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Biblioteca Telematica |
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CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA |
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Rappresentazione |
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Michelangelo Buonarroti il Giovane |
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[SCENA PRIMA] [SCENA SECONDA] [SCENA TERZA][SCENA QUARTA] |
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ATTO QUINTO
Semicoro Primo di Donne Cristiane e Aliso Aliso In quanto affanno, in quanto Dolor l'ho io lasciato? Non mi valeva più consiglio alcuno 2560 Porgerli e non potea Sostener di vederlo in tal miseria. Forse meglio di me que' due vicini, Attilio e Plautillo, Ch'io lasciai seco, gli daran conforto. 2565 Povero Eufemio, appena Udita la novella della fuga Della figliuola sua, E' ne sentì la morte. Semicoro I Già l'ha saputo anch'egli, 2570 Il misero Eufemio: Pensate voi che pena Trafiggerà quell'alma! Aliso Io voglio ir tosto a ritrovar Filandro. Ma<c>ché! Se per cercarla il cammin prese 2575 Avrà la morte sua 'ntesa per via; Ma se pur non l'ha intesa Sarò io mai quell'io Che ciò gli debba dir? Sarò mai quello Che 'l cor gli passi di coltel sì fiero? 2580 Non fia mai ver, non fia, non fia mai vero Che per la lingua mia Filandro intenda Che Corinta sia morta.
Aliso, Flavio e Semicoro I Donne Cristiane Flavio S'io ho ben da lontano Le tue parole e ' tuoi lamenti intesi, 2585 Dirò che tardi omai Cercherai di Filandro Per dirli che Corinta sua sia morta. Aliso Caro mi fia, s'ei l'ha saputa altronde, Di non esser quell'io 2590 Che nunzio sia di sì crudel novella. Flavio Ohimè, Aliso! Aliso O Flavio, Gran cagione abbiam noi Di lamentarci insieme Della sventura del comune amico, 2595 Che per sì fiero caso Non credo mai di riveder più lieto. Flavio Tu non sai ancora, Aliso, tu non sai Ben la cagione intera Onde no' abbiamo a lamentarci insieme. 2600 Morta è Corinta, è ver, ma suo seguace Morto seco è Filandro! Semicoro I Anche Filandro (Sentite) è morto, ohimè! Aliso Ohimè, che di' tu? Ma come seco 2605 Morto esser può Filandro? Se Filandro Fuss'ito seco, morta non sarebbe Corinta certo; e troppo è questo male Senza che tu l'accresca. Flavio Morto è Filandro seco, perché, morta 2610 Corinta, ei della vita Poco curando, come intenderai, Quel fece donde morto Lo crederai, come morto il cred'io. Aliso Dunque ch'ei morto sia tu non sai certo? 2615 Flavio Io 'l so certo e non certo. Aliso Tu favelli Molto perplessamente. I Coro Stiamo attente, sorelle. Flavio Io nol so certo, Perch'io non posso morto 2620 Dir d'averlo veduto. Ma tra 'l fuoco Si mise disperato e furioso Per ritrovar Corinta, Ch'era omai fatta cenere, o morire Tra quelle fiamme ov'ella uscì di vita. 2625 Semicoro I Oh mali sopra mali! O questo è 'l giorno del giudizio estremo, O l'estremo giudizio è di Catania. Aliso E questo è ver? Tu 'l sai? Da chi l'udisti? Flavio Io non l'udii, ma con quest'occhi il vidi. 2630 Il vidi entrar tra quegli ardori orrendi. Aliso Eri presente e non lo rattenesti? Flavio Il rapido furor che 'l trasportava Non mi lasciò mai campo D'avvicinarmi a lui. 2635 Ma dèi sapere (il che narravan molti) Ch'allor che dell'incendio, Ch'ardeva d'ogn'intorno la campagna, L'impeto avvantaggiarsi ognor più fiero Vide con gli occhi propri, 2640 Temendo che Corinta, Ch'egli andava cercando fuggitiva, Non portasse dal foco onta et offesa, Sapendo esser lei volta Onde 'l foco veniva, 2645 Si diede velocissimo a seguirla. Et io che 'l vidi in quella cura inteso Gli tenni dietro, ma col piè non valsi Di raggiugnerlo mai. La voce intanto, Conforme al suo sospetto, 2650 S'era sparsa per tutto che Corinta Rimasta fosse tra le fiamme; e 'l loco Mostrava or quelli or questi ov'ella fosse Ita a perire; ond'ei, misero, vinto Da infinito dolor, correndo dove 2655 Vide per l'alte fiamme un picciol varco, Sciolse la voce a favellare, udito Da me che lo seguia: - Corinta, io vegno, E se quest'empio dispietato foco, Ch'oppresse nel tuo sen la nobil alma, 2660 Perdonò alle membra tue gentili, Sì ch'io le trovi ancor pure et intatte, Poiché 'l mio fato gli imenei contese, Avrai dall'amor mio non vulgar tomba; Ma se 'l crudele incendio 2665 Di tua diva beltà non fe' rispiarmo, Tra queste fiamme ardenti, Tra queste alte voragini spietate, È ben ragion che 'ncenerisca anch'io Dove cener divenne 2670 La infelice cagion del foco mio. - A quest'ultime voci affrettai 'l passo Per ritenerlo, et ei velocemente, Qual folgore che 'n ciel fenda le nubi, Là s'avventò sì ch'io v'accorsi indarno 2675 E quel che lo spavento M'accrebbe fu 'l vedersi in un istante Richiuder delle fiamme il calle aperto Ov'ei si fu sì intrepido sommerso, Sì che della sua vita 2680 Nulla c'è da sperare, Aliso mio. I Coro No certamente. Aliso O misero Filandro! Caro amico Filandro! Quanto fôra Stato meglio per te l'aver creduto 2685 Al tuo fedel Aliso, Che tante volte t'ha da quest'amore Disconsigliato! Tu vivresti ancora, Tu non saresti da sì acerbo fato Stato abbattuto; ov'or gli dei, sdegnati 2690 Per l'empio tuo sacrilego pensiero, Che con donna cristiana ardisti il nodo Stringer delle tue nozze, T'han lasciato perir. Ma forse io spero Sopra colei, che stata è della morte 2695 Di Corinta cagion, per cui Filandro È morto anch'egli, caderà 'l gastigo. Eccola la malvagia, Flavio, vèlla! Andiam taciti e lenti, Mentre ha volto in altra parte il guardo: 2700 Sorprendiamla e fermiamla d'improvviso. Aliso, Flavio, Semicoro Primo di Donne Cristiane e Argilla Argilla Ove vo, ove torno, Ove m'aggiro, stolta? Quest'è 'l loco Ond'io partii pur ora. Semicoro I Fuggi, fuggi, infelice, fuggi, Argilla! 2705 Aliso Indarno il piè volgesti, invan cercasti Fuggir, perfida donna! Semicoro I Dio la preservi dal costoro sdegno. Argilla O Dio, che sei dell'opre de' mortali Vero Giudice, sol tu mi condanna, 2710 Tu che de' falli miei con giusta libra Conosci la gravezza. Ma deh, che la impietà de' tuoi nemici Non goda dello strazio, In dispregio di te, de' servi tuoi. 2715 Aliso Or vedrem noi, se quel tuo Dio mortale, Che salvar sé non valse, Salverà te dalla dovuta pena. Argilla Con un sol cenno me con tutto 'l mondo Può salvare il mio Dio. 2720 Aliso Fia tolta prima a te l'indegna vita; Sálviti poi 'l tuo Dio dopo la morte. Argilla Dopo la morte, è vero, Della salute sua si trova il varco. Aliso Uccisa e data al fuoco, sorgi e vivi. 2725 Argilla Incenerita sì riviver spero. Aliso Ma rivivendo a viver meglio impara. Argilla Eterna viverò, tolta al periglio Di potere errar più. Aliso L'error presente Intanto ti condanni, abbi poi scampo 2730 In quell'altra tua vita. Argilla Tarda forse non fia La divina vendetta. Flavio Credal pure. Troppo della rea donna Si comporta l'orgoglio; 2735 Or si conduca al Preside: ei sia quello Che lei, come cristiana E come seduttrice Delle donzelle incaute et innocenti, Esponga oggi alla morte 2740 E prima affligga d'orridi tormenti, Poiché sua colpa con sì acerbo fato Veggian Catania nostra Sfiorita di due germi i più gentili Che spiegasser al ciel fronde di gloria. 2745 Argilla Uopo non v'è di raddoppiar la forza Contro una debil donna Che non recusa di venir là dove, Se Dio le porge del suo santo aiuto, Può trionfar dell'immortal corona 2750 Del felice martirio. Aliso Or vieni omai, Vieni al bramato onor, vieni e trionfa. Argilla Non temo, no, non temo, ecco ch'io vegno. Semicoro I Ammirabil fortezza, o cuore invitto! 2755 Soccorrila, Signore! Ecco Ortensia tornar: ch'ella non caggia Nelle medesme reti.
Aliso, Flavio, Argilla, Ortensia e Coro di Donne Cristiane Ortensia Che fate, uomini fieri? In che v'ha offeso Questa misera donna? 2760 Aliso Ortensia, vanne, Non voler contrastare a quello a cui Giustizia e zel ne move. Ortensia Aliso, affrena Tanta impietà, ti prego. 2765 Aliso Ortensia, Ortensia, Vágliati di Filandro e di sua casa La tua antica amistade in tuo discampo, Colpevole anche tu. Ortensia Colpevol forse Di colpa ignota a me. Ma in questa donna 2770 Sì innocente e sì saggia Colpa pensar non so, ch'uomini tali Richiegga aver ministri della pena. Aliso Il sai bensì; ma dopo gli altri falli Cagione è della morte di Corinta. 2775 Ortensia Qual cagione ha costei della sua morte? Aliso Se costei desviata non l'avesse Fuori di casa 'l padre, Non cadea quella tra le fiamme estinta. Ortensia Troppo lontana è la cagion dal fine. 2780 Aliso Sì che degna ell'è pure Che le medesme fiamme Tolgano a lei la vita. Ortensia Orsù, crudele! Presago il Ciel di questa empia sentenza 2785 E di tanti altri danni Fatto pietoso, ha l'alto incendio estinto. Flavio Convien ch'altro rimedio tu provvenga Per ritardar la pena di costei. Ortensia Così non si foss'ei da prima acceso! 2790 Aliso Favole femmi<ni>li! Andianne, Flavio. Flavio Sentiamla prima, Aliso: udire il falso N'apre talor la via che 'l ver ne scopre. Ortensia Io dico il vero. Argilla Ortensia, lascia pure 2795 Ch'ei sfoghin l'ira in me, ch'io nol recuso. Flavio Ma di' come sì tosto (Né t'arrossisca la menzogna il viso) Estinto sia lo spaventevol foco. Ortensia Notissima a ciascun la fama è sparsa 2800 Che, poi ch'uman poter schermo o riparo Non era alcun contro all'orribil foco, Ai magici rimedi, ai vani incanti Ricorse il folle disperato volgo. Del tempio di Vulcan furvi ministri 2805 I sacerdoti e con questi altri molti Degli altri tempî, e Celio tra' primi, Che, servendo Imeneo, lasciò piangenti Più sposi e spose, le cui illustri nozze Eran in punto a stabilirsi liete; 2810 E d'aruspici stolti e negromanti Trattavi una gran turba, S'udiron mormorar note et accenti Diabolici, e di Stige e d'Acheronte L'onde invocar terribili e maligne, 2815 E caratteri e segni e imagin tetre Affisse sovra l'aste d'ogn'intorno, Dove più si stendea l'avida fiamma, Vi sparser d'acqua torbida et impura Nove fiate in giro un corneo vaso. 2820 Non era ancor nel riversarsi vòto L'ultima volta, quando un suon profondo Delle viscere sorger della terra S'udì, come d'un orrido tremuoto. S'aperse il fuoco e 'n vari gruppi scorse 2825 E quasi idra mortifera infernale Nuove teste produsse e nuove lingue A divorar color subitamente. Aliso Dunque rapiti fûro Da quelle fiamme? Ortensia Fûro. 2830 Aliso E vi morîro? Ortensia Morîrvi e incenerîrvisi in un punto. Flavio Questi segni non son che 'l fuoco estinto Sia, come tu racconti. Ortensia Udite il fine. 2835 Lo spaventato popol, ch'attendea In man di quei sacrilegi lo scampo, Poi che perir li vide, in fuga volto S'era velocemente. O segno illustre, O esempio da muovere ogni cuore, 2840 Ogn'anima ostinata Alla fede di Cristo! Semicoro I O Dio, che fia? Ortensia Di queste, che 'n disparte là vedete, Donne dolenti, alcune pie compagne... 2845 Semicoro I Nostre compagne? Attente, amiche, attente! Ortensia ...Tosto ch'udiro il grido Del subitano e furibondo incendio, N'andâr veloci alla sacrata tomba 2850 D'Agata santa, e genuflesse umíli, Appo un breve adorar, di mille baci Stampata l'urna preziosa e bella, L'aprîr soave e piano, E tal ne scaturì giocondo odore, 2855 Confortator di spiriti e di sensi, Che le mirre e gli incensi, Sparsevi ossequiose, ne fûr vinte; E 'l velo, ond'eran ricoperte Le pure membra, lievemente sciolto, 2860 Fecer mostra di lor le bianche stole, Di quei pur gigli e di quelle viole, Freschi e vividi ancor[a], gioconde e liete, Onde fûr sparse allora Che quivi dal martirio ebbe quiete 2865 Agata, che, palese al loro sguardo, Refulse in terra più che 'n ciel l'aurora. Aliso Ah, tu vaneggi, Ortensia! Ortensia Odine il fine, Aliso, e poi di stolta mi condanna. 2870 Entro un vermiglio e d'or fregiato e perle Drappo rinvolta quella cara spoglia, N'andâr, seguite da fedele schiera D'altre che le incontrâr femmine pie, Colà dove più altero stendea l'ali 2875 L'iniquo fuoco a divorar Catania; E fatto del pio Velo alto un vessillo Sovra un bel germe di novella oliva, Disse l'una di lor, piangendo tutte E tutte al Ciel rivolti gli occhi e 'l cuore: 2880 - Signor, s'a liberar dal fuoco eterno L'anime traviate de' mortali Sol una stilla che dal cor si scioglia D'amaro pianto è, tua mercé, possente, Deh, che di questo popol doloroso, 2885 Ch'umiliato a te soccorso chiede, Non sian per tua bontade i fonti e i fiumi Che di lacrime versa indarno sparsi. E se pur verso te de' falli nostri Troppo oltraggiosi si voltâr gli strali, 2890 Vaglia di questa spoglia il puro sangue Che versò per tuo amor la fida ancella, E sposa tua celeste Agata santa, E questo sia contro l'infauste fiamme Ad alta gloria tua salute nostra. - 2895 E 'n questo dir con l'ammirabil Velo, Elevatolo al ciel quasi una insegna, Trattasi là verso 'l profondo ardore, Alto gridando tutti al Ciel mercede, L'orribil fiamma cedere e ritrarsi 2900 Cominciò a poco a poco; indi veloce, In guisa d'un esercito che rotto Non può più sostener l'impeto avverso, Di rupe in rupe per l'Etnea montagna Si rincentrò nell'infernal sue grotte, 2905 Noi liberando da mortal periglio E dall'eccidio suo la terra nostra. L'aer refulse e 'l ciel si fe' sereno E ritornâr gli augelli ai canti loro. Le piante e l'erbe (oh che miracol novo!) 2910 Parver 'n un punto germogliar novelle E rinverdirsi e intempestivi fiori Produrre, e i fonti ritornar d'argento, Ch'ebber di fiamme il corso invece d'onde. Aliso Taci, Ortensia, oramai. Pensi tu forse 2915 D'avere a narrar favole a fanciulli? Donna credula e stolta, Donna superstiziosa, taci pure, Ché, se queste tue ciance Narri a chi, manco amico, men ti scusi, 2920 Non creder di sottrarti a grave pena. Ortensia Vere son queste cose; Voi l'udirete or ora. Così foss'egli ver che con le piante E con l'erbe e co' fiori 2925 Di Corinta la vita E di Filandro insieme Si fusse rinverdita! Flavio Partiam, partiam, che troppo n'ha costei Fatti tardar con le menzogne sue. 2930 Andiam veloci al tempio, Facciam del nostro aiuto Sperienza pietosa Se di qualche parente o qualch'amico In così gran tumulto 2935 Sconsigliata s'affligge alcuna sposa. Poi per noi stessi studierem lo scampo. I Coro O stolti e troppo pertinaci all'opre Creder d'Iddio mirabili e veraci!
Aliso, Flavio, Argilla, Ortensia, Filandro, Corinta e Semicoro Primo di Donne Cristiane Filandro O Flavio, o Aliso, Aliso, Flavio! 2940 Flavio Chi è costui che sì ne pare amico Chiamandoci per nome? Che sembianza è la sua squallida e fosca? Qual è 'l vestir suo lacero e scomposto? Aliso Quella chi è, che sua compagna il segue, 2945 Donna e donzella, e che la faccia asconde In quel vermiglio manto? Filandro Son io però sì trasformato, amici, Che senza riconoscermi, sì fiso, Dubbi qual io mi si', mirate? 2950 Hammi di tanto trasformato il fuoco Per cui passato sono? Ben son, ben son, guardate, Ben son, ben son Filandro! Aliso Il suon della tua voce, 2955 Più da vicino udita, Mi t'ha fatto palese, che l'aspetto Molto turbato e 'l non vederti il manto E 'l vestir tutto laniato e sconcio, E 'l tenerti per morto (tal la fama 2960 Era corsa di te) mi t'avean tolto Di conoscenza. O Flavio, egli è Filandro! Semicoro I Vedete, udite, donne! Flavio O mio Filandro, Se' tu Filandro o l'ombra? 2965 Io ti vidi pur oggi Entrar precipitoso in quelle fiamme Bramoso di morire e non potei Giungerti e rattenerti; or come avvenne Che tu non sia rimaso quivi estinto? 2970 Come non se' tu in cenere converso? Forse quella è Corinta, anch'ella viva? Argilla Corinta esser non può. Aliso Per colpa tua. Argilla Corinta esser non può; ché, se dal fuoco Scampata esser potesse, non per tanto 2975 Dal precipizio ov'io cader la vidi Potea scampar giammai. Dio lo volesse! Filandro Discopri il volto omai, Corinta amata, Fa' palese a costor la tua salute, Acciò ch'al padre tuo, cui forse è giunta 2980 Della tua morte la novella falsa, Riporti alcun di lor che vivi lieta E torni col tuo sposo A celebrar le nozze a lui sì care. I Coro O Provvidenza eterna, o Dio infinito, 2985 Ell'è Corinta! Argilla Che sent'io e che veggio? O Corinta, io ti miro E ti riguardo viva, Quand'io per la tua morte 2990 Forse a perder la vita era vicina. Corinta Argilla, Iddio non solo Da due morti m'ha tolta, Incendio e precipizio, ma benigno Sortita m'ha per glorioso esempio 2995 Dell'ammirabil Provvidenza sua. Ortensia Corinta, anch'io t'abbraccio, anch'io ti bacio, Com'abbracciar, come baciar si suole Peregrina che torni al patrio albergo E si pianse per morta. 3000 E teco anche m'allegro e per te provo Immenso ora il contento, Dolcissimo Filandro; e s'io pur piango Il medesmo contento e l'allegrezza A pianger mi costringe. 3005 I Semicoro Non posso anch'io non lacrimar di gioia. Filandro Son vivo e quel diletto Che dal mio viver prendi In te per mille volte S'accrescerà quando tu sentirai 3010 L'alta cagion che m'ha tolto alla morte. Ortensia Or crederai tu, Aliso, Crederai tu che 'l foco Sia ritornato entro le grotte sue, Se Filandro e Corinta 3015 Liberi sono e vivi? Aliso Io resto muto. Flavio Stupido anch'io non so disciôr parola. Ortensia Forse tu non avrai più tanta fretta, Né tu, Flavio spietato, 3020 Di condurmi al supplizio Come donna omicida. Aliso Forse come sacrilega e perversa Delle donzelle seduttrice. Dimmi, Filandro, qual ventura, 3025 Qual caso favorevol liberati V'ha da sì gran periglio? Filandro Non ventura, non caso, Ma la divina man, la grazia, il merto E la intercession d'una donzella 3030 In Ciel beata e diva. Aliso Qualche favola nuova, qualche inganno Fia questo (udiamlo, Flavio) Da ingannar folli amanti e donne credule. Filandro Poi ch'a gli orecchi miei 3035 Giunse l'empia novella Che d'un'alta rovina entro le fiamme Caduta era Corinta, Vinto dal gran dolor, posta in non cale La vita, furibondo 3040 Anch'io là m'avventai E nelle fiamme entrai, più per desio Ch'io ebbi di morire Che per la speme di trovar lei viva E trovandola viva 3045 Di poterla soccorrere. Ma come E in quale stato, o Dio!, la ritrovassi Ella vel dica pur, ch' io dir nol posso, Né so ben quel ch'io vidi: sì m'ha piena Di meraviglia e di dolcezza l'alma 3050 La novità dell'incredibil caso: Incredibil altrui, ma sì verace Che giurato ho cangiar vita e costumi E vo' seguir di Cristo anch'io la fede. Aliso Che t'odo io dir? Non ti lasciar, Filandro, 3055 Dal cieco amor sì cieco In un momento far che 'l lume perda Dell'intelletto con vergogna e danno. Ch'hai tu altro veduto che Corinta Viva, che tu credesti dianzi morta? 3060 S'ebbe sì da vicino E non la giunse il fuoco, Lodisene 'l destino, Se ne ringrazi 'l fato, Questa è sola pietà de' sommi dei: 3065 A loro i voti e i giuramenti dèi. Filandro Cangerai tu fors'anche e Flavio teco Fede et opinion, s'ascolterai Quel ch'io vidi et intesi; ma Corinta, Corinta a cui la santa maraviglia 3070 Per lo suo scampo pria ch'a me s'offerse, Meglio dir lo potrà. Aliso Guarda, Filandro, guarda Quel che tu parli, né Corinta teco S'imagini stoltizie in comun danno 3075 Vostro e vergogna. Corinta Tacere io non debbo In gloria del mio Dio la mia salute. Argilla omai del precipizio mio Forse narrata v'ha l'aspra cagione 3080 E come, ascesa per fuggir quell'empia E spaventosa fiamma Le rovinose mura D'un tempio antico, io caddi. Caddi, com'ella crede e come sparso 3085 Se n'è per tutto il grido; Ma la caduta mia, non so da cui Sostenuta in un tratto, a poco a poco Per l'aer discendendo Quieta e lieve, mi sentii tra' fiori 3090 Posar soavemente. La fiamma, che vicina io non potea Né fuggir né schivar, vidi arrestarsi E in ampio aprirsi e spazioso giro E di sé farmi intorno un'alta siepe, 3095 Lontana sì che del suo ardor favilla (Pietoso Dio!) non potea farmi oltraggio. Stupida e lieta a un tempo, alzando al cielo, Per render grazie a quel, l'umide luci, Ohimè, ch'io vidi il Paradiso in terra. 3100 Io vidi in alto una sì bella donna, Ch'umano sguardo in van quaggiù rimira Di caduca beltà forma simíle. Gli occhi suoi veramente erano stelle; Dirò che fusse un sol l'almo sembiante, 3105 Se 'n ciel non è del sol cosa più chiara; Di raggi lucidissimi, celesti Illuminata il crine, Regia veste cingea candida e d'oro; E in man tenea di vivido smeraldo, 3110 Felice scettro, un ramuscel di palma. Assisa entro una nuvola di rose, Cui si girava intorno Scherzante e festeggiante Di vezzosi angeletti un lieto coro, 3115 Si volse a me, chiamandomi per nome, E disse: - Agata io sono, io son colei Che per la fede sostener di Cristo Sul fior degli anni miei sostenni morte Et ebbi vita eternalmente in Cielo. 3120 Donde a te consolar ei, Re del Cielo, Mi manda; a te che d'adorare schivi I falsi iddei che questo stolto adora. - Et accennò Filandro, Ch'appunto entro le fiamme s'era immerso, 3125 Da me non visto ancora. L'è ver, Filandro? Filandro È vero. Et anche è ver ch'al primo aspetto Di così nuova et ammirabil vista, Confuso ed improvviso In ascoltarmi risonar nell'alma 3130 Il dolce suon della celeste voce, Io caddi; e in quella guisa Che fuggitiva fera Dall'inimico stral vinta s'atterra, Vinto rimasi. E dentro 'l core impresse 3135 Mi restâr sì quelle divine note, Ch'io mi sentii a un punto Tutto cangiare e parve ch'alla mente Mi scendesse dal Cielo un vivo lume Che conoscer mi fe', né so dir come, 3140 Essere il vero Dio Quel che Corinta adora, E in vita e in morte adorar voglio anch'io. Semicoro I Per quante vie la Provvidenza eterna Alla salute lor l'alme richiama! 3145 Flavio Ohimè, che cose ascolto? Odi tu, Aliso? Aliso Io odo e non so ben se gli occhi io chiudo Col sonno o s'io son desto o s'io vaneggio. Ortensia Lasciate che Corinta Segua di dir. Argilla Deh, sì. Forse ch'ancora 3150 Potran le colpe mie nel vostro sguardo Mutar sembiante e quel ch'error vi parve Prenderà di virtù sembianza e forma. Corinta Seguía la bella diva (e 'l cor dal petto Parea rapirmi et a sé trarlo in cielo): 3155 - Io vengo a consolarti e dall'orrende Fiamme e dal precipizio alto e profondo Liberarti non sol; ma se 'l crudele Seme infedel, che del cristiano nome Tanto è nemico, alla costanza tua 3160 L'assedio pon di mille aspri tormenti Perché dal vero Dio ribelli il cuore, Io sarò teco in ogni tua battaglia, Io di fortezza ti vo' cinger l'armi E voglio esserti scudo 3165 Col rimembrarti sol che quelle piaghe Di che le membra mie trafitte fûro, Quei martír, quei tormenti In Cielo hanno il ristoro De' perpetui contenti: e 'l ferro e 'l foco, 3170 Che mi recise il petto et arse il seno, Nell'eterno sereno Tra l'altre vie più lucide e più belle Splendono in cielo immortalmente stelle. Soffri, sostieni e spera: io sarò teco 3175 Per ricondurti in Cielo alma beata Vittoriosa e trionfante meco. - E 'n questo dire un riso Mosse da quei di sue labbra rubini Così soave, ch'io 3180 Vidi palese e scorto Nel suo divin sembiante il Paradiso. Filandro Io, di dolcezza poco men che morto Rimasi e quasi cieco Al folgorar degli irraggiati crini. 3185 Corinta A quel riso celeste Riser tutti in un punto I santi spirti di quel lieto coro, E ridendo e cantando E l'aere empiendo intorno 3190 D'un alto armoniosissimo concento, Sciolser le piume d'oro E col vago scherzar d'un lieve vento Al Ciel fecer ritorno Con la nube felice 3195 Che portò l'alma, mia liberatrice. Aliso Di tal confusion piena ho la mente Per le sentite cose Ch'io parlar non ardisco. Credi tu così nuove meraviglie, 3200 Tu, Flavio? Tu non parli? Flavio Io so ch'io vidi Filandro entrar nel fuoco e lo credei Arso et incenerito e 'l veggo vivo Ed aver poco o nullo 3205 Patito danno e di lui solo 'l manto Restar dovette delle fiamme preda, Che 'ntorno io non gliel veggio. Filandro Il manto mio è quello ond'è coperta ora Corinta, Se pon ben mente. 3210 Flavio È vero, io 'l riconosco. Filandro Io nel nostro ritorno il diedi a lei Perché celando in quello La persona e 'l sembiante Fusse men conosciuta, 3215 Perché, sparsa la fama Degli accidenti nostri e dopo quelli Della liberazione, ognun correa Bramoso di vederci, al che parea Dover contravvenir per fuggir noia. 3220 Flavio Io 'l credei morto et arso e vivo 'l miro, E miracol simíle Non vidi e non intesi Mai sino ad or degli adorati dei, E so quanto sia saggio 3225 E accorto Filandro: ond'io, che sempre M'appresi in ogni affare al suo consiglio E cercai d'imitarlo, S'ei cangia fé la vo' cangiar anch'io. Aliso Miracoli son questi, opre divine, 3230 Ma perché attribuirle Ad altro Dio ch'a' nostri dei possenti Che tutto 'l mondo adora? Flavio Il veder sin dal Cielo Scender al suo conforto 3235 Agata, che morì per questo Dio. Ortensia Sia lecito anche a me d'una parola Aliso saettarti. Dimmi, come puoi creder che lo scampo Di Corinta opra sia de' vostri dei, 3240 Se, mentre d'adorarli è sì nemica, Dal precipizio e dalle fiamme a un tempo Si vede liberata? Anzi gli iddei, Se fusse lor poter quel che tu credi, Ingiurati da lei, sdegnati seco, 3245 Dovean non pur non la salvar, ma crudi Vendicatori e fieri, Giù da quel precipizio in quelle fiamme Trarla ad incenerirsi. Tu ti confondi, Aliso. Or perché taci? 3250 Rispondi, Aliso, parla. Flavio Aliso, cedi: La verità divina ha troppa forza. Aliso, Flavio, Filandro, Corinta, Semicoro Primo e Semicoro Secondo e Coro totale di Donne cristiane Semicoro I Volgete gli occhi in là, donne, mirate Che le compagne nostre 3255 Tornan col sacro Velo; e l'hanno eretto A guisa d'un'insegna Sovr'un'asta dorata, E d'ingemmati fregi E di frondi e di fiori adorno quello, 3260 Festeggian gloriose. Semicoro II Te del mondo Creatore, (dentro) Che su 'n Ciel t'assidi Re, Te cantiam, che Redentore Qui fatt'uom movesti il piè. 3265 A te lode, a te onore, A te lode e gloria a te. Semicoro I Udite come liete Sciolgon cantando al ciel voci sonore. Semicoro II Tu spiegasti il Cielo in giro, 3270 (uscendo) Tu facesti il sole e 'l dì, E dell'aria il bel zaffiro Di tua man si colorì. (genuflettendosi) A te lode, a te onore, A te lode e gloria a te. 3275 Tua la notte e tua la luna E l'aurora opra tua fu, E le stelle ad una ad una Scintillar facesti tu. (genuflesse) A te lode, a te onore, 3280 A te lode e gloria a te. Semicoro I Inchinianci, adoriam, devote, umíli, (inginocchiandosi) Il venerabil, sacrosanto e degno Velo preziosissimo, per cui Liberi siam dal fuoco, 3285 Nel merto di colei Che Filandro e Corinta Vivi ci rende e lieti, Che noi piangemmo dianzi Morti et inceneriti in quelle fiamme. 3290 Corinta Ben è ragion, Filandro, Che noi, vie più degli altri, Pieghiam la fronte e le ginocchia a terra E 'l cuore alziamo a render grazie al Cielo. Semicoro II L'alma terra ima e profonda 3295 Tua virtù librata sta. Per te 'l mar che la circonda D'ogni umor vaso si fa. (inginocchiandosi e A te lode, a te onore, stando inginocchiate A te lode e gloria a te. 3300 sino al nuovo canto) Filandro Aliso, a che più tardi? Cedi alla verità, cedi al gran segno Che di sua onnipotenza Mostrato ha in questo Vel lo Dio verace, Ch'adoran gli uomin veramente giusti. 3305 Cedi e inchiniánci omai Alla miracolosa Santa cagion della salute nostra. Aliso Deh, che nuovo splendor mi vince 'l guardo? Che maraviglia mi rapisce l'alma? 3310 Veggio o parmi veder dentro a quel velo Un lucido splendor che mi consola; Parmi sentir dal Cielo Dolce pungermi 'l cor stimol possente, Che vuol ch'io 'l riverisca e ch'io l'adori. 3315 Conosco alfin gli errori Dell'idolatra gente. A te dunque io m'inchino, Dolce raggio divino. Tu m'hai vinto, io mi rendo 3320 E t'onoro e t'adoro e me riprendo. IIII Coro Iddio gli ha tocco 'l cuor con la sua grazia, Benedetto sia sempre Il Santo nome suo che ci fa salvi. Corinta Signore, e questa ancora 3325 Con le largite in me tue sante grazie Ricevo, et a te rendo eterna lode, Che chi mi perseguì meco t'adori. Filandro Et io non men ti rendo eccelsi onori, Ch'alla salute, a cui tu mi chiamasti, 3330 Gli amici miei più cari insieme eleggi. Flavio Et io, che vidi il mio dolce Filandro Correr cieco alla morte e lieto il miro Reso alla vita, a te do gloria; e gloria Ti do maggior ch'a me stesso la luce 3335 Della tua vera fé m'hai discoperta E la strada del Ciel sì bella aperta. Ortensia Et io, che per far lieto Delle bramate nozze oggi Filandro Con industria e con arte 3340 Alla fede cristiana Cercai persuaderlo, ora gioisco Che, dove industria et arte Non valse umana, Iddio dal Ciel provveggia Con la sua man che l'universo move. 3345 Argilla Io, che Corinta ognora Nella cristiana fé tenni costante, Esortai, consigliai, Che dal paterno arbitrio la sottrassi, Dannoso e contrastante 3350 Al suo santo desio, Che, nel mortal periglio Da me improvvisamente Scorta, la lacrimai, E per cui prigioniera 3355 Giva alla morte anch'io, Te ringrazio e te lodo, Dio verace, Che liberasti lei Et i consigli miei Con l'alta tua bontà giustificasti 3360 E me seco salvasti, E n'hai condotte omai A veder tanti, in cieco error sommersi, A te, Signor, conversi, E Filandro e Corinta alfine sposi, 3365 Dalle cui nozze spero, Poi che con sì gran segni E sì maravigliosi Tu v'hai interposto il tuo divino aiuto, Non sol tranquilla a lor vita beata, 3370 Ma del tuo santo nome Per la Sicilia e poi per cento regni L'alta fede innalzata. Coro Affrenar rivi e torrenti Il tuo Verbo eterno può, 3375 Ch'acquetò procelle e venti, Che talor l'onde calcò. A te lode, a te onore, A te lode e gloria a te. Aliso Dianzi, Argilla, l'amore 3380 Dell'amico Filandro e la pietade D'una fanciulla semplice innocente, Sì come era Corinta, Creduti per tua colpa esser periti, A incrudelire inverso te mi mosse. 3385 Falsa la morte fu, sì come falsa Si dèe chiamar quella cagion di morte Ch'ebbe principio da devoto zelo, Come fu 'l tuo, che consigliò Corinta Al partirsi dal padre. Ora il conosco 3390 E cheggio a te perdon del mio furore. Flavio Et io seco ti prego Del medesmo perdono, Come la colpa pur fu la medesma. Argilla Chi a Dio s'è converso 3395 D'ogni quantunque grave e mortal colpa Riman puro et asterso. Semicoro I L'onda vital, che del sacrato fonte Del battesimo lava Del peccator l'umiliato fronte, 3400 Nell'alma ha tal virtute Che d'ogni macchia impura Subito la disgrava E degna fa dell'immortal salute. Coro Non pur tu, ma i tuoi più cari 3405 Col bel segno di tua fé Fiamme estinguer, seccar mari Ponno e i monti trarre a sé. A te lode, a te onore, A te lode e gloria a te. 3410 Filandro Corinta, altro non par che più ci avanzi A fare interamente Lieti i parenti e lieti i nostri amici Che 'l contento d'Eufemio, che dolente Non debbe la novella 3415 Avere ancor di tua salute intesa; Per la quale io son certo Che, quantunque sdegnato Ei sia verso di te per la tua fuga, Ei ti perdonerà. Sia quelli Aliso, 3420 Che precorrendo noi l'informi primo E primo il riconforti E t'impetri 'l perdono, sperando intanto Che quel lume onde 'l Cielo a noi refulse Nel divino miracolo, in lui stesso 3425 Di simil luce splenda et alla fede, [Sì] come chiamati ha noi, chiami di Cristo. Aliso Io 'l farò volentier, ma prima io voglio Da Attilio ascoltar, ch'io qua riveggio E che dianzi io lasciai con Plautillo 3430 Al conforto d'Eufemio, suoi vicini, Quel ch'ei di lui ci apporti.
Aliso, Flavio, Filandro, Corinta, Attilio e Coro di Donne Cristiane Attilio Che indugio è questo tuo? Perché non torni, Corinta, a consolar il vecchio padre, Ch'udita la novella 3435 Della salute tua Si strugge di vederti e lasso e stanco Del passato travaglio Ei medesmo non può fartisi incontro? E' mi manda cercandoti e m'ha imposto 3440 Che, se 'l caso facea che con Filandro T'avessi ritrovata, immantinente (Perdonami Filandro) Io ti dovessi separar da lui E ricondurti a sé, perché, mutata 3445 Per così gran miracolo in un punto Fede e deliberando esser cristiano, Com'anch'io seco e Plautillo insieme, Non vuol più che Filandro sia tuo sposo Infinché similmente anch'ei cristiano 3450 Rendersi non dispone, Com'altri sposi molti e molte spose Corre la voce che si son già resi, Di quei che pure a.mman a.mmano al nodo Nuzial eran pronti, come pronto 3455 Era Filandro stesso, Stringersi con la legge vana e falsa Degli idolatri nostri genitori. Semicoro I Iddio piove ogni ben sopra la terra In questo dì che dianzi 3460 Parve sì miserabile e funesto. Filandro Tu m'hai ferito, Attilio, E sanato in un punto. Anch'io cristiano Son divenuto (e chi cagion più degna Ha di farlo di me, ch'a sì gran parte 3465 Son di celesti doni?), desiando Con quanti qui ne vedi Del battesimo omai l'onda vitale. Onde le nozze nostre Col comune contento 3470 Posson sortir, com'ha disposto il Cielo. Corinta Ritorna, Attilio, e narra al padre mio Quel c'ha detto Filandro e poi soggiugni Che tosto a lui farò ritorno, ch'io Abbia da queste donne 3475 Vedute ricoprir l'ossa beate Del glorioso Velo. Coro Andianne, adunque, Et alla santa vergine pietosa Agata, che da Dio ci impetrò grazia 3480 Con la felice insegna Delle inimiche fiamme aver vittoria, Rendiam dovuta gloria.
Coro Te del mondo Creatore Che su 'n Ciel t'assidi Re, 3485 Te cantiam che Redentore, Qui fatt'uom, movesti il piè. A te lode, a te onore, A te lode e gloria a te.
Donzella col semicoro che porta il Velo, rimanendo nel fine in iscena, faccia la licenza (e sarà ben che sia la Cappona) Quantunque più d'ogn'altra a seguir tarda 3490 Questo ammirabil velo, Ben ardo anch'io di zelo D'andare a ricoprir quel corpo santo Di sì felice ammanto. E perch'io sono al dipartir la sezza 3495 Farò con voi pur segno d'allegrezza, Con darne lode a Dio, Che piaciuta vi sia la festa udita E fo da voi partita. Amiche, addio.
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Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com Ultimo Aggiornamento: 17/07/05 21.23.45 |
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