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Biblioteca Telematica

CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA

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Il ladro in casa

ITALO SVEVO

Scene della vita borghese

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ATTO SECONDO

 

SCENA PRIMA

CARLA (vestita per uscire) ed EMILIA

 

CARLA                     (gridando fuori della porta). Emilia! Emilia!… Emilia…

EMILIA.                    La mi chiama lei, signora?

CARLA.                    Mi pare! Già da mezz'ora! Cosa faceva di là?

EMILIA.                    Nulla! Se non c'era nulla da fare!

CARLA.                    Ragione di piú per venire subito alla mia prima chiamata!

EMILIA.                    Mi ero un po' addormentata.

CARLA.                    E per le sette e mezzo dev'esser pronta la cena! Qui non vedo pronto nulla!

EMILIA.                    Non mi aveva ordinato nulla però.

CARLA.                    Ma non ceniamo ogni sera a quest'ora!

EMILIA.                    Non c'era nessuno a casa ed io pensavo che avessero a cenare fuori.

CARLA.                    Ah, sciocca! Quando non dico nulla, vuol dire che facciamo come ogni sera! (Si leva con impeto mantello e cappello.) Ora, invece di star qui a guardarmi imbecillita, si affretti!

EMILIA                     (con flemma). Eh, non c'è tanta furia!

CARLA.                    Allora preparerò io questa tavola. Mi dia la tovaglia!

EMILIA.                    Se vuole l'aiuto… (Sempre calma.)

CARLA.                    Ah, vuole aiutarmi! Sgualdrina! Crede che tenga la serva in casa per servirla io! (Arrabbiata.) Prepari subito la tavola o la licenzio immediatamente! Badi che gliel'ho già detto otto giorni fa.

EMILIA.                    Io non sono una sgualdrina e Lei non ha il diritto d'insultarmi! Io non L'ho pregata di tenermi! È stata Lei che mi ha pregata di restare!

CARLA.                    Io l'ho pregata di rimanere?! Io? Io!

EMILIA.                    Precisamente. Là in cucina. Io stavo facendo il fuoco di mattina alle sei… Lei si è alzata e non ancora vestita è venuta a dirmi: Vuol rimanere, Emilia? Si ricorda?

CARLA                     (affettando per un poco la calma). Sí, me ne ricordo. E adesso Le dico di ricordarselo anche lei per bene! Fra quindici giorni è libera. Si cerchi un'altra casa, perché questa non fa per lei finché ci sono io!…

EMILIA.                    Va bene.

CARLA                     (scoppiando). Oh, andrà via! La vedremo se questa volta verrò io a pregarla di rimanere!…

EMILIA                     (sorridendo). La vedremo!

CARLA                     (gridando e piangendo). S'è impertinente la scaccio all'istante! (Si sente suonare il campanello e Carla cerca di ricomporsi.) Vada ad aprire la porta, adesso! (Emilia via.)

 

SCENA SECONDA

EMILIA, CARLA, ELENA

 

ELENA.                     Cosa ti è accaduto che ti si sente gridar fin sulle scale?

CARLA                     (si asciuga le lagrime). Nulla, nulla. Accomodati! (Emilia accenna ad Elena che Carla è pazza, Carla se ne accorge.) Ah, pazza io?! Fuori subito da questa casa! Questa sera ancora! Metti insieme i tuoi quattro cenci e vattene! (Gridando ancor piú.) Che non ti veda piú! Capito?

EMILIA.                    Oh, questa la vedremo! (Via.)

Carla cade singhiozzando sul divano nascondendosi gli occhi col fazzoletto.

ELENA.                     Carla! Carla! Ma via, Carla, non ti riconosco piú! Per una disputa con la domestica agitarsi tanto!

CARLA                     (singhiozzando) Ah, tu non sai! Non sai!

ELENA.                     Cosa non so?

CARLA                     (rimettendosi). È passata. Mettiti in libertà. (Reprimendo un singhiozzo.) Qual buon vento?

ELENA.                     Niente di nuovo. Sono passata per di qua per andare a casa. Ero dalla mamma e dovrò andarmene subito, perché Emilio mi attende a cena. Dimmi veramente cosa ti faceva pianger cosí! Era proprio l'Emilia?

CARLA                     (singhiozza).

ELENA                      (ridendo schiettamente). Ha, ha! Davvero che mi fai ridere!

CARLA.                    Non sai perché è tanto impertinente?

ELENA.                     Perché?

CARLA.                    Perché… lui…

ELENA.                     Basta! Ho capito! (Dopo una pausa.) Questi mariti!

CARLA.                    Due o tre volte l'ho veduto scherzare con lei. Io non ci davo molta importanza, ma otto giorni fa volevo licenziarla ed egli si è opposto.

ELENA.                     Cosa ti ha detto?

CARLA.                    Che sono una sciocca! Che a cambiare non si può che perdere… E tante altre cose di cui nessuna era la vera ragione per la quale egli voleva che rimanesse…

ELENA.                     E come sai tu che ciò che diceva non era la vera ragione… ecc…

CARLA.                    Lo so, benissimo. Di solito quando egli dice una cosa per me è vangelo e non ribatto. Lunedí non so perché ebbi con Emilia un'altra disputa e finii coi licenziarla. Martedí Carlo tanto fece finché dovetti io pregarla di rimanere. Capirai che gli uomini in queste cose non usano immischiarsi e se lo fanno, vuol dire che ne hanno il motivo.

ELENA.                     Eh, capisco! Fai bene, benissimo a mandarla via, ma fai malissimo ad agitarti che proprio non ne vale la pena.

CARLA.                    Non ne vale la pena! Per te che non ami tuo marito è tutt'altra cosa!

ELENA.                     Tu fai bene ad amarlo, quantunque… Via, questo non c'entra! Dico soltanto che fai male ad adirarti, perché basta mandarla via e la faccenda è terminata.

CARLA                     (agitandosi daccapo). E sarà presto terminata! Te l'assicuro! Se si opponesse non so cosa farei! Fuori di casa lei o fuori io!

ELENA.                     Vedrai che Carlo non si opporrà. Tuo marito non è ostinato. Può avere tutte le cattive qualità, ma ostinato non è. Il mio, vedi, se si mette qualche cosa in testa non si lascia piú convincere!

CARLA.                    Non occorre che tu lo convinca. È sempre ragionevole, lui! Non vuole che il tuo bene, la pace in famiglia…

ELENA.                     E non la voglio forse anch'io questa pace?

CARLA.                    Sí, ma diversa da quella ch'egli desidera. Egli ama la quiete. Fosse anche questo il desiderio di Carlo!

ELENA.                     Non augurartelo che commetti un peccato! Sapessi quanto ho sofferto da che mi sono sposata! Quell'uomo lí ha commesso un delitto sposandosi! Non ama che i suoi libri! Ed ha legato l'esistenza ad una giovinetta! Avrebbe dovuto sposare una vecchia che avesse i miei centomila franchi di dote e gli tenesse in ordine la casa!

CARLA.                    Ma Elena!

ELENA.                     Oh, lo so da molto tempo che non mi ha sposata che per la dote!

CARLA.                    Conosco tanto bene Emilio da poterlo giudicare in modo molto diverso.

ELENA.                     Ah, già tu lo conosci! Tutti lo conoscono! Uno scienziato che si degnò di sposare una ignorante… Scrive libroni grossi cosí… che nessuno legge, perché nessuno legge i suoi libri, o almeno chi li legge non li paga. Si lagna tante volte che dopo tanti studi non ha in premio che lodi. Tutti lodano e nessuno legge. Quando lo sposai, te lo confido, era in cattivissime condizioni finanziarie…

CARLA.                    Ma perché lo sposasti? Non lo ami?

ELENA.                     Era un bell'uomo quella volta. Aveva ancora tutti i suoi capelli, un occhio meno smorto e talvolta pareva spiritoso. Tutti intorno a me lo colmavano di elogi ed io perdetti la testa. Ma adesso sapessi! No. Prima promettimi che non ne farai parola ad alcuno!

CARLA.                    Di che?

ELENA.                     Ora non ero mica da mia madre. Ero da un avvocato!

CARLA.                    Perché?

ELENA.                     Io non vivo piú con quell'uomo! Assolutamente!

 

SCENA TERZA

EMILIA e DETTE, Poi MARCO

 

EMILIA.                    C'è il signor Marco. (Marco entra subito. Ha una tromba all'orecchio e gli occhiali.)

MARCO.                   Buona sera. Ignazio non è ancora venuto?

CARLA.                    No, zio, non ancora.

ELENA                      (alzandosi). Con permesso.

MARCO.                   Sono io che la faccio scappare?

ELENA.                     Diceva appunto a Carla che debbo andarmene. Vede che non ho nemmeno tolto il cappello. Buona sera. (Gli dà la mano.) Addio, Carla! Vedrai che sarai contenta domani.

 

 

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Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com
Ultimo Aggiornamento:13/07/2005 23.33

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