I
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Fottiamci, anima mia, fottiamci presto
perché tutti per fotter nati siamo;
e se tu il cazzo adori, io la potta amo,
e saria il mondo un cazzo senza questo.
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E se post mortem fotter fosse onesto,
direi: Tanto fottiam, che ci moiamo;
e di là fotterem Eva e Adamo,
che trovarno il morir sì disonesto.
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-Veramente egli è ver, che se i furfanti
non mangiavan quel frutto traditore,
io so che si sfoiavano gli amanti.
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Ma lasciam'ir le ciance, e sino al core
ficcami il cazzo, e fà che mi si schianti
l'anima, ch'in sul cazzo or nasce or muore;
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e se possibil fore,
non mi tener della potta anche i coglioni,
d'ogni piacer fortuni testimoni.
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II
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Mettimi un dito in cul, caro vecchione,
e spinge il cazzo dentro a poco a poco;
alza ben questa gamba a far buon gioco,
poi mena senza far reputazione.
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Che, per mia fé! quest'è il miglior boccone
che mangiar il pan unto appresso al foco;
e s'in potta ti spiace, muta luoco,
ch'uomo non è chi non è buggiarone.
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- In potta io v'el farò per questa fiata,
in cul quest'altra, e in potta e in culo il cazzo
mi farà lieto, e voi farà beata.
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E chi vuol essre gran maestro è pazzo
ch'è proprio un uccel perde giornata,
chi d'altro che di fotter ha sollazzo.
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E crepi in un palazzo,
ser cortigiano, e spetti ch'il tal muoja:
ch'io per me spero sol trarmi la foja.
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III
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Questo cazzo vogl'io, non un tesoro!
Questo è colui, che mi può far felice!
Questo è proprio un cazzo da Imperatrce!
Questa gemma val più ch'un pozzo d'oro
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Ohimè, mio cazzo, ajutam, ch'io moro
e trova ben la foia in matrice:
in fin, un cazzo picciol si disdice,
se in potta osservar vuole il decoro.
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- Padrona mia, voi dite ben il vero;
che chi ha piccol il cazzo e in potta fotte
meritera d'acqua fredda un cristero.
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Chi n'ha poco, in cul fotti dì e notte:
ma chi l'ha come ch'io spietato e fiero,
sbizzarrischisi sempre colle potte.
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- Gli è ver, ma noi siam ghiotte
del cazzo tanto, e tanto ci par lieto,
che terrem la guglia tutta drieto.
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IV
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Posami questa gamba in su la spalla,
et levami dal cazzo anco la mano,
e quando vuoi ch'io spinga forte o piano,
piano o forte col cul sul letto balla.
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E s'in cul dalla potta il cazzo falla,
dì ch'io sia un forfante e un villano,
perch'io conosco dalla vulva l'ano,
come un caval conosce una cavalla.
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- La man dal cazzo no levarò io,
non io, che non vo' far questa pazzia,
e se non vuoi così, vatti con Dio.
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Ch'el piacer dietro tutto tuo saria,
ma dinanzi il piacer è tuo e mio,
sicché, fotti a buon modo, o vanne via.
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- Io non me n'anderia,
signora cara, da così dolce ciancia,
s'io ben credess campari il Re di Francia.
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V
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Perch'io prov'or un sì solenne cazzo
che mi rovescia l'orlo della potta,
io vorrei esser tutta quanta potta,
ma vorrei che tu fossi tutto cazzo.
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Perché, s'io fossi potta e tu cazzo,
isfameria per un tratto la potta,
e tu avresti anche dalla potta
tutto il piacer che può aver un cazzo.
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Ma non potendo esser tutta potta,
né tu diventar tutto di cazzo,
piglia il buon voler da questa potta.
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- E voi pigliate del mio poco cazzo
la buona volontà: in giù la potta
ficcate, e io in su ficcherò il cazzo;
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e di poi su il mio cazzo
lasciatevi andar tutta con la potta:
e sarò cazzo, e voi sarete potta.
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VI
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Tu m'hai il cazzo in la potta, e il cul mi vedi
e io veggio il tuo cul com'egli è fatto,
ma tu potresti dir ch'io sono un matto,
perch'io tengo le mani ove stanno i piedi.
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- Ma s'a codesto modo fotter credi,
sei una bestia, e non t iverrà fatto;
perch'asssai meglio del fotter m'adatto,
quando col petto sul mio petto siedi.
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- Io vi vo' fotter per lettera, Comare,
e voglio farvi al cul tante mamine
co le dita, col cazzo, e col menare,
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e sentirete un piacer senza fine.
E so ben ch'è più dolce ch'il grattare
da Dee, da Duchesse e da Regine;
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e mi direte al fine
ch'io sono un valent'uomo in tal mestiero...
Ma d'aver poco cazzo mi dispero.
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VII
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Ove il mettrete voi? Ditel' di grazia,
dietro o dinanzi? io vo' 'l sapere,
perché farovi forse dispiacere
se nel cul me lo caccio per disgrazia.
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- Madonna, no, perché la potta sazia
il cazzo sì che v'ha poco piacere,
ma quel che faccio, il fo per non parere
un Frate Mariano, verbi gratia.
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Ma poi ch'il cazzo in cul tutto volete
come vogliono savi, io sono contento
che voi fate del mio ciò che volete.
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E pigliatelo con man, mettetel' dentro:
che tanto utile al corpo sentirete,
quanto che gli ammalati l'argomento.
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E io tal gaudio sento
a sentire il mio cazzo in mano a voi,
ch'io morirò, se ci fottiam, fra noi.
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VIII
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E saria pur una coglioneria
sendo in voglia mia fottervi adesso,
avervi col cazzo nella potta messo,
del cul non mi facendo carestia.
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Finisca in me la mia genealogia!
Ch'io vo' fottervi dietro, spesso, spesso,
poiché gli è pù differente il tondo dal fesso
che l'acquata dalla malvasia.
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- Fottimi e fa di me ciò che tu vuoi,
in potta, in cul, ch'io me ne curo poco
dove che tu ci facci i fatti tuoi.
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Ch'io per me nella potta, in culo ho il foco,
e quanti cazzi han muli, asini e buoi
non scemeriano nella mia foia in poco.
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Poi saresti in dapoco
a farmelo all'antica tra le cosse,
ch'anch'io dietro il faria, se uomo fosse.
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IX
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Questo è pur un bel cazzo lungo e grosso.
Deh! se l'hai caro lasciamelo vedere
- Vogliam provare se potete tenere
questo cazzo in la potta, e me addosso.
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- Come, s'io vo' provar? come, s'io posso?
Piuttosto questo che mangiare o bere!
- Ma s'io v'infrango poi, stando a giacere,
farovi mal. - Tu hai 'l pensier del Rosso,
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Gettati pure in letto e nello spazzo
sopra di me, che se Marforio fosse,
o un gigante, io n'averò sollazzo,
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purché mi tocchi le midolla e l'osse
con questo tuo divinissimo cazzo
che guarisce le potte dalla tosse.
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- Aprite ben le cosse...
Che potrian delle donne esser vedute
di voi meglio vestite, ma non fottute.
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X
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Io 'l voglio in cul. - Tu mi perdonerai,
o Donna, non voglio far questo peccato,
perché questo è un cibo da prelato,
ch'ha perduto il gusto sempre mai.
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- Deh! mettetel' qui! - Non farò! - Sì, farai.
Perché? non s'usa più da l'altro lato,
Id est in potta? - Sìm, ma egli è più grato
il cazzo dietro che dinanzi assai.
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- Da voi io vo lasciarmi consigliare
il cazzo è suo, e se'l vi piace tanto,
com'a cazzo gli avete a comandare.
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- Io l'accetto, ben mio: spingel' da canto
più su, più giù, e va senza sputare.
O cazzo buon compagno, o cazzo santo!
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- Toglietel' tutto quanto.
- Io l'ho tolto entro più che volentiere,
ma ci vorrei stare un anno a sedere!
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XI
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Apri le coscie, acciò ch'iio vegga bene
il tuo bel culo e la tua potta in viso;
culo da far mutar un cazzo d'aviso!
Potta che i cuori stilli per le vene.
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Mentre ch'io vi vagheggio egli mi viene
capriccio di pasciarvi a l'improviso,
e mi par esser più bel che Narciso
nel specchio ch'il mio cazzo allegro tiene.
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- Ai ribalda, ai ribaldo in terra e in letto!
Io ti veggio, puttana! e t'apparecchia,
ch'io ti rompa doi costole del petto.
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- Io te n'incaco, franciosata, vecchia,
che per questo piacere arciperfetto
intrarei in un pozzo sanza secchia.
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E non si trova pecchia
ghiotta dei fiori, com'io d'un nobil cazzo,
e no l' provo ancho, e per mirarlo sguazzo.
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XII
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Marte, maledettissimo poltrone!
Così sotto una donna non si reca,
e non si fotte Venere alla cieca,
con assai furia e poca discrezione.
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- Io non son Marte, io son Hercol Rangone,
e fotto qui che sete Angela Greca;
e se ci fosse qui la mia ribeca,
vi sonerei fottendo una canzone.
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E voi, Signora, mia dolce consorte,
sù la potta ballar faresti il cazzo,
menando il culo in su, spingendo forte.
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- Signor sì, che con voi, fottendo, sguazzo,
ma temo Amor che non mi dia la morte,
colle vostr'armi, essendo putto e pazzo.
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- Cupido è mio ragazzo
e vostro figlio, e guarda l'arme mia
per sacrarle alla dea Poltroneria.
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XIII
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Dammi la lingua, appunta i piedi al muro;
stringi le coscie, e tienm stretto, stretto;
lasciat'ire a rverso in sul letto
che d'altro che di fotter non m curo.
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Ai! Traditore! Quant'hai il cazzon duro!
O! come? su la potta ci confetto!
Un dì, tormelo in culo ti prometto,
e di farlo uscir netto t'assicuro.
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- Io vi ringrazio cara Lorenzina,
mi sforzerò servirvi; ma spingete,
spingete come fa la Ciabattina.
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faro adesso, e voi quando farete?
- Adesso! dammi tutta la linguina.
Ch'io muojo. - Et io, e voi cagion ne sete;
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adunque voi compirete?
- Adesso, adesso faccio, Signor mio;
Adesso ho fatto. Et io; ohimè! o Dio!
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XIV
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Non tirar, fottutello di Cupido,
la cariola; fermat bismulo;
ch'io vo' foter in potta e non in culo
costei, che mi togl'il cazzo e me nerido.
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E nelle braccia le gambe mi fido,
e si disconcio sto (e non t'adulo)
che si morrebbe a starci un'ora un mulo
che fottendo a disaggio, mi disfaccio.
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E se voi, Beatrice, stentar faccio,
perdonar mi dovete, perch'io mostro
che fottendo a disaggio, mi disfaccio.
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E se non ch'io mi specchio nel cul vostro,
stando sospeso l'uno e l'altro braccio,
mai non si finirebbe il fatto nostro.
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O cul di latte e d'ostro!
Se non ch'io son per mirarti di vena,
non mi starebbe il cazzo ritto appena.
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XV
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Il putto poppa, e poppa anche la potta;
a un tempo, date il latte e ricevete,
e tre contenti in un letto vedete:
ognuno il suo piacer piglia a un otta.
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Aveste fottitura mai sì ghiotta,
fra le migliaie che avute ne avete?
In questo fotter più festa prendete,
ch'un villan quano ei mangia la ricotta.
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- Veramente egli è dolce a cotal modo,
il fotter reverendo, il fotter divo;
e come io fossi una Badessa godo;
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e si mi tocca a la gran foia il vivo
questo strenuo tu bel cazzo sodo,
ch'io sento un piacer superlativo.
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E tu, cazzo corrivo,
in le gran frette la potta ti caccia,
e stacci un mese, che 'l buon pro ti faccia.
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XVI
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Sta cheto bambin mio; ninna, ninna!
Spinge, maestro Andrea, spinge ch'ei c'è.
Dammi tutta la lingua, ai! ohimè!
Che il tuo gran cazzo all'anima mi va.
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- Signora, adesso, adesso v'intrerà;
cullate bene il fanciullin col piè,
e farete servizi a tutti etre:
perché noi compiremo, ei dormirà.
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- Io son contenta; io cullo, io meno, io fo;
culla, mena e travagliati ancor tu.
- Mammina, a vostra posta compirò.
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- Non far! fermati, aspetta un poco più,
che tal dolcezza in questo fotter ho,
ch'io non vorrei ch'ei finisse mai più.
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- Madonna mia, orsù,
fate, di grazia! Or, da che voi, coì,
io faccio; e tu, farai? - Signora, sì.
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