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De Bibliotheca

Biblioteca Telematica

CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA

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La rigenerazione

ITALO SVEVO

Commedia in 3 atti

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SCENA SEDICESIMA

RITA e FORTUNATO

 

RITA                   (entra saltando e ballando). Dopo un fatto simile non ci dovrebbe essere altro. Si dovrebbe per restare tanto contenti non fare piú nulla. Non lavorare, non litigare soprattutto.

FORTUNATO (immusonato). Intanto io devo andare a lavorare.

RITA.                  Vai pure. E litigare anche ti piace.

FORTUNATO. Litigo quando debbo. Tu dici sempre le stesse cose lunghe e finisci con l'aver ragione. O fingi di credere d'aver ragione. Io non so ripetere le stesse cose. E per essere breve finisco col non aver ragione.

RITA.                  Ma non capisci che Umbertino è ritornato a casa incolume, con la sua testina riccia intera.

FORTUNATO. Io ne ho piacere. L'ho visto. Solo che io non ho mai creduto che Umbertino si sia lasciato schiacciare da una automobile. Il vecchio s'arrabbiò perché glielo dissi. Altra cosa sarebbe se mi si avesse detto che lui fosse andato sotto alla macchina. Oh, allora senza perder tempo avrei messo subito a lutto la nostra vettura.

RITA.                  Certo. Adesso lo vedo anch'io che Umbertino non poteva finire cosí. Ma tu lo dicesti prima al vecchio signore?

FORTUNATO. Prima di che?

RITA.                  Prima del ritorno di Umbertino.

FORTUNATO. Non ci pensai. Glielo dissi dopo.

RITA.                  Peccato. Cosí non crederanno affatto che tu l'abbia previsto. Mi dispiace perché qui tutti ti credono una grande bestia.

FORTUNATO. Io non cambio la mia testa con la loro. Quelle medicine che il vecchio signore prende in luogo del vino! Le bestie della signora! E la giovine signora con tutti quei veli!

RITA.                  Ma dicono che tu tosasti tutti gli alberi del giardino alla Fieschi.

FORTUNATO. Mi presero quale chauffeur perché mio padre era stato contadino. Ma lui conosceva altri alberi che i gelsi. Volevano che facessi anche il servizio in casa. Io tosai cioè ribaltai la tavola. Che trovino un altro che in due anni non ebbe alcun incidente con la macchina. Qualche panna!

RITA.                  Innumerevoli panne!

FORTUNATO. Io non sono un grande meccanico. Ma anche là va meglio. So quando devo soffiare o avvitare o svitare. L'ho detto al signor Guido: Il motore è una cosa un poco piú delicata del corpo umano. A lui basta di prescrivere un po' di camomilla. “Sta meglio?” domanda poi. Anch'io do dell'olio alla macchina. Poi ritorno al volante. “Come va?” domando. Non va. Del resto non mi mandano via. Non ammazzai mai nessuno. E a quest'ora loro sanno che pericolo ci sia con la macchina. Pagano qualche multa per il passaggio a livello che c'è qui accanto e possono essere contenti. Ma non si tratta di questo, ora.

RITA.                  Si tratta anzi solo di questo. Di nient'altro, te ne prego. Anzi neppure di questo. Vuoi che ti perdoni? Io ora vorrei essere in pace con tutti, anche con te. Amo tutti, io, perché Umbertino s'è salvato.

FORTUNATO. Tutti? Anche il signor Guido, nevvero?

RITA.                  Sarebbe una bella villania di escluderlo. Che ti fece?

FORTUNATO. Io spero nulla ancora. Io so solo quello che vorrebbe farmi.

 

 

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Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com
Ultimo Aggiornamento:17/07/2005 20.22

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