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CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA

Mentr'io mi cavalcava

 Di: Ciacco dell'Anguillara

 

Mentr'io mi cavalcava

odivi una donzella:

forte si lamentava

e diceva: "Madre bella,

lungo tempo è passato

che deggio aver marito

e tu non lo m'hai dato

. . . .

La vita d'esto mondo

nulla cosa mi pare.

Quand'altri va giocondo,

me ne membra penare".

. . . .

. . . .

. . . .

. . . .

La madre li risponde:

"Figlia mia benedetta,

se l'amor ti confonde

de la dolce saetta,

ben t'en puoi sofferere.

Tempo non è passato

che tu potrai avere

ciò c'hai desiderato".

. . . .

"Per parole mi teni

tutt'or così dicendo:

questo patto non fina,

ed io tutt'ardo ed incendo.

La voglia mi domanda

'Na cosa che non suole:

luce più chiar che 'l sole;

per ella vo languendo".

"Oi figlia, non pensai

sì fossi mala tosa;

chè ben conosco omai

di che se' golïosa;

chè tanto m'hai parlato.

Non s'avvene a pulzella

credo che l'hai provato,

sì ne sai la novella.

Lascioti, dolorosa

. . . .

. . . .

. . . .

. . . .

. . . .

. . . .

. . . .

Canzonetta novella,

moviti a la palese,

E vanne a la donzella

che sta ne le difese.

A Saragozza la manda,

e va fedelemente:

Cantala ad ogni banda

per la rosa piacente.

 

Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com Ultimo Aggiornamento:10/07/05 17:23