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CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA |
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IL PALAZZO INCANTATO |
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GIULIO ROSPIGLIOSI |
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ATTO SECONDO
Ruggiero, Bradamante
Ruggiero Deh, dimmi, aura celeste, Colei, che il cor m'accese D'ineuitabil' face, Nutre sdegno nell'alma, o pur uuol pace? Infelice, che sento! Con flebil suono il uento Par, che mi dica, hoimè, Quella, che tua già fu, più tua non è. Bradamante Aspra doglia infinita, Doue, doue mi porti? Ruggiero Doue, ohimè, mi trasporti, Pena non più sentita? Bradamante Ahi, Ruggiero, Ruggiero... Ruggiero Ahi, Bradamante, Nome sempre a me caro! Bradamante ...nome a me fatto amaro! Ruggiero Come far posso al tuo rigor' contesa? Bradamante Come soffrir' poss'io cotanta offesa? Ruggiero O d'amata Donzella... Bradamante O d'instabile Amante... Ruggiero ...ostinata fierezza! [579] Bradamante ...alma incostante! Sì, sì, fuggi, mio cor, chi ti tradì. Ruggiero Spero... sì... no! Bradamante Sì, sì! Ruggiero Che sent'io? Qual discende Suono di speme in rimbombar' sul core? Pur contemplo, spietata, il tuo splendore. Bradamante Splendore altro più uago il sen t'accende. Ruggiero Almen' pria, che t'inuole, Deh, scorgi i miei tormenti! Ah, mirate, mirate, o brame ardenti, Oue corra a celarsi il mio bel sole; E mentre si dilegua, S'è troppo lento il piede, il cor la segua. Mandricardo, Doralice
Mandricardo A che fra queste soglie Io più mi arresto homai, Se il mio destin' mi toglie Qui uagheggiar' di Doralice i rai? Ne andrò più tosto a uendicar quell'onte, Onde reca alle Donne acerba offesa L'ira di Rodomonte; [580] E s'altro non sarò da quel, ch'io soglio, Nella mortal contesa Abbatterò quel suo feroce orgoglio, Suellerò quella lingua, Lingua ingiusta, e mendace, Anzi lingua non già, ma di Megera Micidial' flagello, horrida face. Quella, quella uogl'io Con destra inuitta, e franca Sacrare all'Idol' mio: A chi difende il uer forza non manca. Doralice Doue, doue mi lassi, O Mandricardo, in sì crudel' tormento? Mandricardo Io d'insidie pauento, Che la medesma Immago Lieta pur hor m'apparue, Ma con fugace larue Sparì poi tosto, e dileguossi in uento. Doralice Dunque fia uer, che uoglia Mandricardo lasciarmi in abbandono? Qui doue per me sono Tra le catene ultrici Prolongate alla doglia hore infelici? Tra sì fieri legami Tu mi lasci, spietato, [581] E potrai dir giamai d'hauermi amato? Mandricardo De' tuoi sì crudi affanni Mi punge alt[r]a pietà, ma temo inganni. Dimmi: e chi fu delle tue pene Autore? Doralice Vn proteruo Amatore. Però, ch'io feci al suo desir' contesa, Mi strinse, o Mandricardo, Oue il mio strazio è tanto, Che spiegar' non poss'io, se non col pianto. Prego, ma a quel codardo Del mio dolor' non cale, Che, oue regna il furor', prego non uale. E` contro a i fieri sdegni Debile scudo, e senza Il uigor' della spada, ogn'Innocenza. Deh, porgi a Doralice, Porgi soccorso; o se lo nieghi, almeno Fa' qui tanta dimora Fin, ch'io da te prenda congedo, e mora. Mandricardo A gran pena ritengo Il pianto a' dolor' suoi. Non ti lagnar', che a liberarti io uengo. Qual danno sarà poi, Quando pur m'habbia spinto A uerace pietade un dolor' finto? [582] Atlante, Damigelle
Atlante Stuol di uaghe Donzelle D'uscir' s'accinge a depredar' con l'Arco Fugaci fere in queste parti, e in quelle; Né san, che l'ampio uarco E` con mirabil' arte Sempre aperto a chi uien, chiuso a chi parte. Damigelle (a quattro) Per le Piaggie superbe Risplende accolta ogni beltà su i fiori, Ride ogni fior su l'erbe, Danza ogn'erba su i prati Allo scherzar' de' zeffiretti alati. Atlante Doue ne gite? Ah, che a morir' ui mena, Se n'andate colà, destino atroce! Ecco un Orso feroce, Che con horrida fronte Scorre le selue, e il monte, E douunque egli passa, Stragi, sangue, ruine a tergo lassa. P<rim>a <Damigella> Ahi, troppo è uero! <Second>a <Damigella> Eccolo a noi riuolto! Deh, schiuiamo il periglio! [583] <Terz>a <Damigella> Oh, quanto è fiero! <Quart>a <Damigella> Oh, quant'horrore ha nelle luci accolto! Atlante Se ne fugge smarrita Con sì strano terrore ogni donzella, Ch'homai per lungo spazio, o questa, o quella Non fia, che torni a ritentar' l'uscita. Iroldo solo
Par, che m'accenni il core, Che Prasildo nel Bosco homai riprenda Le mie lunghe dimore; Ma doue Amor' dà legge all'altrui uoglie, Esser' chi può, che d'obbedir' contenda? Io per partir' mi muouo, E pur la uia non trouo D'uscir' da queste soglie, In cui uist'ho colei, Che dà luce, e conforto a gl<i> occhi miei. Ella, che strinse il cor, mi lega il piede; Ma in sì dolci catene Il seruaggio è uentura, Fortunata è l'arsura; Né chieggio altra mercede, [584] Se non, che le mie doglie a lei sian note, Ch'un misero non puote Hauer' pena maggiore, Che senza far palese La fiamma, a chi l'accende, Imprigionar' nel petto il suo dolore. Così mai, fastose mura, Dal uostro seno Ampia suentura Non inuoli il bel sereno. Per pietà di mie doglie, Deh, mentre in uoi s'accoglie Colei, che solo adoro, Ditele, ch'io languisco, e ch'io mi moro. Sacripante, Angelica
Sacripante Oue più mi riuolgo, o che più spero? Di sì immenso ricetto in ogni parte Sollecito il piè muouo, Cerco, auuerto, riguardo, e nulla trouo. Angelica Ecco appunto il Guerriero, Che può salua ridurmi al patrio nido. Sacripante Rimanti, Albergo infido! [585] Chi riterrà le piante, Hor, ch'ho solo al partir' uolto il desio? Angelica Aspetta, o Sacripante, Che teco uengo anch'io. Sacripante Desiata uentura Qui mi conduce hor, che tue grazie attendo. Sarà meco tua cura Sol con un cenno esercitar' l'impero, Che d'eseguirlo poscia è mio pensiero. Angelica Di gir bramoso alla paterna soglia, Per Duce il cor ti chiede, Quando però dal muouer' meco il piede Altra cura maggior' te non distoglia. Sacripante Qual può giungere a me sorte più lieta? Varcherò, se l'accenni, il mar profondo, E scorrerò, quant'egli è uasto, il mondo. L'esser' fra tanti eletto A ricondurti alla Regal' tua sede, E` di lieue fatica ampia mercede. Angelica Per te bandisce il petto In sì lungo camino ogni timore; Poiché con l'alto grido D'un'inuitta potenza, Tu fai, che in ogni lido Sicura è l'innocenza; [586] E se han prodotto al mondo Il secolo del ferro i pensier' d'oro, Tu fai, che rida al mondo Per l'opere del ferro il secol' d'oro. Sacripante Già cotant'alto il mio ualor' non sale, Angelica; ma quale Egli pur sia, su questa spada il giuro, O con essa morir' pugnando ardito, O salua ricondurti al patrio lito. Ferraù, Orlando, e Detti
Ferrau` Cotanta impresa a Ferraù s'aspetta; A seguitar' colei, ch'il cor m'accende, Inuano altri s'affretta. Sacripante E chi 'l contende? Ferrau` Io lo contendo, e solo Io sarò suo Campione. Sacripante A tant'honore, Di', chi t'elesse? Ferrau` Amore. Egli mi elesse a sì grand'opra, e crede Me sol bastante, e Compagnia non chiede. Sacripante Orgoglioso pensier', folle desire! [587] Le forze haurò ben pronte A rintuzzar' sì temerario ardire. Angelica Hor sì questo mancaua: eccoti il Conte. Sacripante Altri non speri mai Ciò, che a me sol destina amica Stella; Poich' ad esserle scorta al gran Catai La Regina dell'Armi hoggi m'appella. Orlando D'ogn'altro Caualiero Fòra inutile il brando, Mentre s'accinge a sua difesa Orlando. Ferrau` Vdite, come altero Escluder' noi presume, Ei, che sol d'arroganza, Ma non già di ualore, ogn'altro auanza. Angelica Ohimè, ch'io sento, attonito, e conquiso, In sì fiero conflitto, Farsi di gelo il cor, di neue il uiso. Sacripante Ormai deponi, e le minaccie, e 'l fasto, Che dèe prode Guerriero, ouunque accada, Assai più, che la lingua, oprar' la spada. Ferrau` Parlerà il ferro hor, che la lingua tace. Angelica Ah, si spogli di sdegno il cor audace! Orlando Proui un giusto furor', chi non uòl pace. Angelica Fermate, alti Guerrieri! Ferrau` Perché altri non si uanti, [588] Ch'in seruir' l'alta Donna a me preceda, Volgo a punirui entrambi i miei pensieri. Angelica Cessi ogni lite, o miei fedeli Amanti! Ceda a me l'ira uostra, a me sol ceda! Sacripante Finché haurò core in seno, alcun' non creda Poter' sì di leggieri Togliermi lo splendor' di quei sembianti. Orlando Alla mia Diua innanti, Ciò, che affermai pur hora in questo arringo... Angelica Ceda l'impeto ardente! Orlando ...con destra armata a sostener' m'accingo. Angelica Ah, che sdegnato cor prieghi non sente! Vdite almeno, o miei Campioni, udite, Pria, che tingere il ferro, il mio pensiero. Perché manchi ogni lite, Sia commune il sentiero Alle mie Regie soglie, Così uie più mi renderà sicura Il uostro brando audace, E doue mi trarrà uoglia, o uentura, N'andrò, mercé delle uostr'armi, in pace Per così dubia strada. Sacripante Meco altri non uogl'io, che questa spada. Orlando Così folle richiesta... Ferrau` Chi souerchio si stima... [589] Orlando ...la forza homai reprime. Ferrau` ...alfin' deluso resta. Angelica Occidete me prima; Occidetemi, e sia su questo campo L'estinta spoglia alle uostr'ire inciampo. Deh, qual cieco desire in uoi si chiude D'inasprir' la Tenzone Per sì lieue cagione? Sorte più, che uirtude Ha tal'hor alle palme il uarco aperto, E sempre è il fin d'ogni battaglia incerto. Orlando Hor sù, cessino questi Dalla lor brama, e di pugnar' si resti. Ferrau` Mentre pur cingo il brando... Sacripante Per te prendi i consigli! Ferrau` ...uuol, ch'io schiui i perigli, Et osa di uiltà tentarmi Orlando? Angelica Che fo? Doue il furore arma la mano, Ogni preghiera, ogni ricordo è uano. Forse il nobil' Drappello Dalla discordia amara Ritrar' potrò con l'incantato anello. Per toglier' ogni gara, Ch'all'armi ui trasporta, Chi mi prende di uoi sarà mia scorta; [590] Ma prima si deponga il ferro, e l'ira. Orlando Hor sì, che pieno ho di speranza il petto! Sacripante Eccomi pronto! Ferrau` Io la proposta accetto. Angelica Mi prenda homai, chi di seguirmi aspira. Sacripante Angelica, ah crudele! Così schernisti un Amator' fedele? Orlando Qual ti muoue a celarti empio desio? Ferrau` Il sol della beltà più non risplende. Anzi risplende, sì: cieco son io, Ché abbagliato esser' suole, Chi di fissar' presume il guardo al sole. Ma s'io son cieco a i raggi tuoi lucenti, Ah, non esser' tu sorda a i miei lamenti! Orlando Perché sparisti? ahi lasso! (a tre) Doue, deh, doue sei? deh, ferma il passo! Angelica Eccomi a uoi riuolta. Ferrau` Ah, cruda! Orlando Aspetta! Sacripante Ascolta! (a tre) Ecco, mirate, Amanti, Quali strazij Amor' chiude! Ah, che ogn'hor mi delude, Vago sol di martíri, Con le lusinghe sue gl<i> altrui desiri. Prasildo
Sperai trouar' Iroldo; hor, ch'alla speme Non risponde il successo, Quasi in ira a me stesso, Volgo le piante a ricercarlo altroue, Ch'inutil' per me fòra Nel superbo Palagio ogni dimora. Ma doue andronne, e doue S'appigliarà il pensiero? Porga soccorso alle mie cure il Cielo. Ei del dubio sentiero L'incertezza a me spiani, Ei, che nei casi humani ogn'hor concede Opportuno fauore, a chi lo chiede. S'auuien', che s'adiri Tempesta Molesta Nel mar de i desiri, Al flutto crudele Non cedan' le uele. Se l'ira t'assale Dell'onde rubelle, [592] Riuolgi, o mortale, Il guardo alle stelle. O pensier' malaccorto, Solo al partire inteso! Nelle stanze sublimi, Onde son hor disceso, Lasciai l'asta, che Lilla a me già diede. Della mente al fallir' supplisca il piede. Ruggiero
Chi uorrà mai seguace Esser' di tue bandiere, Perfido Amor' fallace, Se con leggi seuere Fai, che succeda, o lusinghier' Tiranno, Doppo un breue gioire un lungo affanno? Esempio hor ne son io. Già chiuse hauendo alla pietà le porte, Nega pur d'ascoltar' il mio cordoglio, Onde in sì tristo duolo, In sì contraria sorte, Non so le luci appena erger' dal suolo, [593] E questo lieto Albergo A risonar' impara Della mia pena amara. Hor qual più speme, ahi lasso!, in me s'accoglie, Se Bradamante a sospirar' m'inuita? Ah, perché a me si toglie, Per terminar' gl<i> affanni, uscir' di uita? Ohimè, che sento! Affaticato, e stanco, Il piè non mi sostiene, E nelle acerbe pene Al cor languente ogni uirtù uien manco. Bradamante, Ruggiero
Bradamante Doue mi spingi, Amor[e], doue, ohimè, doue? Dourò nel Regno tuo Senza sperar' mercé Seguir', chi non più suo Ad altri consacrò l'alma, e la fé? Nata solo a sospiri, Lasserò dunque in lacci de martíri Stringere il piè d'aspre ritorte, e nuoue? Doue mi spingi, Amor', doue, ohimè, doue? Dal ciel' di uaga fronte Due soli in notte il dì Faran', che a me tramonte? Che mal gradito ad altri ei splenda sì? E fra tenebre oscure Potrà il mio cor tentar' uie mal sicure, Né dal preso camin' pur si rimuoue? Doue mi spingi, Amor', doue, ahi doue? Languirò sempre, ahi lassa! Per Cui piangendo, e sospirando in uano, Per Cui, che contro me fatto inhumano, Altri nodi, altre faci in seno accoglie? No, no, rompasi il laccio, E la fiamma d'Amor' diuenga un ghiaccio. Ma ecco l'infedel'! E può securo Darsi al riposo un, ch'ad altrui lo toglie? O per me uie più duro Di quei medesmi marmi! Sù, sù, pensieri, alla uendetta, all'armi! Ecco, mentr'ei non sente, Già l'assaglio, e l'uccido, Ch'è di pietade indegno un petto infido. Hora, ch'ei posa, e dorme, Resti a morte ferito, E non ritroui fé, chi m'ha tradito. Più non m'alletta, e già men uaga in lui [595] Ogni uaghezza parmi. Sù, sù, pensieri, alla uendetta, all'armi! Che fo? qual mi trasporta impeto ardente? Ferir' un, che nol sente, Vn, che già tanto amai! Ah spietata, che fai? Ma s'ei mi disprezzò, s'ei mi tradì, Mora l'empio, sì, sì! Taci, mia lingua, in così cieco affanno, Che di colui, ch'ogni mio spirto auuiua, M'è dolce anco l'inganno, M'è caro anche il disprezzo; E s'egli fu incostante, A sua colpa non già, ma sol s'ascriua L'incostanza di lui Alla beltade altrui. O discorsi, o pensieri Di Bradamante indegni! Torna, torna alli sdegni, E se pur uuoi soffrire, Chi di schernirti è uago, Lassa l'arme, e l'ardire, E il pensier' uolgi alla conocchia, e all'Ago. Prendi core, o mio core! Chi l'amor' disprezzò proui il furore, Proui il rigor' d'un disperato affetto, Proui, che d'oltraggiare inuan' si spera Vn'Amante Guerriera. Anzi uogl'io, per trionfarne a pieno, Che l'empio estinto cada, Con la mia no, ma con la propria spada. Hor, che si tarda? Il seno Di pietà si disarmi. Sù, sù, pensieri, alla uendetta, all'armi! Ruggiero Che ueggo? Hor, che sospendi La destra, o Bradamante? Occidi, o cruda, il uilipeso Amante. Più non s'indugi, e l'empia Tua ferità nel mio morir' si adempia. Bradamante Ohimè, qual nuouo affetto Fa, ch'il furor' sen cada? Prendi, o Ruggier', la spada, Che mora meco un, ch'è cagion', ch'io mora. Ruggiero Che cessi? Aprimi il petto, E stabile uedrai nel seno esangue La mia candida fede in mezzo al sangue. Bradamante Stabile la tua fede? Foglia, che cade inaridita al suolo, Onda, che tra li scogli il uento fiede, [597] Piuma, ch'è spinta ad ogni soffio, e uolo, Aura, che intorno aggira i passi erranti, Son di tua lieue fé meno incostanti. Guàrdati, Empio Ruggiero: Non andrai, come pensi, D'hauer' tradito una Donzella altero. Oue trascorro? O Dio! Ruggiero Se il tuo rigor' t'inuita, Ché non mi passi il seno? Ho core anch'io, che sa sprezzar la uita, A tue brame riuolto. Anzi, cor più non ho, ché tu l'hai tolto. Forse ritieni il ferro, e uoi, che solo Con più lento morir' m'uccida il duolo? Cruda! Bradamante Infedele! Ruggiero E puoi uedermi estinto? Bradamante E tu scioglier' potesti, Ohimè, quel nodo, onde già fusti auuinto? Vattene, o ch'io m'inuolo, Per più non rimirar' l'odiata Imago. Ruggiero N'andrò dal tuo rigore in preda al duolo; Anzi, perché sia pago A pieno il tuo desire, N'andrò, cruda, a morire. [598] Bradamante Pongasi in bando ogn'amoroso affetto: Odio, sdegno, furor' m'ingombri il petto. Angelica, Atlante
Angelica Di quei prodi Guerrieri Le contese comporre inuan' si tenta Con ragioni, o richieste, Ché colà, doue auenta Lo sdegno armi funeste, Dando alla pace esiglio, Poco s'attende il folgorar' d'un ciglio. Ma se priua hor mi sento Della promessa aita, Non per questo auuerrà, ch'un sol momento S'indugi alla partita. Atlante Qui per te solo, alta Donzella, hor uegno, Ché già mi sono i tuoi pensier' ben noti, Mentre affretti il ritorno Al fortunato Regno. Il Ciel sì giusti uoti Renderà paghi, e non lontano è il giorno. Ma non sia graue ancora Far qui breue dimora Fin, che poi nell'uscir' da queste porte, (Quando sia tempo additarollo io stesso) Con non creduta sorte Ti destinan' le stelle alto successo. Angelica Perch'io creder' ti deua, Chi sei, deh, narra. Atlante A te nulla rileua, Angelica, il saperlo. Io sono un Mago D'ogni auuenir' presago. Angelica S'io qui fermo le piante, Qual sì lieta uentura A me poscia sourasta? Atlante Vn uago Amante. Angelica Tanto più fuggirò da queste mura. Atlante Ah, se cortese il fato Serbi di tua bellezza eterno il fiore, Poiché gioir' t'è dato, Non l'inuidij a te stessa il tuo rigore; E del Garzon' gentile, Se non Amore, almeno Vna giusta pietà ti punga il seno. Sappi, che presso a morte Il dèi trouare (ah, fera uista!), esangue Tra le ferite, e il sangue; E tu sola potrai nel punto estremo Con opportuna aita Darli ristoro, e conseruarlo in uita. Angelica Cedo a pietà, ma già d'Amor' non temo, Né mai sarà, che Amante il sol mi ueggia. Atlante Ecco al uiuo il suo uolto, In breue giro accolto. Il lui, deh, fissa il ciglio, E poi s'amar' si deggia, Dal tuo mede<s>mo cor prendi consiglio. Angelica O come ben distinto In ogni parte ei spira! Viuo sembra, e non finto; Ne uien rapito il guardo, il cor s'ammira, Onde quanto più uolgo in lui le luci, Più di mirarlo ancor cresce il desio. E chi sì bene, o Dio, Seppe esprimer quel uolto, Cui non si troua eguale? Il fece Amor', cred'io, E ui lasciò lo strale, Poiché sì uago aspetto Mi passa il seno, e mi trafigge il petto. Gentilissima Imago, Io non saprei giamai da' tuoi begl'occhi Gl<i> occhi ritrar', così di lor m'appago. [601] Già quei labri ridenti M'empion' d'amabil' pena; Quella tua chioma d'oro è mia catena. Hor qual arte contende Teco, o nobil' pittura, e qual t'agguaglia? E` dipinto il mio foco, e pur m'accende; Adombrato è il mio sole, e pur m'abbaglia. Qual si sia la tua face, Amor', qual i tuoi uanti, Io lo so, ché fugace Schernij gl<i> amori, e disprezzai gl<i> [amanti. L'altrui cordoglio, Cinta di scoglio, L'alma sdegnò; Ma che non può Tua gran uirtù! Ah, ben sai tu Quasi per gioco Franger' le pietre, ed eccitarne il foco. Fiordiligi, Olimpia, Vn Cacciatore,
Marfisa, Prasildo, Alceste
Olimpia Fiordiligi là uiene. Il Ciel ti guardi! Fiordiligi Ei scorga i tuoi desiri, Onde corran' per te l'hore serene. Olimpia Ohimè! Fiordiligi Questi sospiri Son d'amor' messaggieri, Non mel negar', sorella: Mentre un'Alma sospira, Amor' fauella. Olimpia Chi sente aspro dolor', non può tacere. Graui affanni, nol nego, ho in seno accolti, Né mi pregio d'hauere Il petto di diamante. (Non è già chi n'ascolti). A confessarti il uero, io sono Amante. Fiordiligi Al fin più dolce appare L'aspettato gioir' doppo il penare; Forse d'amiche stelle almo splendore Cangerà tosto in allegrezza i pianti. Olimpia Ah, che nel Ciel d'Amore, Se pur stelle ui son propizie, e pie A fauor' degl<i> Amanti, Tutte son stelle erranti, Ma fisse son le suenturate, e rie. Prasildo S'a uoi graue non giunge il uenir' nostro, Non s'interponga il ragionar' primiero. Olimpia Dicea, che amor' seuero, [603] Strazia, chi più si fida, e col suo strale Piaga l'empio non fa, se non mortale. Prasildo Anzi, per dirne il uero, Non sa, che sia diletto un, che non ama. Marfisa Forse diletto il sospirar' si chiama? S'è uer, ch'habbian' gl<i> amanti Il seno ogn'hor da mille cure oppresso, E` l'amar' l'altri un disamar' se stesso. Fiordiligi T'inganni, è sempre lieto un amor' fido: A innamorato petto Il duol fassi diletto. Marfisa Io me ne rido. Vien meno ogni dolcezza in un momento, E d'un breue gioir' figlio è il tormento. Olimpia Ma poi la gioia è del martir' seguace. Alceste Compro col duolo, anch'il piacer' non piace. Fiordiligi Dalla speme uicina L'alma animata, il suo martir' non prezza. Marfisa O come è l'alma in ciò male indouina! Pensa trouar' dolcezza Col darsi in preda al duolo, E spera all'hor, che cade, ergersi a uolo. Cacciatore Tè, tè, Baleno, tè! Vcciso haueua un Capriol' fugace, Quando un Pastor' audace [604] A me l'inuola, e qua riuolse il piè. Tè, tè, Baleno, tè! Se il Cielo ogn'hor si giri Lieto a' uostri desiri, Veduto hauresti un Pastorel' maluagio Che un Leu[e]riero mi toglié? Prasildo Giunse pur hor correndo entro al Palagio. Fiordiligi Colà drizzò la fuga. Cacciatore Oh, quale indíce A me pena profonda! Dunque pria, che s'asconda, Rapido il seguirò. Fiordiligi Vanne felice. Marfisa In somma, se pur anco Altri gode in Amor', troppo non dura, Ma qual lampo suanisce il suo contento. Olimpia Lungamente gioisce un, ch'ha uentura. Alceste Andianne homai: si sono a pieno udite Le ragioni, e i pensieri, Ma così di leggieri Decider' non si può cotanta lite. Nano, Atlante, Gigante, due Damigelle
Nano O strana fantasia! [605] Due fanciulle pur hora, Odiando ogni dimora, Trattano d'andar' uia. Voglio, ch'il sappia il mio signore innante. Atlante, Atlante, oue ti celi? Atlante! Atlante Onde sì gran rumore? Nano Due leggiadre Donzelle, Non so per quale humore, Voglion' partir' senza pur dirti Addio; E sono, al parer mio, In ciò sì risolute, Che dall'andar' per queste selue amene Non le terrebbon' manco le catene. Atlante Hor hora a te discendo. Nano Io per me non intendo, Oue sperin' d'hauer' tempi migliori, Poiché sempre qui stanno in giochi, e balli, E dentro a quei Giardini Hanno tant'herbe, e fiori, Rose, Gigli, Ligustri, e Gelsomini, Tanti Ruscelli, e limpidi christalli, Che tanti non ne sono, S'altri ben lo discerna, In un Idillio fatto alla moderna. Gigante Eccomi! Hor doue stanno? [606] Nano A comparir', cred'io, Molto non tarderanno. Gigante Qual esser' puote la cagion' uerace Di sì nuouo desio? Nano Forse, che a lor non piace Di star quasi in prigione, e in seruitù. Ciascun', come si sa, Brama la libertà: Quel mondo hor non è più, Che le Donne, e gl<i> Amanti Solean' ballar' senza cauarsi i guanti. Gigante Lascia le burle, e taci; Sempre hai le uoglie a nuoui scherzi intese. Nano Non può burlarsi trenta uolte il mese? Gigante Horsù, del ritenerle in queste mura Lasci[a]si a me la cura. Nano Senti di più: Ruggiero Ha dato a me per Bradamante un foglio; Deggio portarlo a lei, che il cor gl<i> accende? Gigante Portalo, ché mi prende Vn'immensa pietà del suo cordoglio. (canta) Non così presto il fero sdegno ascondono Placati i uenti, e tace l'onda instabile, Che con flutti nouelli il mar' confondono. Ogni uago seren' troppo è mutabile, E mentre in breue rota i dì si uolgono, Seco portano a uolo il piacer' labile. O saggi quei, che non in alto sciolgono Il lor desio, ma con un'Alma immobile Alle cupide uoglie il fren' raccolgono. Così tra le uicende un pensier' nobile Troua lieto riposo, e non l'offendono E lo stabile affanno, o il gioir' mobile. E pur con ricche brame ogn'hor contendono Folli i mortali, e il proprio mal non curano, D'ombra uana seguace, e non comprendono, Che i lampi di qua giù tosto s'oscurano. due Damigelle Che non puote sereno sguardo, Se diletta pur quando ancide? Da due uaghe luci homicide Senza piaga non esce il dardo. Struggesi, Fuggesi il gelo d'aprezza Al sole della bellezza. Non è core così seluaggio, Non è petto sì cinto d'ira, Che d'un uolto, che grazia spira, Pien' di fiamme non proui il raggio Struggesi [etc.] P<rim>a Damigella Deh, non uedi colà fiero Gigante, Che partir' ne contende? <Second>a <Damigella> Ardisci, ei non offende: Libera del Palagio Dassi l'uscita. Gigante Dassi, E qua poscia con agio Riuolgerete a uostr'arbitrio i passi; Ma prima sarà d'uopo, Che qui facciate entrambe un giuramento. <Prim>a <Damigella> Io per me nol ricuso. <Second>a <Damigella> Et io consento Giurar' ciò, che tu uuoi. Gigante Hor date a me la fede Di non amar' più mai, Poscia libero il piede Volgete, oue ui aggrada in ogni loco. <Second>a <Damigella> Lascia, che pria ci penseremo un poco. Gigante Ben sapeu'io, che più d'ogni spauento Haurebbe posto alle Donzelle il freno Vn simil' giuramento. Astolfo, Choro di Damigelle
Astolfo Non tra ' fiori l'honor' uerace All'ombra giace [609] Su l'herbe tenere; Traggon' soli su molli sponde Hore gioconde Cupido, e Venere. Per l'alte cime Sol di fatica, La gloria amica Sen ua sublime. Osate, Anime belle, Vn magnanimo ardir' poggia alle stelle. Choro Qui pur giungesti, Nobil' Guerriero, Di cui sì altiero Va il nome, e il uanto; Qui pur giungesti, o desiato tanto! Astolfo Ricco Palagio, uidi, Fatto Guerrier' uolante, Altri monti, altri lidi, altri emisperi; Ma ne' lungi sentieri Non uidi, no, con merauiglie tante, Albergo sì pomposo. Sotto all'herbe souente è l'angue ascoso, E può raccorsi in seno Anche di uaso aurato empio ueleno. (a due) Si spogli homai [610] Hor, che sei stanco, L'elmo alla chioma, e la Lorica al fianco. (due altre) Qui Marte crudo Non giunge mai: D'uopo non hai Il formidabil' brando, e il forte scudo. Astolfo A sospetto mi muoue in questo lito Di sì rare sembianze il dolce inuito. Grazie più, che la lingua il cor ui rende, Ma di quest'Armi il peso Poco, o nulla m'offende; E mentr'è il cor solo alle palme inteso, Pensier' mai di riposo a lui non giunge. Ite, uaghe Donzelle, ite pur lunge. Vna Damigella Perché non si consente, Che appo tanti sudori, Onde tu sei famoso, Qualche breue riposo Al fin troui la mente Alle fatiche auuezza: Arco, che non s'allenta, al fin si spezza. Choro Sian pronti i desiri, Sia stabile il piè. Astolfo, non miri, Che l'inclita Reggia [611] Festeggia Per te? Per te si fan liete Quest'alme pendici; Se restar' qui t'aggrada, o noi felici! Astolfo A più lontane parti il Ciel m'adduce. Vna <Damigella> Ferma, deh, ferma il piede, Ond'habbia posa in sì gradito ostello; E tosto poi, che con pennel' di luce Spargerà nuoui rai Su i celesti zaffíri il sol nouello, Muouer' di qui potrai Ou'il desio richiede. Choro Ferma, deh, ferma il piede! Di chiare Donzelle Sembianze sì belle Mirerai nell'alta mole, Che fan d'inuidia impallidire il sole. (a due) Tutte liete a te d'intorno Sì bel giorno Segneran' con lieti auspici. Choro Se restar' qui t'aggrada, o noi felici! Astolfo Desio di gloria, e non d'Amor' mi punge: Ite, uaghe Donzelle, ite pur lunge. Ma pria di far partita, [612] Più d'appresso uedrò quell'horto ameno, Che con garrule fonti a sé n'inuita; Né temo, no, perché beltà cotanta Faccia ogni proua ad incitarne il seno, Poiché forza non ha d'amor' lo sprone Pur, che non cada il freno Di man della ragione, E dian uigore all'alma i Cieli amici. Choro Se restar' qui t'aggrada, o noi felici! Bradamante, Nano
Bradamante Se qui più nulla io spero, Homai che fo nell'abborrita soglia? Tu qui resti, o Ruggiero; Tu resti, io fo partita, et in tua uece Verran' Compagni eterni alla mia uoglia Dispetto, gelosia, furore, e doglia. O gioie, oue fugiste? O promesse, o speranze, oue ne giste? Nano Bradamante! Bradamante Chi chiama? Nano Vn messaggiero. Bradamante E chi l'inuia? [613] Nano Ruggiero. Egli pria, che tu parta, Brama del suo dolor', della sua fede Trouar' qualche pietà, se non mercede. Bradamante E qual è la sua fede? Nano Míralo in questa carta. Bradamante Se falso è chi le scrisse, Come creder si puote, Che uere sian le note? Nano Prendi, deh, prendi homai; Non si nieghi a Ruggier' grazia sì lieue. Bradamante Quest'appunto si deue A mutabile Amante. Nano Ohimè, che fai? Poni, o Signora, all'ira tua ritegno, E prenda alma gentil' lo sdegno a sdegno. Bradamante Vanne, e palesa il tutto a chi t'inuia. Ciò, ch'egli men desia, Ascoltando Ruggiero, Tingerà forse di rossor' la guancia. Nano Sarebbe nuoua, in uero, Da sperarne la mancia. Bradamante Ah, che fai, Bradamante? E chi non uede, Ch'homai pur troppo il tuo disdegno eccede? Se d'udir sua richiesta [614] Qual Amante a lui nieghi, Odilo qual nemica: anche un nemico Ad ascoltar' s'arresta Tal'hor dell'altro, e le ragioni, e i preghi. Che sai, se non le miri, Ciò, che il Guerriero in quelle righe accenna? Forse, che la sua penna Hauria reso più lieui i tuoi martíri. Sento ben io le tacite querele, Onde il lacero foglio, Rimprouerando a me l'alma crudele, Accresce il mio cordoglio, E quante sono al suol diuise, e sparte Da spietato rigore Le suenturate carte, Tanti son dardi a trapassarmi il core. Ma sagace pensiero Pur anco mi sospinge A rintracciar' tra queste note il uero. (Legge le lettera stracciata in pezzi)
"Se non di troppo amarti..." "A te ne uiene..." "E pur[e] misero il prouo..." "In che t'offesi, in che?" "Nunzia di pene..." "Ma più, ch'altro mi pesa..." [615] O sorte! Ecco ne trouo Non poca parte illesa: "E se la nobil' gemma altrui pur diedi Che di tua destra è dono, Non però, come credi, Teco infedele io sono. Generosa pietà così chiedea Per sottrarre alla morte un Innocente". Respiro, e già la mente Scorge qualche sereno in mezzo all'ombre. Ma di là scende Angelica pensosa; Qual cura il sen le ingombre Raccoglierò tra queste loggie ascosa. Angelica, Bradamante
Angelica Lassa, in che strani modi Amor' m'ha uinto! Stimai, che il petto cinto D'infrangibile smalto Schernisce ogni contesa, Et hora a lieue assalto Prouo, ch'ei cede, e non sa far difesa. Ah, che pur hoggi imparo, Che, doue inalza Amor' sua face ardente, [616] E` uano ogni riparo; Raro, o non mai perdona al petto ignudo, Ma quanto tardo è più, tanto è più crudo. A confessarlo il petto Dalle sue proue istesse hoggi è sospinto. Lassa, in che strani modi Amor' m'ha uinto! Bradamante Ah, più che mai s'auuiua il mio sospetto! Angelica Già di ben mille amanti Con ostinata proua Fui sorda alle preghiere, e cieca a i pianti; Già fui, ma che mi gioua, Se mentre è uolto alla natia mia sede Entro a nascosi lacci inciampa il piede, E ui rimane auuinto? Lassa, in che strani modi, Amor' m'ha uinto? Così pur legno altero Seppe sprezzar' cento tempeste, e cento Là per l'onde marine, Più sempre inuitto al minacciar' del uento. Misero, ma che prò? s'ei resta alfine Senza rimedio absorto, Quando meno il pensò, uicino al Porto. O d'instabil' fortuna Non credute uicende! O quante uolte a lacrimar' è spinto! Lassa, in che strani modi Amor' m'ha uinto! Bradamante Non fu senza ragione il mio cordoglio. Angelica Ah, Ruggiero, Ruggiero... Bradamante Io già languisco, io pèro! Angelica ...perché non mi lasciasti Su la sponda mortale, Se poscia era ne' fati, Che l'amoroso strale Affrettasse a piagarmi i uanni aurati? Bradamante Nascosa homai, che fo? Tacer' non posso, oue sì fiero è il danno. A costei fingerò, Che nouello desire in me s'accoglia, E forse ogni sua uoglia Discoprirò con innocente inganno. Godi pur di Ruggiero, Angelica, gl<i> amori: ei per me troppo Fu incostante, e leggiero, Quindi l'abborro, e sdegno, E sol di hauerlo amato il cor si duole. Angelica (da sé) Nemica apparir' uuole Nel rigido sembiante, Ma quel caldo sospir' la scopre Amante. Bradamante Arsero i nostri cuori [618] D'una medesma face, Solo però gradita Fu la tua fiamma, e fu la mia schernita. Angelica Hora di schernir' me forse ti piace. Bradamante Ma non però mi doglio, Che a te serua Ruggiero, Poiché sola (oh cordoglio!) Vie più d'ogn'altra auuenturosa, e bella, Tu gl<i> auuentasti al sen dolci quadrella. Angelica Troppo è dal uero il tuo pensier' distante. Bradamante Dunque d'amor' non ardi? Angelica Eh, Bradamante, Non nego. Amo bensì, ma non Ruggiero; Amo, chi mai non uidi. Bradamante Nel tuo sì saggio petto, Come fia, che s'annidi Vn incognito oggetto? Angelica Ben è strano portento, E di somma beltà forza immortale. Ma uolgi il guardo intento, E uedrai senza eguale L'alta necessità del mio tormento. Bradamante Deh, chi sì ben uní[r]o A uiuace beltà finti colori? Prefissa è nobil' meta al tuo desio. Ma così il Cielo appresti [619] Per te lieti successi a i dolci ardori, Deh, dimmi, e come hauesti Quella gemma, il cui uanto ogn'altra eccede? Angelica Ruggiero a me la diede Ond'io fuggissi irreparabil' morte. Bradamante O me felice! o sorte! Per te gioisco, Amica, e mi consolo. Angelica Non inuidio a te, no, piango il mio duolo. Atlante
Fin, che Astolfo qui resta, Ch'ha tra ' Guerrier' più saggi i primi uanti, Stimo, che mal sicuri Per me siano l'incanti. Ma cadrà tosto ogni disdegno estinto: Chi il nemico preuiene, ha mezzo uinto. Con Thessaliche note, Ond'io, prendendo ogni sua uoglia a scherno, A mia difesa inuocarò l'Inferno, Farò, che il Paladino Mostri, a chi 'l mira, in uarie forme il uolto, Onde contro a lui solo Tutto s'irríti accolto De' Caualier' lo stolo. [620] Sì, sì, saggio è il consiglio, E senz'altra dimora a lui m'appiglio. Astolfo, et altri Caualieri, e Dame
Astolfo Entro all'ampio Giardin', in cui l'autunno Suoi tesori difende, Serba insieme ridenti eterno Aprile L'herbette, i fiori, e l'onde, E Zeffiro gentile D'ogni fiorito stelo Gl<i> odori inuola, e ne fa ricco il Cielo. Temo però non sia Questa sublime stanza Effetto di magía: Troppo il suo chiaro pregio ogn'arte auanza. Olimpia, s'io non erro, hor qua sen uiene, Ma con uolto però turbato, e mesto. E doue, Olimpia, e doue...? Olimpia Ahi, che Drago funesto! Il piè tremante Appena mi sostiene. Astolfo Deh, qual tema hor ti moue? Olimpia Volgerò il guardo altroue [621] Per non mirar' sì rigido sembiante, Ché non ho tanto ardire Da mirar' l'empio mostro, e non morire. Alceste O mia gentil' Hippalta, Deh, dimmi, e qual nouella a me tu porte? Di uita, o pur di morte? Che disse Lidia ingrata, Mentre a lei palesasti i miei tormenti? Astolfo Alceste, hor che fauelli? Come Hippalta m'appelli? Alceste Ah, non prendere in gioco i miei lamenti! Cacciatore Ecco il Pastore infido. Come ardisti cotanto? Hor hor mi rendi Il rapito Liu[e]riero, o ch'io t'uccido. Astolfo Che parli? e qual Liuriero? Cacciatore Quel, che dianzi inuolasti in su quei Colli. Astolfo Questo temo io, che in uero Sia l'Albergo de i folli. O mia uentura! Ecco Prasildo arriua. Il Ciel t'aiti. Prasildo O ueglio empio, Di menzogne inuentore, fabro d'inganni... Astolfo Io son di fede, e di candore esempio. Prasildo ...solo alla bianca chioma, e solo a gl<i> anni Io condono ogn'offesa. [622] Astolfo Almeno a me palesa Di che ti lagni. Io non l'intendo ancora. Prasildo Non giurasti pur hora, Che m'attendeua Iroldo al fonte appresso? Doppo inutil' dimora Fuor, che le tue menzogne, altro non uidi. Astolfo O che tu mi deridi, O che dèi uaneggiar', Prasildo mio. Prasildo Vaneggi tu, non io! Donna Ecco la fera al uarco Onde non fuggirà, Non fuggirà, no, no, Ch'io con quest'arco L'atterrarò, l'ucciderò. Mandricardo Donna, se a' dolci rai Cortese alma risponde, Deh, mi palesa homai, Oue il mio ben s'asconde. Astolfo Mandricardo infelice, Ond'è, ch'hoggi il tuo senno a terra cade? Mandricardo Rendimi, per pietade, Rendimi Doralice! Astolfo O strana confusione! Dama Caualieri, accorrete, Ch'un superbo leone Caduto è nella rete, Accorrete, accorrete! Sentite come rugge? Sollecitate il piè, perch'ei sen fugge! Marfisa Contro a terribil' fera S'armi audace ogni schiera; Ma uoi, Donzelle, ah, non uolgete i passi Ver la belua fremente, Ché in così angusto campo, S'altri non cerca scampo, Ohimè, potrebbe insanguinare il dente. Atlante Per chiamare ogni Duce, D'ogn'intorno il Palagio homai rimbombe Di Timpani, e di Trombe. Choro Sù, sù, Guerrieri, all'armi! Quell'empio si disarmi, Deh, non s'indugi più! Sù, sù, all'armi, [sù] sù! La uostra alta uirtù Hoggi non si risparmi Sù, sù, Guerrieri, all'armi! Orlando Veggo il fero Gigante, Ch'è solo a sé nel mal oprar' simíle. Stringerò dunque alla tenzone il brando. Astolfo Non mi conosci, Orlando? [624] Orlando Troppo mi sei tu noto, Anima uile. Gradasso Volgiti a me! Astolfo Gradasso? Orlando Ah, Traditore! Gradasso Rodomonte, ecco il campo, Oue mostrar' con questa spada io spero, Che le Donne oltraggiando, Sei folle, e menzognero. Ché non riuolgi alla contesa il brando? Perché tacito resti? Ou'è l'orgoglio, Ch'era già tant'audace? Altro homai, che sospiri il tempo chiede! Quella lingua fallace Stirpare io uoglio, e poi calcar' col piede. Astolfo Astolfo, che farai? Di far partita Non permette il furore, Onde cinto ti uedi. Choro di Caualieri, Bradamante, Marfisa Cedi, già uinto, cedi! Astolfo Dal graue rischio, oue ristretto io sono, D'uscir' in darno tento, Se non m'aita il formidabil' suono. Tutti O terrore! O spauento! Orlando A ceder mi sospinge Vn incognito affetto, e non timore Choro di Cavalieri, Bradamante, Marfisa Se fugitiuo il piè, stabil' è il core. [625] E` di non cauto ingegno indizio espresso Cercar' per altrui prò danno a se stesso. Choro di Damigelle
Via di qua uada ogni cura, Che le gioie intorbidò; Con la belua, ogni paura Pur al fin si dileguò. Più non si sente La fera atroce In suon feroce Arrotar' l'iniquo dente. Fuggì l'empia, e spenta fu. Non più tema, [non] più, non più. Ecco già più lieto il sole L'alta mole Splender' fa. Via [uia] di qua [etc.] Insieme accolte, Donzelle ardite, Scherzando gite, Da sospetti il cor disciolte. L'empia fera oppressa fu. Non più tema, [non] più, non più. Minacciar' nuouo periglio [626] Toruo il ciglio Non potrà. Via [uia] di qua uada [etc.] Fine dell'Atto Secondo
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Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com Ultimo Aggiornamento: 18/07/05 01.35.58 |
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