fancyhome3.gif (5051 bytes) blushrosetit.gif (31930 bytes) fancyemail.gif (5017 bytes)

De Bibliotheca

Biblioteca Telematica

CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA

fancybarT.gif (5506 bytes)

Un marito

ITALO SVEVO

fancybul.gif (2744 bytes)     fancybulsm.gif (614 bytes)    fancybul.gif (2744 bytes)    fancybulsm.gif (614 bytes)    fancybul.gif (2744 bytes)

fancybarB.gif (5659 bytes)

fancyback.gif (5562 byte)

fancynext.gif (5542 byte)

 

 

ATTO SECONDO

 

Stanza in casa dell'avvocato Arcetri. Stanza semplice di ricevimento. Mobili comodi e serii. Tavolo con su dei libri, una boccia d'acqua e una lampada accesa. Un sofà con lo schienale rivolto all'ingresso di fondo. Due porte laterali di cui quella a destra conduce alla stanza di Federico e quella a sinistra a quella di Bice.

 

 

SCENA PRIMA

BICE e la CAMERIERA

 

CAMERIERA      (aiutando Bice a levarsi il mantello). No! il signore non è ancora rientrato. È stato il signor Reali; l'ha aspettato un poco e se n'è andato dicendo che sarebbe ritornato piú tardi. Poi è stata qui (esitante) la signora Amelia.

BICE.                    Mi aveva lasciata poco prima per accompagnare Guido a casa. Che il bimbo sia ammalato? (Cessando di spogliarsi.)

CAMERIERA      (esitante). Non credo.

BICE.                    Perché non crede?

CAMERIERA.     Signora! Io veramente non volevo dirglielo. Ma poi è troppo strano! La signora Amelia mi sembrava agitata molto. Quando io le dissi che la signora non era ancora rientrata non voleva crederlo. Mi diede del denaro perché le dicessi la verità. Sembrava credere non solo che la signora fosse rientrata ma che… ma che…

BICE.                    Ma che?

CAMERIERA.     Ma che fosse accompagnata dal signor Paolo.

BICE                     (dopo una breve esitazione). Avrà creduto che abbiamo voluto farle uno scherzo.

CAMERIERA.     A me non parve ch'essa scherzasse e rifiutai il denaro dicendo che non ebbi giammai dalla signora l'incarico dire delle bugie.

BICE.                    Avete fatto bene, Giovanna.

CAMERIERA      (esce e ritorna). C’è il signor Paolo Mansi!

BICE.                    Entri, entri.

 

 

SCENA SECONDA

PAOLO e BICE

 

PAOLO                (entra cauto, guarda d'intorno con attenzione, e poi sotto il sofà). Non c'è! Coraggio!

BICE.                    Che fa?

PAOLO.               Sst! La porta è socchiusa! (Va a chiudere con cautela la porta.)

BICE                     (spazientita). Ma che cosa fa dunque?

PAOLO                (fa come se rinvenisse da un sogno, poi con tristezza). Eccomi nella realtà! Ero nel sogno! Finché Ella non me ne trasse con la Sua rude domanda, potevo benissimo ritenermi un amante atteso con impazienza. E come godevo! Chiudevo la porta, guardavo in tutti i piú reconditi cantucci se ci fosse qualcuno. Non c'era nessuno!!! (Va ad aprire la porta e le parla.) Resta, resta aperta; sei talmente inutile. Nessuno avrà mai bisogno di spezzarti i cardini per aprirti. Stupida porta! Addobbo superfluo di un passaggio qualunque!

BICE                     (ridendo). Com'è peccato che sono obbligata di toglierle anche questo innocente divertimento! Ma vi sono obbligata!

PAOLO.               Che cosa va dicendo? E i nostri patti?

BICE.                    Cera un patto, scritto anzi mi pare. Promisi infatti di ammettere ufficialmente la sua corte. Era un patto spiritoso e gentile; qualche cosa di simile si faceva anche alle corti d'amore medievali. Solo che nel nostro c'era una clausola modernamente umana ed è a quella che m'appello.

PAOLO.               Non ricordo le clausole, ma denunzio il patto in genere. Troppo duro!

BICE.                    Bravo signor Paolo. Era questo che le domandavo.

PAOLO.               E ne facciamo un altro?

BICE.                    Sí! di buoni amici!

PAOLO.               Allora preferisco il patto vecchio. Signora Bice! Abbia compassione di me! Avevo accettato un contratto per se stesso tanto duro. Se adesso capitano a complicarlo delle clausole che non ricordo, allora facilmente mi trovo ridotto alla disperazione.

BICE                     (ridendo). Quel facilmente è bellissimo.

PAOLO.               Ho sbagliato! Diavolo! Sono sconcertato in un modo! Ho sempre pensato che non v'è nulla di piú bestiale che di adirarsi quando una bella donna non vuole saperne di voi. Ma questa volta la cosa è troppo grave.

BICE.                    Perché grave?

PAOLO.               Grave perché la donna di cui si tratta è troppo bella. Ella commette una mala azione.

BICE                     (ridendo). Non credo. La cosa mi divertiva e mi diverte ancora ma ho dovuto risolvermi a rinunziarvi. Rammenta che L’avvertii che quando la Sua corte avrebbe fatto soffrire qualcuno non L’avrei accettata piú?

PAOLO.               Diamine… Federico, forse?

BICE.                    No! No! Non Federico! Egli non s'accorse di nulla. Anzi la Sua corte tanto spiritosa che mi divertiva sempre, diveniva seducente, appassionata in sua presenza soltanto. E… a dire il vero, Ella m'accordò ben di rado tale compiacenza.

PAOLO.               Me lo creda, signora Bice, che si trattava non di paura ma di riguardo.

BICE.                    Riguardo per me?

PAOLO.               Ella dovrebbe rammentare che il signor Federico ha l'abitudine d'ammazzare le donne e non gli uomini.

BICE                     (con un'esclamazione di ribrezzo). Come il Suo spirito in tali frangenti inacidisce. Non ammazzò che la donna perché - al solito - l'uomo era fuggito.

PAOLO.               Mi perdoni se ho offeso un membro della Sua famiglia ma mi passa tutta la voglia di ridere sentendo che Lei, signora Bice, proprio Lei, m'attribuisce vigliaccheria. Vuole una prova del mio coraggio? Facciamoci sorprendere in flagrante!

BICE                     (ridendo). Un po' ardito ma non c'è male. Peccato ch'io abbia poca voglia di farmi sorprendere in flagrante. E non mica per paura, sa… (Interrompendosi.) Ma non ho nessuna voglia di avvilirla perché anzi desidererei di vederla ridivenire il mio buon vecchio amico ch'era stato prima. (Con calore.) Amelia soffre del Suo contegno. Me lo diede a capire. Io ho sbagliato; non ci avevo mai pensato ad Amelia.

PAOLO.               E neppur io. Adesso che son costretto di pensarci debbo confessare che non mi fa piacere.

BICE                     (ride). Sia pure! Abbiamo finito ridendo. Continuiamo a ridere e non se ne parli piú.

PAOLO.               Ella desidera che Le restituisca quelle lettere che Ella ebbe la bontà d'indirizzarmi quando ero a Roma?

BICE.                    Oh! no! Le tenga per memoria o le distrugga! Badi che non cadano in mano a Amelia; è la sola persona che temo. In quanto alle Sue lettere, non so davvero dove le ho messe.

PAOLO.               Cosí almeno abbiamo trovato il vero tono per dividerci. A sentirci - dica la verità - sembrerebbe davvero che stessimo sciogliendo un nodo ed il nostro infatti era difficilissimo a sciogliere. Era veramente il nodo gordiano… dopo tagliato. Io, posso dirlo con piena sincerità, non ci ho capito niente.

BICE                     (con malizia). Ella ha troppo spirito per poter capire. Tanto spirito che schiaccia tutto, anche la passione.

PAOLO                (riflette lungamente). Questa dovrebbe essere una spiegazione. Ma non basta! Se Ella avesse sentito qualche cosa per me, avrebbe ben presto capito che in me anzi la passione si converte in spirito proprio come lo zucchero in alcool. Il mio spirito è passione. (Riflette lungamente.) Eppure prima di troncare un colloquio tanto importante per me, dico per me, potrei darle la prova che io, oltre allo spirito ch'Ella con tanta bontà m'attribuisce, so, talvolta, dico talvolta, anche pensare e osservare. Ecco: Ella non mi ama e per capire un tanto non mi occorse di grande sforzo. Ma Ella non mi ama non mica perché io abbia troppo spirito, come Ella dice, o troppo poco come fa intendere. Ella ne ama un altro, povera signora Bice. Sí! disgraziata signora, Ella è innamorata del grande, formidabile, geniale Federico Arcetri.

BICE                     (ridendo troppo). Ah! Ah! Come bon mot passa; prova sempre di quello spirito…

PAOLO.               Senta, signora Bice! Se ci fosse qui un fonografo e mi ripetesse tutte le parole che ho dette finora, arrossirei di vergogna. Diamine! Mi trovo in una posizione difficile e faccio vani sforzi per congedarmi con qualche grazia. Ma quando il fonografo con la sua voce reumatizzata ripetesse: Ella ama suo marito, il suo formidabile e geniale marito, respirerei e penserei: Ho un cervello che lavora con discreta esattezza. Ella non lo vuol riconoscere ed è da cattiva, sí, cattiva. Mi riuscirebbe di tale sollievo se Ella me lo confessasse! Me ne andrei leggero, leggero, senza il peso di alcun rancore! Me lo confessi! Ella ama Suo marito! In fondo non c'è niente di male. A me pare un po' ridicolo; mi pare di veder Amelia, ma insomma non posso dir nulla perché sta in legge! Se me lo confessa mi sarà facile di perdonarle d'aver usato di me come di un mezzo per prendere il povero Federico con la gelosia; anzi sarò sempre disposto di ricominciare.

BICE                     (sorridendo). Vada! Vada signor Paolo! Amelia l'attende.

PAOLO.               Dunque è vero? Ella mi tradisce con lui?

 

 

SCENA TERZA

FEDERICO e DETTI

 

FEDERICO         (entra, il soprabito abbottonato, il cappello in testa; si ferma esitante alla porta). Buona sera!

BICE.                    Buona sera! Cosí di buon'ora!

FEDERICO.        Sí. Veramente assai di buon'ora. (Non guarda Bice in faccia, ella s'avvicina a lui per aiutare a togliergli il soprabito. Egli è titubante.) Non occorre. Sono venuto per… per prendere un atto che avevo dimenticato nella mia stanza. (Detto questo, si risolve e s'avvia verso la propria stanza a destra.)

PAOLO                (sorpreso del contegno di Federico). Buona sera, Federico…

FEDERICO.        Buona sera! (Poi si volge per un attimo.) Ah! vuoi andar via! A rivederci! (Esce.)

PAOLO.               Mi pare alquanto strano! Che abbia udita la mia ultima frase? (Pensieroso.) Quale era veramente? Ah! sí: “Ella mi tradisce con lui!”. È una frase che non può compromettere nessuno perché il suo carattere scherzoso salta agli occhi. Ma tuttavia non vorrei lasciarla qui sola nell'ora del pericolo. Mi permetta di rimanere qui. Se ce ne fosse di bisogno potrei, pur troppo, dare tutte le prove della Sua innocenza.

BICE.                    Vada! Vada! Non ho bisogno di testimonianze.

PAOLO                (appassionato). Potrei dare la prova che le nostre relazioni somigliano quelle di fratello e sorella. Il fratello portava il buon umore, la sorella il riso dolce, perlato, sonoro, - oh! come ne farò senza! - La sorella era l'ingenuità fatta persona ed il fratello anche, salvo che sognava l'incesto.

BICE.                    Dato il pericolo ch'Ella corre, non c'è male! Ma La prego, vada a tranquillare Amelia. Per quanto si trattenesse io compresi ch'essa era eccitatissima.

PAOLO.               Vado subito! Mi dia la mano anche una volta. Oh! Bice! Potessi esprimere la passione come la sento! Dovrebbe pur essere una prova del mio amore il fatto che accanto a quell'uomo ch'Ella dice sanguinario cioè amante di sangue anche maschile, sono capace di ricordare tutta la mia passione.

BICE.                    Ma anche tutto il Suo spirito.

PAOLO.               Ne ho fatto? Non lo ricordo. Ogni parola che indirizzo a Lei, a me pare suggerita dalla sola passione. Ella trova la mia passione risibile perché non la divide. Perciò Le sembra tutta un brutto bon mot. Io vado ma ripensi a me talvolta. Se Lei sapesse come il cuore femminile talvolta è strano… Non è affatto escluso ch'Ella senta di nuovo bisogno di me e del mio brutto spirito. Mi chiami senz'esitazioni. Io accorrerò ad onta di tutte le Amelie di questo mondo. (Prendendo un tono di società.) La prego, signora, di riverire da parte mia Federico e di scusarmi con lui se non ho potuto attenderlo.

BICE                     (lietamente). Cosí va bene! La prego di salutarmi tanto Amelia e… di tranquillarla. (Paolo esce dalla porta di fondo, Bice a destra. Federico entra dopo brevissimi istanti dalla porta di sinistra e si ferma sulla soglia con un rotolo di carte sotto il braccio, sempre ancora in soprabito e il cappello in testa.)

 

 

SCENA QUARTA

FEDERICO e poi BICE

 

FEDERICO         (perplesso). Indagare, adesso?

BICE                     (rientra). Ancora sempre in soprabito? (Federico fa un lieve movimento di spavento.)

FEDERICO.        Infatti! Fa caldo! Se avessi da uscire di nuovo, lo riprenderei. (Lo leva. Beatrice lo aiuta. Poi rimangono un istante a guardarsi, lui lo sguardo incerto, essa indagatore.) Chi era qui or ora?

BICE                     (stupita). Non lo hai visto? Mi parve vi siate salutati. Paolo Mansi.

FEDERICO.        Ho tanti affari per la testa. Non lo vidi. Lo salutai macchinalmente.

BICE                     (fissandolo). Hai voluto ricevere quella donna…

FEDERICO         (con evidente aspetto di mentitore). Quale donna! Ah! quella! Non è venuta! Sono molto occupato. Ho avuto molte visite e… e… non ho potuto evadere gli atti per cui non vi ho accompagnato a Villa Luisa. Anzi adesso mi metterò qui, e non mi muovo di qua per molto tempo. Scusa se non ti faccio compagnia. (Siede al tavolo, apre gli atti, poggia la testa fra le mani e finge di leggere. Bice lo guarda lungamente non comprendendo, poi esce.)

 

 .

 

fancybarT.gif (5506 bytes)

fancybul.gif (2744 bytes)

fancybulsm.gif (614 bytes)        fancybulsm.gif (614 bytes)         fancybulsm.gif (614 bytes)

fancyhome3.gif (5051 bytes)

fancyback.gif (5562 byte)

fancynext.gif (5542 byte)

fancyemail.gif (5017 bytes)

Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com
Ultimo Aggiornamento:14/07/2005 00.00

fancylogo.gif (5205 bytes)
fancybul.gif (2744 bytes)
Top