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Biblioteca Telematica

CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA

Mandragola

Niccolò Machiavelli

 

ATTO QUARTO

[SCENA PRIMA] [SCENA SECONDA] [SCENA TERZA]

[SCENA QUARTA] [SCENA QUINTA] [SCENA SESTA]

[SCENA SETTIMA] [SCENA OTTAVA] [SCENA NONA]

[SCENA DECIMA]

ATTO QUARTO

 SCENA PRIMA

Callimaco solo.

CALLIMACO Io vorrei pure intendere quello che costoro hanno fatto. Può egli essere che io non rivegga Ligurio? E, nonché le ventitré, le sono le ventiquattro ore! In quanta angustia d'animo sono io stato e sto! Ed è vero che la Fortuna e la Natura tiene el conto per bilancio: la non ti fa mai un bene, che, a l'incontro, non surga un male. Quanto piú mi è cresciuta la speranza, tanto mi è cresciuto el timore. Misero a me! Sarà egli mai possibile che io viva in tanti affanni e perturbato da questi timori e queste speranze? Io sono una nave vessata da dua diversi venti, che tanto piú teme, quanto ella è più presso al porto. La semplicità di messere Nicia mi fa sperare, la providenzia e durezza di Lucrezia mi fa temere. Oimè, che io non truovo requie in alcuno loco! Talvolta io cerco di vincere me stesso, riprendomi di questo mio furore, e dico meco: - Che fai tu? Se' tu impazato? Quando tu l'ottenga, che fia? Conoscerai el tuo errore, pentira'ti delle fatiche e de' pensieri che hai avuti. Non sai tu quanto poco bene si truova nelle cose che l'uomo desidera, rispetto a quello che l'uomo ha presupposto trovarvi? Da l'altro canto: el peggio che te ne va è morire e andarne in inferno; e' son morti tanti degli altri! e sono in inferno tanti uomini da bene! Ha'ti tu a vergognare d'andarvi tu? Volgi el viso alla sorte; fuggi el male, e non lo potendo fuggire sopportalo come uomo; non ti prosternere, non ti invilire come una donna. - E così mi fo di buon cuore; ma io ci sto poco sú, perché da ogni parte mi assalta tanto desio d'essere una volta con costei, che io mi sento, dalle piante de' piè al capo, tutto alterare: le gambe triemano, le viscere si commuovono, il cuore mi si sbarba del petto, le braccia s'abandonano, la lingua diventa muta, gli occhi abarbagliano, el cervello mi gira. Pure, se io trovassi Ligurio, io arei con chi sfogarmi. Ma ecco che ne viene verso me ratto. El rapporto di costui mi farà o vivere allegro qualche poco o morire affatto.

SCENA SECONDA

Ligurio, Callimaco.

LIGURIO Io non desiderai mai piú tanto di trovare Callimaco, e non penai mai piú tanto a trovarlo. Se io li portassi triste nuove, io l'arei riscontro al primo. Io sono stato a casa, in Piazza, in Mercato, al Pancone delli Spini, alla Loggia de' Tornaquinci, e non l'ho trovato. Questi innamorati hanno l'ariento vivo sotto e pieti, e non si possono fermare.

CALLIMACO Che sto io ch'io non lo chiamo? E mi par pure allegro: Oh, Ligurio! Ligurio!

LIGURIO Oh, Callimaco! dove sei tu stato?

CALLIMACO Che novelle?

LIGURIO Buone.

CALLIMACO Buone in verità?

LIGURIO Ottime.

CALLIMACO E' Lucrezia contenta?

LIGURIO Sí.

CALLIMACO El frate fece el bisogno?

LIGURIO Fece

CALLIMACO Oh, benedetto frate! Io pregherrò sempre Dio per lui. .

LIGURIO Oh, buono! Come se Dio facessi le grazie del male, come del bene! El frate vorrà altro che prieghi!

CALLIMACO Che vorrà?

LIGURIO Danari.

CALLIMACO Darégliene. Quanti ne gli hai tu promessi?

LIGURIO Trecento ducati.

CALLIMACO Hai fatto bene.

LIGURIO El dottore ne ha sborsati venticinque.

CALLIMACO Come?

LIGURIO Bastiti che gli ha sborsati.

CALLIMACO La madre di Lucrezia, che ha fatto?

LIGURIO Quasi el tutto. Come la 'ntese che la sua figliuola la avev'avere questa buona notte sanza peccato, la non restò mai di pregare, comandare, confortare la Lucrezia, tanto che ella la condusse al frate, e quivi operò in modo, che la l'acconsentí.

CALLIMACO Oh, Dio! Per quali mia meriti debbo io avere tanti beni? Io ho a morire per l'allegrezza!

LIGURIO Che gente è questa? Ora per l'allegrezza, ora pel dolore, costui vuole morire in ogni modo. Hai tu ad ordine la pozione?

CALLIMACO Sí, ho.

LIGURIO Che li manderai?

CALLIMACO Un bicchiere d'hypocras, che è a proposito a racconciare lo stomaco, rallegra el cervello... Ohimè, ohimè, ohimè, io sono spacciato!

LIGURIO Che è? Che sarà?

CALLIMACO E' non ci è remedio.

LIGURIO Che diavol fia?

CALLIMACO E' non si è fatto nulla, io mi son murato un forno.

LIGURIO Perché? Ché non lo di? Lèvati le man' dal viso.

CALLIMACO O non sai tu che io ho detto a messer Nicia che tu, lui, Siro ed io piglieremo uno per metterlo a lato a la moglie?

LIGURIO Che importa?

CALLIMACO Come, che importa? Se io sono con voi, non potrò essere quel che sia preso; s'io non sono, e' s'avvedrà dello inganno.

LIGURIO Tu di' el vero. Ma non ci è egli rimedio?

CALLIMACO Non, credo io.

LIGURIO Sí, sarà bene.

CALLIMACO Quale?

LIGURIO Io voglio un poco pensallo.

CALLIMACO Tu mi hai chiaro: io sto fresco, se tu l'hai a pensare ora!

LIGURIO Io l'ho trovato.

CALLIMACO Che cosa?

LIGuRIo Farò che 'l frate, che ci ha aiutato infino a qui, farà questo resto.

CALLIMACO In Che modo?

LIGURIO Noi abbiamo tutti a travestirci. Io farò travestire el frate: contrafarà la voce, el viso, l'abito; e dirò al dottore che tu sia quello; e' sel crederà.

CALLIMACO Piacemi; ma io che farò?

LIGURIO Fo conto che tu ti metta un pitocchino indosso, e con un liuto in mano te ne venga costí, dal canto della sua casa, cantando un canzoncino.

CALLIMACO A viso scoperto?

LIGURIO Sí, ché se tu portassi una maschera, e' gli enterrebbe 'n sospetto.

CALLIMACO E' mi conoscerà.

LIGURIO Non farà: perché io voglio che tu ti storca el viso, che tu apra, aguzzi o digrigni la bocca, chiugga un occhio. Pruova un poco.

CALLIMACO Fo io così?

LIGURIO No.

CALLIMACO Cosí?

LIGURIO Non basta.

CALLIMACO A questo modo?

LIGURIO Sí, sí, tieni a mente cotesto. Io ho un naso in casa: io vo' che tu te l'appicchi.

CALLIMACO Orbé, che sarà poi?

LIGURIO Come tu sarai comparso in sul canto, noi saren quivi, torrénti el liuto, piglierenti, aggirerenti condurrenti in casa, metterenti a letto. E 'l resto doverrai tu fare da te!

CALLIMACO Fatto sta condursi!

LIGURIo Qui ti condurrai tu. Ma a fare che tu vi possa ritornare sta a te e non a noi.

CALLIMACO Come?

LIGURIo Che tu te la guadagni in questa notte, e che, innanzi che tu ti parta, te le dia a conoscere, scuoprale lo inganno, mostrile l'amore le porti, dicale el bene le vuoi, e come sanza sua infamia la può esser tua amica, e con sua grande infamia tua nimica. È impossibile che la non convenghi teco, e che la voglia che questa notte sia sola.

CALLIMACO Credi tu cotesto?

LIGURIO Io ne son certo. Ma non perdiam piú tempo: e' son già dua ore. Chiama Siro, manda la pozione a messer Nicia, e me aspetta in casa. Io andrò per el frate: farollo travestire, e condurrenlo qui, e troverreno el dottore e fareno quello manca.

CALLIMACO Tu di' ben! Va' via.

SCENA TERZA

Callimaco, Siro.

CALLIMACO O Siro!

SIRO Messere!

CALLIMACO Fatti costí.

SIRO Eccomi.

CALLIMACO Piglia quello bicchiere d'argento, che è drento allo armario di camera e, coperto con un poco di drappo, portamelo, e guarda a non lo versare per la via.

SIRO Sarà fatto.

CALLIMACO Costui è stato dieci anni meco, e sempre m'ha servito fedelmente. Io credo trovare, anche in questo caso, fede in lui; e, benché io non gli abbi comunicato questo inganno, e' se lo indovina, ché gli è cattivo bene e veggo che si va accomodando.

SIRO Eccolo.

CALLIMACO Sta bene. Tira, va a casa messer Nicia, e digli che questa è la medicina, che ha a pigliare la donna doppo cena subito; e quanto prima cena, tanto sarà meglio; e, come noi sareno in sul canto ad ordine, al tempo, e' facci d'esservi. Va' ratto.

SIRO I' vo.

CALLIMACO Odi qua. Se vuole che tu l'aspetti, aspettalo, e vientene qui con lui; se non vuole, torna qui da me, dato che tu glien'hai, e fatto che tu gli arai l'ambasciata.

SIRO Messer, sí.

SCENA QUARTA

Callimaco solo.

CALLIMACO Io aspetto che Ligurio torni col frate; e chi dice che gli è dura cosa l'aspettare, dice el vero. Io scemo ad ogni ora dieci libbre, pensando dove io sono ora, dove io potrei essere di qui a dua ore, temendo che non nasca qualche cosa, che interrompa el mio disegno. Che se fussi, e' fia l'ultima notte della vita mia, perché o io mi gitterò in Arno, o io m'impiccherò, o io mi gitterò da quelle finestre, o io mi darò d'un coltello in sullo uscio suo. Qualche cosa farò io, perché io non viva più. Ma veggo io Ligurio? Egli è desso, egli ha seco uno che pare scrignuto, zoppo: e' fia certo el frate travestito Oh, frati! Conoscine uno, e conoscigli tutti. Chi è quell'altro, che si è accostato a loro? E' mi pare Siro, arà digià fatto l'ambasciata al dottore; egli è esso. Io gli voglio aspettare qui, per convenire con loro.

SCENA QUINTA

Siro, Ligurio, Callimaco, fra' Timoteo travestito

SIRO Chi è teco, Ligurio?

LIGURIO Uno uom da bene.

SIRO E' egli zoppo, o fa le vista?

LIGURIO Bada ad altro.

SIRO Oh! gli ha el viso del gran ribaldo!

LIGURIO Deh! sta' cheto, ché ci hai fracido! Ove è Callimaco?

CALLIMACO Io son qui. Voi siete e ben venuti!

LIGURIO O Callimaco, avvertisci questo pazzerello di Siro: egli ha detto già mille pazzie.

CALLIMACO Siro, odi qua: tu hai questa sera a fare tutto quello che ti dirà Ligurio; e fa' conto, quando e' ti comanda, che sia io; e ciò che tu vedi, senti o odi, hai a tenere secretissimo, per quanto tu stimi la roba, l'onore, la vita mia e il bene tuo.

SIRO Cosí si farà.

CALLIMACO Desti tu el bicchiere al dottore?

SIRO Messer, sl.

CALLIMACO Che disse?

SIRO Che sarà ora ad ordine di tutto.

TIMOTEO E' questo Callimaco?

CALLIMACO Sono, a' comandi vostri. Le proferte tra noi sien fatte: voi avete a disporre di me e di tutte le fortune mia, come di voi.

TIMOTEO Io l'ho inteso e credolo e sommi messo a fare quello per te, che io non arei fatto per uomo del mondo.

CALLIMACO Voi non perderete la fatica.

TIMOTEO E' basta che tu mi voglia bene.

LIGURIO Lasciamo stare le cerimonie. Noi andreno a travestirci, Siro ed io. Tu, Callimaco, vien' con noi, per potere ire a fare e fatti tua. El frate ci aspetterà qui: noi torneren subito, e andreno a trovare messere Nicia.

CALLIMACO Tu di' bene: andiano.

TIMOTEO Vi aspetto.

SCENA SESTA

Frate solo travestito.

TIMOTEO E' dicono el vero quelli che dicono che le cattive compagnie conducono gli uomini alle forche, e molte volte uno càpita male cosí per essere troppo facile e troppo buono, come per essere troppo tristo. Dio sa che io non pensavo ad iniurare persona, stavomi nella mia cella, dicevo el mio ufizio, intrattenevo e mia devoti: capitommi inanzi questo diavolo di Ligurio, che mi fece intignere el dito in uno errore, donde io vi ho messo el braccio, e tutta la persona, e non so ancora dove io m'abbia a capitare. Pure mi conforto che quando una cosa importa a molti, molti ne hanno aver cura. Ma ecco Ligurio e quel servo che tornono.

SCENA SETTIMA

Fra' Timoteo, Ligurio, Siro travestiti.

TIMOTEO Voi siate e ben tornati.

LIGURIO Stian noi bene?

TIMOTEO Benissimo.

LIGURIO E' ci manca el dottore. Andian verso casa sua: e' son piú di tre ore, andian via!

SIRO Chi apre l'uscio suo? È egli el famiglio?

LICURI0 No: gli è lui. Ah, ah, ah, uh!

SIRO Tu ridi?

LIGURIO Chi non riderebbe? Egli ha un guarnacchino indosso, che non gli cuopre el culo. Che diavolo ha egli in capo? E' mi pare un di questi gufi de' canonici, e uno spadaccino sotto: ah, ah! e' borbotta non so che. Tirianci da parte, e udireno qualche sciagura della moglie.

SCENA OTTAVA

Messer Nicia travestito.

NICIA Quanti lezzi ha fatti questa mia pazza! Ella ha mandato le fante a casa la madre, e 'l famiglio in villa. Di questo io la laudo; ma io non la lodo già che, innanzi che la ne sia voluta ire al letto, ell'abbi fatto tante schifiltà: - Io non voglio! ... Come farò io?... Che mi fate voi fare? ... Oh me!, mamma mia!.. E, se non che la madre le disse il padre del porro, la non entrava in quel letto. Che le venga la contina! Io vorrei ben vedere le donne schizzinose, ma non tanto; ché ci ha tolta la testa, cervello di gatta! Poi, chi dicessi: Che impiccata sia la piú savia donna di Firenze la direbbe: - Che t'ho io fatto?. Io so che la Pasquina enterrà in Arezzo, ed inanzi che io mi parta da giuoco, io potrò dire, come mona Ghinga: - Di veduta, con queste mane. Io sto pur bene! Chi mi conoscerebbe? Io paio maggiore, piú giovane, piú scarzo: e non sarebbe donna, che mi togliessi danari di letto. Ma dove troverrò io costoro?

SCENA NONA

Ligurio, messer Nicia, fra' Timoteo, Siro.

LIGURIO Buona sera, messere.

NICIA Oh! eh! eh!

LIGURIO Non abbiate paura, no' siàn noi.

NICIA Oh! voi siete tutti qui? S'io non vi conoscevo presto, io vi davo con questo stocco, el piú diritto che io sapevo! Tu, se' Ligurio? e tu, Siro? e quell'altro el maestro? ah?

LIGURIO Messere, si.

NICIA Togli! Oh, e' s'è contraffatto bene! e' non lo conoscerebbe Va-qua-tu!

LIGURIO Io gli ho fatto mettere dua noce in bocca, perché non sia conosciuto alla voce.

NICIA Tu se' ignorante.

LIGURIO Perché ?

NICIA Che non me 'l dicevi tu prima? Ed are'mene messo anch'io dua e sai se gli importa non essere conosciuto alla favella!

LIGURIO Togliete, mettetevi in bocca questo.

NICIA Che è ella?

LIGURIO Una palla di cera.

NICIA Dàlla qua... ca, pu, ca, co, co, cu, cu, spu... Che ti venga la seccaggine, pezzo di manigoldo!

LIGURIO Perdonatemi, ché io ve ne ho data una in scambio, che io non me ne sono avveduto.

NICIA Ca, ca, pu, pu... Di che, che, che, che era?

LIGURIO D'aloe.

NICIA Sia, in malora! Spu, spu... Maestro, voi non dite nulla?

TIMOTEO Ligurio m'ha fatto adirare.

NICIA Oh! voi contrafate bene la voce.

LIGURIO Non perdian piú tempo qui. Io voglio essere el capitano, e ordinare l'esercito per la giornata. Al destro corno sia preposto Callimaco, al sinistro io, intra le dua corna starà qui el dottore; Siro fia retroguardo, per dar sussidio a quella banda che inclinassi. El nome sia san Cucú.

NICIA Chi è san Cucú?

LIGURIO È el piú onorato santo, che sia in Francia. Andiàn via, mettiàn l'aguato a questo canto. State a udire: io sento un liuto.

NICIA Egli è esso. Che vogliàn fare?

LIGURIO Vuolsi mandare innanzi uno esploratore a scoprire chi egli è, e, secondo ci riferirà, secondo fareno.

NICIA Chi v'andrà?

LIGURIO Va' via, Siro. Tu sai quello hai a fare. Considera, essamina, torna presto, referisci.

SIRO Io vo.

NICIA Io non vorrei che noi pigliassimo un granchio, che fussi qualche vecchio debole o infermiccio, e che questo giuoco si avessi a rifare domandassera.

LIGURIO Non dubitate, Siro è valent'uomo. Eccolo, e' torna. Che truovi, Siro?

SIRO Egli è el piú bello garzonaccio, che voi vedessi mai! Non ha venticinque anni, e viensene solo, in pitocchino, sonando el liuto.

NICIA Egli è el caso, se tu di' el vero. Ma guarda che questa broda sarebbe tutta gittata addosso a te!

SIRO Egli è quel ch'io v'ho detto.

LIGURIO Aspettiàno ch'egli spunti questo canto, e subito gli sareno addosso.

NICIA Tiratevi in qua, maestro: voi mi parete un uom di legno. Eccolo.

CALLIMACO

Venir vi possa el diavolo allo letto,

Dapoi ch'io non vi posso venir io!

LIGURIO Sta' forte. Da' qua questo liuto!

CALLIMACO Ohimè! Che ho io fatto?

NICIA Tu el vedrai! Cuoprili el capo, imbavaglialo!

LIGURIO Aggiralo!

NICIA Dàgli un'altra volta! dagliene un'altra! mettetelo in casa!

TIMOTEO Messere Nicia, io m'andrò a riposare, ché mi duole la testa, che io muoio. E, se non bisogna, io non tornerò domattina.

NICIA Sí, maestro, non tornate: noi potrem fare da noi.

SCENA DECIMA

Frate Timoteo solo.

TIMOTEO E' sono intanati in casa, ed io me ne andrò al convento. E voi, spettatori, non ci appuntat:. perché in questa notte non ci dormirà persona, sí che gli Atti non sono interrotti dal tempo. Io dirò l'uffizio; Ligurio e Siro ceneranno, ché non hanno mangiato oggi; el dottore andrà di camera in sala, perchè la cucina vadia netta. Callimaco e madonna Lucrezia non dormiranno, perché io so, se io fussi lui e se voi fussi lei, che noí non dormiremmo.

Canzone

dopo il quarto atto

Oh dolce notte, oh sante

ore notturne e quete,

ch'i disïosi amanti accompagnate;

In voi s'adunan tante

letizie, onde voi siete

sole cagion di far l'alme beate.

Voi, giusti premii date,

all'amorose schiere,

delle lunghe fatiche;

voi fate, o felici ore,

ogni gelato petto arder d'amore!

 

 

Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com

Ultimo Aggiornamento: 18/07/05 01.25.02