![]() |
De Bibliotheca |
|
Biblioteca Telematica |
||
CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA |
||
IL PALAZZO INCANTATO |
||
GIULIO ROSPIGLIOSI |
||
[scena prima] [scena seconda] [scena terza] [scena quarta] [scena quinta][scena sesta] [scena settima] [scena ultima] |
ATTO TERZO
Ruggiero, Bradamante
Ruggiero Per quel punto felice, in cui diuenni Di tue bellezze amante, Ti giuro, o Bradamante, Che pena altra maggiore mai non sostenni. Bradamante Ruggiero, a me perdona, E se t'offesi a torto, L'ira all'amor' condona. Ruggiero Ira, che d'amor' nacque, è mio conforto. O dolce, e lieto giorno, Meta delle mie pene! O propizio soggiorno, Che al fin mi rendi il desiato bene! Bradamante Doppo l'ombra, ecco il sereno! Non più duol, non più sospiri! Già il mio seno Più non sa, che sian martíri. Amanti, godete, Credete, sì, sì, Ch'a render' men dure Le uostre suenture, Sen uolano i dì. [629] (a due) Se, spiegando Amore i uanni, Fa del pianto il riso herede, A gl<i> affanni Dolce premio al fin succede. Non merta la palma Vn'alma, no, no, Se prima soffire Con nobile ardire Gl<i> assalti non può. Bradamante Ma già non parmi a pieno esser' sicura Fin, che da queste mura Tu lunge non sarai. Andiam', Ruggiero, homai, S'altra uoglia però qui non t'affrena. Vn estremo gioir' si crede appena. Ruggiero Andianne pure, e sia Conforme al cenno tuo la uoglia mia. Ruggiero finto Atlante,
Bradamante, Ruggiero
Atlante Oue, o mia speme, oue riuolgi i passi? Bradamante Con Ruggiero men uo, doue a lui piace. Atlante Come uai con Ruggier[o], se tu mi lassi? Bradamante O Ruggiero! O Ruggiero! E questi, e quelli [630] Sì conforme ha il sembiante, Che distinguer' non so, qual sia uerace. Ruggiero Lasciamo pur, ch'in uano altri fauelli; Segui, o Signora, il tuo fedele amante. Atlante Anzi, arresta le piante! E chi sei tu? Come di lei t'appelli Fido Amatore? E come A me solo doúto usurpi il nome? Ruggiero Per me confuso ammiro Temerità sì folle! Bradamante Hor l'uno, hor l'altro miro; Hor a l'uno, hora all'altro i passi muouo, E perché due ne trouo, ambi gli perdo, Nella copia d'amanti Fatta d'amor' mendica. Ruggiero Esser' questa sol puote opra d'incanti. A me credo a fatica, E nouello stupore Rende immobile il piè non men, che il core. Bradamante Così dunque i miei mali, Amor', prendi a diletto, E raddoppiando il desiato oggetto, Vieni, o crudele, a raddoppiar' gli strali? Atlante Poiché tu dubbia stai, Deh, riguarda il mio uolto, oue il cor siede, [631] E quiui scorgerai Al uiuo la mia fede. Vedrai negl<i> occhi miei, Che dal centro del seno Fuori traspar' non meno, Che per chiuso cristallo accolta face, La mia fiamma uerace. Ruggiero Altro dir non saprei: Sai, ch'a me cara sei più, che la uita. Atlante Se non disgombra ogn'incertezza amore, Prendi a seguir colui, A chi più il core inchina: Vn oracolo è il core, Che il uer sempre indouina, E ne' presagi sui Raro auuiene, o non mai, ch'inganni altrui. Bradamante Anche ciò prouo in uano: All'uno inchina il cor, ma tosto cede Dell'altro alle quadrella; Io porgo a te la mano, Ma l'alma a lui sen corre, a te sen riede, Ma quei pur la rappella; Onde per non soffrir' sì duro affanno, Riuolgendo alla sorte ogni consiglio, [632] Da te prendo congedo, a lui m'appiglio. Ruggiero La sua frode t'inganna in questi Chiostri. Chi mia sembianza ha finto, Se Ruggiero pur è, con l'opre il mostri. Senza tardanza il uero Si decida col ferro, e ceda il uinto. Bradamante Approuo il tuo pensiero: Non è ragion', che schiui Ne' dubij casi acerba proua, e fiera Vn'Amante Guerriera. Ruggiero Dunque, maluagio, ogni tua forza adopra. Atlante Non ricuso l'inuito; anzi m'è caro, Che mostri il mio ualore Non men prode la man, che fido il core. Ruggiero A i lampi delle spade Fia, ch'il uer si discopra. Atlante Pietate, ohimè, pietate Di queste membra inferme! Io, ch'armato, e feroce apparui pria, Son, come pur uedete, Misero Veglio inerme; E quella, ch'apparia Spada già folgorante, Solo è debol' sostegno al piè tremante. Bradamante Chi dimanda mercé troui perdono. [633] Ruggiero Ma chi sei tu, di tanta frode autore? Atlante Deh, si plachi lo sdegno! Atlante io sono, Che per serbare illeso il tuo ualore Prima il Castello, hor il Palagio elessi, E in tanti modi, e tanti, Tua difesa, o Ruggier[o], sol hebbi auanti. Ruggiero Da sì confuse trame homai si cessi, E di me si commetta al Ciel la cura, Ché si difende inuano, Se nol defende il Ciel, l'ingegno humano. Atlante Deh, restate a goder' tra queste mura, Ché quanto hanno di uago a uoi s'appresta; A uoi lo lascio, e parto. Ruggiero Anzi, pur noi partiamo, e tu qui resta. Bradamante Esser' deue riuolta Sempre a nouella impresa alma costante, Ch'a pigrizia sepolta La celata uirtù poco è distante. Atlante Ah, ritenete il passo, Ch'alla uostra uirtude, Benché altroue non uarchi, Qui s'ergeranno, e le colonne, e gl<i> archi. Bradamante Così dunque l'infido ancor ne chiude? Ruggiero Ahi, così ne delude? Bradamante Paghi sue colpe il sangue, [634] E mi cada l'iniquo estinto al piede. Atlante Deh, ritroui mercede, A te prostrato innante, Inerme, e Vecchio il uilipeso Atlante. Se già qui u'allettai, se qui ui chiudo, Alla pietà si dia. Bradamante Non ha folle pietà nome di pia. Atlante Né pietoso rigor' titol' di crudo. Ruggiero Nelle dolci sue note inganno accoglie. Atlante Queste misere spoglie Sian pur in odio al mondo, in ira al Cielo, Se ne' miei detti alcun'inganno io celo. Solo per euitar' lo strazio amaro, Che ti sourasta in così fresca etade, Desio, che qui dimori, et è ben degno Della tua uita il fil, che si risparmi Da i perigli dell'armi. Bradamante Se negl<i> eterni annali E` l'auuenire all'altrui luci ascoso, A che s'affanna in uano, Di scoprir' desioso I decreti immortali, il core humano? Atlante Son chiaramente espressi, A chi gli mira intento, Nel gran libro del Ciel gl<i> altrui successi.[635] Ruggiero Ouunque egli si stia, Con un cauto coraggio Sa dominar' anche alle stelle il saggio. Dunque a noi si disserri homai la uia. Atlante Per breue spazio il piè s'arresti almeno. Bradamante Aprine il calle, o pur, ch'io t'apro il seno! Atlante Me ferir' dunque, in cui Altra fuor, che d'amor', colpa non fu? Bradamante, Ruggiero Non più indugio, non più! Atlante Colà, in mezzo al Giardino, in chiuso loco La seggia è dell'incanto. Su le guardate soglie, Io dunque, sottraendo all'Vrne il foco, Poiché il chiedete, appagarò le uoglie. Colà n'andremo, e ui sia grato in tanto Vdir non lieue cose, A me solo scoperte, altrui nascose. Ecco uòti i miei uoti, Ecco uane le proue, Di chi opporsi presume A quei, che tutto regge, e tutto moue. Folle quanto ostinato, Chi al Ciel resiste, e uuol pugnar col fato. Fiordiligi
In qual chiuso confine, [636] Brandimarte, t'arresti? E tu, con aspro affanno, Perché m'inuoli, o Ciel, ciò, che mi desti? Deh, come insieme uanno Co i doni le rapine? D'acutissime spine, Priua di tua sembianza, O mio sposo, e signor', l'alma è trafitta; Ma più, ch'altro mi doglio Del tuo proprio cordoglio. Deh, se rende giamai tua mente afflitta Questa ria lontananza, Se mai pena t'assale (Ma il Ciel non uoglia) alla mia pena eguale, Che tua son, ti rammenta, E la speme sicura Della mia salda fé tempri ogni cura. A te sen corre ogni mia uoglia intenta; In te, uie più, ch'entro me stessa, io uiuo. Dunque, se intender' brami, Mentr'anche non mi uedi, Quali sian le mie fiamme, a te lo chiedi. Orlando, e Gradasso
Orlando Là negl<i> ampi Giardini [637] Chiamai più d'una uolta il suo bel nome, Ma in darno lo chiamai però, che solo Rispose echo dolente al mio gran duolo. Gradasso Oue n'andiamo, e come Partir' potremo, Orlando? Non pur chiuso è il sentiero, Né saprei con qual arte, Ma cambiato ha sembianza in ogni parte. Orlando Son finte larue, o pur contemplo il uero? Gradasso Maledetto il pensiero, e la cagione, Che m'hanno hoggi qua spinto! O confusa magione! O cieco Laberinto! Orlando Di non credute insidie al fin m'auueggio, Ma tardo auuedimento a che mi gioua? Tentiam', Gradasso, a proua, Che di sì iniquo seggio Cada l'altera mole al fin disfatta. Precipiti, s'abbatta, E il diroccato muro Co' suoi laceri auanzi altrui dimostri, Che degli sdegni nostri, [638] Qual fulmine di Guerra, L'impeto ardente ogni riparo atterra. Gradasso E` uano ogni desio, uana ogni proua; Quindi irritato il petto, Fa, ch'io fremo di rabbia, e di dispetto; E ben odio a ragion' quest'alte soglie, Poiché stima cangiarsi un cor gentile, Se libertà non toglie, Anche augusto Palagio in carcer' uile. Orlando Lasso! d'ogni conforto hoggi mi priua Crudo amor', cruda sorte; Anzi mi spinge a morte. Esser' non può, che senza uita io uiua. Gradasso Dispietata Prigione, Oue mi ueggo ingiustamente auuolto, Quando n'andrò, quando n'andrò disciolto? (a due) O fato, o stella acerba, Che a suentura cotanta hoggi mi serba! S'è inconsolabil' pena Perder la libertà, Come, ah, come n'affrena Dura necessità! O doglia, o caso indegno, Trouar senza riparo aspro ritegno! S'altroue il cor sospinge Desio d'alta beltà, Doue, ah doue il piè spinge Dura necessità? Orlando Ma pur l'oro lucente Di quella bionda treccia, ond'io son cinto, E` laccio più possente Del carcer' crudo, oue rimango auuinto. Gradasso Come può mai quel nodo esser' maggiore? Orlando Stringe questo la salma, e quello il core. Olimpia, e Doralice
Olimpia Come uuoi, Doralice, Che l'inganni, e le frodi Io taccia di quest'empi<j>, S'a me pur tocca rinouar' gl<i> esempij D'Arianna infelice? Solo in ciò differenti: Ch'a lei scala alle stelle Fur gl<i> altrui tradimenti, Me perfido Amatore, Prendendo (ah crudo!) i miei sospiri a scherno, Precipitò dentro a penoso inferno. Potessi io pure almeno [640] De' passati accidenti Su la riua di Lete ogni memoria Cancellar' dal mio seno! Doralice Se proui aspri tormenti Per un solo infedele, Con ingiuste querele Volgi contro a ciascuno irati accenti. Vn petto disleale A mill'altri costanti Toglier' non dèe d'alta uirtude i uanti. Olimpia Ah, che son tutti a se medesmi equali! Non conoscon' pietà, non serbon' fede, Son de' nostri pensieri aspri tiranni, Sempre uolti all'inganni Verso chi più lor crede. Chiuder' uoglie superbe, Instabili, spietate, assai più fiere Delle seluaggie fere, Ridere al nostro duolo, Celar' sotto l'ambrosia empio ueleno, Esser' d'amor' nemici, e portar' solo Nella lingua le fiamme, il ghiaccio in seno: Questi sono i lor uanti, i lor trionfi Degni d'eterni carmi; Scriuasi queste imprese in saldi marmi. [641] Doralice Troppo trascorre homai senza ritegno, Olimpia, un cieco sdegno: Già non son tutti infidi. Io per me godo Mentre, che scorgo in Mandricardo unita Lealta` con Valore; Onde per me gradita E` la fiamma d'amore, Soaue il dardo, e fortunato il nodo. Olimpia Se nel Campione, il suon di cui rimbomba Famoso in ogni Clima, Quanto il ualor' si stima, S'ammira anco le Fé, Sarà quasi tra i Corui una Colomba. Ma sempre ciò, che luce oro non è. Hor basta, io fui tradita: Chieggio però uendetta, E se quel fraudolente Punir' hor non poss'io, Deh, tu uendica, o Dio, Vendica con sua morte un Innocente. (a due) Donzelle, all'hor, che udite D'un amator' le pene, Olimpia Fuggite Doralice Seguite Olimpia Le dure... Doralice Le dolci... (a due) ...catene! Perché, se prega, o ride, Quelle lusinghe sue... Olimpia ...son tutte infide. Doralice ...tutte son fide. Olimpia Sol per noi prepara affanni. Doralice Ah, t'inganni! Olimpia Come no? Doralice <Ah,> t'inganni: anch'io lo so. Olimpia Se il mio core Ne' suoi danni lo prouò, Come no? Doralice <Ah,> t'inganni: anch'io lo so. (a due) Habbia il uer[o] pur il suo loco: Negl<i> amanti ogn'hor si uede... Olimpia ...estinta la pietà. Doralice ...uiua la fede. Alceste
Deh, ferma il piè fugace, Ingratissima Lidia, E poiché tanto piace All'empia tua perfidia Il mio graue tormento, [643] Arresta a rimirarlo un sol momento. Ma inuan' prego, inuan' piango, inuan' mi doglio, Ché il suo fiero desire Si mostra ogn'hor più crudo al mio cordoglio, Onde in sì gran martíre Sento morirmi, e pur non moro intanto. Aspro dolor', ché non trabocchi in pianto? Tu, che t'aggiri al suo bel uiso intorno, Aura, dimmi, se 'l sai, Della pura mia fé souuienle mai? Souuienle mai, che, se, d'amor' rubella, Il mio seruir' disprezza Con immobil' fermezza, Tanto stabil' son io, quant'essa è bella; Ond'ella d'inhumana, Io di fedele ho il uanto. Aspro dolor', ché non trabocchi in pianto? Quando, misero me, quando s'udío Di suenturato amor', d'indegna sorte Esempio eguale al mio? Spenga il foco d'amor' gelo di morte, Ché se il destin' seuero Ogni speme a me toglie, Della uita mortale [644] Premer' non curo più l'aspro sentiero. Con affannose doglie, Deh, scocca, o morte, in me l'ultimo strale, E troui posa al fin il fragil' manto. Aspro dolor', ché non trabocchi in pianto? Armateui, Lumi, ch'adoro, Di crudeltà. Sù, sù, lasciatemi Mentre, ch'io moro. Poiché sarà Nel Ciel della beltà, Altrui ui chiamerà, Se m'ancidete, Stelle no, ma Comete. Ardetemi, Ché a tanto ardore Schermo non ho. Via, trafiggetemi; Eccoui il core! Ma poi, che prò? Morendo griderò: Non s'armi Lidia, no, Ché son quei strali Vaghi sì, ma mortali. Dame, e Caualieri
Doralice Hor fin qui basti. [645] cinque Caualieri Basti! Orlando Homai l'ingegno Volga ciascuno a racquistare il pegno. Angelica, il mio cenno Schiuare hor non si puote. Angelica Ben è ragion', che accinto Sia d'obedire al uincitore il uinto. Orlando Da te, che mostri ogni uirtù palese, Vdir bram'io di breui carmi il suono. Angelica Se più di quel, ch'io sono, La tua lingua cortese M'esalta, o Caualiero, Apparirà ben presto Assai minor' delle tue lodi il uero. Dunque più non si tardi, A cantar' già m'appresto Se co' placidi sguardi. Ma tu stesso, e Prasildo, hor se u'aggrada, Su gl<i> arguti istrumenti Meco spiegate armoniosi accenti. Angelica, Prasildo, Orlando Se con placidi sguardi Filli mostra pietà, [646] Io benedico i dardi, Ché saette più dolci amor' non ha. Ma non però mi pento Del mio lungo tormento, Se sdegnati gli gira, Ché son belli quei lumi anco nell'ira. Gradasso O gentil' Doralice, O Mandricardo ardito, Voi, che pur siete il fiore Di beltà, di ualore, Con scambieuol' quesito Fate de' fiori il gioco, E non prendete a sdegno Che frutto sia de' uostri fiori il pegno. Doralice Vn fior tu sei. Mandricardo Che fiore? Doralice Vn fior d'oliuo: Solo un tuo sguardo è la cagion', ch'io uiuo. Mandricardo Vn fior tu sei. Doralice Che fiore? Mandricardo Vn fior d'alloro: Solo un tuo sguardo è la cagion', ch'io moro. Orlando Di riscuoter' bramosa La tua catena aurata, o Fiordiligi, Che cosa dourai fare? [647] Fiordiligi A te sta il comandare. Orlando Con qual arte un Caualiere Nella grazia di sua Dama, Che dagl<i> èmoli si brama, Può sperar' d'esser' primiero? Dinne il modo, e prendi il pegno. Fiordiligi Studij d'esser' il più degno. Orlando Per il tuo pegno, Iroldo, Comando, o pur dimando? Iroldo Il Comandare Proprio è di te, che sai dar legge all'alme. Orlando Saranno al comandare uniti i preghi. Hor da te non si neghi Terminar' breui Carmi in queste note. Iroldo Senza luce il sol risplende; Cinta il crin d'aurate bende, Sorge in Ciel l'Alba nouella; E restando iui ogni stella, Senza luce il sol risplende. Olimpia Fioralba, hor, che a me tocca, Vn breue enigma a dichiarar' t'inuito, E se t'aggrada, il proporrò col canto. Fioralba Pendo dalla tua bocca. Olimpia Non sono augello, et ho le penne, e uolo, Sì che gl<i> occhi in seguirmi anco son lenti;[648] Son ministro di sdegno, autor di duolo; Con la lingua ferisco, e non ho denti; Et all'hor, che la mano Più uuol tirarmi a sé, più uo lontano. Fioralba Ciò, che la lingua oscuramente accenna, La destra a me palesa: Da te lo strale a denotar' s'elesse. Mandricardo In sì placida schiera, Scioglier' la lingua al canto Non sdegnar' o Guerriera, Di cui l'ardire, e il uanto Già nell'armi si stese Dall'uno all'altro Polo. Marfisa Mi solleua dal suolo Il tuo fauor' cortese. Angelica Comincia homai, ché, già sospesi, i uenti Dolcezza apprenderan' da' lieti accenti. Marfisa Si tocchi Tamburo, Risuoni la tromba, Di strage, di Guerra Già l'aria rimbomba. L'assedio ha ristretto, Per prendere Amore, Con dolce rigore La Rocca del petto; [649] Ma mentre mi sfida Con uaga sembianza Bellezza homicida, Sua nuoua possanza Io punto non curo. Si tocchi Tamburo [etc.] Le uoglie costanti Già muouon' l'assalto; Ma il cor, ch'è di smalto, Non teme i lor uanti. Son rotti i sospiri, Lo stuolo uien meno; D'accesi desiri Gioisce il mio seno, Di uincer' sicuro. Si tocchi Tamburo [etc.]. Ferrau` A sì lieta armonia succeda il ballo. Dunque Alinda, e Temesto Con Perilla, et Armallo Muouin' danza gentile, E della nobil' cetra al dolce inuito Scorra in uarie mutanze il piè spedito. Atlante, Bradamante, Ruggiero, e Detti
Atlante Hor, che più far poss'io, [650] S'ha delle forze mie forza maggiore Lealta` con Valore? Bradamante Rendasi pago homai nostro desio. Ruggiero Tutto il nobil' Drappello Con noi disciolto resti. Atlante Io già cancello L'impresse note, onde in un sol momento Suanisca il tutto, e si dilegui al uento. Choro Come libero il piè, sia lieto il core, Hor, che mostrano al mondo Lealta` con Valore, Che prender' sanno ogni contesa a scherno, Vincer' gl'inganni, e trionfar' d'Auerno. FINE
Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com Ultimo Aggiornamento: 17/07/05 21.19.46 |
||