Io sono amico al Conte:
questa è laccusa mia; nol nego, io il sono:
e il ciel ringrazio che vigor mi ha dato 110
di confessarlo qui. Ma se nemico
è della patria? Mi si provi, è il mio.
Che gli si appone? I prigionier disciolti?
Non li disciolse il vincitor soldato?
Ma invan pregato il condottier non volle 115
frenar questa licenza. Il potea forse?
Ma limitò. Non ve lo astrinse un uso,
qual chei sia, della guerra? ed al Senato
vera non parve questa scusa? e largo
dogni onor poscia non gli fu? Laiuto 120
al Trevisan negato? Era più grave
periglio il darlo; era limpresa ordita
ignaro il Conte; ei non fu chiesto a tempo.
E la sentenza che a sì turpe esiglio
il Trevisan dannò, tutta la colpa 125
non rovesciò sovra di lui? Cremona?
Chi di Cremona meditò lacquisto?
Chi lordin dié che si tentasse? Il Conte.
Del popol tutto che a rumor si leva
non può scarso drappel linaspettato 130
impeto sostener; ritorna al campo,
non scemo pur dun combattente. Al Duce
buon consiglio non parve incontro un novo
impensato nemico avventurarsi;
e abbandonò limpresa. Ella è, fra tante 135
sì ben compiute, una fallita impresa;
ma il tradimento ovè? Fiero, oltraggioso
da gran tempo, voi dite, è il suo linguaggio:
un troppo lungo tollerar macchiato
ha lonor nostro. Ed uninsidia, il lava? 140
E poi che un nodo, un dì sì caro, ormai
non può tener Venezia e il Carmagnola,
chi ci vieta disciorlo? Unamistade
sì nobilmente stretta, or non potria
nobilmente finir? Come! anche in questo 145
un periglio si scorge! Il genio ardito
del condottier; la fama sua si teme,
de soldati lamor! Se render piena
testimonianza al ver, colpa si stima;
se a tal trista temenza oppor non lice 150
la lealtà del Conte; il senso almeno
del nostro onor la scacci. Abbiam di noi
un più degno concetto; e non si creda
che a tal Venezia giunta sia, che possa
porla in periglio un uom. Lasciam codeste 155
cure ai tiranni: ivi il valor si tema
ove lo scettro è in una mano, e basta
a strapparlo un guerrier che dica: io sono
più degno di tenerlo; e a suoi compagni
il persuada. Ei che tentar potria? 160
Al Duca ritornar, dicesi, e seco
le schiere trar nel tradimento. Al Duca?
Alluom che unonta non perdona mai,
né un gran servigio, ritornar colui
che gli compose e che gli scosse il trono? 165
Chi non poté restargli amico in tempo
che pugnava per lui, ridivenirlo
dopo averlo sconfitto! Avvicinarsi
a quella man che in questo asilo istesso 170
comprò un pugnal per trapassargli il petto!
Lodio solo, o signor, creder lo puote.
Ah! qual sia la cagion che innanzi a questo
temuto seggio fa trovarmi, unalta
grazia mi fia, se fare intender posso
anco una volta il ver: qualche lusinga 175
io nutro ancor che non fia forse invano.
Sì, lodio cieco, lodio sol potea
far che fosse in Senato un tal sospetto
proposto, inteso, tollerato. Ha molti
fra noi nemici il Conte: or non ricerco 180
perché lo siano: il son. Quando nascoste
allombra della pubblica vendetta,
le nimistà private io disvelai;
quando chiedea che a provveder savesse
lutil soltanto dello Stato, e il giusto; 185
allora ufizio io non facea damico,
ma di fedel patrizio. Io già non scuso
il mio parlar: quando proporre intesi
che sotto il vel di consultarlo ei sia
richiamato a Venezia, e gli si faccia 190
onor più dellusato, e tutto questo
per tirarlo nel laccio... allor, nol nego...