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IL PALAZZO INCANTATO |
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GIULIO ROSPIGLIOSI |
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ATTO PRIMO
Gigante, Angelica, Orlando
Angelica Lassa! chi mi soccorre? Ahi, ahi, da questo crudo Chi mi potrà disciorre? Chi di sé mi fa scudo? Gigante Pur ti giunsi una uolta! Angelica Ahi! Gigante Son[o] uani i sospiri, Vane le strida hor, che nessun' t'ascolta. Angelica Lasciami! Ah, così dunque Per le publiche uie Non ua sicuro il piede? Con insidie sì rie Dunque s'inganna all'hor, che meno il crede, Donzella mal accorta? Lasciami, ohimè, son morta! Chi soccorso m'appresta? Orlando Codardo, empio, scortese, i passi arresta! A dimostrarti io uegno Che l'oltraggiar' Donzella è uanto indegno. Gigante Ecco di là lontano Rapido corre Orlando, [538] E con l'irata mano Stretto il feroce brando, Al suon dell'altrui pene Nelle mie Reti a traboccar' sen uiene. Orlando Ahi, che Angelica parmi Colei, che fu rapita. Angelica Orlando, aita, o Caualiero, aita! Gigante Ferma! Doue si fugge? Qual aita si spera? Renditi prigioniera, Misera, se non uoi, Che in queste selue alpine Siano pasto d'un Drago i membri tuoi. Angelica A che strazio son giunta? Orlando, aita! Orlando L'aspettato soccorso homai t'arreco. Dall'Alma sbigottita Sen fugga ogni paura: Orlando è teco. Gigante Seguimi, o Donna, o ch'io ti passo il seno! Angelica Ah, poni all'ira il freno: Al tuo ualor' poco rilieua, o nulla, Che resti da te uinta una fanciulla. Gigante Cessino il pianto, e i prieghi, Ché son gettate a i uenti Le preghiere, e i lamenti. Angelica A chi ricorrer' deuo, o Cieli, o Stelle? [539] Orlando Se contro Donna imbelle Sol mostri il tuo ualore, Hai sublime ogni parte, eccetto il core. Ma tu, superbo, e uile, Le Donne oltraggi, e i Caualier' pauenti? Gigante Menti, bugiardo, menti! Orlando Fu mio talento, e stile, Ogn'hor d'esser' uerace; A gran torto m'offendi. Scendi, scortese, alla battaglia, scendi; E in paragone audace, A prouar', ch'io non erro, Resti muta la lingua, e parli il ferro. Scendi, scortese, alla battaglia, scendi. Gigante Scenderò, se m'attendi. Ma qual destin' t'inuita Con insana pietade A perder' hoggi per costei la uita? Con quale auuersa sorte Per quest'erme contrade Disconsigliato il piè ti guida a morte? Orlando Il tuo folle ardimento Hor, che ne stai lontano, Minaccia l'aria, e tira i colpi al uento; Ma tu, Campione inuitto, Heroe sourano, [540] Schiuando in chiusa parte I perigli di Marte, Vna fanciulla inerme Di superar' ti pregi: O sublimi trionfi, o uanti egregi! Gigante Se meco brami di trouarti a fronte, Che badi? Io qui t'aspetto, M'accingo all'armi, e la battaglia accetto. Angelica Ahi, ch'a gli scherni, all'onte L'empio mi tragge, Orlando, e tu mi lassi? Orlando O Donzella infelice! In quai lacci, in quai reti hai uolto i passi! Dunque porgerti aita a me non lice? O Donzella infelice! Ma qui più non si uede, Ché lo spron del timore affretta il piede. Hor doue andarne io deggio Contro a quello infedele? Doue? Chi me l'insegna? Il Ciel mi guidi. Cèlati pur, crudele, Ché per punire i tuoi misfatti infidi, Come nell' Alma ho fisso, Ti seguirò nel più profondo abisso. Atlante
Tra tant'altri Guerrieri, Orlando alfine [541] Pur messe il piè nell'incantata soglia; Ma non fia già, che da sì bel confine Ei di leggier' si scioglia Però, che, sempre a nuoui inganni intento, A chi tra queste mura il piè ripone, Dall'aperta prigione Il partir non consento, Ma con mentite larue, Cangiando ogn'hor, ch'è d'uopo, L'inganneuol' sembiante, Sembro hor Ninfa, hor Valletto, et hor Gigante. Così chiuso, o Ruggiero, io qui ti serbo, Benché forse a te spiaccia, Per inuolarti al tuo destino acerbo, Che nel tuo uago April' forte minaccia. E che non fei per prolongare illesa Vita sì degna a più tranquilla sorte? Alto Castello, e forte Eressi in sua difesa; Poscia, benché celato, A lui sempre uicino, Il riparar' da più d'un colpo irato [542] Dell'auuerso destino, Solo a ciò uolta ogni mia cura, ogn'arte, E sol perch'egli uiua In sì remota riua Fuor d'i rischi di Marte, Poscia inalzai questo Palagio altero: Tanto rileua il conseruar' Ruggiero. Nel tener' qui sì gran uirtute ascosa, Rigido forse io sembrerò, ma pure Con crudeltà pietosa Per dar rimedio al male, Pria, che uada crescendo a poco a poco Il periglio mortale, Opra medico industre, e ferro, e foco. Bradamante, Marfisa
Bradamante Sol per breue momento Lasciatemi, o martíri, Tanto sol, ch'io respiri Dal mio graue tormento, Mentre languir', mentre morir' mi sento. E se morir' conuiene Consentan' le mie pene, [543] Che almeno per breu'hora Io ueggia chi m'uccide, e poi mi mora. Marfisa Qual nuouo affanno il tuo gioir' inuola, Cara mia Bradamante? Perché, perché sì sola? Perché pallido, e mesto il bel sembiante? Delle ciglia serene Qual turba lo splendor' nembo di pene? Bradamante A te ben posso aprire, Marfisa, il mio martíre; Ma tu, che sei d'Amor' aspra nemica, Se la cagion' uerace Ti narrerò di duol sì graue, e tanto, Riderai del mio pianto. Marfisa Ardi dunque d'Amore? Bradamante Ardo, e mi sfaccio. Marfisa Benché diuenga un Mongibello il core, Benché sia stretto in aspro nodo, e rio, Non dèe porre in oblio La costanza, e il ualore. Lascia i sospiri, e i pianti: Vsin' modi sì bassi, i bassi Amanti. Bradamante Chi la pena non sente, Prodigo è di consigli A chi giace languendo; [544] Ma per chi soffre, ogni consiglio è uano. Marfisa L'amor' colmo è d'affanni: Fugga ciascun lontano Da sì penoso affetto, E per fuggir' suoi danni Non riserbi d'amor' altro, che i uanni. Vn magnanimo petto Là sol, doue ha l'Impero La uirtude, e l'honor', prenda il sentiero. Bradamante Tu parli il uero, e ben la strada è tale, Oue ragion' preuale; Ma doue oppresso è il seno Da graue incendio, ogni ragion' uien meno. Marfisa A te, nobil' Guerriera, Par, che mal si conuenga L'alma hauer' prigioniera: Vn generoso ardire lacci sdegna. Bradamante Amor' figlio è di Marte, e per usanza In fra gl<i> archi, e li strali anch'esso impera; Onde mi pregio, e bramo, Che mostrin' lor possanza Con nodo amico, e fido Marte nella mia destra, in sen Cupido. Marfisa Se di Marte, e di guerra Hai con sì nobil' uanto il cor seguace, [545] Come qui si riserra, Quasi in ozio languendo, il petto audace? Mouiam' rapido il piè da queste mura, Oue d'armi risuona altro confine, E sarà nostra cura D'inghirlandar' con nuoue palme il crine. Bradamante E non posso, e non deggio Di qua partir', se pria Ruggier' non ueggio, Che la saggia Melissa, Melissa, a cui si suela anche il futuro, Con presagio sicuro Noto mi fe', che qui trouato haurei Il sol degl<i> occhi miei, E che qui chiuso, e stretto Da inuisibil' catena Auuerrà, ch'io rimiri, Chi tiene incatenati i miei desiri. Quindi ne uo da mille cure oppressa, Cercando altrui per ritrouar me stessa. Marfisa Anch'io teco esser' uoglio, E se d'uopo sarà, come t'aggrada, Comanda alla mia spada; Ma tu frena il cordoglio, E sourasta a' tuoi danni. Non sempre acerbo fia [546] Lo stral, che ti ferì; Verrà forse anche un dì, Che sarà dolce il raccontar' gl<i> affanni. Chi sa? chi sa? questi sospiri, e queste Lagrime tue ben può far liete Amore. Bradamante Non nego già, ch'a i nembi, alle tempeste D'un auuerso timore Non segua ancor di speme aura tranquilla; Ma fra dubie speranze il cor uacilla. Ferraù, Sacripante
Ferrau` Ogni fatica, o Sacripante, è uana, Ch'Angelica, o s'asconde, o forse ancora Stassi di qua lontana. Sacripante Come lungi esser' puote, S'io stesso, o Ferraù, la uidi hor hora? Io stesso ho udito le sue dolci note. Se finti eran' quei detti, e quei sembianti Sì, che deluso io resti, Potrò ben dir, che questi Siano alberghi d'incanti. Ferrau` Sollecito pensiero Sembra, ch'al cor m'additi [547] Vn non so che, che a sospettar' m'inuiti; Onde in seguir' della Donzella i passi, Bramo assai, poco spero, Non desisto però: troppo a me pesa, D'abbandonar' la cominciata impresa. Sacripante Séguasi dunque, e scorgeranne il piede Quella, che sola all'infelici auanza, Vna dubia speranza. [a due] O speme gradita A gl<i> egri mortali, Ristoro ne' mali: Tu sola conforto, Tu sola sei Porto, Nel mar della uita, O speme gradita. Angelica
Nelle spiaggie uicine, Molto non è, che dimoraua Orlando, E forsi giunto a così bel confine, Dèe ricercar' con agio Il superbo Palagio. Io nell'ampio soggiorno [548] Affretterò, per ritrouarlo, il piede; Ché, se di far ritorno M'accingo al Patrio Regno, Qual può Guerrier' più degno Scorgermi là, dou'il desio richiede, Se porta ouunque moue Con l'eccelse sue proue Il Caualier sourano L'ardir' nel uolto, e la uittoria in mano? Ma se prendo consiglio Di fidarmi al Guerriero, Inuan' poi chiederò, cangiando uoglia, Ch'esso da me si scioglia. No, no, stia pur lontano; Ogn'altro è minor' male, Che la sua libertà porre in non cale. Non men forte di mano, Ma più pronto a' miei cenni è Sacripante, L'altro mio fido Amante; Se uolge meco i passi Il gran Re de' circassi, A lui potrà dar legge un guardo solo. Egli sia dunque eletto all'alta impresa Nel numeroso stuolo De quei, ch'hanno per me l'Anima accesa. [549] Pur fia, ch'io ti riueggia, O mia paterna Reggia! E perché a uoi ne rieda, O miei Regni pregiati, Ritroueranno un dì la strada i fati In sì lieto successo. Ma se non erra il guardo, Ruggiero è quel, che di là scende: è desso. Ah, fusse pur mio Duce Il famoso Garzone, In cui l'alma riluce Colma sì di ualor', come di fede! Ei, sublime Campione, D'alta uirtù seguace, Sempre si mostra, ouunque uolga il piede, Inuitto in guerra, e generoso in pace. Ruggiero, Angelica
Ruggiero Angelica beltade, oue ne uai? Pur mirarti a me lice, Quando meno il pensai! Angelica Vedi incontro felice! Quando tu sei qui giunto, [550] All'idea del ualore io tutta intesa, Di te pensauo appunto Però, ch'io mi rammento Con dolce rimembranza ogni momento, Ruggier', di ciò, che oprasti in mia difesa, All'hor, ch'ero io su la deserta rena Preda d'empia Balena. Ruggiero Fu mia douuta cura, E d'amor', e del Mondo Fu non poca uentura, Se con euento al mio desir' secondo Fei, ch'estinto non giacque L'ardor' di mille cori in riua all'acque. Angelica Oh, come a tempo il mio destin' ti scorse All'Isola del pianto, Oue la tua uirtute Con ammirabil' uanto, All'hor, ch'io, senza error' già fatta rea, Tomba, e morte attendea, Mi tolse a morte, e mi recò salute. Già l'Orca smisurata, Riuolto in me lo sdegno (Ah, che a pensarlo sol tutta pauento!), Quasi Rocca animata, il salso Regno Empiua di spauento, [551] E già quasi celare Tutto parea con ampia mole il mare, Io languida, e tremante, Confusa, e sbigottita, Inuan' chiedendo aita Col pianto, e co i sospiri, Leggeuo il mio morire in quel sembiante. Et ecco tu giungesti, Sceso, cred'io, dagli stellanti giri, Ruggiero, e mi sciogliesti; Sciogliesti no, ma raddoppiasti i nodi, Ch'il ualor', la bontà, e la cortesia, Onde ti pregi, e godi, Ch'a te non habbia il mondo altri simíle, Son lacci di diamante a un cor gentile. Ruggiero Ma tu poi t'inuolasti in un momento, Rapida a par del uento; E fu, cred'io, gradita L'opra, ma non la mano; onde la uita, Che da me riceuesti, a me tu nieghi. Angelica Ruggier', ti lagni a torto: Nel centro del cor mio La memoria ne porto; Hauer' non può ricetto, Vn uergognoso oblio [552] D'immenso benefizio in nobil' petto. Bradamante, e Detti
Bradamante (da sé) Veggo il mio bene, o parmi? Il ueggo, o pur m'inganna Con la speme il desio? Angelica Chi per ingrata Angelica condanna, A torto la condanna; Pronta al cenno, e spedita, Ruggier', sempre m'haurai; E come posso mai Negar' l'amore, a chi mi die' la uita? Bradamante (da sé) Seco d'amor' fauella. Hor sì, che me n'adiro. Angelica Mi pregio esserti Ancella: Questa uita è tuo dono, Per te uiuo, a te spiro. Ruggiero Troppo cortese è di tue uoci il suono, Ché, se dai legge all'Alme, a te conuiene Serbare anco di me l'arbitrio intiero... Bradamante <da sé> Questo dunque, o Ruggiero? Ruggiero ...tale han uirtù le luci tue serene. Bradamante <da sé> Dormo, sogno, o uaneggio, o sento il uero? [553] Angelica O mie uenture... Bradamante <da sé> O pene... Angelica ...se tu mi fussi Amante! Bradamante <da sé> ...se Ruggiero è incostante! Ruggiero Ma se non prendi il mio seruire a sdegno, Perché, all'hora, ch'io fei Di me scudo al tuo scampo, Sparisti a gl<i> occhi miei, Quasi folgore o lampo? Angelica Prouar' fu mia uaghezza in quelle sponde L'alta uirtù dell'ammirabil' gemma, Che, tra ' labri nascosa, altri nasconde; Questa poscia a me cara... Bradamante <da sé> O sorte a me d'ogni contento auara! Angelica ...sempre fu sì, che al tempo lieto, al graue, Ogni caso, ogn'incontro, ogni successo Trouolla a me d'appresso, Di tua destra gentil' pegno soaue. Bradamante O mio crudo martoro! Tu mi togli la uita, e pur non moro! Ruggiero Ah, Bradamante! Oh, pur al fin ti trouo, Mio bramato conforto! Bradamante Forse più, che piacer' noia t'apporto. Angelica Sommo diletto in riuederti io prouo. Ruggiero Così dunque m'accogli? [554] Bradamante Ah, disleale! Ruggiero In che t'offesi mai? Bradamante Finger' non uale. Angelica Anzi, in che non mostrasti un uiuo affetto? Non ben comprendo il tuo parlar' confuso. Ruggiero Da te resto deluso, Cruda, mentr'io tutt'ardo. Angelica Ruggier', che parli? Oue riuolgi il guardo? Che ueggo? Hor chiaro ogni sua uoce intendo. Bradamante Il sai tu, se a ragion' d'ira m'accendo. Angelica Io partirò, ché là, dou'han contesa Amore, e gelosia, Assai più, che diletto arreca offesa Ogn'altra compagnia. Ruggiero, Bradamante
Ruggiero Hor quale sdegno ha la tua mente accesa? Poi, che d'ira cotanta armasti il seno, Fammi palese almeno Qual la cagion' ne fu. Bradamante Mi schernisci di più, Così la fé disprezzi? Ruggiero Bradamante! [555] Bradamante Togliti a me d'auante! Anche nomarmi ardisci? Come il puoi far, mentre m'offendi, come? Fa', che mai più, mai più non sia sì ardita, Che risuoni il mio nome Quella lingua mentita, O ch'a uietarlo io spenderò la uita. Ahi, ch'a mirar' son giunta i danni miei, Onde a morte sen corre homai la salma. Venni, uiddi, perdei. E che perdei? Perdei la uita, e l'alma. Ma credi tu, che il Cielo O non uegga, o non curi L'onta de' tuoi spergiuri? Ruggiero Odimi almeno! Bradamante Taci! Taci! Forse hai speranza, o lusinghiero, Che mi si adombri il uero Con tue scuse mendaci? Taci, perfido, taci! Taci, tu, che incostante Hai potuto l'Amor' porre in oblio, Priuo di lealtà! Ruggiero S'incostante son io Amor', il Cielo il sa. [556] Bradamante Errai, nol niego, errai, E nel dirti incostante Fallii, perché tu mai Non fusti, no, ma ti fingesti Amante. Hor ua', ch'io non mi doglio Della tua mente infida; Va' pur, ch'è ben ragione, Ch'ogni labro, che rida, Ogni chioma, che splenda, D'un gentil' Caualiero il core accenda. Chi non uolge il pensiero A qualunque beltà, che si propone, Gioir' non sa nell'amoroso stuolo. Ah, Ruggiero, Ruggiero, Amor' uuol esser' solo, E tosto inciampa il piede, Tosto trabocca il core, Se scorta a lui non son costanza, e fede. Ruggiero Non m'odi, e mi condanni? Bradamante Troppo udij, troppo uiddi, e troppo intesi. Ruggiero Hor dinne, in che t'offesi? Bradamante Dinne a me tu: dou'è quel cerchio aurato, Che Melissa a te diede, Pegno della mia fede? Non l'ho ueduto io stessa [557] (Ohimè, uista dolente!), Pur hor nell'altrui mano? Quest'è la pura fé, Ruggiero ingrato, Disleale, inhumano, Quest'è la face ardente, Quest'è l'amor', che non conosce oblio? Ma se più t'amo, iniquo, Veder' possa schernito il pianto mio Dal tuo superbo orgoglio! Se più t'amo, o crudele, Cresca senza rimedio il mio cordoglio, E non trouin' pietà le mie querele! E se non prendo di mia fé schernita Le douute uendette, Per priuarmi di uita Pioua il Ciel sopra me nembi, e saette! Ruggiero Ah, tolga il Ciel così funesti auguri! Ascolta il uero in breui note espresso. Bradamante A bastanza ascoltai Quei simulati accenti; A bastanza m'è noto ogni successo. Vattene pure homai, Che, già rotti d'amor' gli strali ardenti, Tanto ti sdegnarò, quanto t'amai. Ruggiero
Oh, come è breue l'hora [558] D'ogni gioia mortale, Che, se fa nel uenir' longa dimora, Al partir' mette l'ale! O quanto è uero, o quanto, Che pur troppo han uicini I lor dubij confini il riso, e il pianto! Quando sperai gioire, Non son lungi al morire; Quando sperai godere il bel sembiante, Priuo di lui rimango; Trouata Bradamante, Sperai conforto, e piango. Fermati, Bradamante, oue t'inuoli? Ah, se non chiudi in petto alma di sasso, Se non è il sen di scoglio, o di diamante, Ferma, deh, ferma il passo! E se brami cotanto il mio morire, Torna, ond'io pèra homai, Perché ogni doglia ad atterrarmi è uana, Crudel', mentre ne uai, Tu, che sei la mia morte, a me lontana. Ma doue, lasso!, et a chi spargo i preghi? [559] Ascoltate almen' uoi l'acerbo affanno, Vdite, o sorde mura, i miei tormenti, Che forse in uoi potranno, Mentre, pria di morire, il morir' prouo, Destar' quella pietà, che in lei non trouo. Alceste, Fiordiligi, Echo
Alceste Tu per gl<i> altrui uestigi Lieta muoui le piante, Leggiadra Fiordiligi, Poiché ben sai, che il tuo gradito amante, Benché lungi pur sia, Per unirsi con te l'alma t'inuia. Fiordiligi Chiudon' due seni un cor, due cori un'Alma. Ma pur non nego, Alceste: anche un momento Graue si rende a me, se mi diparte Dal Gentil Brandimarte. Alceste Prosperi il Ciel secondo il tuo contento, Poiché in sorte a te diede Il fido amor' di Caualier' sì degno, Di cui più prode il Mondo altri non uede; E douunque il piè muoue, Dell'imprese sue rare [560] Suona la terra, e ne risuona il mare. Fiordiligi Ma se qui cerco in darno, io uoglio altroue Drizzare i passi a ritrouarlo intenti, Ché senza il caro sposo, ah, troppo lenti Fanno per me ritorno Alla notte l'Aurora, Hespero al giorno. Alceste Vanne felice; io qui, doue tal'hora Miro di Lidia ingrata il bel sembiante Trarrò, misero Amante, In sì uaghi soggiorni Torbide l'hore, e sconsolati i giorni Fiordiligi Se mi toglie mia suentura, Chi le faci ancor mi desta, L'alte mura Cangierò con la foresta. Echo Resta, resta. Fiordiligi Hor, ch'io prendo altro sentiero, Vdir' parmi il suono istesso Del Guerriero, Che nel seno io porto impresso. Echo Esso, esso. Fiordiligi L'aspre pene homai consolo, Atten<den>do i dì sereni, Se nel duolo Fido Amante a me souuieni. [561] Echo Vieni, uieni. Fiordiligi Deh, chi mi chiama a sé? Temo non sia L'aura, che prende a gioco il mio tormento. Ma chi molto desia Crede anco i sogni, e presta fede al uento. Orlando
Tra tanti auuolgimenti, ond'è ripieno Il Palagio sublime, in darno ho preso A ricercar' colei, che porto in seno: Anzi a trouarla, io fui d'appresso Quasi a perder' me stesso. Angelica infelice, Dell'Anime più fere, De' più seluaggi Cori Già nobil' predatrice, Hor d'altri fatta preda, a quai rigori Serba nemico fato i casi tuoi? Forse gli sdegni altrui In te riuolge Amor', perché, sdegnosa Alla face amorosa, A' miei lamenti, al mio seruir' fedele Ti mostrasti crudele? [562] Ma se per mia cagione Dèi tu pena soffrire, Volgasi in me più tosto il tuo martíre. Miei sono i tuoi tormenti, e del tuo danno Teco prouo l'affanno. Ma quanto più si rende Per le suenture tue graue il mio duolo, Anche uie più s'accende Di punire il desio Colui, che tanto ardío. Vedrà, uedrà, l'inuolatore indegno, Che nol faran' dell'ira mia sicuro Né la fuga, né il muro; E se giamai d'Orlando Fu la destra possente, e fiero il brando, Per sì degna cagione Mostrerò in paragone, Quant'habbia forza in generoso core Lealta` con Valore. Prasildo, Choro
Prasildo Non è pendice in queste selue, o piano, Non è riuiera, o Monte, [563] Oue io non habbia inuano Cercato Iroldo, onde già stanco il piede, E tutta aspersa ho di sudor' la fronte. Oh, che gentil' Albergo! E pur si uede Tacito, e solo. Oh, come il bel soggiorno, Di uaghezza ripieno, Arreca d'ogni intorno Diletto a gl<i> occhi, e merauiglia al seno! Ma da lieta armonia Odo l'aria arricchita L'alma, da lei rapita, Quasi se stessa, e le sue cure oblia. Choro Nell'ampia sede, Guerrier' famoso, Arresta il piede. Dolce riposo Ti sia ritegno: Quest'è d'Amore, e delle grazie il Regno. (a due) Ah, tra sì liete mura Vada, se saggio sei, lungi ogni cura. Prasildo A sì cortese inuito il piè si moue. Chi sa? trouar' potrei Nella gradita stanza Colui, che in darno ho ricercato altroue. Tal'hor, ch'ogni speranza [564] Altri da sé recide, Cangiata sorte alle sue uoglie arride. Mandricardo, Gradasso
Mandricardo Oue sei tu? Qual parte, Doralice Gentile, Rendi di quest'Albergo al Ciel simíle? Ah, uoglia Amor', ch'homai A me faccia ritorno Il mio bel sole, e mi riporti il giorno. Gradasso Mandricardo! Mandricardo Gradasso, oue ne uai? Gradasso A te ueniua, e mi fu scorta Amore. Ei, che soffrire homai di Rodomonte Non può gl<i> oltraggi, e l'onte, Di quell'alma Rubella, Di quel fastoso orgoglio L'aspre minaccie a rintuzzar' t'appella. Mandricardo Pronto sarò, qual soglio. Narrami il tutto, e qui potrebbe intanto Giunger' colei, che suole Altrui mostrar', che non è solo il sole. Gradasso E qual cagion' ti rese a lei lontano? Mandricardo Appunto hieri, affaticato, e stanco, [565] Presso al fonte uicino Dauo insieme con lei riposo al fianco, Quando ecco al fonte arriua Con uestir' Peregrino, Con uolto soura humano, Non so se Ninfa, o Diua, Che con gentile inchino Presa colei per mano, La conduce ridendo a questa soglia. Doppo lunga dimora, Colmo d'immensa doglia, Qua uolgo i passi, e non la trouo ancora. Gradasso Spera pur, Mandricardo, All'hor, che il pensi meno, Quella, per cui senti d'amore il dardo, Farà tranquillo il seno. Gioia, che amor' prepara, Quanto aspettata è men, tanto è più cara. Fammi, prego, palese Il fin delle contese, Onde a pugnar' con Rodomonte hauesti. Io narrerotti poi Il temerario ardir' de' pensier' suoi. Mandricardo Mentre il contender' nostro A palesarti io prendo, [566] Passeggiam', se ti piace, in questo chiostro, E il caso ascolta. Gradasso Attendo. Mandricardo Ero già mosso a singolar tenzone Col Re di Sarza, e pari era il desire D'ottener' Doralice, o pur morire; Nel mortal' paragone S'interpose Agramante, Et a' consigli suoi Si stabilì fra noi, Ch'ella sciegliesse il più gradito Amante, E che pago al suo detto Cedesse l'altro all'amator' eletto; Quindi, poiché del uolto Gl<i> animati ligustri in fra le Rose Vergognosetta Doralice ascose, Lo sguardo a terra uolto, Di prepormi le piacque al mio Riuale. Gradasso Rodomonte che fe'? che disse all'hora? Mandricardo Qual ei restasse, e quale Sdegno, e rossor' n'hauesse, A dispiegar' bastante altri non fòra. Ma poi, che il campo cesse L'improuisa uergogna all'ardimento, Il ferro impugna, a nuoua pugna intento, [567] E dice, che da quella Vana sentenza alla sua spada appella; Duolsi, minaccia, e giura Nol consentir' fin, ch'haurà core in petto. Io sorgo all'hora, e la tenzone accetto, Ma lo uieta Agramante, E con aperti detti anco non cela, Ch'homai più meco il rifiutato Amante Prender' briga non può per tal querela; Ond'ei parte confuso, Dal Re conuinto, e dalla Donna escluso. Gradasso Sospinto hor dallo sdegno, Di lacerar' non cessa Il feminile ingegno. Biasma ogni Donna, e in essa Accusando la fede Con lingua acerba in oltraggiarla eccede. Mandricardo Vano, bugiardo, e folle! Hor dunque annida Maluagità cotanta? Gradasso Anzi, quant'io n'intesi, aspra disfida Publicò poscia, e sostener' si uanta, Ch'ogni femina è lieue, E che brama ogn'hor più ciò, che men deue. Mandricardo Perch'egli affermi a suo dispetto il uero, Con frettoloso passo [568] Già m'accingo al sentiero. Andianne pur, Gradasso, E per diuersa uia, Chi prima in lui si abbatte, S'appresti a rintuzzar' tanta follia. E` la Donna un ricetto, in cui riluce Senno, fede, ualore; Tesoro è di uirtù, seggio d'honore. Gradasso Quant'oro illustra il Tago, e quante gemme Han l'Eritree maremme, Vile, e negletto al paragon' diuiene Di due luci serene. Mandricardo Con splendor' sì giocondo Voi sète, Anime belle, A questo basso Mondo Lo specchio delle stelle; Anzi, del sole istesso E` la uostra beltà ritratto espresso. Gradasso Partiamo, Amico, e delle Donne i pregi, Onde il Mondo s'honora, Spieghi lingua canora. Mandricardo I loro eccelsi uanti, Mal si ponno adombrar' ne i nostri canti. (a due) Ha lampi immortali La uostra beltà: [569] Auuenta li strali, Ma morte non dà. Se l'alma n'accende, Offende sì, ma senza offesa offende. Dama (dentro) Ahi! Gradasso Qual horribil' suono L'orecchio, e il cor mi fiede? Dama Ohimè! pietà! mercede! Mandricardo Sento Donna, che plora. (di dentro) Che più si tarda? Ah, mora! Dama Quest'a me dunque, ingrato? Ohimè, se in seno Hai spirto di pietade, Perdoni il ferro alla mia uerde etade, O non si neghi alla mia uita almeno, Poiché morir' pur deggio, una breu'hora. N. Ah, mora l'empia, mora! Dama Caualieri, accorrete! Mandricardo Traditori, oue sète? Gradasso Oue sète? Atlante, Olimpia, Choro di otto Ninfe
Atlante Per la frondosa riua A passi tardi, e lenti [570] Ecco soletta una Donzella arriua. Di trarla nel Palagio homai si tenti. Qualunque hoggi t'inuita Elezione, o sorte, Della magion' gradita Alle sublimi porte, Prosperi i Cieli appella, Poiché qui trarre i giorni in lieta pace Potrai, nobil' Donzella. Olimpia In pace no, che se fan guerra al seno Amor' crudo, empia sorte, Non fia, che per me splenda il ciel sereno Fin, che io non giaccia, ohimè, trofeo di morte. Né solo è mio cordoglio, Che de' suoi strazij amore Mi fe' misero esempio; Ma più, ch'altro mi doglio Di hauer' creduto a un empio. Inerme abbandonata, anzi tradita Da menzognero Amante, Alla selua romita Narro l'angoscie mie sì graui, e tante, Fatta homai, fra quell'ombre, un'ombra errante. Deh, lascia, ch'io ritorni, oue son uolta, A ridir' l'altrui frodi, i miei tormenti [571] Alle fiere, alle piante, all'onde, a i uenti. Atlante Ah, non partire, ascolta: Trouerai qui cento Donzelle, e cento, Nella cui lieta schiera Si renderà più lieue il tuo tormento. Gioui la speme, a chi sospira, e s'ange; Ogni pena più dura il tempo frange Con inuitta possanza. Olimpia Non crede un'infelice a gran speranza. Atlante Voi, Donzelle gradite, A gentil' Peregrina incontro uscite, Voi con dolce diporto Fate, ch'habbia conforto L'alma ne' dolor' suoi. quattro Ninfe Eccone! otto Ninfe Eccone, eccone a i cenni tuoi! Di Cupido entro alla Reggia Godi homai l'hore serene; Mal conuiene, Doue Amor' ha regno, e uanto, Che di pianto Vna stilla pur si ueggia: In sì beato Albergo ogn'un festeggia. Sia lunge dal fior degl<i> anni Il gel d'aspro tormento; [571 bis] Pur troppo sul crine d'argento Vn nembo pioue d'affanni. (a due) Chi poté sperar' mai scampo Dall'onte del tempo auaro, Se al mondo ciò, che è più caro, Sparisce con piè di lampo? (a quattro) Se il sole tramonta, e cade, Più uago ride col giorno; Ma passa, né fa ritorno Il pregio di fresca etade. (a otto) Sia lunge dal fior degl<i> anni [etc.] (a due) All'Aura, che dolce spira, Si sciolga la uela audace, Che l'onda, ch'immobil' giace, Fremendo poscia s'adira. (a cinque) Sen fugge spiegando il uolo Bellezza, che l'Alme ancide, Qual Rosa, che mentre ride Languendo ne cade al suolo. (a quattro) Sì, sì, gioisca il cor, sia lunge il duolo. Olimpia Di render' grazie a tanta grazia eguali Già non presumo, e la mia lingua è muta. Ben folle è chi rifiuta Opportuno conforto a' suoi gran mali. Andianne, oue a uoi piace, [572] Che mercé uostra i miei dolor' consolo. (a otto) Sì, sì, gioisca il cor, sia lungi il duolo! Alceste, Ferraù, Mandricardo, Marfisa, Finardo, Bradamante, Angelica, Prasildo, Orlando, Ruggiero, Fiordiligi, Atlante
Alceste Se il petto, in cui t'annidi, Trafiggi ad hora, ad hora, Dispietato dolor', ché non m'uccidi? Deh, poiché tanto il mio dolor' seuero Hoggi meco s'irríta, Ei mi tolga la speme, e tu la uita. Prasildo Stanco il piè, mesto il core, il fianco lasso, Io più non so, doue mi uolga il passo. Orlando Senza prò ricercai Ogni più chiusa stanza, E per me cade homai Di uetro ogni speranza. Angelica Inuano al fin s'attende Ciò, che il Ciel ne contende. Ferrau` Entro a questo Palagio Corse il ladron' maluagio. Io uo' nouella Dimandarne a costui. [573] Dinne, ueduto hauresti una Donzella Cinta di azzurree uesti? Vn Masnadiero indegno a me la toglie. Atlante Giunse colei pur dianzi in queste soglie. Quanta pietà del tuo dolor' mi punge! Affretta il piè, la trouerai non lunge. Mandricardo Che tu meco non sia, O Doralice, hor, che il mio cor si lagna, Già tua colpa non è, ma d'empia sorte, Che da me ti scompagna. Io, dalle stelle, e non da te deluso, Solo il tenor' del mio destino accuso. Marfisa Per l'orme istesse io mi rigiro in uano. Finardo O mio caro Germano, In sì tenera età condotto a morte! Ahi, ch'il crudel Leon' seluaggio, Vscito a fargli oltraggio, Dentro a quest'empie porte, Per diuorarlo, ohimè, lo strascinò! O fato, o strazio indegno! Dunque più nol uedrò? Alceste O mura a me funeste, altrui serene, Rendetemi il mio bene! Bradamante Fera, che in ferità passa ogni segno! Alceste Per pietà di mie pene [574] Rendetemi il mio bene! Bradamante A queste mura insegno Risonar' del mio duolo. Ruggiero Esangue, afflitto, e solo, Mentre di lei son priuo, No, che non uiuo, no, che non uiuo... Fiordiligi Eccomi al loco istesso, o rio destino! Ruggiero ...che uiuer' non si può senza la uita. Orlando Ohimè, chi me l'addita? Mandricardo Oue drizzo il camino? O mie cure mordaci! Furo, o ueglio gentile, Tue speranze fallaci. Già mai non hebbi ancora Pur un momento qui sereno il ciglio. Atlante Prendi dunque da me nuouo consiglio: Non far qui più dimora. Mandricardo Fuor di questo soggiorno Non andrò, no, ché se il mio sol qui splende, Per me non sorge in altra parte il giorno. Qui riman' la mia uita, e il mio Tesoro: S'io ne uo lungi, impouerisco, e moro. Orlando Angelica! C. Orontea! Doralice Cleante! [575] Prasildo Iroldo! Dunque al uento è dispersa ogni mia brama! Tutti Oh, quanto è duro il non trouar', chi s'ama! Choro di Fantasme
Ahi, che strana cecità! Vn mortale in mille modi Dalle frodi Vien deluso, e non lo sa. Ahi, che strana cecità! Quali impacci Tesi sono, e quanti lacci, Onde ogn'hor trabocchi il piede! O che lieue ingannar', chi tosto crede! Chi giamai sicuro fu, Mentre piouano l'inganni, Se a' lor danni Non è schermo alta uirtù? Chi, chi, chi giamai sicuro fu? Quasi ha spento Nell'horror' del tradimento I suoi raggi homai la fede. O che lieue ingannar', chi tosto crede! Mai non ua libero il piè, [576] Perché il mondo, Cui non s'apre un dì giocondo, Fuor, ch'insidie, altro non è. Mai, mai, mai, <mai> non ua libero il piè. Ride l'erba, Ma celato anche riserba Angue reo, che a morte fiede. O che lieue ingannar', chi tosto crede! Fine dell'Atto Primo
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