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De Bibliotheca

Biblioteca Telematica

CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA

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La rigenerazione

ITALO SVEVO

Commedia in 3 atti

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SCENA QUATTORDICESIMA

UMBERTINO e DETTI

 

UMBERTINO    (dal di fuori). Nonno, nonno.

GIOVANNI.      E sento continuamente, nella mia delicata coscienza, echeggiare la voce del bambino: Nonno, nonno, aiuto.

GUIDO.              Ma questa non è la voce della vostra coscienza, zio. Questa è proprio la voce del fanciullo.

UMBERTINO    (entra correndo). Ma nonno, perché m'hai lasciato solo?

GIOVANNI       (balbettando). Io?… Ti lasciai solo? (Si passa la mano sulla fronte.) Dove sei stato finora?

GUIDO               (chinandosi sul fanciullo e baciandolo). Sulla terra. Dio sia ringraziato. (Urlando.) Zia, zia.

GIOVANNI.      Non urlare. Mi fai male alle orecchie. Non vedi in che stato mi trovo? Vieni qui, Umbertino. Non capisco piú niente. Hai dunque finito di andar sotto all'automobile? Dammi un bacio. Ma dimmi. Come avvenne? E perché fuggisti?

UMBERTINO. Non io fuggii, ma l'automobile. La inseguii perché credevo tu ci fossi sotto. Corsi tanto, sempre urlando, che l'automobile si fermò. Guardai di sotto. Tu non c'eri. Lo chauffeur trasse tanto di lingua.

GIOVANNI.      Villano! Ma io voglio che quell'uomo finisca in carcere. Non è permesso. È offensivo! Correre per la città con la lingua fuori e schiacciare la gente.

UMBERTINO. Ma io gli feci vedere la mia. Proprio cosí. (Fa vedere la lingua.)

GUIDO.              Ma andiamo ad avvisare la zia che qui accanto agonizza.

GIOVANNI.      Ma aspetta un momento. (Attira a sé il fanciullo.) Dimmi la verità: Hai preso paura? Eppoi: Non è vero che anche tu credevi ch'io sia morto? Perciò guardasti sotto all’automobile.

UMBERTINO. No, no, nonno. Solo per un istante credetti che tu fossi morto. Poi pensai che per te una sola automobile non bastava. E ritornai a casa tranquillo. Ho fame. Perché non siete ancora a colazione?

GIOVANNI.      Ma tu scherzi. Te ne prego, parla seriamente. Non dubitare per la colazione. A te, oggi, ne daranno due, dieci. Ma tu fosti sotto all'automobile? Voglio dire ci fosti e sapesti evitare le ruote?

UMBERTINO    (ridendo). Ma perché dovrei andare sotto all'automobile? Io sono saltato dall'altra parte e se tu fossi rimasto al tuo posto avremmo potuto continuare la nostra passeggiata.

GIOVANNI.      Continuare la passeggiata? In quelle circostanze. (A Guido.) Insomma, si capisce. Io credevo morto lui e lui credeva morto me.

GUIDO.              Tutto questo non ha importanza. Andiamo dalla zia. Non spaventarla. È di là nella sua stanza da letto. (Umberto s'avvia.) Aspetta! Come facciamo noi per non darle un colpo troppo forte? Senti Umbertino. Sai zoppicare? Falle credere che hai lesa una gamba. Cosí pian pianino s'abituerà a ritrovarti sano.

UMBERTINO. Anche la nonna mi credeva morto? Vuoi che m'involga in un lenzuolo e le apparisca come uno spirito?

GUIDO.              Andiamo, andiamo. Non è il momento di scherzare, bambino mio. (Lo prende per mano ed esce con lui a destra.)

 

 

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Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com
Ultimo Aggiornamento:17/07/2005 20.18

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