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Biblioteca Telematica

CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA

Mandragola

Niccolò Machiavelli

 

ATTO TERZO

[SCENA PRIMA] [SCENA SECONDA] [SCENA TERZA]

[SCENA QUARTA] [SCENA QUINTA] [SCENA SESTA]

[SCENA SETTIMA] [SCENA OTTAVA] [SCENA NONA]

[SCENA DECIMA] [SCENA UNDICESIMA] [SCENA DODICESIMA]

 

ATTO TERZO

  

SCENA PRIMA

Sostrata, messer Nicia, Ligurio.

SOSTRATA Io ho sempre mai sentito dire che gli è ufizio d'un prudente pigliare de' cattivi partiti el migliore: se, ad avere figliuoli, voi non avete altro rimedio che questo, si vuole pigliarlo, quando e' non si gravi la conscienzia.

NICIA Egli è così.

LIGURIO Voi ve ne andrete a trovare la vostra figliuola, e messere ed io andreno a trovare fra' Timoteo suo confessoro, e narrerengli el caso, acciò che non abbiate a dirlo voi: vedrete quello che vi dirà.

SOSTRATA Cosí sarà fatto. La via vostra è di costà; ed io vo a trovare la Lucrezia, e la merrò a parlare al frate, ad ogni modo.

SCENA SECONDA

Messer Nicia, Ligurio.

NICIA Tu ti maravigli forse, Ligurio, che bisogni fare tante storie a disporre mogliama; ma, se tu sapessi ogni cosa, tu non te ne maraviglieresti.

LIGURIO Io credo che sia, perché tutte le donne sono sospettose.

NICIA Non è cotesto. Ell'era la piú dolce persona del mondo e la piú facile; ma, sendole detto da una sua vicina che, s'ella si botava d'udire quaranta mattine la prima messa de' Servi, che impregnerebbe, la si botò, ed andovvi forse venti mattine. Ben sapete che un di que' fratacchioni le cominciò 'ndare d'atorno, in modo che la non vi volle piú tornare. Egli è pure male però che quegli che ci arebbono a dare buoni essempli sien fatti cosí. Non dich'io el vero?

LIGURIO Come diavolo, se egli è vero!

NICIA Da quel tempo in qua ella sta in orecchi come la lepre; e, come se le dice nulla, ella vi fa dentro mille difficultà.

LIGURIO Io non mi maraviglio piú. Ma, quel boto, come si adempié?

NICIA Fecesi dispensare.

LIGURIO Sta bene. Ma datemi, se voi avete, venticinque ducati, ché bisogna, in questi casi, spendere, e farsi amico el frate presto, e darli speranza di meglio.

NICIA Pigliagli pure; questo non mi dà briga, io farò masserizia altrove.

LIGURIO Questi frati sono trincati, astuti; ed è ragionevole, perché e' sanno e peccati nostri, e loro, e chi non è pratico con essi potrebbe ingannarsi e non gli sapere condurre a suo proposito. Pertanto io non vorrei che voi nel parlare guastassi ogni cosa, perché un vostro pari, che sta tuttodí nello studio, s'intende di quelli libri, e delle cose del mondo non sa ragionare. (Costui è sí sciocco, che io ho paura non guastassi ogni cosa).

NICIA Dimmi quel che tu vuoi ch'io faccia.

LIGURIO Che voi lasciate parlare a me, e non parliate mai, s'io non vi accenno.

NICIA Io son contento. Che cenno farai tu?

LIGURIO Chiuderò un occhio; morderommi el labbro... Deh no! Facciàno altrimenti. Quanto è egli che voi non parlasti al frate?

NICIA È più di dieci anni.

LIGURIO Sta bene. Io gli dirò che voi sete assordato, e voi non risponderete e non direte mai cosa alcuna, se noi non parliamo forte.

NICIA Cosí farò.

LIGURIO Non vi dia briga che io dica qualche cosa che vi paia disforme a quello che noi vogliamo, perché tutto tornerà a proposito.

NICIA In buon ora.

LIGURIO Ma io veggo el frate che parla con una donna. Aspettian che l'abbi spacciata.

SCENA TERZA

Fra' Timoteo, una donna.

TIMOTEO Se voi vi volessi confessare, io farò ciò che voí volete.

DONNA Non, per oggi; io sono aspettata: e' mi basta essermi sfogata un poco, cosí ritta ritta. Avete voi dette quelle messe della Nostra Donna?

TIMOTEO Madonna sí.

DONNA Togliete ora questo fiorino, e direte dua mesi ogni lunedí la messa de' morti per l'anima del mio marito. Ed ancora che fussi un omaccio, pure le carne tirono: io non posso fare non mi risenta, quando io me ne ricordo. Ma credete voi che sia in purgatorio?

TIMOTEO Sanza dubio.

DONNA Io non so già cotesto. Voi sapete pure quel che mi faceva qualche volta. Oh, quanto me ne dolsi io con esso voi! Io me ne discostavo quanto io potevo; ma egli era sí importuno! Uh, nostro Signore!

TIMOTEO Non dubitate, la clemenzia di Dio è grande: se non manca a l'uomo la voglia, non gli manca mai el tempo a pentirsi.

DONNA Credete voi che 'l Turco passi questo anno in Italia?

TIMOTEO Se voi non fate orazione, sí.

DONNA Naffe! Dio ci aiuti, con queste diavolerie! Io ho una gran paura di quello impalare. Ma io veggo qua in chiesa una donna che ha certa accia di mio: io vo' ire a trovarla. Fate col buon dí.

TIMOTEO Andate sana.

SCENA QUARTA

Fra' Timoteo, Ligurio, messer Nicia.

TIMOTEO Le piú caritative persone che sieno sono le donne, e le piú fastidiose. Chi le scaccia, fugge e fastidii e l'utile; chi le intrattiene, ha l'utile ed e fastidii insieme. Ed è 'l vero che non è el mele sanza le mosche. Che andate voi facendo, uomini da bene? Non riconosco io messer Nicia?

LIGURIO Dite forte, ché gli è in modo assordato, che non ode quasi nulla.

TIMOTEO Voi sete il ben venuto, messere!

LIGURIO Piú forte !

TIMOTEO El ben venuto!

NICIA El ben trovato, padre!

TIMOTEO Che andate voi faccendo?

NICIA Tutto bene.

LIGURIO Volgete el parlare a me, padre, perché voi, a volere che v'intendessi, aresti a mettere a romore questa piazza.

TIMOTEO Che volete voi da me?

LIGURIO Qui messere Nicia ed un altro uomo da bene, che voi intenderete poi, hanno a fare distribuire in limosine parecchi centinaia di ducati.

NICIA Cacasangue!

LIGURIO (Tacete, in malora, e' non fien molti!) Non vi maravigliate, padre, di cosa che dica, ché non ode, e pargli qualche volta udire, e non risponde a proposito.

TIMOTEO Séguita pure, e lasciagli dire ciò che vuole.

LIGURIO De' quali danari io ne ho una parte meco; ed hanno disegnato che voi siate quello che li distribuiate.

TIMOTEO Molto volentieri.

LIGURIO Ma egli è necessario, prima che questa limosina si faccia, che voi ci aiutiate d'un caso strano intervenuto a messere, che solo voi potete aiutare, dove ne va al tutto l'onore di casa sua.

TIMOTEO Che cosa è?

LIGURIO Io non so se voi conoscesti Cammillo Calfucci, nipote qui di messere.

TIMOTEO Sí, conosco.

LIGURIO Costui n'andò per certe sua faccende, uno anno fa, in Francia; e, non avendo donna, che era morta, lasciò una sua figliuola da marito in serbanza in uno munistero, del quale non accade dirvi ora el nome.

TIMOTEO Che è seguíto?

LIGURIO E' seguíto che, o per straccurataggine delle monache o per cervellinaggine della fanciulla, la si truova gravida di quattro mesi; di modo che, se non ci si ripara con prudenzia, el dottore, le monache, la fanciulla, Cammillo, la casa de' Calfucci è vituperata; e il dottore stima tanto questa vergogna che s'è botato, quando la non si palesi, dare trecento ducati per l'amore di Dio.

NICIA Che chiacchiera!

LIGURIO (State cheto!) E daragli per le vostre mani; e voi solo e la badessa ci potete rimediare.

TIMOTEO Come?

LIGURIO Persuadere alla badessa che dia una pozione alla fanciulla per farla sconciare.

TIMOTEO Cotesta è cosa da pensarla.

LIGURIO Guardate, nel far questo, quanti beni ne resulta: voi mantenete l'onore al monistero, alla fanciulla, a' parenti; rendete al padre una figliuola; satisfate qui a messere, a tanti sua parenti; fate tante elemosine, quante con questi trecento ducati potete fare; e, dall'altro canto, voi non offendete altro che un pezzo di carne non nata, sanza senso, che in mille modi si può sperdere; ed io credo che quello sia bene che facci bene ai piú, e che e piú se ne contentino.

TIMOTEO Sia, col nome di Dio. Faccisi ciò che voi volete, e, per Dio e per carità, sia fatto ogni cosa. Ditemi el munistero, datemi la pozione, e, se vi pare, cotesti danari, da potere cominciare a fare qualche bene.

LIGURIO Or mi parete voi quel religioso, che io credevo che voi fussi. Togliete questa parte de' danari. El munistero è... Ma aspettate, egli è qui in chiesa una donna che mi accenna: io torno ora ora; non vi partite da messer Nicia; io le vo' dire dua parole.

SCENA QUINTA

Fra' Timoteo, messer Nicia.

TIMOTEO Questa fanciulla, che tempo ha?

NICIA Io strabilio.

TIMOTEO Dico, quanto tempo ha questa fanciulla?

NICIA Mal che Dio gli dia!

TIMOTEO Perché?

NICIA Perché se l'abbia!

TIMOTEO E' mi pare essere nel gagno. Io ho a fare cor uno pazzo e cor un sordo: l'un si fugge, l'altro non ode. Ma se questi non sono quarteruoli, io ne farò meglio di loro! Ecco Ligurio, che torna in qua.

SCENA SESTA

Ligurio, fra' Timoteo, messer Nicia.

LIGURIO State cheto, messere. Oh! io ho la gran nuova, padre.

TIMOTEO Quale?

LIGURIO Quella donna con chi io ho parlato, mi ha detto che quella fanciulla si è sconcia per se stessa.

TIMOTEO Bene! questa limosina andrà alla Grascia.

LIGURIO Che dite voi?

TIMOTEO Dico che voi tanto piú doverrete fare questa limosina.

LIGURIO La limosina si farà, quando voi vogliate: ma e' bisogna che voi facciate un'altra cosa in benefizio qui del dottore.

TIMOTEO Che cosa è?

LIGURIO Cosa di minor carico, di minor scandolo, piú accetta a noi, e piú utile a voi.

TIMOTEO Che è? Io sono in termine con voi, e parmi avere contratta tale dimestichezza, che non è cosa che io non facessi.

LIGURIO Io ve lo vo' dire in chiesa, da me e voi, ed el dottore fia contento di aspettare qui. Noi torniamo ora.

NICIA Come disse la botta a l'erpice! .

TIMOTEO Andiamo.

SCENA SETTIMA

Messer Nicia solo.

NICIA E' egli di dì o di notte? Sono io desto o sogno? Sono io imbriaco, e non ho beuto ancora oggi, per ire drieto a queste chiacchiere? Noi rimanghiam di dire al frate una cosa, e' ne dice un'altra; poi volle che io facessi el sordo, e bisognava io m'impeciassi gli orecchi come el Danese, a volere che io non avessi udite le pazzie, che gli ha dette, e Dio il sa con che proposito! Io mi truovo meno venticinque ducati, e del fatto mio non s'è ancora ragionato; ed ora m'hanno qui posto come un zugo a piuolo. Ma eccogli che tornano; in mala ora per loro, se non hanno ragionato del fatto mio!

SCENA OTTAVA

Fra' Timoteo, Ligurio, messer Nicia.

TIMOTEO Fate che le donne venghino. Io so quello che io ho a fare; e, se l'autorità mia varrà, noi concluderemo questo parentado questa sera.

LIGURIO Messer Nicia, fra' Timoteo è per fare ogni cosa. Bisogna vedere che le donne venghino.

NICIA Tu mi ricrii tutto quanto. Fia egli maschio?

LIGURIO Maschio.

NICIA Io lacrimo per la tenerezza.

TIMOTEO Andatevene in chiesa, io aspetterò qui le donne. State in lato che le non vi vegghino; e, partite che le fieno, Vi dirò quello che l'hanno detto.

SCENA NONA

Frate Timoteo solo.

TIMOTEO Io non so chi s'abbi giuntato l'uno l'altro. Questo tristo di Ligurio ne venne a me con quella prima novella, per tentarmi, acciò, se io non gliene consentivo, non mi arebbe detta questa, per non palesare e disegni loro sanza utile, e di quella che era falsa non si curavono. Egli è vero che io ci sono suto giuntato; nondimeno, questo giunto è con mio utile. Messer Nicia e Callimaco sono ricchi, e da ciascuno, per diversi rispetti, sono per trarre assai; la cosa convien stia secreta, perché l'importa cosí a loro a dirla come a me. Sia come si voglia, io non me ne pento. E' ben vero che io dubito non ci avere dificultà, perché madonna Lucrezia è savia e buona: ma io la giugnerò in sulla bontà. E tutte le donne hanno poco cervello; e come ne è una che sappi dire dua parole, e' se ne predica, perché in terra di ciechi chi v'ha un occhio è signore. Ed eccola con la madre, la quale è bene una bestia, e sarammi uno grande adiuto a condurla alle mia voglie.

SCENA DECIMA

Sostrata, Lucrezia.

SOSTRATA Io credo che tu creda, figliuola mia, che io stimi l'onore ed el bene tuo quanto persona del mondo, e che io non ti consigliassi di cosa che non stessi bene. Io t'ho detto e ridicoti, che se fra' Timoteo ti dice che non ci sia carico di conscienzia, che tu lo faccia sanza pensarvi.

LUCREZIA Io ho sempremai dubitato che la voglia, che messer Nicia ha d'avere fìgliuoli, non ci faccia fare qualche errore; e per questo, sempre che lui mi ha parlato di alcuna cosa, io ne sono stata in gelosia e sospesa massime poi che m'intervenne quello che vi sapete, per andare a' Servi. Ma di tutte le cose che si son tentate, questa mi pare la piú strana, di avere a sottomettere el corpo mio a questo vituperio, ad esser cagione che uno uomo muoia per vituperarmi: perché io non crederrei, se io fussi sola rimasa nel mondo e da me avessi a resurgere l'umana natura, che mi fussi simile partito concesso

SOSTRATA Io non ti so dire tante cose, figliuola mia. Tu parlerai al frate, vedrai quello che ti dirà, e farai quello che tu dipoi sarai consigliata da lui, da noi, da chi ti vuole bene.

LUCREZIA Io sudo per la passione.

SCENA UNDECIMA

Fra' Timoteo, Lucrezia, Sostrata.

TIMOTEO Voi siate le ben venute! Io so quello che voi volete intendere da me, perché messer Nicia m'ha parlato. Veramente, io sono stato in su' libri più di dua ore a studiare questo caso; e, dopo molte esamine, io truovo di molte cose che, e in particolare ed in generale, fanno per noi.

LUCREZIA Parlate voi da vero o motteggiate?

TIMOTEO Ah, madonna Lucrezia! Sono, queste, cose da motteggiare? Avetemi voi a conoscere ora?

LUCREZIA Padre, no; ma questa mi pare la più strana cosa che mai si udissi.

TIMOTEO Madonna, io ve lo credo, ma io non voglio che voi diciate piú cosí. E' sono molte cose che discosto paiano terribili, insopportabile, strane, che, quando tu ti appressi loro, le riescono umane, sopportabili, dimestiche; e però si dice che sono maggiori li spaventi ch'e mali: e questa è una di quelle.

LUCREZIA Dio el voglia!

TIMOTEO Io voglio tornare a quello, che io dicevo prima. Voi avete, quanto alla conscienzia, a pigliare questa generalità, che, dove è un bene certo ed un male incerto, non si debbe mai lasciare quel bene per paura di quel male. Qui è un bene certo, che voi ingraviderete, acquisterete una anima a messer Domenedio; el male incerto è che colui che iacerà, dopo la pozione, con voi, si muoia; ma e' si truova anche di quelli che non muoiono. Ma perché la cosa è dubia, però è bene che messer Nicia non corra quel periculo. Quanto allo atto, che sia peccato, questo è una favola, perché la volontà è quella che pecca, non el corpo; e la cagione del peccato è dispiacere al marito, e voi li compiacete; pigliarne piacere, e voi ne avete dispiacere. Oltra di questo, el fine si ha a riguardare in tutte le cose; el fine vostro si è riempire una sedia in paradiso, contentare el marito vostro. Dice la Bibia che le figliuole di Lotto, credendosi essere rimase sole nel mondo, usorono con el padre; e, perché la loro intenzione fu buona, non peccorono.

LUCREZIA Che cosa mi persuadete voi?

SOSTRATA Làsciati persuadere, figliuola mía. Non vedi tu che una donna, che non ha figliuoli, non ha casa? Muorsi el marito, resta com'una bestia, abandonata da ognuno.

TIMOTEO Io vi giuro, madonna, per questo petto sacrato, che tanta conscienzia vi è ottemperare in questo caso al marito vostro, quanto vi è mangiare carne el mercodedí, che è un peccato che se ne va con l'acqua benedetta.

LUCREZIA A che mi conducete voi, padre?

TIMOTEO Conducovi a cose, che voi sempre arete cagione di pregare Dio per me; e piú vi satisfarà questo altro anno che ora.

SOSTRATA Ella farà ciò che voi volete. Io la voglio mettere stasera al letto io. Di che hai tu paura, moccicona? E' c'è cinquanta donne, in questa terra, che ne alzerebbono le mani al cielo.

LUCREZIA Io sono contenta: ma non credo mai essere viva domattina.

TIMOTEO Non dubitar, figliuola mia: io pregherrò Iddio per te, io dirò l'orazione dell'agnol Raffaello, che ti accompagni. Andate, in buona ora, e preparatevi a questo misterio, ché si fa sera.

SOSTRATA Rimanete in pace, padre.

LUCREZIA Dio m'aiuti e la Nostra Donna, che io non càpiti male.

SCENA DUODECIMA

Fra' Timoteo, Ligurio, messer Nicia.

TIMOTEO O Ligurio, uscite qua!

LIGURIO Come va?

TIMOTEO Bene. Le ne sono ite a casa disposte a fare ogni cosa, e non ci fia difficultà, perché la madre si andrà a stare seco, e vuolla mettere al letto lei.

NICIA Dite voi el vero?

TIMOTEO Bembè, voi sete guarito del sordo?

LIGURIO San Chimenti gli ha fatto grazia.

TIMOTEO E' si vuol porvi una immagine, per rizzarci un poco di baccanella, acciò che io abbia fatto quest'altro guadagno con voi.

NICIA Non entriano in cetere. Farà la donna difficultà di fare quel ch'io voglio?

TIMOTEO Non, vi dico.

NICIA Io sono el piú contento uomo del mondo.

TIMOTEO Credolo. Voi vi beccherete un fanciul maschio,- e chi non ha non abbia.

LIGURIO Andate, frate, a le vostre orazioni, e, se bisognerà altro, vi verreno a trovare. Voi, messere, andate a lei, per tenerla ferma in questa opinione, ed io andrò a trovare maestro Callimaco, che vi mandi la pozione; ed all'un'ora fate che io vi rivegga, per ordinare quello che si de' fare alle quattro.

NICIA Tu di' bene. Addio!

TIMOTEO Andate sani.

Canzone

dopo il terzo atto

Sí suave è l'inganno

al fin condotto imaginato e caro,

ch'altrui spoglia d'affanno,

e dolce face ogni gustato amaro.

O rimedio alto e raro,

tu mostri il dritto calle all'alme erranti;

tu, col tuo gran valore,

nel far beato altrui, fai ricco Amore;

tu vinci, sol co' tuoi consigli santi,

pietre, veneni e incanti.

 

Edizione HTML a cura di: mail@debibliotheca.com

Ultimo Aggiornamento: 17/07/05 21.25.57