei, zia, posso dirlo. È una buonissima notizia. Lo zio ha deciso di sottoporsi, come noi lo desideravamo, all'operazione.

ANNA.               Oh, che bella cosa, poverino. Ma che ne dirà il dottor Raulli.

GUIDO.              Lasci stare, zia, glielo domanderemo a cosa fatta.

EMMA.               Che c'è, mamma.

ANNA                (ad Emma ma in modo che anche Enrico possa sentire). Il babbo ha finalmente deciso di sottoporsi all'operazione. È certo che la fa principalmente allo scopo di poter continuare le care sue passeggiate col bimbo.

EMMA                (stupita). Un'operazione? Quale operazione?

ENRICO.           È un'operazione con la quale si ottiene il ringiovanimento: un sicuro, pronto ringiovanimento. Il signor Guido che naturalmente ne sa piú di me Gliela potrà spiegare meglio di me. (Poi, ipocrita.) Pensi, signora, quale disgrazia abbiamo avuta noi tutti. Se il povero Valentino non fosse morto sei mesi fa con questa operazione ch'è un taglio da nulla, avrebbe potuto essere salvato.

GUIDO.              Io sono stato uno dei primi a parlarne qui. Forse, se non c'ero io, non si sarebbe arrivati in tempo d'applicarla neppure allo zio. Come sempre io non ci guadagno nulla. Quando lo zio sarà ringiovanito nessuno si ricorderà di me.

ANNA.               Finché non hai la laurea naturalmente non ti spetta nulla. Poi per qualunque sciocchezza che farai sarai pagato.

EMMA                (scoppiando in pianto). A me pare una grande, un'inaudita ingiustizia. Soli sei mesi dopo il povero Valentino avrebbe potuto riavere la giovinezza che gli spettava.

ENRICO.           Ciò avviene ogni giorno in medicina, nevvero signor Guido? Due miei fratelli morirono giovanissimi di difterite. Colpa loro se non seppero attendere il rimedio.

EMMA.               Già, per Lei andò tutto secondo i Suoi desideri.

ENRICO.           Io mai desiderai che i miei fratelli morissero. Lo giuro.

EMMA.               Mamma, io prenderò la colazione piú tardi. Ora non saprei mangiare. Tutte queste agitazioni, i rimproveri del babbo… Devo riposare. Pensa tu ad Umbertino. Lo mando di qua. Con permesso. (Inchino leggero e via.)

ANNA.               Poverina! Già, Lei, signor Biggioni, saprà certo compatirla.

ENRICO.           Se non faccio altro, io. E ancora per otto mesi…

ANNA.               Sí, per otto mesi.

GUIDO.              Ma mio povero amico, perché le parlaste dell'operazione e subito anche del giovamento che avrebbe potuto ritrarre il povero Valentino? Avevate preveduto tutto e saltaste nel precipizio proprio volendolo.

ENRICO.           Chissà perché l'ho fatto? È stato piú forte di me. Ma forse è meglio cosí. Certo essa avrebbe amato meglio di esserne informata se l'operazione fosse arrivata in tempo per giovare a Valentino, ma questo non era in mio potere. Non le pare ch'io ho dato la prova di aver fatto presto come ho potuto?

GUIDO.              Certo, ma era prevedibile ch'essa vi avrebbe ringraziato a quel modo.

ANNA.               Infatti, Lei, signor Biggioni, ha sbagliato. Io non avrei detto niente.

 

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Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com
Ultimo Aggiornamento:13/07/2005 23.52

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