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CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA |
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Michelangelo Buonarroti il Giovane |
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ATTO QUARTO
Aliso, Eufemio e Coro di Donne Cristiane Eufemio Ritrovati i parenti, 2040 Ricercati gli amici Ad averli compagni al mio contento, All'allegrezze mie (Vane allegrezze mie, contento falso), Per l'uscio del giardin tórnomi a casa. 2045 Ascendo sopra et a trovar Corinta Vonne alle stanze sue. La chiamo e chiamo indarno; Domandone e non è di mia famiglia Chi me la insegni: a tutti quanti ignoto 2050 Un così strano caso. Ascendo e scendo Più volte e veggo, non vedute prima, Tornato nel giardino, orme novelle Di piante femminili: Temo subitamente del mio male. 2055 Esco di nuovo fuor, dommi all'inchiesta E te, come tu sai, rincontro, Aliso, Nel mio maggiore affanno, e son perduto! Aliso Non vogliate, Eufemio, Affliggervi così. 2060 La fuga di Corinta altronde mossa Esser certo non può che dal consiglio Di quell'Argilla sua. Ben sa Filandro (Ch'udito il grido anch'ei della sua fuga, Di ritrovarla come voi s'affanna) 2065 Ch'io gli ho detto più volte Che 'l vedere a Corinta Sì domestica Argilla, ad altro fine Creder non si dovea ch'a sovvertirla. Et ella itane seco 2070 Sarà sicuramente; Ma non è da temere Che cagione inonesta e vergognosa L'abbia mossa al partirsi. II Coro Onesta, pia, religiosa e santa. 2075 Eufemio Ma quantunque inonesta Non creda la cagion della sua fuga, Che si dirà di noi? Noi diverrem, sua colpa, Favola di Catania, 2080 Suggetto derisibile del volgo. Ma dove la può ella aver condotta Questa malvagia donna? Aliso Toltosi a me Filandro Or ora, io gli ho insegnato 2085 Ov'alcune di queste femminelle, Che sospette mi son d'esser cristiane, Si sogliono adunar lungo la riva Del mar, dove le mura Della città, congiunte ad uno scoglio, 2090 Formano una spelonca Quasi a ciascuno ignota: forse quivi Ricovrata si fia. Ma noi possiamo intanto Veder se la maligna insidiatrice 2095 L'abbia in casa sua propria trafugata. I Coro Tu nol sai bene ancor, veltro fallace! Eufemio Andiamo, Aliso, andiamo. O mia figliuola, In quanta doglia, in quanto affanno posto Oggi m'hai tu, meschino! 2100 Aliso Fermiánci, Eufemio, ché veder mi sembra Filandro che ritorni. Egli è sicuramente. Eufemio O Filandro, Filandro, che novelle Riporti? Dinnel tosto, 2105 Dinnel costinci senza più dimora. Eufemio, Aliso, Filandro e Coro di Donne Cristiane Aliso L'affanno gli interdice le parole. Filandro Eufemio, poi ch'Aliso Veggio con voi parlare e voi dolente, La stolta fuga di Corinta vostra 2110 Giudico esservi nota. Eufemio Troppo m'è nota, ahimè: sapessi almeno Verso qual parte ell'abbia il cammin preso. Filandro Corinta vostra e mia, poco anzi è stata Veduta con Argilla 2115 Uscir dalla città per quella porta Ond'a salir si va l'alta montagna Di Mongibello. E benché travestita, Il veder seco Argilla Riconoscer l'ha fatta. 2120 Correndo io seguirolla; or voi tornate, Tornate, Eufemio, in casa, né temete Ch'io non sia per trovarla. Eufemio Dove la troverai? Dove la cercherai? 2125 Filandro Non può molto lontana Esser dalla città. Eufemio Ma qual ricovro Avrà preso opportuno e non indegno Del suo onore e del mio? Filandro Ovunque ella pervenga o pervenuta 2130 Dimori, vostra figlia Riconosciuta, non fia sì villano Pensier che non l'onori E le porga consiglio a far ritorno. Eufemio Ove gita ne sei, figliuola ingrata? 2135 Coro Ingrata a te non già, ma grata a Dio Suo Creatore, a Lui piacer sol brama. Eufemio Ingrata, senza fé, senza aver cura All'onor proprio tuo, all'onor mio, A quel de' tuoi parenti! 2140 Filandro Io non lascerò terra, Non lascerò villaggio Ove di lei non cerchi, Ove dell'orme sue Non domandi novella. 2145 Eufemio Io verrò teco. Filandro Rimanete, Eufemio: l'età vostra Non vi permette d'affrettar il passo. Aliso, al proprio albergo Tu 'l riconduci e non ti paia grave 2150 Seco per sua custodia e suo conforto Alloggiar questa notte. Eufemio Io non avrò mai posa, Né mi chiuderà 'l sonno Gli occhi mai questa notte, e piaccia al Cielo 2155 Che di Corinta tal novella ascolti, Che 'l duol non me gli chiugga omai per sempre. Filandro, Flavio e Coro di Donne Cristiane Flavio O Filandro, o Filandro! Filandro Io mi sento chiamar, che voce è questa? Flavio Fuggi, Filandro, fuggi! Filandro Quai nemici 2160 Son quei che mi perseguon, sì ch'io debba Fuggir così? Che voce è questa? Dunque tu se' tu, Flavio? Com'esser può che 'n così breve tempo Andato e ritornato 2165 Tu sii dalla mia villa et abbi l'opra Fatta per me, per cui dianzi partisti? Flavio Ohimè, fuggi, Filandro, Fuggi, Filandro, meco, ch'altro scampo Non ci ha se non la fuga. 2170 Fuggite, donne, ognun si fugga: il fuoco Arde ogni cosa, ogni cosa distrugge! Filandro Come così in un tratto, Non uditosi prima Grido o strepito alcun di nato incendio, 2175 Cresciuto l'ascoltiam sì violente? Ma dove e 'n qual contrada Della città, 'n qual parte Una sì gran rovina? Flavio Entro le mura 2180 Della città non penetrata ancora, Penetreravvi certamente in breve: Per la foresta si distende a volo Senza riparo alcun l'audace fiamma. I Coro Udite, donne, udite, 2185 Ciò che Flavio racconta, udite! Il fuoco dice egli essersi appreso Per la foresta E, già fatto vicino Alla cittade inreparabilmente, 2190 Diserta la campagna. II Coro Ohimè, dolenti! Or fia questo un gastigo, Un flagel sopra i falli di Catania, Ribella al vero Dio E de' suoi servi sì crudel nemica! 2195 Che fia di noi, dov'andrem noi, meschine? Filandro Or che non segui a dispiegar più espressa La tela d'un tal caso? Flavio Il caso stesso Orribile e col caso 2200 L'affanno del cammin, ché fuggitivo Mi ritorno in Catania, M'interdicon di dir, sì che la lingua Non vale a sciôr parola. Uscito dalla porta un miglio appena, 2205 Di qua, di là, d'ogni villaggio, Ver la città vid'io venir correndo Gente infinita e non lontano Alzarsi, oltre alle nubi, un ampio fumo Che ne 'ngombrava tutta la campagna, 2210 Dal quale ad or ad or lingue di fuoco Sorgean fetenti sù, livide e tetre. Spaventato e tremante A così fiera vista, un di coloro Che primo a me s'avvicinò fuggendo 2215 Io presi a domandar qual dell'incendio La cagion fosse e qual fosse la terra O 'l villaggio infelice Che per tale infortunio Doveva in breve rimaner distrutto; 2220 Rispose il doloroso, non restando Di percoter la via col piè veloce, Ch'ardea 'l paese tutto, non pur una Terra o villaggio, e che franato il monte D'Etna, che 'l fuoco eterno ha sempre in seno, 2225 Spande delle sue fiamme un fiume orrendo Che divora non pur le selve e i colti, Ma la terra, ma i sassi, ma gli scogli Arde et incenerisce. Né più lunge Stese il suo dire e ratto a me si tolse. 2230 Filandro Atrocissimo caso E non più udito a nostri giorni mai, E forse a me più ch'ad ogn'altro duro! Ohimè, ch'io temo, ohimè! I Coro O mie compagne, o sconsolate noi! 2235 Flavio Ognor più crescer la vorace fiamma Vedeva e in verso i campi di Catania, Serpendo per distorte e incerte vie, Tumida e gonfia dilatar suo orgoglio. Il popol fuggitivo 2240 Levando al ciel le dolorose strida Faceva rimbombar le valli e i monti. Alcun si volgea indietro rimirando L'empie ruine del suo proprio albergo E disperato si battea fremendo, 2245 Bestemmiando gli iddei, la fronte e 'l petto; Gravava ansando quel l'omero e 'l fianco Delle cose più care; Cadean per terra debili et infermi I vecchi miserabili; e le donne, 2250 Discinte, sparso il crin, pallido 'l volto, Lacrimose le guance, i dolci figli Nudi e piangenti si stringeano al seno. Et era, ahimè, sì spaventevol cosa A riguardar lo squallido tumulto, 2255 Et a sentire i gemiti e i lamenti, Ch'io m'empiei di pietà tale e d'orrore, Lasso, ch'io non potei Per ispazio non breve Né favellar né respirare. E quando 2260 E favellar e respirar potei, A lacrimare et a gridare anch'io Et a fuggire incominciai, tornando Verso la terra furioso indietro, Con pensier di partirmi e sovra un legno 2265 Imbarcarmi, sì come Ogn'altro abitator di queste rive E di questa città, che scampar brama, Convien che faccia senza più dimora. II Coro Ohimè, misere noi! Dove, tapine, 2270 Cercherem noi refugio? Dove lo cercheranno i nostri cari E parenti e amici? I Coro Come avrà 'l padre mio, vecchio, impotente, Svelto alla fuga il piede? 2275 II Coro Come la madre mia, languida, inferma, Sorger potrà per affrettar lo scampo? I Coro E come avranno i miei pargoli figli Forza e poter che 'l gran bisogno agguagli? Filandro Se sì grande è 'l prodigio, 2280 Se così 'l caso atroce, Com'esser può che per la terra ancora Non se n'oda novella E tu sia 'l primo nunzio? Flavio Sì repentino e sì improvviso è occorso 2285 Che la nuova del male e 'l male stesso Ci sopravviene a un tratto. Ma tempo è ben ormai, Filandro, Senza più indugio procurarsi scampo. Filandro Dimmi: quant'esser può dalla cittade 2290 Lontana ancor la voratrice fiamma? Flavio Forse tre miglia al più, se 'l denso fumo Non toglieva al veder l'usato acume. Filandro Ohimè, ohimè, che tra le fiamme La mia bella Corinta 2295 Sarà rimasta estinta! Ohimè, miser Filandro, Ohimè, dove potea Corinta amata, Se già tutta la campagna scorre Questo incendio infernale, aver ricovro? 2300 I Coro Piaccia a Dio che Filandro Non sia del ver presago: io temo, io temo! Flavio Meglio è cercar di lei Che star qui lacrimando, Senza veder s'a tempo 2305 Le si può dar aita. Io stesso teco Ritornerò tua guida, Ritardando la fuga, Ché di te e di lei pietà mi stringe. Filandro Andiam! Ma dove vo, dove mi volto? 2310 Scorgimi, Flavio, tu, perché io vaneggio, Né so verso qual parte Il passo io mova. Andiam, ch'io voglio anch'io, Se morta è la mia sposa, 2315 Andar seco alla morte: Che più viver mi giova?
Coro di Donne Cristiane I Coro Compagne mie dolenti, Che fia dunque di noi? Farem dimora Insin ch'altra novella 2320 E del crudel incendio e della vita Di Corinta s'ascolti O partiremo e prenderem consiglio Più opportuno? In così gran dolore Non so volgere il cuore, 2325 Non so sciôrre il desio, o Cielo, o Stelle, o Dio!
Coro di Donne Cristiane e Argilla Argilla Non sarò mai più lieta, Non avrò mai più bene, Non proverò mai più contento in vita. Misera, io sono stata la cagione 2330 Di così grave male, Io della morte di Corinta ho colpa! III Coro Quella, se non m'inganna L'udito in tanto affanno, È la voce d'Argilla 2335 Che si lamenta. Io sento di spavento Gelarmi il cor nel seno. Argilla Ma perché quivi anch'io Non mi lasciai morir, dove Corinta Cenere è divenuta? Ohimè, lassa! 2340 III Coro Ohimè, che novella, ohimè, compagne! Corinta incenerita? Udite, udite voi, Corinta è morta? Argilla, ed è pur vero Che Corinta sia morta? Dunque il fuoco Forse l'avrà sorpresa? 2345 Argilla Così morta fuss'io con esso lei, Ch'ora non proverei L'acerbissima pena, L'asprissimo tormento Che mi divora 'l cuore, 2350 Che mi consuma l'alma e mi distrugge, Perché stata son io, negar nol voglio, Cagion della sua morte. II Coro E come stata Esser puoi tu cagion della sua morte, 2355 Che sol per sua salute e per suo bene E per sottrarla alle vicine nozze Di marito infedel, da cui sottrarsi Non poteva altrimenti, La conducesti teco? 2360 Argilla. Ma se meco Condotta non l'avessi, il crudel fuoco Non me l'avrebbe tolta, Né morta ella sarebbe. II Coro Così fra quelle dispietate fiamme, Come temea Filandro, 2365 Corinta è pur rimasa? O misero Filandro, Miserabil Eufemio, O Corinta infelice, O sventurate, o sconsolate noi! 2370 Ma se Corinta è morta, Rimasa in quelle fiamme, Come seco anche tu non rimanesti? Come, come scampasti? Sospendi, Argilla, il pianto 2375 Finché tu ne racconti il caso atroce E poi nel tuo dolor, compagne noi, Rompa il mar delle lacrime ogni freno. Argilla Il Ciel non so s'amico Debba dir o nemico, 2380 Poiché come nemico M'ha condotto a tal sorte Ch'io ho visto morir con gli occhi miei, Vist'ho morir colei, rimasa io viva, Ch'era l'anima mia, ch'era me stessa. 2385 Già mi cred'io ch'Egidia, Ch'io riveggio tra voi, narrato v'abbia La fuga di Corinta E la cagion di quella e 'l loco Dov'ella, e seco anch'io, 2390 Intendevam d'andar per dimorarvi Finché, fuggita le mal grate nozze, Ritrosa al padre Eufemio, in pace sua Qualche rimedio provvedesse il Cielo. I Coro Egidia in questa parte 2395 Ci ha narrato a bastanza. Argilla Camminando noi dunque in verso 'l colle Dove Virginia, di Corinta zia, Donna d'un bel castel quivi dimora, Vicino a quel non più di mille passi, 2400 Vedemmo d'ogn'intorno La terra tutta a poco a poco aprirsi In quella guisa ch'assetata, adusta Aprir si suole al più cocente sole. Un fetido vapore uscirne in prima, 2405 E poscia alcune picciole fiammelle Si scorser germogliar, che poi 'n brev'ora Crescendo e tra di loro Congiungendosi insieme, un'alta fiamma Composer, ch'estendendosi richiuse 2410 Al sentier nostro d'ogni parte il varco E verso noi, che già tornando indietro, Timide e sbigottite, C'eran date alla fuga, Parea avventarsi com'un fier dragone, 2415 Onde fra l'alte sponde D'un profondo torrente E le rovine d'un antico tempio Sorgiugnendoci omai, veruno scampo Più non v'avea che su per l'alte morse 2420 Delle scoscese mura Ascendere. Ond'io prima E poi Corinta, pavide e tremanti, Col piè mal fermo e vacillante il cuore, Salimmo; et al fine 2425 Er'io dov'una rupe che sporge d'un prato Si congiugnea con la deserta mole. Io porgeva la mano (Ohimè, ch'a ricordarlo Il cuor di nuovo mi si fa di ghiaccio, 2430 La lingua mi s'annoda) Per sostener, per aiutar Corinta In quell'ultimo passo, Dopo 'l quale altro passo Non v'avea periglioso; ella la sua 2435 Porgeva a me (o sfortunato punto!) Quando sotto 'l piè invalido e mal fermo... III Coro Ahimè, ahimè! Argilla ...un fragil sasso, Che per tradirla al piè pur prestò loco, Le mancò sotto et io debil non valsi 2440 A sostener di sua persona il pondo. I Coro Ohimè, ohimè! Et ella dunque Cadde giù tra le fiamme e le rovine? Argilla Cadde e chiamò cadendo Due volte, ch'io l'udii, d'Agata il nome, 2445 D'Agata gloriosa, ch'accogliesse Il suo spirito in braccio. Cadde et io dispietata, Che dovea seco per morirle appresso Lasciarmi ir tra le fiamme, quasi un scoglio 2450 Immobile rimasi e sol col pianto E con le strida procurava indarno Render pietoso lo spietato incendio, Che più crescendo ognora Mi costrinse a partir; né so dolente 2455 Dov'io mi vada e parmi ognor vedere Corinta mia tra quegli ardor consunta. II Coro O miserabil caso, o caso atroce! Vederla qui tra noi poche ore avanti, Parlar seco, ascoltarla et or distrutta 2460 Sentirla di repente: Sto a pensar s'egli è vero o s'esser possa. Io sento un giel per l'ossa, Né so fermar la mente A creder che sia vero 3465 Ma' che quell'alma pura, Quell'ancilla d'Iddio, Se n'è volata al Cielo. Argilla Così della sua morte, Così, qual io dicea, di tanto danno 2470 Son io stata cagione e di dolore. D'affanno intollerabile mi sento Morir, né trovo loco, Né trova loco in me tremante il cuore. O empio incendio, o dispietato foco! 2475 I Coro Poiché n'ha tolto il Ciel Corinta nostra, Deh, che 'l dolor soverchio Argilla non ci tolga: Riconfortiamla, donne. Argilla, hai ben cagione 2480 Di lacrimare e sospirar Corinta, Tanto tua amica, morta Così infelicemente; E sallo Dio di che coltello il cuore Tu ci hai trafitto con sì ria novella; 2485 Ma se al Ciel così piacque E che l'ora opportuna Per la salute di Corinta scorse (Così creder si dèe), deh, che 'l dolore E la disperazion sì non t'inganni 2490 Ch'a te medesma non procuri scampo. Deh, che 'l padre e ' parenti di Corinta Non ti colgano al passo e in te sdegnati Faccian contro di te quella vendetta A che disdegno e passion gli sproni. 2495 Argilla Non temo mal nessun, cinta di mali. I Coro Pur tempo è di celarsi, Argilla, e l'ira Fuggire omai di lor e quinci a poco Tempo fia di fuggire in altra parte, Poiché la fiamma orribil s'avvicina. 2500 Argilla Ma dov'andar poss'io, Sì ch'io fugga 'l mio duolo E la mia colpa sempre non mi segua? I Coro Argilla, aspetta, non partire ancora! Vedete voi come velocemente 2505 Ella tolta ci s'è. Deh, fusse almeno Itane seco alcuna Per torla dal periglio In che condur la puote Questo cieco dolor che sì l'affligge! 2510 III Coro Ormai non siam più a tempo: ell'è sparita. I Coro Qui rimangano alcune Di noi per ascoltar s'altra novella Ci pervenisse del vicino incendio; Et alcune colà, dove 'l beato 2515 Corpo d'Agata santa Nella sacrata tomba si riposa, N'andiamo; e quivi il Cielo Per merito di lei, che per Dio volle Soffrir tanti tormenti, 2520 Sparger il sangue e non curar la vita, Offeriremo umíli ardenti preghi Per la salute eterna di Corinta E perché questo abbominevol fuoco Non ci divori tutti e ci distrugga. 2525
Questo della bellezza amabil fiore, Che sì tosto languisce, Questo vago ammirabile splendore, Che da noi sì repente Si nasconde et sparisce, 2530 Deh, come fu sovente Cagion acerba di miserie estreme E di duolo e di pianto infausto seme! Bellezza, di natura onor fallace Non meno a chi 'l possiede 2535 Ch'a chi l'ammira e del suo amor si sface, Un presagio è d'affanno. Se bella esser si crede, Presa da folle inganno, Entro 'l suo van pensier s'involve e gira, 2540 Stolta donzella ch'al suo fin non mira. Di quante ognor, per favolosi versi E per verace storia, I casi miserabili e diversi Udimmo noi che 'l nome 2545 Di lusinghiera gloria, O perché d'or le chiome O 'l sen di neve o 'l volto ebber di rose, Sott'empio incarco di fortuna pose? Ma Corinta, la nobil giovinetta, 2550 Che spregiò di natura Ogni favore e sua beltà negletta, Della beltà del Cielo, Che tempo non oscura Né sole offende o gielo, 2555 Sol bramò d'adornar l'alma pudica, Perché sorte incontrar tanto nemica? |
Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com Ultimo Aggiornamento: 17/07/05 21.21.58 |
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